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Religione, magia e scienza nel rinascimento italiano

Ultimo Aggiornamento: 16/08/2007 12:32
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16/08/2007 12:10
 
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L'alchimia


L'altra parte riconducibile a pratiche misteriose e segrete, che ben si coniugò con le varie magie e l'astrologia, fu certamente l'alchimia. L'alchimia tra le varie pratiche era certamente quella i cui cultori custodivano più gelosamente i suoi segreti. Questo è uno dei motivi per cui si sa molto poco delle pratiche magiche ed alchemiche. Solo pochi, pure sapienze elette, gli iniziati, potevano avere le facoltà per operare in tali campi. Per essere iniziati non bastava una scuola; occorreva avere delle proprietà particolari, essere dotati da Dio di particolari poteri, in modo che si può anche sostenere che il mago rinascimentale è un poco un eletto da Dio, una specie di Santo. In questo senso la magia non temeva smentite. Il linguaggio criptico conteneva in sé sempre una affermazione ed il suo contrario ed il mago era inattaccabile. Se delle cose non andavano poi come dovevano era perché il 'paziente' non aveva fatto esattamente, non si era attenuto, non era stato casto, non... In questo senso solo l'astrologia risultava quasi completamente aperta. Ma l'alchimia aveva una proprietà che la rendeva più "potente" rispetto all'astrologia. In quest'ultimo caso si trattava solo di descrivere le posizioni degli astri senza avere alcuna possibilità di intervento. L'alchimia con le sue manipolazioni permetteva di pensare che si lavorasse per un prodotto che si adattasse ad un dato scopo (per questo il 'mago' ricorreva quasi sempre all'alchimia).

L'alchimia ha origini antichissime. La prima traduzione in Europa ed in latino di un testo alchemico arabo si ebbe nel 1144 (Roberto di Chester) ma acquistò impulso poiché coltivata in ambienti colti solo nel Quattrocento (si tenga conto che le conoscenze in questa epoca si diffondono con maggiore facilità rispetto al passato a seguito anche del grande sviluppo dei commerci nell'intero bacino del Mediterraneo). Vi erano delle persone che la avevano praticata e la praticavano ma erano generalmente squalificate e ritenute ciarlatane, anche perché parlare di alchimia è parlare di un universo di confusione in cui è veramente difficile trovare un qualche momento unitario, una qualche pratica unificante se non quelle poche che tenterò di descrivere. Poiché il segreto era di rigore, non vi erano scambi tra iniziati ed ognuno andava per la sua strada. Inoltre, nell'ipotesi di una qualche scoperta di interesse, questa non era mai tramandata: ognuno doveva sempre ricominciare con riferimenti solo al nome di un qualche supposto grande alchimista del passato.

