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Confronto

Ultimo Aggiornamento: 01/03/2008 23:02
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La chiesa cattolica a confronto con la Bibbia



da uno scritto di Claudia Guiati



Questo breve esame delle dottrine cattoliche a confronto con il Cristianesimo insegnato dalla Parola di Dio ha lo scopo di fare riflettere ognuno di noi, e soprattutto quanti con sincerità appartengono alla chiesa cattolica. Questa esposizione, con tutti i suoi limiti di concisione, vuole risvegliare l'interesse per la conoscenza della Bibbia nel cuore dei praticanti sinceri di questa religione secolare, affinché conoscano la verità e la salvezza che sono in Gesù Cristo.


Le preghiere liturgiche

325 d.C. - prima formulazione del Credo cattolico
4° sec. d.C. - si comincia a praticare il segno della croce
11° sec. d.C. - l'Ave Maria diventa una preghiera rituale
1090 d.C. - Pietro l'Eremita introduce l'uso del rosario in grani per la ripetizione delle preghiere
16° sec. - il finale “Maria Madre di Dio, prega per noi peccatori ora e nell'ora della nostra morte” viene aggiunto all'Ave Maria

e la Bibbia?

La Bibbia afferma che Dio deplora le preghiere che non sorgono spontaneamente dal cuore, quelle che vengono ripetute o vengono recitate nel quadro di un servizio religioso.

“Il Signore ha detto: «Poiché questo popolo si avvicina a me con la bocca e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e il timore che ha di me non è altro che un comandamento imparato dagli uomini.”
(Isaia 29:13)

Gesù disse: “Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole.”
(Matteo 6:7)


I preti
3° sec. d.C. - la parola “prete” viene usata per la prima volta per indicare un ministro di culto
500 d.C. - il termine “papa” viene riservato al vescovo di Roma
500 d.C. - appaiono i vestiti ecclesiastici, resti dell'antico costume sacerdotale del paganesimo romano
1563 d.C. - il concilio di Trento condanna la dottrina Biblica, secondo la quale tutti i credenti sono sacerdoti nel nuovo patto

e la Bibbia?
La Bibbia afferma che tutti i veri credenti sono sacerdoti in Cristo: “A lui che ci ama, e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno e dei sacerdoti del Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.”
(Apocalisse 1:5-6)

Inoltre Gesù ha detto: “Ma voi non vi fate chiamare "Maestro"; perché uno solo è il vostro Maestro, e voi siete tutti fratelli. Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli. Non vi fate chiamare guide, perché una sola è la vostra Guida, il Cristo; ma il maggiore tra di voi sia vostro servitore.Chiunque si innalzerà sarà abbassato e chiunque si abbasserà sarà innalzato.”
(Matteo 23:8-12)


Luoghi e oggetti di culto

4° secolo - si comincia ad usare l'incenso durante il culto, e l'acqua benedetta
4° secolo - Paolino, vescovo di Nola introduce il culto delle immagini e delle statue nelle chiese
600 d.C. - culto in lingua latina che diventa la lingua liturgica
600 d.C. - inizia il “culto dei luoghi” ed il pellegrinaggio alle tombe dei martiri, ed il “culto delle reliquie”
11° sec. d.C. - si inizia ad usare un altare per la celebrazione della messa
12° sec. d.C. - viene adottato ufficialmente il rosario di origine musulmana o buddista

e la Bibbia?

La Bibbia insegna a non adorare le immagini e le statue: “Non avere altri dèi oltre a me. Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra.”
(Esodo 20:2-4)

Gesù disse: “Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità».
(Giovanni 4:23-24)

("in spirito", ossia sotto la guida dello Spirito Santo, e "in verità", ossia sotto la guida della Parola di Dio, che è verità, Giov. 17:17)

“Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d'uomo; e non è servito dalle mani dell'uomo.”
(Atti 17:24)

…tutto il resto è idolatria!


Culto della Madonna

374 d.C. - Epifano dichiara Maria perpetuamente vergine
4° sec. d.C. - si sviluppa il culto della Vergine
431 d.C. - al concilio di Efeso, Maria viene dichiarata Madre di Dio. È l'adattamento cattolico del culto mitologico della dea Diana
500 d.C. - prima festa in onore di Maria
1160 d.C. - per la prima volta compare l'idea dell'immacolata concezione
1477 d.C. - Sisto IV ufficializza l'immacolata concezione di Maria
1891 - Leone XIII istituisce la vergine mediatrice: si può arrivare a Cristo solo per mezzo di sua madre
1943 - Pio XII dichiara Maria co-redentrice con Gesù (partecipa all'espiazione dei peccati degli uomini con Gesù)
1946 - “Santa Maria di Fatima” viene incoronata regina del mondo
1968 - Paolo VI riconferma la co-redenzione di Maria
1986 - Giovanni Paolo II consacra il mondo a Maria di Fatima

e la Bibbia?

Nessun versetto della Bibbia afferma che bisogna rendere un culto a Maria.

Anzi, Gesù non la chiama mai “madre”, ma semplicemente “donna”: “Gesù le disse: Che c'è fra me e te, o donna?”
(Giovanni 2:4)

“Dalla folla una donna alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti portò e le mammelle che tu poppasti!» Ma egli disse: «Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!»”
(Luca 11:27-28)

Maria stessa non pretese mai adorazione, anzi disse: "Fate tutto quel che vi dirà [Gesù]" (Giovanni 2:5).

Non possiamo dunque rendere alcuna forma di culto a Maria, in quanto solo Dio è degno della nostra lode e adorazione:

“Allora Gesù gli disse: Vattene, Satana, poiché sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi il culto".
(Matteo 4:10)

Maria non può essere co-redentrice con Gesù in quanto la Bibbia afferma:

“C'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato sé stesso come prezzo di riscatto per tutti; questa è la testimonianza resa a suo tempo.”
(1 Timoteo 2:5-6)

Gesù disse:

“Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.”
(Giovanni 14:6)

La Bibbia afferma che non si può essere salvati per mezzo di Maria:

“In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati.”
(Atti 4:12)

Per quanto riguarda la "perpetua verginità" di Maria, la Bibbia afferma:

“Giuseppe… prese con sé sua moglie; e non ebbe con lei rapporti coniugali finché ella non ebbe partorito un figlio; e gli pose nome Gesù.”
(Matteo 1:24-25)

La Bibbia nega anche l'immacolata concezione:

“Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio - ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.”
(Romani 3:23-24)

Dunque come tutti anche Maria è nata nel peccato. Infatti in Luca 1:47 ella riconosce Dio come suo personale Salvatore: anche lei aveva bisogno di essere salvata: “L'anima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore.”


La salvezza per mezzo delle opere

1563 d.C. - il concilio di Trento afferma ufficialmente che la salvezza dell'anima si ottiene per mezzo delle opere buone e non per la sola fede in Cristo

e la Bibbia?

Contrariamente all'opinione largamente diffusa, dovuta all'influenza di tutte le religioni, l'uomo non è salvato per mezzo delle opere. Le opere non sono né il fondamento né un ingrediente più o meno essenziale della salvezza, ma sono soltanto i frutti che nascono spontaneamente da un'anima già salvata per sola grazia e fede nell'opera del Signore Gesù.

La Bibbia afferma categoricamente che la salvezza è interamente per grazia:

“Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti.”
(Efesini 2:8-9)

Siamo resi giusti davanti a Dio non per delle opere buone, ma per mezzo della fede in Gesù Cristo:

“Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio.”
(Romani 5:1-2)

La salvezza di Dio è un dono gratuito, e non qualcosa da conquistare con dei meriti o degli sforzi personali:

“Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.”
(Romani 6:23)

“Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati.”
(Romani 10:9-10)


Conclusione
Queste sono solo le più importanti dottrine del Cattolicesimo Romano, che come abbiamo visto sono molto diverse dagli insegnamenti che il Signore ci ha dato nella sua Parola. Sarebbe interessante parlare anche della "transustanziazione", del "papato", della proibizione della lettura della Bibbia per secoli, del celibato dei preti, della Controriforma con le sue persecuzioni, e delle tante altre dottrine non bibliche insegnate dal Cattolicesimo Romano.

Ma credo che, se hai letto fino in fondo questa serie di accostamenti tra le dottrine del Cattolicesimo Romano e la Parola di Dio, tu abbia nel cuore il desiderio di verità: la sola cosa da fare è leggere la tua Bibbia e chiedere con sincerità a Dio di riverlarti il Suo pensiero e la salvezza che ti offre in Cristo Gesù... e Lui lo farà, perché ti ama!






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Maria secondo la chiesa cattolica e secondo la Bibbia
i due insegnamenti a confronto



MARIA E IL PECCATO

L'insegnamento cattolico

Maria fu concepita senza peccato. "Maria nel primo instante della sua concezione, per una grazia speciale, è stata preservata pura da ogni macchia di peccato originale." (Bernardo Bartmann, Manuale di Teologia Dogmatica, vol. II, pag. 168). Il dogma dell’immacolata concezione di Maria fu emanato da Pio IX nel 1854: "La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale" (Bolla Ineffabilis Deus dell’8 dicembre 1854).

