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La Repubblica Romana del 1849

di Angela Pellicciari
per il Timone, N. 88 - ANNO XI - Dicembre 2009 - pag. 26 - 27

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Dopo la fuga di Pio IX a Gaeta, nasce la Repubblica Romana. La guidano Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini. Un passo verso la libertà, dicono i libri di scuola. Tacendo il suo vero scopo: cancellare la Chiesa. Per conto della Massoneria

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Il potente gran maestro della massoneria italiana Adriano Lemmi, alla fine dell’Ottocento, riteneva che la scomparsa del potere temporale dei papi fosse il «più memorabile avvenimento della storia del mondo».

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Per capire i fatti, per capire cosa è successo durante la breve vita della Repubblica Romana del 1849, per capire soprattutto l’eco che di quei fatti ancora oggi si respira, non sarà inutile ricorrere a qualche breve citazione della stampa massonica di allora.
Questa la prosa del gran maestro Mazzoni: «A Roma sta il gran nemico della luce. Lo attaccarlo ivi di fronte, direi quasi a corpo a corpo, è dover nostro». E questi erano gli auspici della Rivista della Massoneria nel 1871: «facciamo sì che dalla Eterna Città nostra la luce si diffonda per l’Universo, che il mondo ammiri, a canto del nero ed avvilito Gesuita, il libero gigante potere della Massoneria […] È in Italia, è a Roma, ove il nostro eterno avversario raccoglie le sue ultime forze. Noi siamo gli avamposti dell’esercito massonico universale».
La rivoluzione che scoppia, violentissima, a Roma, nel 1849, passata alla storia col nome di Repubblica Romana, di romano ha in effetti ben poco. Si va dal genovese Mazzini, al nizzardo Garibaldi, al genovese Avezzana, ministro della guerra, al friulano Dall’Ongaro, direttore del giornale ufficiale Monitore Romano, al napoletano Saliceti, redattore della Costituzione: l’elenco è lungo.
Come mai rivoluzionari di tutta Italia, ed anche stranieri, chiamano romana la repubblica che proclamano? Il perché lo spiega Giuseppe Mazzini, anima di quel tentativo totalitario, condotto, manco a dirlo, nel nome della libertà e della costituzione. A chi dice «Roma è dei Romani», scrive Mazzini, bisogna rispondere: «No; Roma non è dei Romani: Roma è dell’Italia». E la popolazione romana sbigottita dalla violenza rivoluzionaria? «I Romani che non lo intendono non sono degni del nome».

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