Sentenza della Cassazione
ROMA - Eluana Englaro - la ragazza di Lecco tenuta in vita da un sondino gastrico che la alimenta dal 1992, quando è entrata in coma neurovegetativo in seguito ad un incidente stradale - deve continuare ad essere alimentata artificialmente e i medici non possono sospenderle il trattamento nutrizionale. E' questo il "parere" espresso stamani dal Sostituto procuratore generale della Cassazione Giacomo Caliendo che ha chiesto il rigetto del ricorso presentato da Giuseppe Englaro, il padre della giovane, e da Franca Alessi, la 'tutrice' legale di Eluana, contro il decreto con il quale la Corte di Appello di Milano - il 16 dicembre 2006 - aveva detto 'no' al distacco.
Ad avviso di Caliendo - che ha parlato per circa venti minuti innanzi ai giudici della Prima sezione civile presieduta da Maria Gabriella Luccioli - quello praticato a Eluana non è una forma di "accanimento terapeutico", alla quale il paziente avrebbe diritto di opporsi, in quanto "é difficile considerarlo un trattamento sanitario: si tratta solo di nutrimento".
Quanto alla contrarietà di Eluana a vivere come un vegetale e a ricevere cure ad oltranza - circostanza sulla quale le sue amiche hanno testimoniato - il Pg ha detto che "non vi è attualità, né diretta rilevanza" del pensiero espresso dalla ragazza in quanto, appunto, non le viene praticata nessuna cura estrema e "non conosciamo che cosa pensava della possibilità di essere nutrita artificialmente". Inoltre il Pg - parlando a margine dell'udienza - ha sottolineato che "qualora si staccasse il sondino rimarrebbe il problema della mancanza di consenso di Eluana alla somministrazione di altre medicine per non farla soffrire".
Per Caliendo, inoltre, non è nemmeno trascurabile il fatto che "si trovi in coma neurovegetativo e non in coma irreversibile". Insomma, secondo il Pg, al "bene supremo della vita, tutelata dalla Costituzione come valore più grande, si può sacrificare quello della dignità delle condizioni di vita perché se e come vivere, se e come morire, è una scelta che non può essere lasciata ad altri".
Un parere diverso sul sondino potrebbero averlo i giudici della Cassazione. All'avvocato Vittorio Angelini - il legale di formazione cattolica al quale i familiari di Eluana hanno dato il pieno mandato nella conduzione di questa difficile battaglia arrivata, con quello di oggi, all'ottavo appuntamento giudiziario - non é, infatti, sfuggito che il consigliere relatore Alberto Giusti ha detto che la ragazza "é tenuta in vita da un presidio sanitario artificiale", insomma da un qualcosa che non si potrebbe non considerare come un trattamento sanitario vero e proprio. Ad ogni modo il nodo sarà sciolto entro sessanta giorni quando verrà depositato il verdetto dei supremi giudici corredato dalle motivazioni. A Roma, da Lecco, è arrivato il padre di Eluana, chiamato affettuosamente 'Beppino' anche da Mina Welby che ha voluto essere presente - accanto a questo uomo dolce e tenace - con un gesto di "solidarietà e testimonianza". Nessuno dei due è salito al quarto piano del 'Palazzaccio' dove si è svolta l'udienza che deciderà il destino di Eluana.
Hanno preferito parlare pazientemente con tutti i cronisti per far capire che "questa sorte può toccare a tutti: è una battaglia di libertà - ha detto il signor Englaro - che riguarda ogni cittadino. Dobbiamo dire grazie a Eluana. E' prigioniera da 5738 giorni: le sue indicazioni erano chiare, non ci saremo aspettati così tante difficoltà. In ospedale hanno interrotto il percorso verso la morte di mia figlia, ora quel processo deve continuare. Sempre nella struttura pubblica. Attraverso il protocolli clinici Eluana è stata portata in questa situazione, e attraverso gli stessi protocolli dovrà uscirne".
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