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Una specie dentro l' altra

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2007 14:22
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31/08/2007 19:31
 
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Scatole cinesi di DNA
ROMA - Come 'scatole cinesi', una specie vivente può entrare dentro un'altra, regalandole per intero il proprio patrimonio genetico e presumibilmente, quindi, arricchendola di nuove funzioni utili. Considerato finora un evento raro se non fantascientifico, è invece successo in natura ed a scoprirlo sono stati ricercatori dell'Università di Rochester e del Craig Venter Institute di Rockville: il Dna di un batterio, il parassita Wolbachia, interamente fuso nel Dna di un insetto, 'impacchettato' nel secondo cromosoma della mosca Drosophila ananassae. Secondo quanto riferito sulla rivista Science questa scoperta dimostra che il trasferimento di materiale genetico tra specie diverse è tutt'altro che un evento raro e che i geni di una specie possono così andare ad arricchire le funzionalità di un'altra, determinando dei salti evolutivi enormi e finora inaspettati.

"E' un eccezionale nuovo caso di 'parassitismo' che potremmo definire parassitismo genomico - commenta la notizia il genetista Giuseppe Novelli dell'Università Tor Vergata di Roma - uno spettacolare esempio di ingegneria genetica fatta dalla natura e senza l'intervento umano, che potrebbe oltretutto suggerisci nuove tecniche di terapia genica". La Wolbachia, spiega Novelli, è un parassita diffusissimo tra gli insetti ed è stato talmente abile nel creare il rapporto di simbiosi con le mosche da aver addirittura acquisito la capacità di regolarne i rapporti riproduttivi. Infatti la Wolbachia, che infetta anche gli organi riproduttivi degli insetti e riesce a passare da una generazione all'altra, ne ha straordinariamente sconvolto la vita riproduttiva. Ma a giudicare da questo lavoro, diretto da Jack Werren dell'ateneo di Rochester, Wolbachia ha fatto molto di più, ha inserito il proprio Dna in quello della mosca, in qualche modo 'regalandoglielo'.

Gli esperti se ne sono accorti vedendo alcuni geni di Wolbachia fusi con quelli della mosca, così hanno iniziato un'analisi genetica sistematica del Dna dell'insetto e visto l'inaspettato: "non sembrava possibile all'inizio - dichiara Werren - ma abbiamo trovato almeno una specie di insetto nel cui genoma il parassita ha inserito il proprio Dna; la specie 'ospite' conserva l'intero genoma di un'altra specie". Per essere sicuri di non aver preso un abbaglio, più e più volte i ricercatori hanno trattato le mosche con antibiotici guarendole dal parassita per eliminare ogni traccia del suo genoma nell'insetto. Ma il Dna di Wolbachia si ripresentava ad ogni successiva analisi del Dna della mosca, nonostante questa non fosse più infettata dal batterio.

Il Dna di Wolbachia era fuso con quello della mosca e gli scienziati lo hanno trovato integrato nel secondo cromosoma dell'insetto. "Anche nel nostro Dna - ricorda Novelli - ci sono molte tracce di Dna di antichi retrovirus che sono rimasti integrati nei nostri geni e hanno anche assunto funzioni regolatorie per noi vantaggiose, ma la vera novità qui è che un intero genoma si é integrato, ed è stato accettato dal Dna dell'insetto nonostante le sue dimensioni non indifferenti". "Quindi vuol dire - continua Novelli - che il Dna di Wolbachia non ha creato danni all'insetto, anzi potrebbe avergli trasmesso delle nuove vantaggiose funzioni". Ed è quello che l'equipe di Werren sta ora cercando di scoprire. Quel che è certo, rileva Novelli, è che questo trasferimento di geni tra specie potrebbe essere una forza evolutiva non indifferente, capace di accelerare l'evoluzione e l'emergenza di nuove specie.

www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_122238...





“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
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07/09/2007 14:15
 
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Non avevo commentato questo articolo perché... non ci avevo fatto caso [SM=x789073]

La cosa è una piacevole sorpresa per chiunque... ma di fatto non è che un'interessante dimostrazione delle potenzialità della vita, la cui reciproca compatibilità la rende capace degli esperimenti più incredibili. Sul piano teorico Dawkins citava procedimenti analoghi a questo già nel suo Gene egoista del 1976: l'integrazione di un genoma parassita nell'ospite è la forma finale di evoluzione, la "singolarità" concettuale che tutte le specie parassite aspirerebbero ad ottenere. Il parassita vincente spesso è quello che riesce a collaborare con l'ospite per arricchirne le capacità di sopravvivenza, non quello che gli provoca danni. Sembra paradossale ma, per prosperare, l'unica cosa che il parassita necessita è di avere necessità semplici, tanto più simili possibile a quelle dell'ospite. Per questo molti parassiti hanno un genoma relativamente piccolo, e per questo la convergenza di interessi può, su lunga scala e con periodi di tempo sufficentemente estesi, portare a una simbiosi totale fra l'ospite e il parassita... che può assumere addirittura l'aspetto di una forma di integrazione parassitaria nel codice genetico, come questo caso dimostra.
Noi homo sapiens, siamo pieni di geni e pseudogeni virali che si sono integrati nel nostro DNA con questo trucco: alcuni virus parassitandoci in questo modo ci hanno portato in "dote" dei regali, che noi abbiamo usato per acquisire vantaggi evolutivi (proteine virali utili, prima a noi sconosciute). Altri invece, la maggior parte, non sono stati tanto educati. Alcuni hanno causato errori di duplicazione, perfino arrecato danni all'integrità strutturale del DNA; altri invece si sono imboscati silenziosamente, quasi invisibili.
I batteri tra l'altro, hanno molta più paura dei virus di quanta ne abbiamo noi, perché sono molto più esposti e vulnerabili... addirittura molti di essi "corazzano" fisicamente il proprio DNA, ricoprendolo di gruppi metilici per impedire che venga manipolato all'insaputa della cellula.
Certo un batterio che si fonde ad un organismo pluricellulare come un insetto è un caso eccezionale... ma quanto eccezionale? L'ingegneria genetica della natura non ha nulla da invidiare a quella umana; le manipolazioni a livello di genomi, di cromosomi, di geni e addirittura di unità più piccole (come gli esoni) sono procedimenti che l'evoluzione conosce bene, e che la sua mano cieca sfrutta con spietata, efficente selettività. Il caso scoperto adesso non può essere poi così irripetibile, ne è prova il regno sterminato degli eucarioti che vivono in armonia con i propri mitocondri.
Chi può sapere quale sarà il prossimo balzo? L'unica cosa certa, è che a dispetto di ciò che pensano i creazionisti, con il passare dei milioni di anni tutto - davvero tutto - è possibile.


[Modificato da Rainboy 07/09/2007 14:22]
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