L'insegnamento della Bibbia

Tutti gli esseri umani sono nel peccato: "Siccome per mezzo d'un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato v'è entrata la morte, e in questo modo la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato" (Romani 5:12).
Persino il più giusto tra gli uomini, con la sola eccezione del Figlio di Dio, è peccatore e "cade sette volte" (Proverbi 24:16). "Non c'è sulla terra nessun uomo giusto che faccia il bene e non pecchi mai" (Ecclesiaste 7:20). "Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù" (Romani 3:23,24).

Maria non era diversa dagli altri esseri umani e non pretese mai di essere nata senza peccato. Ella stessa, anzi, riconobbe che Dio era il suo Salvatore, dicendo: "L’anima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio esulta in Dio mio Salvatore" (Luca 1:46,47).
Non si può aggirare la verità rivelata ricorrendo a sofismi come quello della "salvezza nella preservazione e non nella liberazione dal peccato" (redemptio praeservativa, non reparativa), che i teologici cattolici vorrebbero applicare a Maria.

A dimostrazione del fatto che Maria non nacque senza peccato, ricordiamo il sacrificio che Giuseppe e Maria offrirono nel tempio quando andarono a presentare il bambino Gesù (cfr. Luca 2:22-24). La legge mosaica diceva infatti: "E se (ella) non ha mezzi da offrire un agnello, prenderà due tortore o due giovani piccioni: uno per l’olocausto e l’altro per il sacrificio per il peccato. Il sacerdote farà l’espiazione per lei, ed ella sarà pura" (Lev. 12:8). Anche Maria offrì quel sacrificio per il proprio peccato.

E' dunque infondata l'idea cattolica secondo cui affinché Gesù potesse nascere immacolato era necessario che anche sua madre lo fosse. Gesù nacque senza peccato non perché sua madre fosse senza peccato, ma perché fu generato in lei dallo Spirito di Dio, che è assolutamente Santo.

Questa, d'altronde, era anche la posizione dei primi cristiani. Scriveva sant'Eusebio (260-340 d.C.): "Nessuno è esente dalla macchia del peccato originale, neanche la madre del Redentore del mondo. Gesù solo è esente dalla legge del peccato, benché nato da una donna sottoposta al peccato" (Eusebio, Emiss. in Orat. II de Nativ.).


MARIA E DIO

L'insegnamento cattolico

Maria è la madre di Dio. "Maria è Madre di Dio in senso vero e proprio." (Bernardo Bartmann, op. cit., pag. 157). Maria fu definita madre di Dio dal concilio di Efeso del 431. Il secondo concilio Costantinopolitano ha lanciato il seguente anatema contro coloro che non la ritengono tale: "Se qualcuno afferma che la santa gloriosa e sempre vergine Maria solo impropriamente e non secondo verità è madre di Dio ... e non la ritiene davvero e secondo verità madre di Dio ... costui sia anatema".

L'insegnamento della Bibbia

Dio è il solo Creatore di tutte le cose visibili e invisibili. Gesù è la Parola vivente di Dio, che era con Dio prima che Egli creasse tutte le cose e le creature viventi (vedi vangelo di Giovanni cap. 1), inclusa Maria. E' tramite la Parola, il Verbo (Gesù) che è stata fatta ogni cosa, e senza di Lui "neppure una delle cose fatte è stata fatta" (Giov. 1:3). Maria quindi non può essere definita "madre di Dio"; ella fu la madre di Gesù secondo la carne.
Ricordiamoci che un giorno mentre Gesù parlava, una donna fra la folla alzò la voce e disse a Gesù: "Beato il seno che ti portò e le mammelle che tu poppasti! Ma egli disse: Beati piuttosto quelli che odono la parola di Dio e l’osservano!" (Luca 11:27,28). Gesù sapeva che Maria era stata prescelta da Dio per concepirlo e partorirlo; egli sapeva che Maria era benedetta fra le donne proprio per aver messo al mondo lui che era il Figlio di Dio, e ciò nonostante quando quella donna davanti a tante persone proclamò beata Maria, Gesù proclamò la beatitudine di coloro che ascoltano la Parola di Dio e l’osservano.





MARIA E IL CIELO

L'insegnamento cattolico

Maria fu assunta in cielo. "Infine l’Immacolata Vergine preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima, e dal Signore esaltata come la Regina dell’Universo, perché fosse più pienamente conformata al Figliuolo suo" (Concilio Vaticano II, Sess. V, cap. VIII). Il dogma dell’assunzione di Maria in cielo fu proclamato da Pio XII nel 1950. La festa dell’Assunzione di Maria ricorre il 15 agosto.

L'insegnamento della Bibbia


La Bibbia non accenna minimamente all’assunzione di Maria, né appoggia quest'idea. Possiamo dire che Maria, essendo una credente, quando morì andò ad abitare in cielo con il Signore, ma non che Maria morì e risuscitò e fu assunta in cielo con il suo corpo.
La sua anima è là così come quella di tutti i santi credenti morti fino ad oggi, in attesa della risurrezione del corpo che avverrà al ritorno di Cristo. L'apostolo Paolo ha detto infatti che Cristo è la primizia di quelli che dormono e che quelli che sono di Cristo (quindi anche Maria) saranno vivificati alla sua venuta (cfr. 1 Cor. 15:20-23).


MARIA E LA REDENZIONE

L'insegnamento cattolico

Maria è corredentrice dell’umanità. Maria "dipendentemente da Cristo, ma come unico principio con Lui, cooperò alla redenzione oggettiva e perciò fu vera corredentrice ... dipendentemente da Gesù, ma come unico principio con Lui, soddisfece per tutti i peccati dell’umanità, pagò a Dio il prezzo della nostra liberazione, guadagnò tutte le grazie per gli uomini, placando (a suo modo) Dio con il suo volontario e necessario concorso al sacrificio della croce" (Pasquale Lorenzin, Teologia dogmatica, 1968, pag. 499-500).

L'insegnamento della Bibbia

La Parola di Dio ribadisce continuamente che solo Gesù Cristo è il Salvatore del mondo perché solo lui morì sulla croce per i nostri peccati e nessun altro con lui.

- Gesù disse: "Io sono la porta: se uno entra per me, sarà salvato" (Giov. 10:9); "Io non sono venuto a giudicare il mondo, ma a salvare il mondo" (Giov. 12:47).

- L'apostolo Pietro disse: "In nessun altro è la salvezza; poiché non c’é sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad esser salvati" (Atti 4:12).

Le affermazioni secondo cui Maria abbia sofferto assieme a Gesù per noi sono prive di qualsiasi fondamento biblico. Chi fu inchiodato sulla croce? Chi ha sparso il suo sangue come prezzo di riscatto per i nostri peccati? Chi è risorto per la nostra giustificazione? "Prima di me nessun Dio fu formato, e dopo di me, non ve ne sarà nessuno. Io, io sono il Signore, e fuori di me non c'è Salvatore" (Isaia 43:10-11).

"Egli (Gesù) è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma l'Eterno ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti" (Isaia 53:5-6).


MARIA COME MEDIATRICE

L'insegnamento cattolico

Maria prega per gli uomini. Ella fa da mediatrice perché prende le preghiere che le si fanno e le porta a Cristo. Il concilio Ecumenico Vaticano II ha decretato: "Assunta in cielo ella non ha deposto questa missione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci i doni della salvezza eterna ... Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice" (Concilio Vaticano II, Sess. V, cap. VIII).

L'insegnamento della Bibbia

Gesù ha sempre indirizzato le persone ad andare direttamente a lui: "Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati e io vi darò riposo" (Matteo 11:28). In virtù di questa libertà che abbiamo di accostarci a Cristo, Stefano prima di morire guardò al cielo e disse: "Signor Gesù, ricevi il mio spirito" (Atti 7:59); egli si rivolse direttamente a Cristo che era alla destra di Dio e non ebbe bisogno di rivolgersi a terzi per fare giungere la sua preghiera al Signore. Nella Bibbia non è mai insegnata né praticata la necessità della mediazione di Maria, né di altri santi. Anche l'idea secondo cui Maria conosce i bisogni degli uomini è sbagliata, perché la Parola di Dio dice che "i morti non sanno nulla" (Ecc. 9:5).

All’infuori di Cristo non c’é altro mediatore, come lui stesso disse: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Giovanni 14:6). Gesù "può anche salvare appieno quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, vivendo egli sempre per intercedere per loro" (Ebrei 7:25).

L'insegnamento del Signore e degli apostoli ci esorta a pregare Dio soltanto nel nome di Gesù Cristo il Signore:

- Gesù disse: "Quel che chiederete nel mio nome, io lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò" (Giov. 14:13,14).

- "E qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fate ogni cosa nel nome del Signor Gesù..." (Col. 3:17).

Infine, per quanto riguarda la cosiddetta avvocatura di Maria, dobbiamo dire che la Parola del Signore ci esorta a rivolgerci a Uno solo come nostro avvocato: "Se alcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre, cioè Gesù Cristo, il giusto" (1 Giovanni 2:1). Chi crede veramente in Cristo affida la sua causa a Cristo, il suo avvocato.

"Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo.
Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno
."
(Ebrei 4:14-16)








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14/09/2006 19:42
 
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La dottrina del Purgatorio
a confronto con la Bibbia



La chiesa cattolica insegna che, dopo la morte, alcune persone vanno in un luogo chiamato purgatorio, affinché siano ulteriormente "purificate" prima di andare in cielo.

Questa dottrina fondamentale viene da Dio, oppure è un'altra tradizione inventata dagli uomini? La risposta la troviamo proprio in un verso del catechismo cattolico:

"La Chiesa [Cattolica] ha formulato la propria dottrina di fede sul Purgatorio in modo particolare ai Concili di Firenze e di Trento" (catechismo cattolico, pagg. 268-269, #1031).
Non è irragionevole chiedersi da dove un gruppo di uomini abbia preso simili informazioni sulla vita dopo la morte per poter formulare una tale dottrina.

Amici Cattolici, se state pregando per i vostri amati defunti, credendo che essi siano in purgatorio, sappiate che non è stato Dio a dire che essi sono in purgatorio, ma un gruppo di leader religiosi:

"Ma al momento presente alcuni dei suoi discepoli sono pellegrini in terra. Altri sono morti e si stanno purificando, mentre altri ancora sono in gloria..." (catechismo cattolico, pag. 249, #954).


Ciò che turba maggiormente in questa dottrina, è che la Bibbia non ha mai parlato dell'esistenza di un luogo simile. E la Bibbia non insegna neppure che dopo la morte è necessaria un'ulteriore purificazione per guadagnare l'ingresso nei cieli. Al contrario, la Parola di Dio dichiara che la salvezza è un dono gratuito per chiunque la accetta:

"Perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore." (Romani 6:23)
"...con un solo atto di giustizia (quello di Gesù) la grazia si è estesa a tutti gli uomini in giustificazione di vita." (Romani 5:18)

Potrebbe un Dio amorevole e veritiero, offrirti la vita eterna come dono gratuito - e poi farti soffrire per guadagnarla - e quindi mentire nella Sua Parola?

"Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio." (Efesini 2:8)
Se credi a ciò che dice la Bibbia, allora non serve alcun'altra purificazione per quelli che muoiono in Cristo. Essi sono già stati purificati da Gesù:

"Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per mezzo di Lui salvati dall'ira." (Romani 5:9)
"...sono gratuitamente giustificati per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù." (Romani 3:24)
"Non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità" (Ebrei 10:17)
L'apostolo Paolo sottolinea questo stesso punto:

"E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio." (1 Corinzi 6:11)

I veri Cristiani sono già stati purificati perché Gesù ha portato tutti i loro peccati sulla croce:

"...una volta sola, alla fine dei secoli, è stato manifestato per annullare il peccato con il suo sacrificio." (Ebrei 9:26)
Ai figli di Dio non viene chiesto di soffrire per essere salvati, perché sono già stati acquistati e pagati a caro prezzo:

"Infatti siete stati comprati a caro prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo e nel vostro spirito, che appartengono a Dio." (1 Corinzi 6:20)
Il prezzo pagato fu il sangue di Gesù Cristo:

"...la chiesa di Dio, che egli (Gesù) ha acquistata con il proprio sangue." (Atti 20:28)

CONCLUSIONE

Se la Bibbia è così chiara su questo argomento, perché la chiesa cattolica ha istituito una dottrina che ha persuaso membri fedeli a dare soldi a questa chiesa, in cambio di preghiere e messe in favore dei cari defunti? A questo rispondete voi stessi.

Ora almeno sapete che la dottrina del purgatorio è una dottrina nata dalle menti degli uomini e non è provenuta da Dio:

"Ora dunque non vi è alcuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù, i quali non camminano secondo la carne ma secondo lo Spirito." (Romani 8:1)


Note:
Il libro dei Maccabei, che la chiesa cattolica usa per giustificare la dottrina del purgatorio, è un libro apocrifo, cioè non è parte delle Sacre Scritture ispirate da Dio. Sulla storia del libro dei Maccabei (che, come dimostrato qui, contraddice la Bibbia) c'è da dire quanto segue: durante una battaglia, furono scoperti degli idoli sotto gli abiti di alcuni soldati ebrei. Il loro generale, Giuda il Maccabeo, fece inviare del denaro a Gerusalemme per offrire dei sacrifici per essi. In questo, Giuda Maccabeo non stava seguendo l'insegnamento delle Scritture. Tra i tanti precetti della legge mosaica, non ve ne era nessuno che raccomandava il sacrificio per i defunti, ma solo per i vivi. Nelle Sacre Scritture non vi sono esempi di ebrei o cristiani che hanno offerto sacrifici per i morti, né Gesù ha mai introdotto una dottrina simile. La chiesa cattolica non accetta questi fatti perché ciò vorrebbe dire riconoscere di essere colpevole di stare insegnando e praticando il peccato d'idolatria.

Il libro dei Maccabei non fa parte del canone ispirato da Dio dell'Antico Testamento e neanche della comunità Ebrea che li produsse. Gesù e gli Apostoli non citarono mai dai Maccabei. Sono stati rigettati dal canone ispirato anche da molti "padri della chiesa", primo fra tutti Girolamo, il traduttore che produsse la versione latina della Bibbia detta "Vulgata", sulla quale si basano tutte le Bibbie cattoliche.
Oltretutto i Maccabei vennero aggiunti alla Bibbia cattolica solo dopo la Riforma (dopo il 1546, da qui il nome di "deuterocanonici" ovvero "divenuti canonici dopo"), in quanto serviva un "alibi" per mantenere indulgenze e quant'altro, dopo che la conoscenza biblica si stava espandendo ad opera dei riformatori protestanti, che cominciarono a tradurre la Bibbia nella lingua del popolo.
Si tenga presente che ai tempi di Lutero il clero cattolico aveva imposto a chi volesse leggere la Bibbia, naturalmente in latino (quindi solo per i colti, i ricchi o il clero) di avere una particolare autorizzazione ecclesiastica che non era concessa a tutti; basti pensare che la Bibbia era uno dei libri "messi all'indice" dalla chiesa cattolica.






LA DOTTRINA DEL PURGATORIO PROVIENE DALLA BIBBIA?


Il Nuovo Testamento conosce solo due classi di persone: i salvati e i non salvati. Esso parla dell'immediata felicità dei morti in Cristo (Luca 16:22; Luca 23:43; 2 Corinzi 5:6,8), e inoltre, riconosce un'efficacia senza limiti al sangue di Cristo, che ci purifica "da ogni peccato". Il destino di ognuno viene determinato in questa vita, che è il solo periodo di opportunità menzionato. La morte chiude il periodo delle opportunità, poi segue il giudizio secondo le opere fatte nel corpo (Ebrei 9:27; 2 Corinzi 5:10).

L'idea del purgatorio proviene dal paganesimo. Virgilio collocava le anime dei defunti in tre luoghi diversi: Tartaro per i dannati; Campi elisi per i buoni e un luogo di espiazione per i meno cattivi (Eneide 6, 1100-1105).


Spiegazione delle parole di Paolo ai Corinzi

Paolo disse ai Corinzi: "Io, secondo la grazia di Dio che m’è stata data, come savio architetto, ho posto il fondamento; altri vi edifica sopra. Ma badi ciascuno com’egli vi edifica sopra; poiché nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Cristo Gesù. Ora, se uno edifica su questo fondamento oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, l’opera d’ognuno sarà manifestata, perché il giorno di Cristo la paleserà; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l'opera di ciascuno. Se l’opera che uno ha edificata sul fondamento sussiste, egli ne riceverà ricompensa; se l’opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco" (1 Corinzi 3:10-15).

Secondo i teologi cattolici, la frase "sarà salvo però come attraverso il fuoco" significa che il giusto dopo avere penato nel purgatorio per un certo tempo, sarà salvato in paradiso, perché il fuoco lo avrà purificato da ogni residuo di peccato. A sostegno di questa interpretazione essi citano le idee di Agostino di Ippona e Gregorio Magno (quest'ultimo credeva che il purgatorio si trovasse sulla terra). Queste parole di Paolo non si riferiscono affatto ad un fuoco purificatore esistente in qualche luogo visibile o invisibile dove le anime degli uomini vanno per essere purificate dai loro peccati, ma al "fuoco" del giorno di Cristo, il che è un'altra cosa.
Diamo la spiegazione delle parole di Paolo. L'apostolo aveva predicato Cristo a Corinto e molti in seguito alla sua predicazione credettero nel Signore, dopodiché furono battezzati. Fu lui quindi a porre il fondamento (Cristo Gesù) di quella casa spirituale (la chiesa) di Corinto. Ma dopo di lui a Corinto erano giunti altri che avevano edificato dell'altro "materiale" sul fondamento da lui posto. E lui a questo proposito dice a ciascuno di badare a come edifica sopra il fondamento, perché nessuno può togliere il fondamento che è Cristo Gesù per metterne un altro; e perché nel giorno di Cristo sarà ricompensata solo la fatica impiegata per edificare "oro, argento e pietre di valore" (cioè, cose che hanno valore) perché alla prova del fuoco rimarranno; mentre la fatica impiegata per edificare "legno, fieno, e paglia" non sarà premiata, e colui che ha edificato questo "materiale" sarà salvato, però, come uno che è passato attraverso il fuoco (cioè, come una persona scampata a un incendio perdendo nelle fiamme i propri averi e le cose per cui ha faticato); dunque senza alcun premio, perché le sue opere erano vane.


