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Una vittoria laica

Ultimo Aggiornamento: 16/01/2008 15:04
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16/01/2008 09:47
 
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Una vittoria laica

15 Gennaio 2008

Ha avuto più buon senso Benedetto XVI, rinunciando alla sua visita alla Sapienza, di coloro, come Veltroni e Mussi (per non parlare del rettore), che si erano accodati all’iniziativa senza nulla eccepire. La presenza di un’autorità ecclesiastica (anzi, del leader infallibile di una delle confessioni religiose più potenti al mondo) all’inaugurazione di un anno accademico era indubbiamente «incongrua», come l’hanno definita i docenti che avevano chiesto di annullarla. L’escamotage con cui era stata architettata la presenza del papa era già, di per sé, un buon motivo per dubitare dei contenuti culturali della sua visita: ma ciò non significa che si volesse tappare la bocca al papa!
Anzi, invitiamo il papa a tenerla ancora, la sua ‘lezione’, purché alla fine faccia come ogni buon professore, chiedendo ai presenti «se ci sono domande»: e di domande da fargli ce ne sarebbero veramente tante. Partendo magari da quella difesa del processo inquisitoriale contro Galileo che Ratzinger, già responsabile del Sant’Uffizio, farebbe meglio a smentire, se solo non collidesse con la sua pretesa infallibilità, ex cathedra o de facto che sia non cambia: pare che nessuno abbia più il coraggio o la possibilità di criticarlo.
Proprio per questo, l’UAAR esprime ancora una volta la propria solidarietà ai docenti della Sapienza che hanno saputo rompere questo muro d’omertà, che hanno saputo cogliere il pontefice in palese contraddizione con i fini istituzionali di uno spazio laico di cultura e scienza, quale sempre dovrebbe essere un’università. Alla base rimane la solita domanda: è possibile un confronto con chi si ritiene infallibile?
Anche in questa occasione il papa non ha avuto il coraggio di confrontarsi con i suoi contraddittori, per quanto fosse stato loro imposto di restarsene a debita distanza. Non è un caso che si sia addirittura cercato di impedire la manifestazione del dissenso: non è un caso che l’UAAR non sia stata nemmeno autorizzata a manifestare. Un’università passabilmente laica avrebbe quantomeno dovuto autorizzare l’organizzazione di eventi culturali contestuali all’intervento di Benedetto XVI: ci sarebbe piaciuto ascoltare una lezione di laicità mentre, nello stesso luogo e nello stesso momento, ma in un’aula più prestigiosa, l’ateneo trasmetteva un messaggio inequivocabilmente di parte. Tutto ciò non è stato possibile: forse per la malcelata intenzione di presentare i laici come vecchi tromboni e giovani bamboccioni esagitati.
Ci ha sfavorevolmente impressionato osservare, negli ultimi giorni, la crescente militarizzazione dell’ateneo. In un clima sempre più esasperato, e a costo di passare per gli ultimi mohicani dello stato di diritto, riteniamo che sia doveroso ribadire che l’Italia è uno stato laico e che ha una costituzione che contempla la libertà di espressione e il diritto di manifestare. Giovedì la democrazia sarebbe stata momentaneamente sospesa, dentro e intorno la Sapienza: oggi possiamo invece festeggiare una vittoria dell’Italia laica, quella che emerge vigorosa dai sondaggi ma che non riesce a farsi sentire nei palazzi del potere. Da questo punto di vista, non possiamo non riconoscere che il papa ha dimostrato di avere orecchie molto più sensibili di quelle dei leader della sinistra (?) italiana.

Raffaele Carcano – segretario UAAR

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16/01/2008 13:16
 
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....sono tutti per Carcano dell' UAAR [SM=x789053]


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16/01/2008 15:03
 
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I docenti «ribelli» esultano «Vittoria dell'autonomia»


Professori soddisfatti: dialogo, non dogmi

«Giovedì senza di lui sarà una grande festa». Il Papa abbandona e chi lo aveva contestato brinda a Galileo. Uniti per un giorno scienziati e studenti fuori corso, artisti e pensatori vantano la vittoria del libero pensiero sul dogma, della laicità sul clericalismo e persino della tolleranza sull’integralismo.

A Fisica, motore della rivolta, c’è un’aria di pericolo scampato. E Carlo Bernardini, ex docente di metodi matematici e mito in facoltà, riassume perché: «È il primo atto di buona volontà del Papa: non mi sembra il caso di far nascere tafferugli ». Non è una censura? «No, può parlare quando vuole in altre sedi. Non era il caso di inaugurare l’anno accademico con un’autorità religiosa (perché come filosofo un credente è un po’ fiacchetto)». «La paura — spiega l’ex preside di Sociologia delle comunicazioni Paolo De Nardis — era che dalla pena di morte passasse a parlare di aborto: per una vicenda nata male è la soluzione “meno peggio” ». «Ha vinto l’università laica del sapere autonomo» gioisce Francesco Brancaccio (collettivo di fisica).

«Il Papa incarna uno dei poteri forti che portano all’arretramento culturale »rincara Fabio Ingrasso
(Unione Universitari). E parla di «vittoria strepitosa» Francesco Raparelli, leader degli studenti in rivolta. «Il Papa si ritira con le sue divisioni — festeggia il leader cobas Piero Bernocchi
—. Pretendeva di dare direttive alla maggiore università statale. Come se un fisico cantasse a Natale alla Sistina per il Papa». Ma è una festa amara per chi, come il filosofo Paolo Flores D’Arcais teme che «ora il Papa verrà fatto passare come una vittima.

In realtà censurati e oscurati dalle tv sono solo i laici e gli atei». Per la cantautrice Fiorella Mannoia «papa Ratzinger paga i suoi atteggiamenti oscurantisti diventati intollerabili. Non si può legiferare nulla che c’è il veto della Chiesa (come su Pacs e staminali)». Lo scrittore Erri De Luca approva: «Non si va dove non si è desiderati». E difende la protesta: «E’ legittima perché l’invito a lui era fuori dall’ordinario». «La sconfitta della democrazia e della laicità era tutta in quell’incredibile invito » concorda D’Arcais. Ugo Rubeo, americanista, continua a raccogliere firme per declinarlo: «L’Università è la sede del dialogo ma Ratzinger alla ragione preferisce i dogmi. Padrone. Ma anche noi di non esserci. Era ciò che volevamo fare ma avremmo preferito tenesse duro. Ora ci daranno tutti addosso ».

Tra le firme l’italianista Serena Sapegno, lo slavista Luigi Marinelli, la francesista Gabriella Violato, l’angloamericanista Alessandro Portelli,
l’ispanista Francisco Lobera e Johan Fitzgerald, cattolica irlandese, docente di letteratura inglese che aveva bocciato «l’intervento del “papa-re“» come «scomodo e sbagliato: da accademico avrebbe dovuto farlo in un dibattito». […]

Il testo integrale dell’articolo di Virginia Piccolillo è stato pubblicato sul sito de Il Corriere della Sera.

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La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Apocalisse Laica
Le religioni dividono. L'ateismo unisce


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16/01/2008 15:04
 
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un'equilibrato intervento da uaarultimissime.wordpress.com/2008/01/16/i-docenti-ribelli-esultano-vittoria-dellau...

Cleto Giansante Says:
16 Gennaio 2008 at 1:28 pm
E’ troppo chiedere che si capisca qual è il nocciolo della questione? Scienza e religione sono assolutamente incompatibili e propongono due visioni del mondo assolutamente agli antipodi, su rette parallele che non hanno possibilità di incontro. Il problema è che papa Ratzinger pensa, giustamente nella sua ottica, che la religione sia verità assoluta, così come lo hanno pensato e lo pensano tutti i capi di qualsivoglia religione (al mondo ne sono esistite e ne esistono migliaia!) e che pertanto tale verità sia su un gradino più alto rispetto alle verità scientifiche. Ma se nel corso della storia le verità religiose avessero prevalso su quelle scientifiche, adesso ne sapremmo molto meno sul mondo reale, con tutte le conseguenze che si fa finta di non vedere (malattie, mortalità infantile ecc..). Eppure se il papa può arrivare tranquillamente alla sua veneranda età lo deve solo alla scienza, che dovrebbe ringraziare ogni giorno anzichè umiliare. La libertà di parola non c’entra nulla, il papa può parlare, e lo fa, dove come e quando gli pare, ma non può pretendere che chi cerca nella propria vita di capire veramente il mondo si faccia dare lezioni da uno che usufruisce dei vantaggi della comprensione scientifica del mondo, e poi nega dignità a tale comprensione.
Cleto Giansante

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