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Gli inventori delle malattie

Ultimo Aggiornamento: 24/09/2007 14:42
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redazione ECplanet www.ecplanet.com/

La misurazione dei tassi di colesterolo è un passatempo molto diffuso, che certi medici e certe case farmaceutiche fanno di tutto per incoraggiare, visto che grazie a esso riescono a realizzare profitti miliardari. Ecco che allora l'Associazione federale dei cardiologi tedeschi, la ditta Becel (che produce margarina), il gruppo farmaceutico Pfizer e l'impresa Roche Diagnostics organizzano regolarmente delle «iniziative per la salute», il cui obiettivo è quello di convincere la gente a farsi misurare il tasso di colesterolo nel sangue. Su un opuscolo a disposizione dei clienti nelle farmacie si può leggere quanto segue: «A partire dal trentesimo anno d'età, ognuno di noi dovrebbe conoscere il proprio tasso di colesterolo e farlo controllare ogni due anni». Il principio che si vuole far passare per vero è che una colesterolemia elevata rappresenta «uno dei più frequenti fattori di rischio» per le malattie cardiocircolatorie. La «Neue Apotheken Illustrierte» definisce il colesterolo una «bomba a orologeria per la salute».

Eppure il colesterolo è una componente molto importante del nostro organismo: il cervello ad esempio ne ha bisogno in grande quantità. Esso infatti è costituito di colesterolo per una percentuale che va dal 10 al 20%. La maggior parte delle cellule del nostro corpo possono produrre esse stesse il colesterolo, se esso non è presente nei cibi. Ed è una fortuna, visto che senza questa molecola tanto vituperata le cellule morirebbero. Tuttavia molte persone, non appena sentono la parola colesterolo, temono seriamente di dover morire anzitempo di arresto cardiaco. L'incubo del colesterolo fa andare di traverso a molti l'uovo che consumano durante il pasto o il burro che si spalmano sul pane, o mette in imbarazzo chi sta per mangiarsi una bella salsiccia. Soltanto nel 2001, più di un milione di persone che non si sentivano a posto con la coscienza si sono sottoposte al test della colesterolemia nell'ambito dell'«iniziativa per la salute». Come ci si poteva aspettare, è risultato che per più della metà delle persone esaminate il valore riscontrato era superiore al valore limite, fissato arbitrariamente a 200.

I medici e le case farmaceutiche interessati alla suddetta iniziativa, ne traggono direttamente un grande vantaggio. La Roche Diagnostics produce apparecchiature per la misurazione del tasso di colesterolo. I cardiologi hanno nuovi pazienti che vanno a farsi visitare, e a essi consigliano di non consumare burro, cosa questa che giova alla ditta Becel, produttrice di margarina. La ditta Pfizer poi guadagna miliardi di euro vendendo in tutto il mondo farmaci che riducono la colesterolemia. Poche volte si è vista una campagna pubblicitaria che induce la maggioranza della popolazione a pensare di essere malata, organizzata con tanta convinzione e con tanto dispendio di risorse.

Un comitato dell'Associazione americana di cardiologia dice che occorre controllare regolarmente la colesterolemia già nei bambini di cinque anni. Anzi, già prima della nascita del bambino, o nel periodo immediatamente successivo, sarebbe bene che un medico verificasse se per il neonato sussistono rischi di malattie cardiache e se in famiglia c'è qualcuno che ha il vizio del fumo. Gli stessi cardiologi aggiungono che, quando il bambino comincia a essere in grado di consumare cibi solidi, è bene consigliare ai genitori che gli facciano mangiare cibi poveri di colesterolo. È anche consigliabile far controllare la pressione sanguigna del bambino a partire dai tre anni di età.

Va detto tuttavia che da test eseguiti a quell'età non è possibile prevedere quali saranno in futuro le condizioni di salute di coloro che vi sono stati sottoposti. «Lo screening dei bambini, anche di quel 25% di essi nelle cui famiglie si riscontra un'elevata colesterolemia e la presenza di malattie cardiache precoci, è uno spreco di denaro che probabilmente fa più male che bene», osserva il dottor Thomas B. Newman, epidemiologo dell'University of California di San Francisco.

Se si seguissero alla lettera i consigli di certi medici, non si dovrebbe neppure nutrire i neonati con il latte materno: esso infatti è una vera e propria bomba al colesterolo. Ma in realtà sono proprio i bambini allattati al seno quelli che crescono meglio. E la cosa non deve stupire, visto che le cellule nervose e il cervello necessitano, per strutturarsi, della grande quantità di colesterolo presente nel latte materno.

I programmi su larga scala studiati per educare la popolazione mentono quando inducono a credere che le teorie sul colesterolo oggi di moda, siano una realtà ormai acquisita nel campo della medicina. Molti medici nutrono seri dubbi riguardo al fatto che il colesterolo sia davvero il responsabile principale di tanti casi di infarto cardiaco. Già quando in Germania, nel 1990, venne fissato arbitrariamente il valore limite di 200, esperti come il cardiologo Harald Klepzig dell'lstituto tedesco di cardiologia di Francoforte sul Meno hanno dichiarato di non essere d'accordo con quella decisione. Proprio quando la teoria sul colesterolo oggi in voga stava acquistando grande credito presso l'opinione pubblica, il dottor Klepzig ha detto: «Saremmo lieti se potessimo disporre anche di un solo studio verificabile da cui risultasse che vite umane possono essere salvate con l'abbassamento del tasso di colesterolo. Invece non abbiamo nessuna difficoltà a trovare dieci studi che dimostrano che un calo dei lipidi corrisponde a una mortalità più elevata».

E Paul Rosch, presidente dell'American Institute of Stress e docente di medicina al New York Medical College, commenta: «Il lavaggio del cervello che ha subito l'opinione pubblica ha funzionato talmente bene che molte persone credono di essere in salute o di poter vivere più a lungo se hanno il tasso di colesterolo basso. Invece non c'è niente di più falso».

In effetti l'opinione che il colesterolo alto sia causa di gravi inconvenienti per la salute non si basa su prove, ma soltanto su indizi, molti dei quali se sottoposti a verifica si dimostrano infondati. Nel 1953 Ancel Keys, un ricercatore dell'Università del Minnesota, ha pubblicato un lavoro che sarebbe diventato il mito fondante della teoria sul colesterolo. In quel suo studio l'autore ha inserito un diagramma, basato sull'ipotesi che in sei diversi paesi del mondo sia riscontrabile una relazione evidente tra il consumo di grassi e la mortalità dovuta a cardiopatie coronariche. La rivista «Lancet» ha commentato il lavoro con queste parole: «La curva tracciata non lascia dubbi sul fatto che esista un rapporto tra la percentuale di grassi negli alimenti consumati e il rischio di morte a causa di una cardiopatia coronarica».

La curva del diagramma fa sicuramente una certa impressione, tuttavia si basa su un errore non da poco. Nel tracciarla, infatti, Keys ha preso in considerazione soltanto i dati provenienti da sei paesi del mondo, pur avendo a disposizione le cifre relative a 22 paesi. Se si utilizzano tutti i dati disponibili, ecco che il rapporto tra il consumo di grassi e la morte per arresto cardiaco si dimostra inesistente. Se Keys «avesse incluso nella sua ricerca tutti i paesi di cui disponeva i dati, non avrebbe potuto disegnare quella curva sul suo diagramma», dice il medico svedese Uffe Ravnskov. «Ad esempio, negli Stati Uniti la mortalità dovuta a cardiopatie coronariche era tre volte più alta che in Norvegia, anche se in entrambi i paesi il consumo di grassi era all'incirca lo stesso».

I medici come Ravnskov non negano affatto che esista un rapporto tra i grassi nel sangue e le cardiopatie coronariche. Circa lo 0,2% della popolazione soffre di ipercolesterolemia ereditaria: le persone affette da tale malattia hanno troppo pochi recettori di colesterolo integri. Il colesterolo quindi non può essere trasportato dal sangue alle cellule dell'organismo, per cui la colesterolemia aumenta. I valori vanno da 350 a 1000 milligrammi per decilitro. Le persone che soffrono di questo disturbo sono esposte più di altre al pericolo di morire d'infarto cardiaco, perché si ammalano spesso di una grave forma di arteriosclerosi. Non è tuttavia sicuro che questa patologia sia paragonabile alla vera arteriosclerosi. Esami autoptici eseguiti su persone che soffrivano di ipercolesterolemia ereditaria hanno dimostrato che il colesterolo si deposita non solo nei vasi, ma in qualunque altro organo. «Molti organi sono letteralmente impregnati di colesterolo», dice Uffe Ravnskov. Perciò è sbagliato considerare valido il rapporto esistente tra colesterolo e arteriosclerosi per persone che hanno la colesterolemia «normale».

A volte il medico cerca di convincere un paziente anziano «a rischio» a cambiare le sue abitudini alimentari e a cibarsi di alimenti poveri di colesterolo, ma per la persona anziana questo cambiamento può risultare pericoloso. L’alimentazione di chi è avanti con gli anni è «comunque già pregiudicata da protesi dentarie, stipsi, mancanza d'appetito e intolleranza verso parecchi cibi», avverte il medico americano Bernard Lown, un noto specialista di malattie cardiache che nel 1985 ha ricevuto il premio Nobel per la pace quale membro dell'associazione internazionale Medici per la prevenzione della guerra atomica. Lown ricorda il caso di una sua paziente molto anziana che di colpo era dimagrita e deperita perché voleva abbassare il livello del colesterolo. Lown le disse che se avesse continuato in quel modo avrebbe messo in pericolo la sua salute: «Le ordinai di ignorare i consigli che le erano stati dati da altri medici e di mangiare tutto quello che le piaceva. Nell'arco di sei mesi ritrovò il suo peso di prima e anche l'umore allegro e propositivo che la caratterizzava». In realtà abbiamo bisogno del colesterolo oggi tanto vituperato, dalla nascita fino all'età più avanzata.


La saga delle statine

La presenza nell'organismo delle cosiddette statine impedisce che si formi in esso l'acido chiamato mevalonico, necessario per la sintesi del colesterolo. In questo caso le cellule dell'organismo debbono procurarsi il colesterolo dai cibi, per cui il tasso di colesterolo nel sangue diminuisce. Questa caratteristica delle statine fa sì che esse siano un prodotto d'importanza capitale per l'industria farmaceutica. Le persone che possono averne bisogno sono moltissime: sono cioè tutti quegli individui il cui tasso di colesterolo è già stato definito troppo alto e che quindi hanno bisogno di cure. Si tratta di persone che, a parte il colesterolo alto, stanno bene di salute e quindi possono vivere tanto a lungo da dover assumere statine tutti i giorni per decenni. In effetti le sostanze che impediscono la formazione del colesterolo si sono dimostrate vere e proprie macchine per far soldi sul mercato dei prodotti farmaceutici, soprattutto perché sono state brevettate e si possono acquistare soltanto a caro prezzo (all'incirca da uno a due euro per ogni dose giornaliera). La Pfizer con la sua statina chiamata Lipitor conta di arrivare a un volume d'affari annuo di dieci miliardi di dollari: già oggi il Lipitor è il prodotto farmaceutico più venduto di tutti i tempi. Il prodotto concorrente, lo Zocor della ditta Merck & Co., arriva alla non meno impressionante cifra di 7,5 miliardi di dollari. Negli Stati Uniti il 5,4% della popolazione adulta assume statine e nel mondo si contano 44 milioni di consumatori.

Tratto dal libro: “Gli inventori delle malattie”

www.ecplanet.com/canale/salute-7/farmaci_che_ammalano-162/0/0/32980/it/ecpla...



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Quello che i dottori non dicono...

Pap-test:

E' detto dal nome del dott. Papanicolaou che per primo lo utilizzò lo diffuse. Nel 1941 il medico pubblicò uno studio che dimostrava che i cambiamenti maligni della cervice potevano essere diagnosticati esaminando le cellule della vagina.
Questo test semplice ed indolore implica il prelevamento di un piccolo campione di tessuto dal collo della vagina, che viene inviato su un vetrino a un laboratorio di analisi per vedere se ci sono delle cellule anomale. Nonostante sia stata adottata una politica governativa nazionale nel Regno Unito fino a non molto tempo fa, la maggior parte dei dottori britannici considera l'esame per il cancro alla cervice come uno dei test della buona prassi, e raccomanda che tutte le donne in età tra 20 e 65 anni ripetano il test ogni 3 o 5 anni. I dottori britannici ottengono dei bonus solo se più del 50% delle loro pazienti donne si sottopone al test, e triplicano il loro bonus se la percentuale raggiunge l'80%.

Ma questo test funziona? Il problema è che non esiste nessuna prova convincente che induca a pensare che funzioni. Il Prof. James McCormick del Dipartimento di Sanità Pubblica del Trinity College di Dublino, un esperto dei test di campionatura di massa dice: "Non c'è alcuna prova concreta che questi test portino dei benefici ed effettivamente potrebbero fare più male che bene".
Il cancro alla cervice non è quel killer di massa che spesso viene dipinto. Nonostante 2000 donne circa muoiano di cancro alla cervice ogni anno nel Regno Unito, esse rappresentano meno di un sesto del numero di donne che contraggono il cancro al seno.
Un ampio studio ufficiale conferma che il Pap test non dà alcun risultato dato che i tassi di mortalità per il cancro alla cervice non sono variati in due decenni, a dispetto di un programma di prevenzione quasi universale.

Molte migliaia di donne vengono sottoposte a inutili trattamenti in seguito a risultati falsamente positivi e a volte rischiano di rimanere sterili o di subire altri terribili effetti collaterali. Durante ogni campagna ad ampio raggio nell'area di Bristol, 15.000 donne sono state informate di essere a rischio cancro, e pi di 5500 sono state esaminate e sottoposte a terapie in seguito a lievi anormalità che non si sarebbero mai trasformate in cancro. Praticamente una donna su 15 risulta anormale dal punta di vista del test.

Il livello di risultati erroneamente positivi dimostra a quale livello il pap test della cervice provochi delle preoccupazioni inutili in donne sane.
Uno studio del 1988 indicò che quasi la metà delle anormalità rilevate dai pap test si convertiva poi alla normalità nel giro di due anni. Mentre uno studio canadese recente indica che la semplice infiammazione della cervice potrebbe provocare risultati anormali in un pap test.
Si può concludere che il pap test è talmente poco accurato da essere praticamente inutile. Gli autori di uno studio, ammettono percentuali di test erroneamente negativi tra il 7 e il 60%

Tratto da Ciò che i dottori non dicono: la verità sui pericoli della medicina moderna Lynne McTaggart edizioni Macro.




Amniocentesi:


E' il test preferito per individuare la sindrome di Down e per altre anormalità genetiche. Il procedimento implica un ago che viene inserito nell'addome e nell'utero per estrarre del liquido amniotico. Le cellule estratte vengono allora coltivate per due o tre settimane e ne vengono studiati i cromosomi, il che spiega l'attesa di tre settimane tra il test e i risultati. I rischi di aborto spontaneo sono circa di 1 - 1.5 su 100, soprattutto a causa del danno provocato dall'ago introdotto o dalla possibilità di introdurre delle infezioni nel grembo. Nel 1978 il Consiglio per la Ricerca Medica (MRC) riportò una crescita del 3% di stress respiratorio neonatale e una crescita del 2.4% di dislocazioni congenite dell'anca e piede deforme. L'alta percentuale di aborti spontanei non è da sottovalutare se si è aspettato fino ai trentacinque anni per avere un figlio e lo si desidera veramente.

Dato lo spettro di un aborto a tardo termine in caso di amniocentesi positiva, le donne optano per un'amniocentesi all'inizio della gravidanza. Tuttavia le ultime ricerche riportano che un'amniocentesi dopo poche settimane aumenta il rischio di aborto spontaneo. E' inoltre più probabile che provochi la deformazione del piede rispetto al CVC (Campionamento del Villo Corionico), secondo la ricerca svolta dalla Scuola Medica del King's College di Londra.
L'amniocentesi condotta all'inizio della gravidanza si è rivelata così pericolosa che i ricercatori olandesi probabilmente abbandoneranno i loro esperimenti perché non ne considerano eticamente giustificato il proseguimento.

Mentre scrivo, otto donne hanno avuto un aborto spontaneo dopo aver subito un'amniocentesi all'inizio della gravidanza, lo stesso è capitato in un altro gruppo di 120 donne a cui era stato fatto il test, da quando gli olandesi hanno iniziato la loro ricerca.
Il Dott. F. Vandenbusche e i suoi colleghi del Leiden University Hospital hanno comunicato ai loro colleghi che "pare che non si sia alcuna giustificazione per continuare l'amniocentesi all'inizio della gravidanza sulla base di credenze e di osservazioni non verificate". Un altro studio ha indicato che i bambini le cui madri si sottopongono ad amniocentesi, riportano livelli "significativamente maggiori" di malattie emolitiche.
Vi sono poi molti casi in cui gli esami risultano erroneamente positivi, anche questo tipo di test che viene considerato molto accurato (c'erano più risultati errati nell'amniocentesi che nel test CVC nello studio condotto dall'MRC).

Tratto da Ciò che i dottori non dicono: la verità sui pericoli della medicina moderna Lynne McTaggart edizioni Macro.




CVC Campionamento del Villo Corionico

Il CVC pareva essere la risposta alla preghiera di ogni madre avanti con gli anni. Nonostante l'amniocentesi sia un test ben noto per scoprire la sindrome di Down, per poterlo fare bisogna aspettare fino alla 16 settimana di gravidanza, poi attendere ancora due o tre settimane prima che i risultati siano disponibili. Se il test indica un'anormalità e voi non volete continuare la gravidanza, dovete sottoporvi a un aborto nel secondo trimestre, che implica effettivamente di dare alla luce un feto morto di 20 settimane, con tutte le conseguenze fisiche e psicologiche del caso.

Agli inizi degli anni '70 alcuni dottori svedesi e dell'estremo oriente capirono che si poteva prelevare un piccolo campione dei "villi" con un ago inserito attraverso l'addome o la vagina. I villi sono le proiezioni simili ai capelli del corione (il sacco che contiene l'embrione nell'utero, che diventa placenta) tra la 9 e la 12 settimana di gravidanza e che ci avrebbero permesso di individuare il tipo genetico del feto.
Sarebbe stato possibile quindi scoprire nel feto la Sindrome di Down, l'anemia a cellule falciformi, la distrofia muscolare e anormalità di tipo sessuale.
Ultimamente, studi compiuti su larga scala, hanno finalmente confermato alcune preoccupazioni concernenti il campionamento del villo. L'ultimo di questi studi, condotto dal Consiglio per la Ricerca Medica, ha esaminato più di 3000 risultati di gravidanze di donne che si erano sottoposte a questo test, confrontandoli con quelli di donne che avevano fatto l'amniocentesi.

Rispetto alle donne che avevano subito l'amniocentesi, quelle sottoposte al CVC avevano più probabilità di perdere il bambino. Solo l'86% delle donne nel gruppo CVC avevano avuto una gravidanza normale, rispetto al 91% del gruppo dell'amniocentesi. Questo era dovuto a un numero maggiore di morti fetali prima delle 28 settimane, un numero maggiore di terminazioni di anormalità supposte, e un numero di morti neonatali dovute soprattutto a un alto numero di bambini prematuri nati prima di 32 settimane.
Il CVC, secondo l'Università Erasmus di Bilthoven in Olanda, può causare una perdita massiccia di sangue nel grembo, che può portare alla morte del feto. "I risultati di questa prova suggeriscono che la politica del campionamento del villo corionico nel primo trimestre riduce del 4,6% le possibilità di portare a termine una gravidanza con successo" ha concluso il rapporto dell'MRC.

Lo studio non era in grado di dire con certezza quanti dei test CVC fossero falsamente positivi perché non tutti i feti abortiti sono stati testati. Tuttavia, i ricercatori hanno scoperto tre falsi positivi, uno nel campione CVC e due nel gruppo amniocentesi.
falsi positivi e negativi sono potenzialmente comuni perché il materiale genetico che si trova nel villo corionico potrebbe non essere identico a quello del feto. Nello studio del MRC e in altri campioni del villo corionico contenevano cromosomi anormali, mentre i bambini nati erano normali.
Dai dati è emerso che il rischio di deformità si verificava nelle madri sottoposte a CVC in un qualsiasi momento della gravidanza in un caso su 200, rispetto a un rischio ordinario di uno su 3100 nella popolazione in generale.

Lontano dall'essere meno invasivo, questo test, prima viene fatto, più gravi sono le anormalità che provoca.
Data l'accuratezza dubbia del CVC ci si potrebbe trovare a fare un'amniocentesi per confermare i risultati, sottoponendo il bambino a due grandi pericoli e moltiplicando il rischio di aborto spontaneo. Il rischio di perdere il bambino con il CVC è di circa del 5%. Quando si aggiunge l'amniocentesi, il rischio di aborto spontaneo è piuttosto alto e si aggira attorno a un caso su sei.

Tratto da Ciò che i dottori non dicono: la verità sui pericoli della medicina moderna Lynne McTaggart edizioni Macro.




Cancro alla prostata:


La forma più diffusa di cancro per gli uomini sopra i 40 anni riguarda la prostata, la ghiandola che si trova sotto la base della vescica e produce una parte del fluido seminale. Dato che si trova così vicina alla vescica e all'uretra, i problemi in quest'aerea provocano invariabilmente dei problemi di urinazione. Nonostante l'incidenza del cancro alla prostata non sia aumentata, quella dei trattamenti aggressivi come la radioterapia e la chirurgia è aumentata del 36%.

Nove registri dei casi di cancro in tutta l'America, più i dati compilati dal Centro Nazionale per le Statistiche Sanitarie, hanno dimostrato una crescita modesta nel cancro alla prostata tra il 1983 e il 1989 (dovuto soprattutto a sempre maggiori tentativi di scoprire le malattie in uno stadio precoce). Non c'è stato aumento nei tipi di cancro che si diffonde e può essere fatale. Tuttavia, i tassi di prostatectomia (rimozione chirurgica della ghiandola prostatica) sono aumentati circa del 35% all'anno, e sono variati ampiamente da zona a zona. Però tutti questi tagli aggressivi non paiono fare la benché minima differenza sui tassi di sopravvivenza. Ci sono prove evidenti che il trattamento conservativo del cancro alla prostata scoperto presto, cioè mantenendo un atteggiamento attento, del tipo aspettiamo e vediamo, e usando altre forme di terapia come il trattamento ormonale piuttosto che lanciarsi sulla chirurgia, potrebbe essere la decisione migliore, in particolare per gli uomini di una certa età. In particolare gli uomini con più di 70 anni, hanno più probabilità di morire con ila cancro alla prostata che per causa di esso.

Nella maggior parte dei casi il cancro alla prostata non si diffonde. In due studi, durati un decennio di osservazioni, i tumori erano cresciuti solo localmente e non si erano diffusi ad altri organi nei due terzi dei pazienti per i quali il trattamento ormonale aveva generalmente successo. Tra gli uomini sopra i 70 anni, la prostatectomia non solo non è migliore dell'attesa con monitoraggio, ma può essere addirittura dannosa. Trenta giorni dopo l'operazione, quasi il 2% degli uomini sopra i 75 anni muoiono. I tassi di sopravvivenza possono essere più alti nei gruppi per i quali non viene fatto niente, rispetto ai gruppi che si sottopongono alla chirurgia. Molti pazienti che si sottopongono alla chirurgia muoiono di malattie collegate a complicazioni cardiache nel giro di un mese dopo l'intervento.

Oltre a non migliorare i tassi di sopravvivenza, qualsiasi tipo di trattamento medico, sia con farmaci che con operazioni chirurgiche, influenza negativamente la qualità della vita. I pazienti ai quali vengono somministrati farmaci o che si sottopongono ad operazioni pare che poi stiano molto peggio in termini di funzioni sessuali, urinarie e intestinali rispetto alle persone i cui progressi vengono semplicemente monitorati con attenzione. Ma il punto importante è che la chirurgia radiale è indicata solo in un numero molto limitato di casi: quelli con un cancro scoperto molto presto (al primo stadio), confinato alla ghiandola stessa e non alla capsula che la contiene o a qualsiasi linfonodo. E' inoltre efficace solo se i margini attorno alla ghiandola non sono stati attaccati dal cancro.

Se una persona ha 70 anni e il cancro viene scoperto in tempo, la decisione è semplice: attendere mantenendosi controllati. Tuttavia se si è più giovani, molto dipende dallo stadio del cancro e se ci sono le condizioni per affrontare un'operazione.
Tuttavia la maggior parte delle prove nuove dimostrano che un trattamento conservativo potrebbe essere una scelta ragionevole per gli uomini di tutte le età con una malattia al primo e/o secondo stadio.
Oltre la fatto che la chirurgia alla prostata non pare migliorare la sopravvivenza, l'intervento radiale e lo screening potrebbero semplicemente portare alla luce molti casi di cancro che rimarrebbero altrimenti dormienti e innocui se non scoperti.
Tratto da Ciò che i dottori non dicono: la verità sui pericoli della medicina moderna Lynne McTaggart ed. Macro.

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[Modificato da kelly70 24/09/2007 00:09]



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Cara, ho letto l'articolo che hai postato!!!
Indovina cosa mi sono toccatoooo!!!! [SM=x789050] [SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049]



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La misurazione dei tassi di colesterolo è un passatempo molto diffuso, che certi medici e certe case farmaceutiche fanno di tutto per incoraggiare, visto che grazie a esso riescono a realizzare profitti miliardari. Ecco che allora l'Associazione federale dei cardiologi tedeschi, la ditta Becel (che produce margarina), il gruppo farmaceutico Pfizer e l'impresa Roche Diagnostics organizzano regolarmente delle «iniziative per la salute», il cui obiettivo è quello di convincere la gente a farsi misurare il tasso di colesterolo nel sangue. Su un opuscolo a disposizione dei clienti nelle farmacie si può leggere quanto segue: «A partire dal trentesimo anno d'età, ognuno di noi dovrebbe conoscere il proprio tasso di colesterolo e farlo controllare ogni due anni». Il principio che si vuole far passare per vero è che una colesterolemia elevata rappresenta «uno dei più frequenti fattori di rischio» per le malattie cardiocircolatorie. La «Neue Apotheken Illustrierte» definisce il colesterolo una «bomba a orologeria per la salute».
[...]

I medici come Ravnskov non negano affatto che esista un rapporto tra i grassi nel sangue e le cardiopatie coronariche. Circa lo 0,2% della popolazione soffre di ipercolesterolemia ereditaria: le persone affette da tale malattia hanno troppo pochi recettori di colesterolo integri. Il colesterolo quindi non può essere trasportato dal sangue alle cellule dell'organismo, per cui la colesterolemia aumenta. I valori vanno da 350 a 1000 milligrammi per decilitro. Le persone che soffrono di questo disturbo sono esposte più di altre al pericolo di morire d'infarto cardiaco, perché si ammalano spesso di una grave forma di arteriosclerosi. Non è tuttavia sicuro che questa patologia sia paragonabile alla vera arteriosclerosi. Esami autoptici eseguiti su persone che soffrivano di ipercolesterolemia ereditaria hanno dimostrato che il colesterolo si deposita non solo nei vasi, ma in qualunque altro organo. «Molti organi sono letteralmente impregnati di colesterolo», dice Uffe Ravnskov. Perciò è sbagliato considerare valido il rapporto esistente tra colesterolo e arteriosclerosi per persone che hanno la colesterolemia «normale».

A volte il medico cerca di convincere un paziente anziano «a rischio» a cambiare le sue abitudini alimentari e a cibarsi di alimenti poveri di colesterolo, ma per la persona anziana questo cambiamento può risultare pericoloso. L’alimentazione di chi è avanti con gli anni è «comunque già pregiudicata da protesi dentarie, stipsi, mancanza d'appetito e intolleranza verso parecchi cibi», avverte il medico americano Bernard Lown, un noto specialista di malattie cardiache che nel 1985 ha ricevuto il premio Nobel per la pace quale membro dell'associazione internazionale Medici per la prevenzione della guerra atomica. Lown ricorda il caso di una sua paziente molto anziana che di colpo era dimagrita e deperita perché voleva abbassare il livello del colesterolo. Lown le disse che se avesse continuato in quel modo avrebbe messo in pericolo la sua salute: «Le ordinai di ignorare i consigli che le erano stati dati da altri medici e di mangiare tutto quello che le piaceva. Nell'arco di sei mesi ritrovò il suo peso di prima e anche l'umore allegro e propositivo che la caratterizzava». In realtà abbiamo bisogno del colesterolo oggi tanto vituperato, dalla nascita fino all'età più avanzata.



Questo articolo non mi piace proprio. Il "racket del colesterolo" è una realtà, ma qui si confondono i lavaggi del cervello che i media e i medici compiacenti fanno alla massa, sotto pressione da parte delle multinazionali farmaceutiche, dai reali e ottimi motivi che si hanno per ritenere necessaria la prevenzione e la cura dell'ipercolesterolemia e dei LDL in molti pazienti, soprattutto in età avanzata (ma quale 0,2%, non sono mica soltanto i pazienti con predisposizione genetica ad essere a rischio...).
A parte il fatto che anche qui ci sono delle cifre di parte, in ogni caso una persona che legge questa roba e ci crede, penserà che "il colesterolo fa bene" così come prima pensava che "il colesterolo fa male".
E nessuna delle due cose è vera.
Chi ha voglia di andare a fondo si informi, possibilmente evitando degli articoli di denuncia sociale di disinformazione.it con la stessa premura con cui eviterebbe la propaganda delle multinazionali farmaceutiche.


Molte migliaia di donne vengono sottoposte a inutili trattamenti in seguito a risultati falsamente positivi e a volte rischiano di rimanere sterili o di subire altri terribili effetti collaterali. Durante ogni campagna ad ampio raggio nell'area di Bristol, 15.000 donne sono state informate di essere a rischio cancro, e pi di 5500 sono state esaminate e sottoposte a terapie in seguito a lievi anormalità che non si sarebbero mai trasformate in cancro. Praticamente una donna su 15 risulta anormale dal punta di vista del test.

Il livello di risultati erroneamente positivi dimostra a quale livello il pap test della cervice provochi delle preoccupazioni inutili in donne sane.
Uno studio del 1988 indicò che quasi la metà delle anormalità rilevate dai pap test si convertiva poi alla normalità nel giro di due anni. Mentre uno studio canadese recente indica che la semplice infiammazione della cervice potrebbe provocare risultati anormali in un pap test.


Infatti un medico serio e competente dice "signora, il pap test è positivo, dobbiamo fare urgentemente altre analisi", non "signora, il pap test è positivo, da domani partiamo con la chemio". Il pap test è usato per la sua semplicità e immediatezza, non perché è infallibile. Ed è uno strumento di punta per la lotta al cancro della cervice su scala di popolazioni anziché di individui. In quanto all'articolo, come al solito, usa cifre di parte: invece di contare i morti, dovreste contare l'incidenza annuale di malati.
La malattia si diffonde se crescono i malati, non se crescono i morti: anzi, migliorate come sono le nostre tecniche diagnostiche e di cura, i morti diminuiscono mentre i malati e i guariti aumentano.



I pazienti ai quali vengono somministrati farmaci o che si sottopongono ad operazioni pare che poi stiano molto peggio in termini di funzioni sessuali, urinarie e intestinali rispetto alle persone i cui progressi vengono semplicemente monitorati con attenzione. Ma il punto importante è che la chirurgia radiale è indicata solo in un numero molto limitato di casi: quelli con un cancro scoperto molto presto (al primo stadio), confinato alla ghiandola stessa e non alla capsula che la contiene o a qualsiasi linfonodo. E' inoltre efficace solo se i margini attorno alla ghiandola non sono stati attaccati dal cancro.


Problemi sessuali, urinari e intestinali? Non l'avrei mai detto, ma pensa. Dopotutto ti hanno solo asportato un organo.
Ma certo che hai problemi! Il fatto è che, di grazia, se non gli apri la pancia, come fai a dire se il cancro ha già aggredito la capsula e soprattutto i linfonodi?
E se per caso resti nel dubbio, poi cosa fai, aggiungi dieci cicli di chemioterapia "nell'eventualità che...?".
Che testa chi ha scritto questa roba.
Comunque visto che hanno tanta voglia di discettare sulla chirurgia alla prostata, mi piacerebbe sentire un oncologo in merito alle probabilità di degenerazione in tumore maligno e alle statistiche correlate. Negli ultimi decenni so che l'opzione chirurgica è diventata meno invasiva e oltretutto meno praticata (mentre il numero di pazienti è aumentato, soprattutto perché ci stiamo senilizzando...).
Sinceramente un argomento di questa complessità meriterebbe l'intervento di specialisti, esporlo in un topic così alla cieca non lo trovo positivo.



[Modificato da Rainboy 04/07/2009 14:19]
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