Riflessioni su altri esempi usati per giustificare l'idea del purgatorio

Un esempio extrabiblico citato da alcuni è il diario di Perpetua. In questo diario, una donna di nome Perpetua parla di una sua visione e infine scrive: "Mi svegliai e compresi che la pena gli era stata rimessa...". Queste parole non possono in alcun modo giustificare la dottrina del purgatorio; inoltre è evidente che non è ammissibile basarsi su delle visioni per avvalorare una dottrina che non ha nessun fondamento scritturale, e che nella chiesa del primo secolo non era né insegnata né creduta da alcuno.

Diversi cattolici per giustificare il purgatorio citano Agostino, il quale era convinto che "non si può negare che le anime dei defunti possono essere aiutate dalla pietà dei loro cari". Ancora una volta si tratta di una dottrina senza fondamento biblico. E soprattutto, i cattolici dovrebbero ricordare che proprio Agostino disse: "Che cosa vogliono dire le parole 'Io edificherò la mia chiesa su questa pietra?' Su questa fede, su quello che è detto: Tu sei il Cristo, il figlio di Dio vivente"; e anche: "Sopra questa pietra che tu hai confessato, io edificherò la mia chiesa, imperocchè Cristo era la pietra". La chiesa cattolica invece dice che Pietro è la "pietra", e sulla loro interpretazione basano l'idea che la chiesa cattolica appartiene a Pietro ed è la sola vera Chiesa Cristiana.

Vediamo ora i passi biblici che i cattolici citano per giustificare l'idea del purgatorio. Uno di questi è 2 Samuele 12,1-19. Essi vi "vedono" il purgatorio in quanto "qui è evidente una colpa rimessa e tuttavia una pena da estinguere". In realtà è chiaro che nel brano si parla di una punizione IN VITA, non dopo morti.

Un altro brano spesso citato dai cattolici è Matteo 5:25-26. Ma qui le parole di Gesù si riferiscono alle liti fra fratelli, perché prima di dire quelle parole egli disse: "Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull'altare, e quivi ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia quivi la tua offerta dinanzi all'altare, e và prima a riconciliarti col tuo fratello; e poi vieni ad offrire la tua offerta" (Matteo 5:23,24).
Se un fratello ha qualcosa contro di noi perché gli abbiamo fatto un torto, prima di offrire i nostri sacrifici spirituali a Dio dobbiamo andare dal fratello offeso e chiedergli perdono per riconciliarci con lui. Se non facciamo così, Dio ci punirà per il torto commesso contro di lui (Gesù lo sottolineò ancora in Matteo 6:14,15) e ci farà pagare fino all'ultimo il debito che abbiamo commesso con il fratello, in terra e non in qualche luogo immaginario chiamato purgatorio.

Altri ancora citano il fatto che Gesù andò ad annunciare la salvezza agli spiriti (1 Pietro 3,19). Queste "anime prigioniere" sarebbero, secono i cattolici, anime nel purgatorio.
In realtà, Gesù dopo la sua risurrezione andò in quella parte del soggiorno dei morti che l'Antico Testamento chiama figurativamente "il seno d'Abramo", dove prima della venuta di Cristo si trovavano anche i credenti morti in fede (come Abrahamo).
Prima di salire al Padre (Giov. 20,17), Gesù andò ad annunciare a quelle anime la salvezza per grazia che era ora possibile mediante il sacrificio espiatorio che Gesù aveva appena compiuto sulla croce: "È per questo che è detto: Salito in alto, egli ha menato in cattività un gran numero di prigionieri ed ha fatto dei doni agli uomini. Or questo "è salito" che cosa vuol dire se non che egli era anche disceso nelle parti più basse della terra? Colui che è disceso, è lo stesso che è salito al disopra di tutti i cieli, affinché riempisse ogni cosa" (Efesini 4:8-10).

Un altro passo è quello della parabola del padrone della messe e degli operai ad ore. Questa parabola parla semplicemente di quelli che hanno faticato di più per il Padrone della messe (i primi apostoli, martiri, ecc. che hanno avuto l'incarico di diffondere il Vangelo nel mondo) e via via fino a noi, i lavoratori dell'ultima ora. Il Signore dà un diverso e giusto premio a ciascuno, ci sono ultimi che sono primi e viceversa, ma la paga, la vita eterna, è la stessa per tutti: "Amico, non ti faccio alcun torto; non ti sei accordato con me per un denaro?"

Infine, l'ultimo passo che vogliamo considerare è quello in cui Paolo menziona gli spiriti dei giusti "portati a perfezione".
Questo passo non sottintende affatto un presunto purgatorio. La spiegazione è semplice, se si intende il brano nel contesto delle altre dottrine cristiane.

Anzitutto, va ricordato che persino il più giusto tra gli uomini, con la sola eccezione del Figlio di Dio, è peccatore e "cade sette volte" (Proverbi 24:16).
"Non c'è sulla terra nessun uomo giusto che faccia il bene e non pecchi mai" (Ecclesiaste 7:20).
"Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù" (Romani 3:23,24).

I credenti sono resi perfetti mediante l'imputazione immeritata della giustizia perfetta di Cristo, la giustizia perfetta di Colui che ha adempiuto TUTTA la santa legge di Dio, e che ci viene messa in conto mediante la fede. "Ma anche per noi, ai quali sarà pure messo in conto; per noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore, il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione." (Romani 4:24,25)

Siamo stati santificati "mediante l'offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre." (Ebrei 10:10)
Ed è sempre e solo grazie a Lui che siamo purificati da ogni peccato, se dimoriamo in Lui: "Ma se camminiamo nella luce, com'egli è nella luce, abbiamo comunione l'uno con l'altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da OGNI peccato." (1 Giovanni 1:7).

Come cristiani riconosciamo dunque che è Cristo Gesù è l'unico che per noi è "sapienza, giustizia, santificazione e redenzione" (1 Corinzi 1:30), e non un ipotetico purgatorio.







Qual è oggi, nel nostro Paese tradizionalmente cattolico, l'opinione comune sull'Aldilà in generale e sul purgatorio in particolare?



Purtroppo moltissimi italiani cattolici non solo non sanno quasi più spiegare cosa sia il purgatorio ma, addirittura, hanno scarsissima fede nella vita futura, post-mortem, della quale - dicono - nulla si sa.

Questo vuol dire, in pratica, che quegli italiani sono atei, fedeli solo per tradizione o compiacenza famigliare e nazionale alla religione cattolica. È chiaro che nella massa della gente non vi è fede in Dio (quella vera, basata sulla Parola di Dio) e che la situazione odierna al riguardo si rivela drammatica perchè quasi sempre ci si affida a tradizioni umane.

Il vero Cristianesimo, però, rifugge da ogni tipo di tradizione umana, atea o cattolica o protestante che sia; e non vi è vero Cristianesimo senza pratica e perseveranza dei comandamenti di Gesù, e senza fede e speranza nella vita eterna.

Il Nuovo Testamento insegna che, in Dio e mediante Cristo, l'uomo può ricevere la salvezza ma, si badi bene, solo durante la sua esistenza terrena. Dopo la morte l'anima non può più operare ai fini della propria salvezza, né i viventi nulla possono per essa.


Ma, allora, perchè il purgatorio?

Il purgatorio non esisterebbe senza il concetto cattolico di peccato veniale e mortale (di cui la Bibbia non parla affatto, dato che il peccato è uno soltanto: è "la violazione della Legge di Dio", come insegna la prima Lettera di Giovanni 3,4).

Come per altre formulazioni, anche nel caso del purgatorio i teologi fanno ricorso alla Sacra Scrittura, alla Tradizione e al Magistero della chiesa cattolica romana. Non di meno, poiché nella Bibbia nulla si dice riguardo al purgatorio (e infatti è una dottrina falsa che fu inventata per primo dal filosofo Platone, 400 anni prima di Cristo), la sua esistenza fu messa in dubbio da molti.

Ebbene, il purgatorio, al pari di altre dottrine cattoliche, nasce soltanto tra il 1100 e il 1250 d.C., vale a dire in quel sec. XII in cui il cattolicesimo latino esplode (rinnovamento monastico, la scolastica) insieme con il sistema feudale; e la concezione cattolica dell'Aldilà si realizza a pieno con Dante Alighieri il quale, nella sua celebre opera letteraria "La Divina Commedia", descrive la triplice ripartizione Inferno, Purgatorio (luogo di pena) e Paradiso (luogo di premio). In tale opera, redatta poco più di 100 anni dalla nascita del purgatorio (ossia tra il 1302 e il 1321 d.C.), l'immaginazione dantesca contribuisce a diffondere l'idea del tutto infondata della triplice divisione.

La speranza, dunque, che il peccato non decida tragicamente il destino dell'anima spinge a vivificare la fede nel "secondo regno, dove l'umano spirito si purga e di salir al cielo diventa degno". Parlare, però, del purgatorio quale luogo necessario all'ascesa celeste secondo i versi di Dante appena citati, equivale a credere alla parola umana invece che alla Parola di Dio!


Nessuna via di mezzo nell'Aldilà

Concludendo, il purgatorio non esiste. Esiste, invece, l'Aldilà (come chiaramente insegna il Vangelo di Luca 16,19-31), dove tutti dovremo comparire davanti al tribunale di Dio per rendere conto di come abbiamo operato nella nostra vita terrena: taluni andranno a vita eterna, ma "a coloro invece che contendono e non ubbidiscono alla verità, ma ubbidiscono all'ingiustizia, spetta indignazione ed ira" (Lettera ai Romani 2,7-8).

Nell'Aldilà, dunque, non ci saranno vie di mezzo: o paradiso o inferno. E il purgatorio è una via di mezzo.



Dal sito "IL CAMMINO CRISTIANO"

camcris.altervista.org/index.html





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I libri apocrifi
cosa sono - storia - autenticità - dottrine - errori



STORIA DEI LIBRI APOCRIFI

I libri apocrifi (da apokryphos, termine greco che significa "nascosto") detti deuterocanonici furono scritti durante i 400 anni di silenzio tra il libro di Malachia e l'annuncio della nascita di Giovanni il Battista (notizie su altri libri apocrifi, come i vangeli gnostici, sono disponibili su questa pagina).

Il canone ebraico, o palestinese, fu fissato verso la fine del V secolo a.C., ai tempi di Esdra e Nehemia. Dal tempo della chiusura del canone fino a Cristo non ci furono profeti, quindi nemmeno scritti ispirati da Dio. A questo si riferisce Gesù in Matteo 23:35, alludendo all'uccisione di tutti gli uomini retti, che furono perseguitati, da Abele a Zaccaria, il cui libro era l'ultimo del canone ebraico da Lui utilizzato.

Per quanto riguarda il canone dell'Antico Testamento, dobbiamo attenerci senz'altro a quello stabilito dagli Israeliti, poiché è a loro che Dio rivelò la sua volontà e li guidò nella verità mediante i profeti. Conferma infatti l'apostolo: "Qual è dunque il vantaggio del Giudeo?... Grande per ogni maniera; prima di tutto, perché a loro furono affidati gli oracoli di Dio" (Romani 3:1-2).

Gesù stesso citò la triplice divisione del canone palestinese, che non comprende alcun libro apocrifo: "Queste sono le cose che io vi dicevo quand'ero ancora con voi: che bisognava che tutte le cose scritte di me nella LEGGE DI MOSÈ, nei PROFETI e nei SALMI, fossero adempiute" (Luca 24:44).

Oltre agli apocrifi dell'Antico Testamento, esistono numerosi apocrifi del Nuovo Testamento. Ne sono un esempio i vangeli della natività e dell'infanzia, le cui pagine sono cariche di scenette in cui Gesù ancora bambino compie pittoreschi miracoli per divertimento; o l'apocrifo di Giovanni, in cui si legge addirittura che Gesù incita i nostri progenitori a peccare e a disubbidire a Dio; e molti altri ancora. È dimostrato (si veda anche questo studio) che si tratta di falsi storici, che spesso hanno attinto proprio ai Vangeli canonici. Molte persone, purtroppo, amano sentir parlare di testi segreti, messaggi nascosti, presunte cospirazioni, e accettano acriticamente gli apocrifi solo perché diversi e "intriganti".

"Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole." (2 Timoteo 4:3-4)


IL CANONE: QUELLO CRISTIANO O QUELLO CATTOLICO?

La Chiesa Cristiana dei primi secoli non si discostò mai dal canone ebraico per l'Antico Testamento e rigettò anche gli apocrifi del Nuovo Testamento. Per i primi quattro secoli dell'era cristiana, infatti, essi non vennero mai riconosciuti come ispirati.

Nonostante questo, la chiesa cattolica romana si rifà al cosiddetto canone "alessandrino" o "cattolico", il quale aggiunge alla Bibbia i seguenti 12 libri apocrifi:



- Tobia;
- Giuditta;
- Sapienza di Salomone;
- Ecclesiastico o Siracide (o Sapienza di Gesù figlio di Sirac);
- Baruc;
- Epistola di Geremia (inclusa sovente alla fine di Baruc);
- aggiunte al libro di Ester (il "sogno di Mardocheo");
- tre aggiunte al libro di Daniele ("il cantico dei tre giovani", "Susanna e i vecchi", "Bel e il dragone");
- i libri 1 Maccabei e 2 Maccabei.

La chiesa cattolica li definisce libri deuterocanonici, ossia aggiunti al canone della Bibbia (il canone è l'insieme dei libri riconosciuti sacri e autentici dalle prime Chiese Cristiane).

Questi scritti sono chiaramente non ispirati: in essi, come vedremo tra poco, vi sono racconti leggendari, palesi imprecisioni storiche (mentre tutta la parte storica dell'Antico Testamento è stata sempre puntualmente confermata dalle ricerche archeologiche), e gravi contraddizioni con l'insegnamento dei libri ispirati.

A titolo d'esempio citiamo la conclusione del secondo libro dei Maccabei: "Era mia intenzione offrire un'esposizione ordinata e ben fatta degli avvenimenti. Se è rimasta imperfetta e soltanto mediocre, vuol dire che non ero in grado di fare meglio" (15:38). Così non si sarebbe mai espresso un uomo consapevole d'aver scritto guidato dallo Spirito Santo di Dio.


IL CANONE ALESSANDRINO È AUTENTICO?

Ma è davvero mai esistito un canone Alessandrino?

La scienza biblica, oggi finalmente anche da parte cattolica, ha abbandonato l'idea che tra gli ebrei vi fossero in vigore due canoni, uno "palestinese" e uno "alessandrino" distinti e in quanche modo in antagonismo, in quanto mancano evidenze tali da poterlo affermare.
Questo antogonismo, per diverso tempo è stato asserito in particolare dai fautori del "canone lungo" per giustificare l'inclusione dei deuterocanonici all'interno del canone cattolico, ma oggi è un ipotesi del tutto abbandonata.

In ogni caso, era convinzione quasi unanime presso gli scrittori cristiani dei primi secoli, che i testi non inclusi nel canone palestinese non dovessero essere utilizzati per la lettura pubblica o per le controversie dottrinali (la pensavano così Girolamo, Melitone da Sardi, Tertulliano, Ilario, Rufino, Atanasio, e Origene, le cui opere coprono il periodo che va dal II al VI secolo d.C.).

Non va, inoltre, dimenticato che citare un brano non ha il significato di attribuire canonicità al testo da cui si è citato. Gli stessi scrittori neotestamentari, a scopo di edificazione, facevano largo uso di citazioni tratte anche da testi pagani: Paolo cita dai "Fenomeni" del poeta-filosofo Arato (Atti 17:28), dal "Thais" del poeta Menandro (1 Corinzi 15:33) e forse dal filosofo Epimenide (Tito 1:12); nessuno affermerebbe che questi scrittori pagani fossero "ispirati" da Dio e la loro produzione meritevole di essere introdotta nel canone neotestamentario!
Che dire poi di brani di testi apocrifi non "deuterocanonici", citati da scrittori neotestamentari, come è il caso del Libro di Enoc e dell'Assunzione di Mosè, citati nell'Epistola di Giuda?

Secondo i teologi cattolici, il cosiddetto canone Alessandrino sarebbe documentato dalla traduzione greca dell'Antico Testamento detta dei Settanta (LXX, o Septuaginta), ma i manoscritti che contengono tale versione documentano una notevole incertezza a proposito di quanto fosse da accettare come canonico.
Il codice chiamato Vaticano (catalogato con la lettera B), manca di 1 e 2 Maccabei, e include 1 Esdra (che neppure i cattolici ritengono canonico); il codice detto Sinaitico (catalogato con la lettera ebraica "aleph") include solo Giuditta, Tobia, 1 Maccabei e 4 Maccabei (non considerato canonico dai cattolici). Il codice detto Alessandrino (catalogato con la lettera A) include 1 Esdra, 3 e 4 Maccabei (che i cattolici ritengono non canonici).

Non esistono testi della Settanta anteriori al IV secolo d.C., cioè le testimonianze in nostro possesso di questa versione sono posteriori alla loro compilazione di ben 600 anni! Può ben essere che i testi apocrifi dell'Antico Testamento fossero aggiunti a tale versione in epoca cristiana.
Appare molto probabile che non è mai esistito un canone Alessandrino, e gli stessi ebrei alessandrini non ne fanno menzione; basti pensare che il filosofo ebreo Filone di Alessandria vissuto a cavallo tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., non utilizza mai nei propri scritti gli apocrifi.
L'unico canone legittimo è quello contenente i 39 libri dell'attuale Antico Testamento, ossia quello Palestinese.


