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Tibet

Ultimo Aggiornamento: 07/07/2008 11:23
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29/03/2008 23:45
 
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Una prospettiva laica?
Salve a tutti gli utenti! [SM=g27823]
Mi chiamo Martina e scrivo da Salerno.
Sono arrivata su questo forum dopo aver letto un po' su "anticlericale.net" e "uaar.it" alla ricerca di un'opinione laica sulla questione tibetana. Non ho trovato nulla, ecco perchè ho deciso di scrivere qui.
Si sente parlare quasi solo di Tibet, in questi giorni, secondo questa dicotomia: Tibetani pacifici e buoni, Cinesi occupatori e cattivi.
L'adesione alla causa tibetana, da parte di ogni schieramento politico (o fede religiosa) è pressocchè unanime. Eppure, da parte di chi si definisce laico (o addirittura anticlericale) c'è il rischio di cadere in una forte contraddizione: sostenere, di fatto, e in nome dei diritti umani, e con un appoggio incondizionato (basta che è Tibet) un potere "confessionale" non meno clericale solo perchè buddhista. Il Dalai Lama, è vero, figura spirituale e carismatica, è però il "Papa Re" del lamaismo, scelto nenahce con una comune elezione, ma perchè riconosciuto come reincarnazione del precedente Dalai Lama. La Cina, invece, pur con gravi violazioni dei diritti umani, ha avviato una vasta e profonda laicizzazione del Tibet. Non è difficile trovare in rete notizie sulla storia del Tibet e del suo governo prima dell'occupazione cinese.
Stando così le cose, chi si definisce "anticlericale" non può che appoggiare la prospettiva cinese; sostenere le ragioni dei monaci tibetani (solo perchè sono buddhisti e non cristiani, ma pur sempre monaci) è quasi ridicolo.

Inoltre, ho letto (la prima volta sulla rivista "Nexus") di un saggio della dottoressa Montford dal titolo "Unveiling Tibetan Buddhist Propaganda and Atrocities. A Way for Progress In The Tibet/China Conflict" , tradotto come "Il Buddhismo sanguinario" in cui il buddhismo, in particolare il lamaismo, è ben altro che la religione zuccherosa, pacifista e permissiva che normalmente si immagina.

Che ne pensate?

Grazie dell'attenzione! Martina



Organizzazione Internazionale Protezione Animali
30/03/2008 00:15
 
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"buddhismo, in particolare il lamaismo, è ben altro che la religione zuccherosa, pacifista e permissiva che normalmente si immagina"

Potresti riportare un po' di notizie storiche in merito a questo aspetto poco noto del buddismo lamaista? (A me risultava che il buddismo tibetano era' di tipo theravada a meno di non aver capito male la sua natura).
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30/03/2008 00:40
 
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Re:
pcerini, 3/30/2008 12:15 AM:

"buddhismo, in particolare il lamaismo, è ben altro che la religione zuccherosa, pacifista e permissiva che normalmente si immagina"

Potresti riportare un po' di notizie storiche in merito a questo aspetto poco noto del buddismo lamaista? (A me risultava che il buddismo tibetano era' di tipo theravada a meno di non aver capito male la sua natura).




Ciao!
Ecco innanzitutto il link ad un articolo del giornalista Michael Parenti (lungo articolo in inglese) "Friendly Feudalism: The Tibet Myth" by Dr. Michael Parenti
www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=PAR20071118&articl...

In italiano, qualche estratto dal libro della D'Montford
"BUDDISMO SANGUINARIO"
consultabile presso
www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=376288
oppure sulla rivista Nexus (www.nexusitalia.it) che però va ordinata come arrestrato ed in cui il materiale è più approfondito.

Lungi dalla percezione occidentale di una religione pacifica, il buddismo tibetano vanta una storia di oppressione e massacri, paragonabile all'occupazione cinese del Tibet.

[...] La concezione propugnata dalla proliferazione della letteratura buddista è qualcosa a cui volevo credere, così come al resoconto ufficiale buddista su come il Buddismo sia diventato la teocrazia dominante in Tibet - ovvero che si sia trattato di una conquista affermatasi unicamente grazie all'ideologia e al dibattito; [...]

[...] Facendo affidamento su tale storia ufficiale, siamo stati indotti a credere che in Tibet il buddismo divenne la religione dominante in virtù della pacifica conquista dei cuori e delle menti di una popolazione incolta e selvaggia, stanca di guerra e priva di credenze spirituali. Si tratta semplicemente di un falso storico. L'ascesa del buddismo al potere è altrettanto sanguinosa di quella della Chiesa Cattolica. Il Kalachakra non ebbe nulla a che fare con l'introduzione del buddismo in Tibet. Storicamente un giovane bramino, tale Tsi-lu-pa, insegnava il Kalachakra in India come metodo indù nel 966 d.C.; questo bramino non convertito insegnò il suo sistema cronologico al buddista indiano Na-ro-pa il quale lo introdusse in Tibet nel 1026 d.C. Questo significa che il Kalachakra Tantra non arrivò in Tibet se non 1.486 anni dopo l'epoca dichiarata nella propaganda buddista sopracitata; [...]

[...] i monaci buddisti imprigionarono e scorticarono en masse i rappresentanti del sistema di credenze indigeno, che definiva Dong-ba, e di come le loro pelli venivano appese a seccare lungo le strade di Lhasa. Gli sciamani indigeni di quelle regioni non erano del tipo contemplato dalla prospettiva occidentale.[...]

[...]costoro [gli sciamani indigeni, ndR] erano i letterati ed istruivano i figli delle famiglie facoltose; essi erano i matematici, gli scribi, gli scienziati, gli astronomi [...] Quanto più preparato era lo/a sciamano/a, tanto più elevato era il grado del funzionario che serviva [...] [...] proprio come gli sciamani, anche i Buddisti si facevano pagare per questi servizi e, dovendo mantenere, oltre a se stessi, l'intero monastero, praticavano prezzi più elevati [...] quindi far celebrare un rito ad uno sciamano spesso rappresentava la prassi più economica da seguire [...] [...] gli sciamani venivano considerati dei concorrenti commerciali e quindi i Buddisti diffusero voci secondo le quali essi erano malvagi ed erano assistiti da demoni. Alla fine si generò una paura tale da giustificare atrocità genocide [...]

[...] A dispetto delle dottrine Buddiste di tolleranza, benevolenza e comprensione, l'anno 1.577 vide il primo editto anti-sciamani promulgato dal Khan mongolo su pressioni dei Buddisti; ebbero così inizio le atrocità contro gli sciamani [...]

[...] Un precetto buddista prevede che liberare il mondo da persone che in futuro si riveleranno malvagie sia un atto onorevole. Padmasambhava, fondatore del Buddismo tibetano, ne fornì un esempio quando, ancora bambino, uccise un ragazzo del quale vide in anticipo gli abominevoli atti futuri [...] [...] questi presunti insegnanti venerabili e compassionevoli di una comunità devota all'illuminazione mi hanno dato la medesima risposta programmata: "Ma gli sciamani e i Bon-po erano malvagi, quindi se lo meritavano." Dal momento che ero stata indotta a credere che i Buddisti ritenessero che nulla fosse malvagio, ma soltanto non illuminato, la prima volta che ho sentito questa risposta ne sono rimasta sconvolta. [...]

[...] Anche il Guhyasamaja Tantra prescrive che si infliggano lesioni mortali agli oppositori del Buddismo. "Si disegna un uomo o una donna con gesso, carboncino o simili. Si proietta l'immagine di un'ascia nella mano, quindi si proietta il modo in cui tagliare la gola". Una volta sottoposto il nemico a tale incantesimo, esso può essere avvelenato, reso schiavo o paralizzato [...]

[...] La cultura indigena del Tibet prestava molta attenzione all'attività di poltergeist in età adolescenziale, in quanto ritenuta segno identificativo di un nuovo sciamano. Dorje Shugden ha l'appellativo di "Dralha 'i-rgyal-chen", "grande re del Dralha". [...] In un documento [...] si legge: "Chiunque si opponga alla politica del governo deve essere accuratamente individuato, contrastato e messo a morte. ...Quanto alle reincarnazioni di Trijang e Song Rinpoche, se non smetteranno di praticare il Dhogyal [Shugden] e si ritroveranno a contraddire la parola di Sua Santità il Dalai Lama, non solo non potremo più portar loro rispetto, ma la loro vita e le loro attività verranno distrutte. Questo è il nostro primo avvertimento". [...] Dopo aver letto questi rapporti sulla questione del Dorje Shugden, mi è balenata in mente una verità evidente: che in qualsiasi società il potere può essere mantenuto soltanto tramite mezzi spietati.


[Modificato da Anahata. 30/03/2008 01:04]



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30/03/2008 03:24
 
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Be',grazie dell'informazione,davvero alcuni aspetti non li conoscevo.

Buona domenica.

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31/03/2008 14:49
 
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Sarebbe il caso di citare le fonti documentali storiche che attesterebbero queste notizie. Non basta dire: "tal tizio ha scritto un articolo in cui si dice...." per ritenere vere quelle affermazioni. Attendo le fonti storico-documentali di tali notizie, grazie.

Saluti
Andrea



"il punto essenziale non è se una teoria piaccia o non piaccia, ma se fornisca previsioni in accordo con gli esperimenti. Dal punto di vista del buon senso l'elettrodinamica quantistica descrive una Natura assurda. Tuttavia è in perfetto accordo con i dati sperimentali. Mi auguro quindi che riusciate ad accettare la Natura per quello che è: assurda. (da QED. La strana teoria della luce e della materia, traduzione di F. Nicodemi, Adelphi, 1989)
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30/06/2008 20:19
 
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Re:
spirito!libero, 3/31/2008 2:49 PM:

Sarebbe il caso di citare le fonti documentali storiche che attesterebbero queste notizie. Non basta dire: "tal tizio ha scritto un articolo in cui si dice...." per ritenere vere quelle affermazioni. Attendo le fonti storico-documentali di tali notizie, grazie.

Saluti
Andrea



Le fonti sono nella bibliografia dei rispettivi testi.
Ma NON è questo il punto.

Io volevo solo porre la questione tibetana da una prospettiva laica, e sentire le opinioni di chi si fa portabandiera del pensiero laico, opinione che non può, coerentemente, essere tout-court a favore dei monaci e dei lama.
Grazie. Martina





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30/06/2008 20:33
 
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Si sente parlare quasi solo di Tibet, in questi giorni, secondo questa dicotomia: Tibetani pacifici e buoni, Cinesi occupatori e cattivi.


Tibetani pacifici e Cinesi occupatori sono due dati di fatto, almeno nella recente cronaca. I restanti aggettivi, "buono" e "cattivo", possono invece essere discussi.



L'adesione alla causa tibetana, da parte di ogni schieramento politico (o fede religiosa) è pressocchè unanime. Eppure, da parte di chi si definisce laico (o addirittura anticlericale) c'è il rischio di cadere in una forte contraddizione: sostenere, di fatto, e in nome dei diritti umani, e con un appoggio incondizionato (basta che è Tibet) un potere "confessionale" non meno clericale solo perchè buddhista.


L'anticlericalismo è legato al ruolo che ha il clero nella società. Il ruolo del clero buddista non è certo assimilabile a quello del clero cristiano, ebraico o islamico, e questo non solo nei fatti storicamente attuali ma anche nei precetti del buddismo stesso. Non vedo quindi particolari contraddizioni da parte di chi è anticlericale nel sostenere la causa tibetana, stante il fatto che nessuno qui credo sostenga l'emergere di una dittatura religiosa buddista in sostituzione di quella pseudo-comunista dei cinesi. Vedi ultima replica.


La Cina, invece, pur con gravi violazioni dei diritti umani, ha avviato una vasta e profonda laicizzazione del Tibet.


Ha sostituito il culto di un dio con quello del Partito e della Patria. Senza peraltro, come hai detto tu stessa, rinunciare in questo a usare violenza e oppressione. Bel risultato.



Stando così le cose, chi si definisce "anticlericale" non può che appoggiare la prospettiva cinese; sostenere le ragioni dei monaci tibetani (solo perchè sono buddhisti e non cristiani, ma pur sempre monaci) è quasi ridicolo.


Per le ragioni di cui sopra, non vedo proprio nulla di ridicolo in questo...


Inoltre, ho letto (la prima volta sulla rivista "Nexus") di un saggio della dottoressa Montford dal titolo "Unveiling Tibetan Buddhist Propaganda and Atrocities. A Way for Progress In The Tibet/China Conflict" , tradotto come "Il Buddhismo sanguinario" in cui il buddhismo, in particolare il lamaismo, è ben altro che la religione zuccherosa, pacifista e permissiva che normalmente si immagina.


Potrebbe benissimo essere come dice questa dottoressa... per intanto, fonti attendibili e bibliografia, please.




Io volevo solo porre la questione tibetana da una prospettiva laica, e sentire le opinioni di chi si fa portabandiera del pensiero laico, opinione che non può, coerentemente, essere tout-court a favore dei monaci e dei lama.


Ti parlo da ateo e da anticlericale convinto. E ti dico, dipende da cosa intendi tu per tout-court! Le spinte indipendentiste tibetane sono storicamente fondate e, se anche non lo fossero, il loro sentire a livello popolare mi sembra molto forte. Finché parliamo del diritto di questo popolo alla libertà, alla protesta non-violenta, all'indipendenza, parliamo di cose che qualsiasi persona "anticlericale" rispetta e sostiene; quindi il fatto che in quel contesto sia un ordine religioso (molto particolare) a farsene portatore, non impedisce certo a degli anticlericali di sposare la causa tibetana.
Poi se l'idea che ci siamo fatti deriva da informazioni FALSE che sono pervenute a noi, allora questa è tutta un'altra questione. Tu hai aperto questo topic perché pensi che le cose stiano così?
[Modificato da Rainboy 30/06/2008 21:48]
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06/07/2008 14:08
 
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Re:
Rainboy, 6/30/2008 8:33 PM:


Tibetani pacifici e Cinesi occupatori sono due dati di fatto, almeno nella recente cronaca. I restanti aggettivi, "buono" e "cattivo", possono invece essere discussi.

L'anticlericalismo è legato al ruolo che ha il clero nella società. Il ruolo del clero buddista non è certo assimilabile a quello del clero cristiano, ebraico o islamico, e questo non solo nei fatti storicamente attuali ma anche nei precetti del buddismo stesso. Non vedo quindi particolari contraddizioni da parte di chi è anticlericale nel sostenere la causa tibetana, stante il fatto che nessuno qui credo sostenga l'emergere di una dittatura religiosa buddista in sostituzione di quella pseudo-comunista dei cinesi. Vedi ultima replica.

Ha sostituito il culto di un dio con quello del Partito e della Patria. Senza peraltro, come hai detto tu stessa, rinunciare in questo a usare violenza e oppressione. Bel risultato.

Per le ragioni di cui sopra, non vedo proprio nulla di ridicolo in questo...

Potrebbe benissimo essere come dice questa dottoressa... per intanto, fonti attendibili e bibliografia, please.

Ti parlo da ateo e da anticlericale convinto. E ti dico, dipende da cosa intendi tu per tout-court! Le spinte indipendentiste tibetane sono storicamente fondate e, se anche non lo fossero, il loro sentire a livello popolare mi sembra molto forte. Finché parliamo del diritto di questo popolo alla libertà, alla protesta non-violenta, all'indipendenza, parliamo di cose che qualsiasi persona "anticlericale" rispetta e sostiene; quindi il fatto che in quel contesto sia un ordine religioso (molto particolare) a farsene portatore, non impedisce certo a degli anticlericali di sposare la causa tibetana.
Poi se l'idea che ci siamo fatti deriva da informazioni FALSE che sono pervenute a noi, allora questa è tutta un'altra questione. Tu hai aperto questo topic perché pensi che le cose stiano così?




Grazie della risposta!
Innanzitutto, per quanto riguarda il testo della Dott.sa De Montford, la bibliografia con tutte le fonti è nel testo stesso, che credo sia reperibile su Amazon.
Indubbiamente, il popolo tibetano ha la sua aspirazione alla libertà e all'indipendenza, e il mondo occidentale, per paura della Cina e del sup potere economico, è ben disposta a chiudere un occhio sui diritti umani.
Tuttavia, ed è qui che non sono d'accordo con te, non credo che debba essere necessariamente un ordine religioso a essere garante dell'indipendenza tibetana: perchè non formare una classe politica laica, non "tonacata", che possa governare il Tibet? Perchè perpetuare la millenaria, immobile tradizione, secondo cui la classe dirigente devono essere dei monaci, con a capo un Dalai Lama che sia reincarnazione del precedente Lama? Dove si è vista una leadership che si autoperpetua? Tu dici che il clero buddista non è paragonabile a quello delle religioni monoteiste mediterranee: anche qui non sono d'accordo. La casta sacerdotale buddista è, di fatto, mantenuta dalla popolazione che sgobba, ed è profondamente più "pervasiva" del clero occidentale. Non esiste, in oriente, se non in Cina comunista, il concetto di laicità, perchè la religione permea tutti gli aspetti della vita sia privata sia politica. In Thailandia (dove sono stata) il buddhismo è religione di Stato e nei paesi del sudest asiatico è prassi comune che tutti i giovani uomini trascorrano un periodo in monastero. Per non parlare poi dell'India, dove la religione induista ha creato e perpetuato l'implacabile sistema di caste che ancora oggi condiziona la società.
Tornando al budhismo, poi, vi è l'errore comune di considerarlo una religione da "refugium peccatorum": volemose bbene, tutto è permesso, tutto è concesso, mica come i cristiani proibizionisti!
Il buddismo, seriamente praticato, è un credo con dei precetti tanto rigidi da far impallidire gli ebrei ultraortodossi, e soprattutto in materia di morale sessuale.
Hai poi visto una donna, tra i monaci buddisti della "classe dirigente"? Nenache per sogno!! Se vuoi posso posso postarti un articolo, con tanto di fonti e citazioni di scritture, in cui la posizione della donna nell'ambito del credo buddista, è decisamente umiliante. Ti dico solo che in Laos (da dove è appena tornata una mia amica), per una donna è vietatissimo donare qualcosa ad un monaco, e tutte le persone, se parlano con un monaco, devono chinarsi per sembrare più basse.
Allora, se l'Unione Sovietica, con l'invasione dell'Afghanistan, finalmente portò civiltà e laicità a quel popolo (tutti sappiamo poi come sono andate a finire le cose), se anche Saddam Hussein, con la sua spietata dittatura, almeno riuscì a porre un freno ai conflitti interreligiosi), allora, guardiamo anche con altri occhi alla Cina: ha cercato di modernizzare il Tibet con infrastrutture, ferrovie (la ferrovia più alta del mondo), e una nuova classe dirigente. Certo, non voglio negare la dura repressione dei diritti umani. Allora, Tibet indipendente, ma con una classe dirigente laica (o mista!) eletta con regolari elezioni democratiche!
Ciao, M. [SM=g27822] [SM=g27822]



Organizzazione Internazionale Protezione Animali
06/07/2008 16:49
 
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"Certo, non voglio negare la dura repressione dei diritti umani. Allora, Tibet indipendente, ma con una classe dirigente laica (o mista!) eletta con regolari elezioni democratiche"

Eh,e' questo il problema,poniamo per esempio la necessita' di "civilizzare" o "razionalizzare" (in senso illuministico) il mondo arabo,in che modo si potrebbe fare cio? Mi sa che in certi casi la violenza sia inevitabile,ma e' sempre li' il problema,violenza contro violenza,per via del fatto che le gerarchice che gestiscono i sistemi religiosi (compresi quelli cristiani dei secoli passati) non rinunceranno mai ai privilegi di casta,e quando taluni sistemi religiosi sono fortemente intrecciati con i sistemi politici (Thailandia come tu hai ricordato) o addirittura fusi con la politica (come nel mondo arabo),difficilmente si assistera' ad una separazione dei due ambiti a motivo degli interessi e dei privilegi dei vertici sia politici (che beneficiano di uno strumento di controllo come la religione) sia religiosi.

Ma anche certa politica scissa dalla religione puo' sfociare in pura violenza come per l'apunto nel caso della Cina (ma anche di alcuni sistemi totalitari come per esempio lo stalinismo e il nazismo)....

Il problema e' sempre quello,esiste una maniera di far prevalere in certi contesti la lezione politica dei diritti umani senza ricorrere alla violenza?

La Cina,ad ogni modo,e' ancora densa di repressione delle liberta' civili al suo interno (vedi per esempio la forte censura di Internet,oppure la pena di morte,la repressione di certi opositori politici,la politica che riguarda le tutele del mondo del lavoro,etc.etc.),figuriamoci se e' in grado di dare lezione di diritti umani ad altre nazioni.
[Modificato da pcerini 06/07/2008 16:53]
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07/07/2008 01:17
 
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Tuttavia, ed è qui che non sono d'accordo con te, non credo che debba essere necessariamente un ordine religioso a essere garante dell'indipendenza tibetana: perchè non formare una classe politica laica, non "tonacata", che possa governare il Tibet?



Non ho detto che deve necessariamente essere così, anzi per quel che mi riguarda preferirei di gran lunga l'alternativa da te prospettata. Ciò detto, per l'appunto, non possiamo essere certi che il concetto di libera chiesa in libero stato rientri nel modus di pensiero del popolo tibetano. Noi non abbiamo voce in capitolo: sul piano etico dovremmo sostenere la causa dell'indipendenza in Tibet semplicemente per essere coerenti con i diritti di autonomia e indipendenza che rispettiamo, ma tutto finisce qui. Il nostro appoggio, se concesso, deve essere dato pur noi sapendo che non stiamo sostenendo gente "che la pensa come noi". Se un domani la Cina accettasse l'indipendenza tibetana e di riflesso quella gente instaurasse spontaneamente un proprio governo compenetrato dalle gerarchie religiose buddiste, indubbiamente un anticlericale non approverebbe la manovra... ma non avremmo titolo per alcuna interferenza, eticamente parlando.

Poi si sa, c'è chi dell'etica se ne strafotte. Per motivi pratici più o meno condivisibili.


Tornando al budhismo, poi, vi è l'errore comune di considerarlo una religione da "refugium peccatorum": volemose bbene, tutto è permesso, tutto è concesso, mica come i cristiani proibizionisti!
Il buddismo, seriamente praticato, è un credo con dei precetti tanto rigidi da far impallidire gli ebrei ultraortodossi, e soprattutto in materia di morale sessuale.
Hai poi visto una donna, tra i monaci buddisti della "classe dirigente"? Nenache per sogno!! Se vuoi posso posso postarti un articolo, con tanto di fonti e citazioni di scritture, in cui la posizione della donna nell'ambito del credo buddista, è decisamente umiliante. Ti dico solo che in Laos (da dove è appena tornata una mia amica), per una donna è vietatissimo donare qualcosa ad un monaco, e tutte le persone, se parlano con un monaco, devono chinarsi per sembrare più basse.



Grazie per la testimonianza, è molto interessante [SM=g27811]
[Modificato da Rainboy 07/07/2008 15:45]
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