Una delle cose che si credono di conoscere, e che tutti conoscono, è la ricerca della pietra filosofale. Di cosa si tratta. Le interpretazioni divergono ma in qualche punto vanno a coincidere. Secondo Aristotele il cielo della Luna divide il mondo in due zone: quella sotto che è soggetta a generazione e corruzione ed in generale a cambiamento e caos; quella sopra che è eterna, immutabile e costituita di una essenza perfetta come l'etere (la quintessenza, che era chiamata così in quanto si aggiungeva ai quattro elementi: terra, acqua, aria, fuoco). La ricerca sotto il cielo della Luna di questa sostanza (l'etere) era compito principale dell'alchimista. Tale essenza, mescolata ad altre sostanze le avrebbe rese perfette e, ad esempio (ma questo è solo un aspetto marginale dell'alchimia e riguardava appunto ingordi e ciarlatani), avrebbe potuto tramutare il piombo ed altri metalli vili in oro o argento. Altra versione voleva tutti i metalli costituiti da un miscuglio di mercurio e zolfo (con caratteristiche non reali ma filosofali) e quando la proporzione tra i due era perfetta, il metallo risultante sarebbe stato l'oro. Più in generale, in questa ricerca l'alchimista studiava le varie sostanze e ne cercava le proprietà. Tentava miscugli, distillava (introducendo nel suo lavoro fornelli ed alambicchi che si riveleranno utilissimi per la ricerca chimica come la intendiamo oggi), catalogava, operava, in modo che oggi giudicheremmo rozzo, come un chimico ( si tenga conto che nel Cinquecento la scoperta di procedimenti chimici legati alla tecnica, ad esempio estrattiva, dette inizio alla separazione dell'alchimia che assunse caratteristiche se possibile più segrete, con quella che sempre più si affermerà come chimica). L'impossibilità di produrre qualcosa che potesse poi essere in qualche modo raccolta in un testo e fare da base per ulteriori studi nasceva da quel segreto cui accennavo e soprattutto dall'approccio che si aveva allo studio delle sostanze medesime. Quali erano le caratteristiche che determinavano le differenze tra le sostanze ? Quelle qualitative. Il colore, ad esempio rivestiva una importanza fondamentale: il nero era associato alla morte mentre il verde ad un buon raccolto nei campi, il 'vitriol' (abbreviazione del latino: visita interiora terrae rectificando invenies occultum lapidem che vuol dire "vai a cercare all'interno della terra e con corrette operazioni troverai la pietra nascosta") indicava sostanze con caratteristiche di brillantezza e cristallinità. Poi vi era il sapore, ... Ma ciò che legava strettamente alchimia ed astrologia era la corrispondenza tra sette metalli con i sette astri allora noti: Sole-Oro, Luna-Argento, Marte-Ferro, Venere-Rame o Bronzo, Mercurio-Argento vivo (mercurio), Saturno-Piombo, Giove-Stagno. E, come vedremo, analoghe corrispondenze si costruiranno in medicina tra astri, metalli e parti del corpo.

Occorre comunque essere chiari: un elemento come oggi lo conosciamo non è mai quell'elemento. Per intenderci lo Zolfo non è lo zolfo che conosciamo. Per Paracelso esso rappresenterà l'anima e poi qualche altra cosa, mai definita, con un linguaggio sempre sfuggente e mai puntuale. Lo stesso operare dell'alchimista non combina elementi ma li accoppia. È un universo di morti, anime, spiriti, esalazione, male e bene, trasmutazioni, sangue, maschile e femminile, unioni carnali,.... Nessuno pensi ad un qualche seppur minimo rapporto tra alchimia e chimica (anche pensando a quella di Dalton o Lavoisier).

È da notare che l'intersezione tra magia ed alchimia era poi data da una leggenda che voleva un testo alchemico fondamentale, le Tavole smeraldine, come trascrizione di quanto inciso su una lapide di smeraldo che copriva la tomba di Hermes Trismegisto:

"Come tutte le cose furono mediante la contemplazione di una sola, così tutte le cose nacquero da quest'unica mediante un singolo atto di adattamento. Padre di essa è il Sole, madre è la Luna. Il Vento la portò nel suo grembo, la Terra è la sua nutrice. Essa è la generatrice di tutte le opere prodigiose in ogni luogo del mondo. Il suo potere è perfetto."

È questo il sunto della ricerca dell' alchimista, di questa unica cosa che è generatrice di ogni bene e perfezione.

Vari manuali alchemici furono scritti ed alcuni attribuiti addirittura ad Alberto Magno e San Tommaso. Un alchimista inglese, Thomas Norton tentò addirittura di cristianizzare l'alchimia, dando consigli sul come e dove operare per evitare l'influenza dei diavoli malvagi. In ogni caso i ciarlatani ed i truffatori (vendevano oro falso presuntamente di origine alchemica) erano la gran maggioranza tanto che lo stesso Papa Giovanni XXII dovette intervenire con un decreto che comminava grosse multe in oro a tali truffatori.


www.fisicamente.net/index-76.htm



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