Polemiche per Gianfranco Mazzoni
ROMA — Gianfranco Mazzoni scuote la testa: «È tutto un fraintendimento, non volevo denigrare il rosario. Non lo farei mai». Telecronista della Rai per la Formula Uno, Mazzoni è inciampato ieri negli strali dell'Avvenire: tutto per la mamma di Felipe Massa, lì nel Gran premio del Bahrein. Sgranava il rosario e i lettori del quotidiano dei vescovi hanno capito che Mazzoni abbia voluto liquidarlo come una superstizione.
Non è così. Il direttore dell'Avvenire Dino Boffo, però, ha colto la palla al balzo: attenzione alla deriva del paganesimo. Attenzione alle corone dei rosari che vengono attaccate agli specchietti retrovisori delle automobili, magari insieme ai cornetti portafortuna. Un'affermazione che ha scatenato una piccola rivolta dei fedeli. A cominciare dalla cattolicissima Paola Binetti, senatrice pd: «Che c'è di male ad attaccare un rosario allo specchietto dell'auto?», dice lei che il rosario se lo porta sempre dentro la borsa e non esita a dichiararlo con orgoglio, sebbene senza mai ostentarlo. «Lo porto anche durante le sedute di Palazzo Madama. È un simbolo importante. E non c'è nulla di strano a portarlo con se. Anche in auto. Chi può giudicare cosa passa nella testa e nel cuore dei fedeli?».
Fa eco alla Binetti Francesco d'Agostino, intellettuale cattolico, già presidente del comitato di bioetica. Lui vanta un rosario regalato direttamente da Benedetto XVI. Che non usa. Ma non importa: «La verità è che temo, molto, gli atteggiamenti di snobismo intellettuale: sono odiosi. Sono invece importanti queste manifestazioni di devozione religiosa: sono non funzionali e ci regalano orizzonti di senso». Anche don Gianni Baget Bozzo difende il rosario: «Il senso del sacro non va separato dalla vita». Ma difende anche la mamma di Massa che sgranava il rosario ai bordi della pista del Gran premio di Formula 1 del Bahrein. Poi spiega, don Baget Bozzo: «Ricordiamoci che il rosario ha un significato storico che non ha nulla di popolare: è infatti stato introdotto per associare i fedeli analfabeti alle preghiere della Chiesa. Con la ripetitività delle parole riuscivano ad impararle anche senza leggerle». Ma non solo.
Alberto Melloni, storico cattolico, spiega: «Il nostro rosario è come il mantra buddista: con la sua cantilena ripetitiva crea quel tipo di distacco e di silenzio fondamentale per la preghiera». E aggiunge: «Credo che la cosa importante oggi non sia focalizzarsi sul trovare il confine tra devozione e superstizione. Piuttosto allargare gli orizzonti su altre dimensioni. Come i rosari radiofonici, ad esempio». Lino Banfi, attore cattolico e devoto di Padre Pio, si dice d'accordo con Boffo. «Attaccarlo allo specchietto dell'auto? Non c'è bisogno, mi sembra una cosa esagerata », dice lui che custodisce un rosario dono di papa Giovanni Paolo II. Spiega: «Me lo ha regalato per i quarant'anni delle mie nozze». Ma anche Lino Banfi il rosario lo usa poco poco: retaggio della sua educazione adolescenziale in seminario. «Il nostro vescovo ci diceva: non c'è bisogno di dirlo tutto il rosario. E penso che con i tempi di oggi quella cantilena sia davvero troppo lunga. Io lo recito ogni tanto: apro il cassetto, lo tocco e dico una rapida preghiera ».
Alessandra Arachi
12 aprile 2008
www.corriere.it/cronache/08_aprile_12/arachi_sacro_e_superstizione_440d3196-085f-11dd-883b-00144f486b...
Cattolici infuriati perchè si osano chiamare le cose col loro nome. I riti pagani “superstizione” e quelli cattolici no? Chi lo dice? Ovvio, i cattolici. Coda di paglia?La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Le religioni dividono. L'ateismo unisce
Il sonno della ragione genera mostri (Goya)