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Turchia: orgoglio laico nella citta' infedele

Ultimo Aggiornamento: 14/05/2007 04:10
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14/05/2007 04:10
 
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SMIRNE - A Smirne è stato il giorno dell"orgoglio laico' turco. Lo hanno manifestato nella città sull'Egeo più secolarizzata della Turchia (non a caso marchiata dai devoti musulmani turchi con l'epiteto di 'citta infedele') oltre un milione di persone, due milioni secondo gli organizzatori. Sono accorsi da ogni angolo del paese a manifestare contro il governo filoislamico che ha cercato nelle settimane passate di conquistare anche la presidenza della Repubblica, da sempre uno dei principali baluardi della Costituzione laica ataturkista.

Ed é stato proprio nel nome, in Turchia sacro, del fondatore della patria, Kemal Ataturk, che la folla, agitando i suoi ritratti e le rosse bandiere con la mezza luna e la stella bianca, hanno gridato i loro slogan che erano già echeggiati nelle poderose manifestazioni analoghe della seconda metà di aprile ad Ankara e ad Istanbul: 'Siamo tutti Ataturk', 'La Turchia e' laica e laica restera", gridavano i manifestanti a mò di ritornello. Ad affollare la piazza Gundogdu, nonché le vie circostanti fino al mare, costellata di barche e di vele spiegate con grandi bandiere turche, c'erano persone di ogni età. Soprattutto ceti medi urbani e giovani.

Ma c'erano anche molti operai, artigiani e contadini. C'erano anche anziani, spesso con le lacrime agli occhi, commossi perché, dicono, di "non sentirsi più soli" a coltivare la religione civile del laicismo ataturkista repubblicano, modernista e nazionalista. La Turchia non è mai apparsa così apertamente divisa. 'Due Turchie' divise da una faglia culturale: una Turchia devota al laicismo ataturkista ed una più o meno apertamente islamizzante. "Non è possibile fermare il risveglio kemalista" scandiva la folla all'indirizzo del premier Tayyip Erdogan e del suo partito "pigliatutto", il filoislamico Akp, che già detiene da quasi cinque anni il governo del paese ed una maggioranza di quasi due terzi del Parlamento (ottenuta nel 2002 con solo il 34,5% dei voti, grazie ad una soglia di sbarramento del 10%).

"Non dovevano prendere anche la presidenza della Repubblica. Sarebbe stato un golpe bianco, democratico solo nella forma", dice Murat Hibrahimoglu, studente in Scienze politiche a Smirne. La manifestazione si è inevitabilmente colorata di tinte elettorali in vista della consultazione anticipata del 22 luglio a cui il partito filoislamico al governo, Akp, è stato costretto in seguito alla decisione della Corte Costituzionale di bloccare per assenza di numero legale le votazioni in Parlamento per eleggere un membro dell'Akp, il ministro degli esteri Abdullah Gul. La sentenza era stata a sua volta preceduta da un duro comunicato dei militari in difesa della laicità minacciata e dalle grandi manifestazioni di massa di Ankara e Istanbul della seconda metà di aprile contro la "minaccia di reislamizzazione graduale" del Paese.

"La scadenza dell'Akp è il 22 luglio" scandiva la folla mentre il leader del partito socialdemocratico Chp, Deniz Baykal effettuava uno spettacolare sbarco da un traghetto, con altri leader della sinistra laica, che hanno raggiunto con lui un accordo elettorale in vista del 22 luglio. Tra gli slogan della manifestazione di Smirne non sono mancati quelli apertamente critici nei confronti dell'Unione europea e degli Usa: "Ue e Usa, amici a parole, nemici nei fatti". "Ue, questo popolo non è in vendita": slogan che riflettono l'irritazione dei laici turchi per le posizioni europee di sostanziale condanna del comunicato dei militari e di sostanziale appoggio euro-americano al partito di Erdogan. "Siamo un paese laico. Non diventeremo mai un paese islamico moderato, come vorrebbero Usa ed Ue", ha detto all'Ansa un giornalista di Smirne.

www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/altrenotizie/visualizza_new.html_2129440...





“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer
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