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Caso Welby, il gip vuole il processo per Riccio

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2007 01:20
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10/06/2007 00:45
 
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DIRITTO ALLA VITA

«Si è trattato di eutanasia passiva», chiesta alla procura l’imputazione coatta per il reato di omicidio del consenziente

Caso Welby, il gip vuole il processo per Riccio


Da Milano Enrico Negrotti

Mario Riccio, il medico anestesista di Cremona che interruppe la ventilazione meccanica a Piergiorgio Welby dopo averlo sedato, dovrebbe essere processato per omicidio del consenziente. È questo il senso del provvedimento assunto ieri dal gip di Roma Renato Laviola che ha respinto per la seconda volta la richiesta di archiviazione formulata dalla procura chiedendo l’imputazione coatta. Nelle 7 pagine di motivazioni, il gip osserva che la morte di Welby è stata causata «da una sorta di eutanasia passiva» che si è sostanziata «in un intervento attivo dell’anestesista Mario Riccio», giunto apposta da Cremona a Roma. E se esiste «il diritto al rifiuto delle cure», in questo caso «non c’è stata mera omissione di cure e trattamenti», ma una violazione del «diritto alla vita» che se pure non codificato, si fonda su norme che sanzionano l’omicidio del consenziente e l’istigazione al suicidio. Mario Riccio si è detto «sorpreso dalla decisione del gip, ma pronto ad affrontare anche il carcere».
Nonostante i magistrati della procura di Roma titolari dell’inchiesta, il pm Gustavo De Marinis e il procuratore Giovanni Ferrara, avessero chiesto l’archiviazione del fascicolo intestato a Mario Riccio, il gip Laviola ha imposto la formulazione di un capo di imputazione in vista di un rinvio a giudizio per omicidio del consenziente. La posizione del gip era apparsa chiara sin dalla prima richiesta di archiviazione, formulata dai pubblici ministeri a marzo e respinta da Laviola ad aprile. Ora la procura dovrà formulare un capo di imputazione coatta e chiedere il rinvio a giudizio del medico cremonese. La valutazione degli atti andrà comunque a un altro giudice, davanti al quale i pm potrebbero ribadire la loro posizione: con l’interruzione della ventilazione meccanica a Piergiorgio Welby è stata semplicemente data attuazione alla sua volontà e a un suo diritto che «trova la sua fonte nella Costituzione e in disposizioni internazionali recepite dall’ordinamento italiano e ribadito in fonte di grado secondario dal codice di deontologia medica».
L’anestesista cremonese si è detto «sorpreso della richiesta di imputazione coatta perché all’udienza del 28 maggio credevo di aver risposto in modo esaustivo al gip. Domande soprattutto sul tema del consenso». E ha aggiunto che «sarà un’occasione per approfondire il dibattito sul rifiuto delle terapie, comunque sono sereno e fiducioso sugli ulteriori gradi di giudizio». Altrettanto sorpreso il suo legale, Giuseppe Rossodivita: «Comunque, ben venga qualsiasi processo per l’accertamento dei fatti».
Diverse le valutazioni degli esponenti politici. Se Isabella Bertolini (Forza Italia) e l’ex sottosegretario alla Salute Cesare Cursi (An) plaudono alla decisione del gip, i radicali in particolare si dicono sconcertati ed esprimono solidarietà a Mario Riccio: «Siamo pronti ad assumerci in giudizio le nostre responsabilità – sostiene l’europarlamentare Marco Cappato – che rivendichiamo pienamente».

www.avvenire.it/





“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer
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10/06/2007 01:20
 
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Non sono un giurista, ma conosco le linee guida dell'ordine dei medici e, in questo caso, gli articoli della legge che sono stati messi in discussione dalla propaganda cattolica sul caso Welby.
Non potranno provare alcuna imputazione a suo carico, avendo lui agito non come autore, ma come garante della volontà del paziente, in ottemperanza a quanto Welby stesso aveva dichiatato e controfirmato anni prima. L'errore è stato di sua moglie, che lo fece rianimare sulla base di presupposti poi rivelatisi errati; ma solo perché un errore accade, non c'è titolo legale per renderlo uno stato di fatto legittimo.
L'anestesista sarà prosciolto ancora una volta, e questa stupida persecuzione darà soltanto maggior risalto alla causa dei radicali...
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