Scritto da Alteredo
martedì 24 luglio 2007
Ma, allora, cardinale Saraiva Martins, la Chiesa come si deve porre davanti alla sentenza di assoluzione del medico di Welby?
«Senza entrare nel merito di questa dolorosa vicenda, ricordo che la vita è sacra e che è il dono supremo di Dio; e che solo lui, Dio, può decidere quando farla finire. L´uomo non è il signore della vita, un bene da vivere sempre dall’inizio fino alla conclusione naturale. È un principio generale ripetutamente ribadito dagli ultimi Papi, specialmente da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, che hanno insegnato che il valore universale della vita è un bene di tutti, credenti e non credenti».
La vita, dunque, valore intoccabile anche per chi non crede o non è cristiano?
«Certamente. La vita, così come ci ricordano gli insegnamenti di papa Wojtyla e papa Ratzinger, è un valore universale per tutti, al di là delle fedi, delle religioni e della politica. Un bene intoccabile, da difendere sempre, anche di fronte a situazioni di dolore e di grande compassione come il caso Welby».
Come si fa a parlare di "valore della vita" quando si è costretti a vivere in uno stato vegetativo e tra dolori indicibili?
«Il signore della vita è Dio non l´uomo, anche di fronte al dolore. Per noi cristiani, poi, anche la sofferenza è un valore importante. Cristo ci ha salvati attraverso il dolore supremo della croce. Come, del resto, ha testimoniato Giovanni Paolo II che ha vissuto la sua sofferenza fino alla fine come un dono e un atto di fede a Dio, senza il pur minimo segno di insofferenza o di ribellione».
(tratto da un’intervista di Orazio La Rocca al cardinale Josè Saraiva Martins pubblicata su Repubblica di martedì 24 luglio 2007, a pagina 8)
Chiaro il concetto?
Dunque: se la vita appartiene a Dio anche se non sei cristiano, perché non sostenere che appartiene a Bush anche se non sei americano, o vietare la macellazione delle vacche anche se non sei indiano (niente più bistecche, gente, è una questione di fede!). E credo, di conseguenza, che il cardinale Josè Saraiva Martins dovrebbe astenersi dal mangiare maiale anche se non è musulmano, né vegetariano, e dovrebbe anche giurare fedeltà alla Regina. Non m’importa se non è inglese!
La sofferenza, poi, giustamente, è un valore! Eccomenò!?!
Conosco fior di cliniche private che sottoscriverebbero questa affermazione. E tra Dostoievski che si chiede “Ci si può fidare di Dio in un mondo dove dei bambini sono torturati? Se Dio è buono, come può permettere la sofferenza degli innocenti?” (I fratelli Karamazov), e Martins che ci invita a soffrire sempre più per poterci avvicinare al Creatore, non ho dubbi sul da farsi: appena mi capita il signor Martins a portata di tiro, prendo l’edizione rilegata in pelle con sovraccoperta di legno del romanzo di Dostoievski e glie la scaravento sulla testa…
…tra il peso della cultura e la violenza del lancio del volume, penso di potergli fare un doppio favore con un solo gesto: procurargli un bel bernoccolo che possa aiutarlo a soffrire un po’ meglio e provare a vedere se la botta in testa lo fa rinsavire e smettere di dire tutte ‘ste cazzate.
www.alteredo.org/index.php?option=com_content&task=view&id=824&I...
“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer