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Ratzinger: ateismo e laicismo accecano l'uomo.

Ultimo Aggiornamento: 06/03/2008 21:21
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06/03/2008 18:36
 
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La risposta di Nietzsche


Eleonora Gitto
giovedì 06 marzo 2008


"La religione non deve mai diventare elemento di un sistema di sicurezza ideologico”.
Lo ha affermato domenica 2 marzo, Benedetto XVI, nel discorso che ha preceduto la preghiera dell'Angelus.
"E' forte infatti nell'uomo - ha detto - la tentazione di costruirsi un sistema di sicurezza ideologico: anche la religione può diventare elemento di questo, come pure l'ateismo e il laicismo, ma così facendo si resta accecati dal proprio egoismo".

Su Wikipedia alla voce ideologia leggiamo:

"Gli "ideologues" furono quei rappresentanti della corrente filosofica che segnò il trapasso dall'empirismo illuministico allo spiritualismo tradizionalistico. Poiché alcuni di loro gli si opposero, Napoleone lo usò in modo dispregiativo per indicare i "dottrinari", coloro i quali avevano poco contatto con la realtà e poco senso politico. Fu a partire da qui che il termine perse la sua connotazione esclusivamente filosofica, acquisendo connotati sempre più vicini alla nozione moderna. Con l'analisi di Karl Marx … l'ideologia è il modo di vedere la realtà della classe sociale dominante. Questa fu la tesi che poi venne chiamata del "materialismo storico", non avendo Marx stesso elaborato alcuna teoria generale. Con gli studi di Vilfredo Pareto l'ideologia si contrappone alla scienza perché le due discipline fanno riferimento a campi opposti: la prima riferisce al campo del sentimento e della fede, la seconda al campo dell'osservazione e del ragionamento. Venne così stabilito un punto importante: la funzione dell'ideologia è in primo luogo di persuadere, cioè dirigere l'azione…”

Dando per scontata quest’ultima definizione le parole del papa invitano a riflettere su un paradosso storico.
La religione, ed in particolare, quella cattolica, da sempre, ha dovuto sviluppare ed esercitare una elevata capacità di persuasione per convincere l’uomo ad aderire ad un culto che è strettamente legato al trascendente. Ha cercato, e cerca, di instaurare un rapporto con il “sacro” completamente separato da ogni realtà profana.

Deve farlo perché se si contesta l’esistenza del sacro o lo si rifiuta, svanisce il tratto caratteristico della religione e con esso svanisce il potere stesso della chiesa. Quindi, veicola dogma e verità assolute, per sopravvivere e aumentare il suo dominio a proprio uso e consumo. Esercita un’azione di prevaricazione per meri interessi di parte. E per perseguire questo intento non esita a sacrificare a questo intento scienza, illuminismo, marxismo e libero pensiero.

Parafrasando Ratzinger è proprio “…così facendo che si resta accecati dal proprio egoismo”.
E’ la religione cattolica che si è costruita nel tempo un “sistema di sicurezza ideologico”.
Il controverso filosofo Nietzsche ha affrontato il tema e i suoi scritti rimangono un testamento illuminante.
Nietzsche definisce la religione cristiana come "platonismo per il popolo", nel senso che essa afferma due realtà, di cui, paradossalmente, quella che non si vede è la più importante.
In particolare per il cristianesimo, il filosofo afferma che opponendo esso i valori del cielo a quelli della terra, diventa la religione dei deboli, dei vinti.
L'ateismo, appare a Nietzsche come l'unica alternativa per liberare l'uomo.
L'ateismo per Nietzsche è qualcosa di ovvio:"Sono troppo curioso, troppo incredulo, troppo insolente per accontentarmi di una risposta così grossolana. Dio è una risposta grossolana, un'indelicatezza verso noi pensatori; anzi, addirittura, non è altro che un grossolano divieto contro di noi: non dovete pensare” (da Ecce homo).
Ne "La gaia scienza" Nietzsche sostiene che "Dio è morto!".
Dio è stato ucciso perché in Lui era sintetizzato tutto ciò che era contro la vita.

Però morto Dio è l’uomo che, rimasto senza punti d'appoggio, deve creare i valori. Ma quali?
In Così parlò Zarathustra, Nietzsche mette in bocca a Zarathustra la dottrina della "morte di Dio", che è l'inizio della liberazione da tutti gli idoli metafisici. L'uomo vivrà felice e libero quando si sarà liberato da tutti i legami, anche da quelli stessi di "uomo" e "umanità".
"L'uomo deve essere superato" affinché arrivi il Superuomo, (l'uomo che supera le umane meschinità per diventare egli stesso un dio, non certo un prevaricatore di massa di d'annunziana memoria).
Il superuomo sarà un essere libero, che agirà per realizzare se stesso.

