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Il fardello della natura di Dio

Ultimo Aggiornamento: 13/10/2014 20:34
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Cardinale
07/10/2014 14:33
 
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Questa domanda originariamente mi è venuta in mente per Omega, ma ovviamente chiunque trovi interessante rivolgerla a sé stesso (e provare a rispondere), è il benvenuto a farlo. Si tratta, credo risulterà ovvio, del frutto dei pensieri di un ateo quale io sono; tuttavia non la vedo come particolarmente connessa al pensiero non credente.


La domanda, nella sua forma concisa, è questa: per la propria fede cristiana, per i propri principi morali e per la propria visione del mondo che ci circonda, è davvero necessario postulare che il dio in cui si crede sia onnipotente, onniscente e infinitamente buono?

A questo punto, voglio condividere il mio pensiero sull'argomento.

Credo che conosciate tutti le ben note obiezioni filosofiche (io direi, puramente logiche) alla coesistenza di quei tre attributi contraddittori in un singolo ente. Il male esiste nel mondo, dunque... etc. etc. Anche chi svaluta le osservazioni in questione, credo non possa fare a meno di riconoscere che esse sono un "problema"; sono cioè qualcosa che allontana la percezione dell'uomo dal divino. Per dirla in un altro modo, quanto può essere vicino alla nostra comprensione un essere di INFINITA potenza, conoscenza e amore? Non molto. Certo, è vero che chi crede ritiene che sia lui (o lei, o esso...) a comprendere noi, ma in un rapporto bisogna essere in due, e di fatto chi ha fede viene a trovarsi di fronte a questa sterminata inconoscibilità. Un'inconoscibilità la cui prova più evidente risiede proprio nel mondo in cui viviamo, un mondo ostile alla vita e alla virtù, permeato dal male e dalle asperità, molte delle quali peraltro non sono imputabili all'uomo più di quanto non gli sia imputabile la malattia genetica o la fame; chi crede... crede, ma anche riuscendo a credere, si ha davanti ai propri occhi la prova provata che ciò che Dio chiama bontà non è ciò che l'uomo associa normalmente a quel termine.
E' un problema che, almeno nella mia esperienza, quasi tutti i credenti onestamente sentono (anche se non tutti lo ammettono).

Esiste, perlomeno dal mio punto di vista di "esterno", una soluzione molto semplice: abbandonare questi tre attributi così pesanti e fallimentari nel proprio complesso, e guardare al proprio dio con la semplicità con cui si guarderebbe una guida spirituale.
Per metterla in termini chiari e assiomatici:

- Dio non è onnipotente; è soltanto molto potente, più di quanto sia l'uomo, forse anche più di quanto l'uomo immagini. Non ignora le leggi della fisica, semplicemente le comprende in modo sovrumano... forse, nella loro interezza.

- Dio non è onniscente, né infallibile; è invece una creatura che possiede una conoscenza maggiore di quella dell'uomo, e che vede passato, presente e futuro con una chiarezza che l'uomo non possiede.

- Dio non è infinitamente buono, soltanto... buono. Fa quello che può fare, e non pecca di inazione.

- Dio non può estirpare il male, cosa che significherebbe riscrivere la natura dell'intero universo, e di certo, essendo buono, non ha creato né il male né l'universo. E' semplicemente la più alta forza del bene che conosciamo... anche se, essendoci egli superiore, non possiamo comunque ritenere di conoscerlo appieno.

- I racconti biblici sono da intepretarsi alla luce di quanto sopra; non richiedono alterazioni significative, salvo nel capitolo (comunque scientificamente implausibile e al giorno d'oggi rifiutato nel suo senso letterale) della Genesi.

- Nessuna delle concezioni cristiane moderne sull'oltrevita viene abolita; l'Apocalisse, anche se ciò non è strettamente necessario, potrebbe essere rivista. Si potrebbe partire dall'idea che invece di rappresentare la fine della realtà, essa rappresenti soltanto quella dell'umanità.

- Nessuna delle concezioni cristiane moderne sulla Trinità, sull'Immacolata Concezione o sull'Infallibilità del Papa viene abolita; ovviamente, il Padre e lo Spirito Santo, come Gesù, sono soggetti alle realtà di cui sopra, dunque l'infallibilità svanisce in sé (al Papa è "solo" concesso di esprimersi secondo l'immensa saggezza di Dio); invece riformare l'Immacolata Concezione per adattarla ai dettami di un essere superiore ma imperfetto è un affare che sono sicuro darà ai teologi di che divertirsi per almeno due o trecento anni.



Non sarebbe tutto più facile, molto più... umano, in questo modo? Sì? No? Omega, tu che cosa ne pensi?
Le mie riflessioni hanno un senso secondo te? Hai una soluzione diversa? O magari c'è un motivo per cui non condividi proprio l'impianto della domanda?
Qualcun altro ha qualcosa da dire?
[Modificato da Rainboy 06/11/2014 21:42]
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