BREVE ANALISI DEI MAGGIORI LIBRI APOCRIFI

Sia i libri apocrifi che le aggiunte furono considerati ufficialmente dalla chiesa cattolica romana "scrittura ispirata da Dio" solo nel 1546, col concilio di Trento. Questo concilio riaffermò, in sostanza, ciò che il Concilio di Cartagine aveva dichiarato ben 4 secoli dopo Cristo, ossia che gli apocrifi erano da considerarsi parte della Scrittura; eppure il canone era stato stabilito già dal primo secolo, e non includeva gli apocrifi (per approfondimenti, vedere la pagina sul canone). Vennero dichiarati canonici soprattutto per avvalorare la falsa dottrina del purgatorio.

Prima di questa data, anche diversi papi li avevano dichiarati non canonici (Gregorio Magno e Leone X), senza contare che i primi Cristiani (e i "padri" Gregorio Nazianzeno, Atanasio, Ilario di Poitiers, Cirillo di Gerusalemme) non li riconobbero mai come Parola di Dio.




1) In essi vi sono innumerevoli contraddizioni (reali e non apparenti), falsi insegnamenti ed errori storici.

Nei libri dei Maccabei, la morte di Giuda Maccabeo è descritta in 1 Mac. 9:18. Egli sarebbe morto sul campo di battaglia nel primo mese dell'anno 152. Ma 36 anni dopo essere morto scrive una lettera agli Ebrei in Egitto (2 Mac. 1:10). Questa è una prima prova della falsità di questo libro.
Inoltre, la morte del re Antioco Epifane è raccontata in tre modi contrastanti. La prima volta si ammala di tristezza e muore (1 Mac. 6:8-16). La seconda volta muore in Persia nel tempio di Nanea fatto a pezzi dai sacerdoti (2 Mac. 1:11-16). La terza volta muore ritornando dalle regioni della Persia, ad Ecbatana, colpito da una piaga incurabile (2 Mac. 9:5-29). È evidente che si tratta di spudorate menzogne, eppure questo libro viene accettato dalla chiesa cattolica romana per giustificare la credenza del purgatorio.

Nel libro di Giuditta si fa risalire la storia di questa donna a poco dopo il rientro dei Giudei dalla cattività dei Babilonesi, e in un passo viene detto: "I figli d'Israele, che abitavano in Giudea, venuti a sapere quello che Oloferne, generale in capo di Nabucodonosor, re d'Assiria, aveva fatto a quei popoli, e come avesse spogliato i loro santuari e li avesse distrutti, temettero grandemente al vederselo davanti e si sentirono angosciati per Gerusalemme e per il tempio del Signore loro Dio, perché da poco avevano fatto ritorno dalla schiavitù ed era cosa recente la riunificazione di tutto il popolo della Giudea, la purificazione dei vasi sacri e del Tempio, che era stato profanato" (Ed. 1971, Giuditta 4:1-3).
In queste poche parole ci sono diverse menzogne perché quando i Giudei tornarono dalla cattività in Giudea non esisteva più il re Nebucodonosor, re di Babilonia, perché morto da molti anni, e sul regno dei Medi e dei Persiani in quel tempo regnava Ciro re di Persia, il quale era stato lui a rimandare liberi gli esuli Ebrei affinché tornassero in Giudea a costruire il tempio di Dio.
Nel libro di Ester (canonico) è scritto a proposito di quando Ester si presentò dopo il digiuno al re: "Il re era assiso sul trono reale nella casa reale, di faccia alla porta della casa. E come il re ebbe veduta la regina Ester in piedi nel cortile, ella si guadagnò la sua grazia; e il re stese verso Ester lo scettro d'oro che teneva in mano; ed Ester s'appressò, e toccò la punta dello scettro. Allora il re le disse: Che hai regina Ester? che domandi? Quand'anche tu chiedessi la metà del regno, ti sarà data" (Est. 5:1-3).
Invece, nelle aggiunte apocrife fatte a questo libro troviamo scritto a proposito dello stesso episodio queste parole: "Varcate tutte le porte, si presentò davanti al re, che stava assiso sul suo trono, rivestito di tutti gli ornamenti della sua maestà, fulgente d'oro e di pietre preziose: il suo aspetto era imponente. Or, appena egli ebbe alzato il capo scintillante di splendore, e lanciato uno sguardo ardente di collera, la regina cambiò colore, svenne e si appoggiò sulla spalla della damigella che l'accompagnava" (Ed. Paoline. 1971, Ester 15:9-10).
Come si vede, la descrizione fatta nell'aggiunta contrasta quella autentica del libro ispirato, perché nella prima è detto che Ester si guadagnò il favore del re mentre nella seconda è detto che il re lanciò uno sguardo di collera verso Ester e che ella per giunta svenne.
Nel libro di Tobia, che è pieno di favole, riscontriamo una menzogna che lo scrittore fa dire a un angelo di Dio di nome Rafael. Prima troviamo scritto che Tobia uscì in cerca di un uomo pratico della strada, che lo accompagnasse nella Media, e appena uscito, si vide davanti Rafael, l'angelo, ma non sapeva che era un angelo di Dio, poi quando Tobit, suo padre, gli chiese: "Fratello, potresti dirmi di qual famiglia e di qual tribù tu sei?", questi gli rispose: "Io sono Azaria, figlio di Anania il grande, uno dei tuoi fratelli" (ibid., cfr. Tobia 5:4-13).
Gli angeli di Dio sono santi e non si mettono a mentire quando parlano perché essi sono i servitori di Dio, il quale odia la menzogna. Se l'angelo si chiamava Rafael avrebbe dovuto rispondere che si chiamava Rafael; come mai allora mentì e disse di essere Anania?
Sempre in questo libro riscontriamo anche la superstizione insegnata niente di meno che da un angelo di Dio! È scritto infatti in esso che una notte Tobia scese verso il fiume Tigri per lavarsi i piedi, ed ad un tratto un grosso pesce balzò fuori dall'acqua per divorare il piede del ragazzo che si mise a gridare. L'angelo allora gli disse di afferrare il pesce e di trargli fuori il fiele, il cuore e il fegato che possono essere utili come farmaci, e di buttare via gli intestini. Dopo che Tobia ebbe arrostito una parte del pesce e l'ebbe mangiata, si misero in cammino e durante il cammino il giovane domandò all'angelo che farmaco ci può essere nel cuore e nel fegato e nel fiele del pesce. L'angelo allora gli rispose: "Quanto al cuore e al fegato del pesce, se ne fai salire il fumo davanti a un uomo o a una donna, che subiscono un attacco da parte di un demonio o di uno spirito malvagio, cesserà ogni attacco contro di loro e non ne resterà più traccia alcuna" (Tobia 6:8; Ed. Paoline 1990, 6° ed.).
Ma come si può accettare per ispirato un libro dove gli angeli si mettono pure a insegnare la superstizione?

Lo scrittore del secondo libro dei Maccabei termina con queste parole: "Se la disposizione della materia è stata buona e come si conviene alla storia, é quello che ho desiderato. Se poi é mediocre e di scarso valore, é quanto ho potuto fare" (ibid., 2 Maccabei 15:38). Uno scrittore ispirato da Dio non avrebbe mai scritto delle parole simili perché Dio non si può scusare con nessuno di non avere potuto fare del suo meglio, e perché nello Scritto ispirato tutto é buono e tutto ha valore perché ciò che vi é scritto é Parola di Dio.
Sempre in questo libro troviamo una menzogna che consiste in questo: lo scrittore dice che il profeta Geremia se ne andò al monte dove Mosè era salito per vedere la terra promessa e presso questo monte in una caverna nascose il tabernacolo e l'arca e l'altare dei profumi, e poi che aveva detto ad alcuni che il luogo sarebbe rimasto ignoto fino a quando Dio avrebbe riunito nuovamente il suo popolo infatti in quel tempo Dio avrebbe rivelato dove erano quegli oggetti sacri (cfr. 2 Maccabei 2:1-8).
Ma le cose non possono essere vere perché nel libro del profeta Geremia è scritto che all'arca del patto dell'Eterno non vi si sarebbe più pensato quando Dio li avrebbe ricondotti in Sion infatti è scritto: "E vi ricondurrò a Sion; e vi darò dei pastori secondo il mio cuore, che vi pasceranno con conoscenza e con intelligenza. E quando sarete moltiplicati e avrete fruttato nel paese, allora, dice l'Eterno, non si dirà più: ‘L'arca del patto dell'Eterno!' non vi si penserà più, non la si menzionerà più, non la si rimpiangerà più, non se ne farà un'altra" (Ger. 3:14-16). Come potete vedere anche questa aperta contraddizione fa capire come questo libro non può essere ispirato da Dio.
Queste sono alcune delle numerose falsità ed errori che esistono in questi libri, e che ci fanno comprendere che gli scrittori che scrissero quelle cose non furono sospinti dallo Spirito Santo.