E' un essere che ama la vita, che non si vergogna dei propri sensi e vuole la gioia e la felicità. E' un essere "fedele alla terra", alla propria natura corporea e materiale, ai propri istinti e bisogni.
La "fedeltà alla terra" è fedeltà alla vita e al vivere con pienezza, è esaltazione della salute e sanità del corpo, è altresì affermazione di una volontà creatrice che istituisce valori nuovi (ecco il vero significato della volontà di potenza).
Non più "tu devi", ma "io voglio".
Ma prima di arrivare alla "libertà" bisogna smantellare la "morale".
E Nietsche lo spiega bene in Al di là del bene e del male e nella Genealogia della morale.

Egli risale all'origine dei comportamenti morali. La morale per Nietzsche è uno strumento di dominio: essa consiste nella costituzione di valori presentati come universali e auto-evidenti, ma in realtà astratti e repressivi. In nome di tali valori, alcuni uomini ne soggiogano altri.
La cosiddetta morale degli schiavi, per il filosofo, è nata proprio con l'utilizzo artato e distorto del cristianesimo.
La morale tende ad indebolire l'uomo.

I sacerdoti hanno creato una morale immaginaria e priva di fondamenti dalla quale rampollano i pregiudizi morali che si sono trascinati fino a oggi.
La morale spinge l'uomo a credere in una specie di mondo immaginario e lo porta ad allontanarsi dalla sua natura originaria, che è terrestre.
L'obiettivo polemico di Nietzsche è la religione cristiana e mai la figura di Cristo.
Egli sostiene, infatti, che il cristianesimo è contrario al Vangelo.

Il cristianesimo inculca l’idea che la felicità eterna si può ottenere solo con in sacrificio e vieta tutto ciò che nega all’uomo la felicità terrena. Nega la possibilità di amare la vita in tutte le sue sfaccettature. Nega tutte le gioie terrene, invita alla sofferenza e al sacrificio, si erge a giudice e stabilisce pene e ricompense.

Ma l’uomo non nasce solo per soddisfare i bisogni primari, appannaggio del regno animale.
Per questo il filosofo afferma che "non c'è nulla di più contrario al Vangelo del sacrificio".
. Perché nel Vangelo si parla di "rinuncia al sacrificio", che il cristianesimo ha trasformato in "sacrificio della rinuncia".
Con la degenerazione cristiana, il sacrificio si è trasformato in abbandono di sé, in rinuncia alla vita, in manifestazione di timore.
I cristiani infatti hanno subdolamente capovolto l'originaria saggezza di Cristo, del quale Nietzsche ha grande stima. In particolare, è stata l'interpretazione paolina del sacrificio a distorcere il messaggio cristico, adattandolo alla morale dei sacerdoti e del gregge.

Infatti Paolo di Tarso, il primo che ha asservito il messaggio di Cristo ad una distorta morale cristiana, non ha fatto altro che costruire una religione ad usum delle masse, e le stesse persecuzioni feroci a cui andarono incontro i cristiani non fecero che accrescere la loro aggressività, a tal punto che, ad avviso di Nietzsche, si può dire che il trionfo cristiano fu dovuto ai suoi avversari.
Impostosi, il cristianesimo ha fatto valere una concezione distorta del sacrificio, facendolo poggiare su una carità identificantesi con l'amore del fallimento e del masochistico annullamento di sé; ma questa, scrive Nietzsche, è la negazione del sacrificio.
In questa cornice, il sacrificio diventa per i cristiani l'alibi per non sacrificarsi e per camuffare il risentimento che innerva le loro coscienze.


Il Superuomo, lungi dall'essere esente dal sacrificio, ad esso è continuamente chiamato: ma non si tratta di un sacrificio dell'immanente in favore del trascendente; è piuttosto una rinuncia a una parte di sé per migliorarsi, per essere di più.
Ma perché questo sacrificio sia possibile, occorre prendere atto della "morte di Dio", ossia del tramonto di quell' aldilà delle verità metafisiche ereditato dal cristianesimo.
Nella filosofia nietzscheana i valori non sono annientati, ma semplicemente capovolti: è l'essere stesso, nella sua prospettiva, che è un valore inestimabile e inaggirabile perchè lo rende tale solo ed esclusivamente quella volontà creatrice, segno tangibile della grandezza della mente umana, che istituisce di volta in volta nuovi valori e crea una morale dinamica modellata sulle esigenze sempre nuove dell'uomo e legata al cambiamento stesso della coscienza individuale.

Questa volontà creatrice definita da Nietzsche "volontà di potenza" la si può tranquillamente identificare con l'etica laica.
Laica perchè essa non mira ad imporre valori eterni e, scevra da riferimenti ad una ideologia predeterminata, si misura solo con le problematiche dell'individuo e del concreto contesto storico in cui esso si esprime.

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