Nei libri apocrifi ci sono anche delle storie che servono di base ad alcune false dottrine presenti nella chiesa cattolica romana, come il purgatorio e le preghiere per i defunti.
Per esempio, nei Maccabei ci sono dei passi che parlano di preghiere per i morti e di un sacrificio espiatorio offerto per dei morti (cfr. 2 Maccabei 12:38-46) e di preghiere fatte da un sacerdote morto e dal profeta Geremia (morto anch'egli) per i vivi sulla terra (cfr. 2 Maccabei 15:11-16).
Altre simili falsità sono presenti in Baruc 3:4, dove si afferma che Dio ascolta le preghiere dei morti. In Tobia (versi 12:9 e 14:11), dove viene insegnata la salvezza mediante le opere, in contrasto con gli insegnamenti della Parola di Dio (cfr. Efesini 2:8,9). In Sapienza viene poi insegnata l'esistenza dell'anima delle persone prima della creazione del corpo (verso 8:19) e la creazione del mondo partendo da materia preesistente (11:17).


2) Né Gesù Cristo e neppure gli apostoli fecero mai riferimento a questi libri apocrifi.

Gesù e i suoi discepoli citano per circa 300 volte l'Antico Testamento dalla versione greca, ma non citano mai neppure un passo dai libri apocrifi.

Ciò sta a dimostrare che essi non erano considerati da loro Parola di Dio. Sebbene esistano un paio di allusioni a opere di poeti dell'epoca e a un libro apocrifo, ciò non serve certamente a confermarli come Parola di Dio (si veda ad esempio questo breve studio sulla tradizione). Né si possono accettare come ispirati solo perché in essi sono contenute anche alcune verità. Satana sa mescolare astutamente la menzogna con la verità per rendere accettevole il falso e per trasformare in menzogna il vero.


3) Gli Ebrei prima e poi anche i Cristiani dei primi secoli dopo Cristo non li riconobbero mai come canonici.

Gli Ebrei, a cui (non lo dimentichiamo questo) "furono affidati gli oracoli di Dio" (Rom. 3:2) non riconobbero mai come canonici quei libri e quelle aggiunte ad Ester e a Daniele; è per questo infatti che nella Bibbia ebraica (che contiene solo i libri dell'Antico Patto) essi sono assenti. La Chiesa primitiva negò la canonicità di questi libri, e infatti non li mise mai allo stesso livello di quelli sacri.

Il fatto che la traduzione dei Settanta (LXX) fu rifiutata dagli ebrei perché contentente gli apocrifi, e il fatto stesso che il magistero cattolico li considera deuterocanonici (aggiunti al canone ma inferiori) è molto significativo. Ciò non è accettabile perché l'autore dei libri ispirati è Dio, e dunque un libro o è ispirato o non lo è affatto.

Giuseppe Flavio, storico giudeo-romano del I secolo d.C., considerava chiuso il canone dell'Antico Testamento ai giorni di Artaserse, ossia al tempo di Esdra. Ecco le sue parole:

"Abbiamo soltanto 22 libri illustranti la storia dell'intero periodo, libri ritenuti di origine divina.
Cinque di questi appartengono a Mosè e contengono le sue leggi e le tradizioni delle origini del genere umano fino al tempo della morte di Mosè. Dopo di essa, fino al regno di Artaserse, i profeti che successero a Mosè scrissero la storia degli avventi che si verificarono nel loro tempo in 13 libri.
I rimanenti 4 libri comprendono inni a Dio e precetti per la condotta nella vita dell'uomo.
Dai tempi di Artaserse fino ai nostri giorni, ogni avvenimento è stato riportato, ma questi recenti documenti non sono stati reputati degni di credito uguale a quelli che li hanno preceduti, in quanto manca l'esatta successione dei profeti.
La prova pratica dello spirito con il quale trattiamo le nostre Scritture sta nel fatto che benché sia ora trascorso un così grande lasso di tempo, non un'anima si è avventurata ad aggiungere o togliere o alterare una sillaba, ed è nella natura di ogni Ebreo, dal giorno della sua nascita, di considerare queste Scritture come insegnamento di Dio e di osservarle e, se ne sorgesse la necessità, dare con gioia la sua vita per esse
" (Commentario abbreviato di Hallet, pag. 335).

Giovanni Diodati (1607) scrisse in proposito:

"Questi libri sono stati dai Greci nominati, Apocrifi; cioè, occulti, e nascosti: parte, perché di molti era occulto chi ne fosse l'autore: parte anche, perché non avevano publica autorità nella Chiesa, come procedenti immediatamente dall'inspiratione dello Spirito santo... In questi Apocrifi appare chiaramente lo stile non esser quello dello Spirito Santo, che ha parlato per li profeti, e per gli Apostoli; e vi si contengono molte cose false, contrarie alla verità autentica della pura parola di Dio: e degli Scrittori ancora non s'ha alcuna testimonianza, che siano stati inspirati da Dio, in quella maniera che quegli altri: e perciò la Chiesa Giudaica non li ha giammai ricevuti, come parola di Dio, o Scrittura profetica..."

E dato che la curia romana si appoggia così tanto ai cosiddetti "antichi padri" facciamo presente che ci sono molte testimonianze di alcuni dei cosiddetti "padri" vissuti nei primi secoli dopo Cristo che dicono che quei libri non vanno considerati canonici.

Uno di questi, Girolamo, tenuto in grandissima stima dai Cattolici, affermò: "La Chiesa legge il libro di Tobia, di Giuditta, dei Maccabei, di Baruc, di Susanna, della Sapienza, dell'Ecclesiastico, l'inno dei tre giovani e le favole di Belo e del Dragone; ma essa non li riceve affatto nel novero delle Scritture autentiche" (Girolamo, Prologo a Graziano).
Il concilio di Trento dunque, riconoscendo per canonici gli apocrifi ha contrastato anche Girolamo che è l'autore della traduzione latina detta Vulgata che il concilio di Trento ha dichiarato dovere essere accettata come la sola autentica tra tutte le versioni.


4) Infine, ciò che più importa è che lo Spirito Santo, che Gesù definì lo Spirito della verità, non attesta per nulla in noi figliuoli di Dio che gli apocrifi sono Parola di Dio perché ci fa sentire in maniera inequivocabile che essi non devono essere accettati.

Le pecore del Signore conoscono la Sua voce ed essa non può confondersi con un'altra (cfr. Isaia 30:21, Giov. 10:27); e la voce con cui parlano questi libri non è quella del Pastore delle anime nostre.

Il Signore stesso rende i suoi servi capaci di discernere se un libro viene da Lui o meno, o se contiene realmente il suo messaggio. A questo riguardo leggiamo le parole di Gesù in Giovanni 10:3-4: "A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori. Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce". Coloro che appartengono a Dio, riconoscono e capiscono se è Lui a parlare, sia dal "suono" della voce, sia dal contenuto delle parole.


CONCLUSIONE
Concludiamo citando le seguenti Scritture che attestano che è vietato sia aggiungere che togliere alcunché alla Parola di Dio:

"Ogni parola di Dio è affinata col fuoco... Non aggiungere nulla alle sue parole, ch'egli non t'abbia a riprendere, e tu non sia trovato bugiardo" (Prov. 30:5,6)

"Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando, e non ne toglierete nulla.." (Deut. 4:2)

"Io lo dichiaro a ognuno che ode le parole della profezia di questo libro: Se alcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali le piaghe descritte in questo libro; e se alcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Iddio gli torrà la sua parte dell'albero della vita e della città santa, delle cose scritte in questo libro" (Apoc. 22:18,19).



Dal sito : "IL CAMMINO CRISTIANO"

[Modificato da claudio.41 14/09/2006 20.15]






15/09/2006 19:15
 
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Scusa la domanda OT, ma gli scritti un pò meno lunghi è possibili averli? Trovo difficoltà alla mia età, leggere tutto l'articolo, mi si incrociano gli occhi. Grazie

)Mefisto(
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20/09/2006 11:57
 
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Re:

Scritto da: )Mefisto( 15/09/2006 19.15
Scusa la domanda OT, ma gli scritti un pò meno lunghi è possibili averli? Trovo difficoltà alla mia età, leggere tutto l'articolo, mi si incrociano gli occhi. Grazie

)Mefisto(




Mica ho colpa io , faccio solo dei copia incolla

vorrà dire che da ora in poi metterò solo il link [SM=x789048]

[SM=x789052] [SM=x789050]





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25/09/2006 16:24
 
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I 10 comandamenti
I 10 comandamenti secondo la CHIESA CATTOLICA
Io sono il Signore Dio tuo:
1. Non avrai altro Dio fuori di me.
2. Non nominare il nome di Dio invano.
3. Ricordati di santificare le feste *.
4. Onora il padre e la madre.
5. Non uccidere.
6. Non commettere atti impuri.
7. Non rubare.
8. Non dire falsa testimonianza.
9. Non desiderare la donna d'altri.
10. Non desiderare la roba d'altri

Ora vediamo i dieci comandamenti SECONDO LA SACRA BIBBIA, la Parola di Dio.
Esodo 20:2-17:

1) "Io sono il Signore, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avere altri dèi oltre a me.
2) Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il Signore, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso bontà fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
3) Non pronunciare il nome del Signore, Dio tuo, invano; perché il Signore non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano.
4) Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa' tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo.
5) Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il Signore, il tuo Dio, ti dà.
6) Non uccidere.
7) Non commettere adulterio.
Cool Non rubare.
9) Non attestare il falso contro il tuo prossimo.
10) Non desiderare la casa del tuo prossimo; non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo prossimo"

motivazioni dei cattolici riguardo agli evidenti cambiamenti apportati dalla chiesa:
1 il secondo comandamento era solo per gli Ebrei
2 alcuni fanno una divisione tra il primo e il secondo comandamento, e però uniscono il nono e il decimo, mentre altri uniscono il primo e il secondo, e separano il nono e il decimo. Naturalmente una tale risposta è un'offesa anche al meno istruito degli esseri umani.
3 Un altro ancora, negando apertamente la realtà, è arrivato ad affermare che la Chiesa Cattolica non ha cambiato i comandamenti, ma che siamo noi che non sappiamo leggere.

se non avesse tolto il secondo comandamento, la Chiesa Cattolica non avrebbe potuto più riempire le chiese e i santuari di statue ed immagini della "madonna" e dei cosiddetti santi, insegnando i fedeli a venerarle, il che è idolatria (Dio condanna sia l'adorazione - "non li servire" - che la venerazione - "non ti prostrerai davanti a loro" - di vivi, morti, oggetti e immagini. La Scrittura dice: "A Lui solo rendi il tuo culto").
togliendo la legge il reato non c'è più....

www.disinformazione.it/diecicomandamenti.htm



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25/09/2006 16:28
 
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Io credo che i 10 comandamenti siano da interpretare dal punto di vista spirituale, ma solo la madre chiesa ne conosce la chiave, visto che padre de mello è stato scomunciato per aver dato un'interpretazione spirituale, giusta e semplice dei vangeli.
Comunque a confermare il fatto che la bibbia e i vangeli non possono appartenere alla stessa religione ci sono i 10 comandamenti:
il 1 e il 2 sono l'esempio di come il politeismo sia stato calpestato dal monoteismo e di come la religione sia sinonimo di violenza mentale e assurdità.
il 4 il giorno del riposo è il sabato ma i cattolici celebrano la domenica...
il 5 onorare i genitori, ma in Luca 14,26 c'è scritto "...egli si voltò e disse: 26«Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.."
il 6 non uccidere. ma dio non ha fornito alla tigre artigli e denti x uccidere? e invece la bibbia è piena di frasi tipo questa: Levitico 20:15 L'uomo che si abbrutisce con una bestia dovrà essere messo a morte dovrete uccidere anche la bestia
il 10 esprime il concetto di schiavitù. se dio ha liberato il popolo di israele dalla schiavitù, agli ebrei è concesso avere schiavi? quindi non siamo tutti fratelli?



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29/09/2006 22:28
 
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Re:

Scritto da: lupetta821 25/09/2006 16.28

Comunque a confermare il fatto che la bibbia e i vangeli non possono appartenere alla stessa religione ci sono i 10 comandamenti:




Lupetta, la Bibbia è difficile da capire se prima non siamo disposti a credere, almeno un po.

Dopo, ci verrà data Luce per poterla comprendere, perchè Essa non si contraddice mai.

Ti posto una cosa al riguardo della "Legge" e del Nuovo Testamento, che spero ti aiuti a differenziare DIO, dalla chiesa che purtroppo ne ha falsificato gli insegnamenti e che a te ha fatto danno





Dal libro di Ezechiele 20:11,21,25

"Diedi loro le Mie leggi e feci loro conoscere i miei precetti, per i quali l'uomo che li mette in pratica vivrà" (verso 11)

"Ma i figli si ribellarono a Me, non camminarono secondo le Mie leggi e non osservarono i miei precetti per metterli in pratica (le leggi per le quali l'uomo che le mette in pratica vivrà). profanarono i Miei sabati e perciò parlai di riversare su di loro la Mia ira nel deserto" ( verso 21)

"Diedi loro perfino delle leggi non buone e dei precetti per i quali non potevano vivere" (verso 25).

----------------------------------------------------------------

Sia nel primo (verso 11) che nel secondo caso (verso 25), statuti e leggi furono dati da DIO; i primi a vita; i secondi, non erano, per sè stessi, a vita e sono chiamati non buoni, e leggi per le quali non vivrebbero; non possono , quindi, essere gli stessi statuti e le stesse leggi, perchè la distinzione dello scopo per cui furono dati, e l'effetto che porterebbero è precisato. Quali sono i primi , e quali i secondi?

Gli analizziamo assieme?


vediamo allora cosa intendesse DIO, parlando tramite Ezechiele:

Se diciamo che i primi statuti sono la legge Mosaica, con tutto il cerimoniale, resta da sapere quali siano i secondi statuti e le seconde leggi. se poi diciamo che i secondi siano le leggi e cerimonie date a mezzo di Mosè, allora occorre indgare quali siano i primi statuti, e le prime leggi, che avrebbero dato vita a chi li avesse osservati.

Invano si cerca nel V.T, statuti e leggi diversi da quelli che furono dati a mezzo di Mosè; perciò una delle due serie deve essere cercata più che nella lettera, nello spirito della intera Parola.

C'erano leggi e statuti prima di Mosè? Erano i patriarchi sotto la legge di mosè, se tale legge non era ancora stata data? - Vi è UNO solo che porta vita, ed è Gesù Cristo; perciò gli statuti e le leggi non possono essere altro che la guida dello Spirito che identifica col Redentore, come era profetizzato nei sacrifici esistenti di già prima di Mosè. Non erano i sacrifici in se stessi che portavano vita, nè prima nè dopo, perchè il sangue di capre e tori non può purgare, ma erano gli statuti e le leggi che non sono altro che l'equivalente della guida dello Spirito Santo e comunione col Signore. Viene citato il mezzo, in luogo della causa; dire : "Diedi loro ME stesso, affinchè chi fosse stato in comunione con ME sarebbe vissuto, e dire: Diedi loro statuti e leggi, per cui vivrebbero è la stessa cosa".

L'uscita dall'Egitto fù preceduta dalla Pasqua. Il sangue applicato alla porta , e l'agnello mangiato nella casa, prima di mettersi in viaggio, non parlano di alcuna opera d'uomo o comando di fare o non fare, ma solo di mettersi sotto il sangue innocente, e di mangiare, arrostita, la carne della vittima; due simboli che indicano il perdono gratuito, ottenuto per il Sangue di Gesù Cristo, e l'essere cibati di Lui, essere in comunione con Lui. Il Signore stesso si mise a capo del popolo, guidandolo di giorno e di notte; e il popolo avrebbe dovuto rimanere sotto quella guida, e non provocarLO a gelosia,perchè il tenersi sotto quella guida, e l'essere nutriti di Lui, era tutto ciò che il signore richiedeva loro. Se continuavano nello spirito della Pasqua e sotto la nuvola, non avrebbero avuto bisogno di altro, e sarebbero arrivati al termine del viaggio. Ma, a quegli statuti, a quelle leggi che davano vita, cioè, a quella guida e comunione, non si sottomisero e si ribellarono. Allora il Signore diede loro qualche altra cosa, che , in sè stessa era buona, perchè tutto ciò che DIO dà è buono e santo; ma non era buono per loro. fecero un patto col Signore che avrebbero osservato questa e quest'altra cosa;si misero sotto comandamenti scritti e regolamenti cerimoniali, in se stessi buoni, ma per cui non avrebbero la forza. E in questo senso è detto che erano statuti non buona, e leggi per le quali non vivrebbero, perchè li avrebbero rotti.

Se l'uomo non cede alla Grazia di DIo, e non dà il governo di se stesso al Signore, che solo può portarlo, non avrà la forza di fare nulla, e presto o tardi, romperà tutti i patti e le promesse. E' chiaro che abbiamo davanti i due Patti. Il Signore voleva anche il popolo antico sotto la Grazia, ma agirono in modo da provocarLO, ed Egli, per mostrarli a loro stessi, diede il patto di statuti e leggi. Tutta la legislazione Mosaica non ha avuto altro scopo che di indicare all'uomo la propria fragilità, dargli conoscenza del peccato e prepararlo a udire che solo pwer Gesù Cristo può venire la salvezza: Chi mai ha osservato, sia pure il primo comandamento della legge? Non c'illudiamo, pesiamoci alla bilancia di DIO, di fronte al primo comando, di amarLO in quella maniera intensa, concentrata, con cui deve essere amato, e poi giustifichiamoci , se possibile!
E, se non vi è forza di ubbidire il primo, come ubbidiremo, davvero, nello spirito e nella lettera, tutti gli altri? Perchè, si tenga a mente, che IDDIO pesa gli spiriti, e si può essere grandi peccatori, pur sembrando esternamente corretti.
Chi scrive,è stato ,tante volte, abbandonato da DIO alle sue proprie forze e buoni propositi, per fargli vedere che non vi era vita nella legge e niente di buono in lui (me) stesso, ma che la vita è in Gesù Cristo, nel quale possiamo dimorare per la nuova legge, quella dello spirito santo. cioè, non siamo noi, ma è Cristo dentro di noi. Non si tratta di "fare" per avere vita, ma di "prendere" Colui stesso che è Vita.

[Modificato da claudio.41 29/09/2006 22.37]






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La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Apocalisse Laica
Le religioni dividono. L'ateismo unisce


Il sonno della ragione genera mostri (Goya)


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