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Il Papa con la lente di Tocqueville

Ultimo Aggiornamento: 17/04/2008 16:32
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17/04/2008 16:32
 
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FILIPPO DI GIACOMO

Sull’aereo che lo portava a Washington, i giornalisti hanno rivolto al Papa cinque domande. La risposta che è rimbalzata sui media di ieri, quella sulla pedofilia, era la più prevedibile. Quella meno scontata, e per questo la più interessante, ha riguardato il concetto di «sana laicità» così spesso invocata dal magistero pontificio. Benedetto XVI non ha avuto dubbi e, citando Tocqueville, ha riconosciuto nel modello americano una serie di caratteristiche che, invece, non sempre identifica nelle istituzioni civili del Vecchio Continente. Che Alexis de Tocqueville si ritrovi in America in compagnia di un Papa per aiutarlo - come il pontefice ha detto ieri - «a rispettare grandemente questa vasta società pluralista», non è per nulla un fatto scontato. Sull’orizzonte della storia del pensiero politico occidentale, gli Stati Uniti d’America sono il primo luogo dove Stato e Chiesa hanno perso il rispettivo monopolio nella politica e nella religione. Un fatto che le confessioni cristiane storiche hanno faticato a lungo a metabolizzare.

Sul finire dell’Ottocento, Papa Leone XIII ha inferto una dura condanna all’americanismo, cioè all’ottimismo con il quale i cattolici d’Oltreoceano guardavano al loro modello politico e religioso. Roma preferiva leggere la storia dell’Unione con gli occhi di De Maistre, un nostalgico dell’alleanza fra trono e altare. E non è detto che il mito dell’americano wasp - bianco, anglosassone e protestante - non abbia alla base le stesse letture coltivate nella Roma otto-novecentesca, magari solo con il soggetto invertito. La risposta di Benedetto XVI contiene dunque una chiara indicazione politica perché Tocqueville aveva ben compreso che nella nazione americana nascente il rapporto tra la politica e la religione non sarebbe mai stato visto solo come una questione di rapporti tra le istituzioni ecclesiali e quelle statali. E questo, perché apriva a ogni credente, di qualsiasi fede religiosa - l’ha ricordato il Papa ieri - la possibilità di portare «nel pubblico, ragionevole dibattito le proprie convinzioni religiose e i propri valori più profondi».

Il quarantacinque per cento degli abitanti Usa cambia religione almeno una volta nella vita. Tra i cattolici che mutano religione, il 60 per cento è bianco e di lingua inglese. In una Chiesa che si colora di nuove razze, non mancano quelli che preferiscono andare in contesti meno variegati e, magari, più tradizionalmente «americani». Forse l’attenzione che sta raccogliendo Benedetto XVI in questi giorni poggia proprio qui. Nel campo al quale gli americani tengono di più, cioè quello della libertà, proprio nel momento in cui avvertono l’urgenza con la quale la globalizzazione li sta interpellando. E comprendono perché Benedetto XVI li stia invitando a ritrovare la «determinazione intellettuale e morale» di sempre per traghettare il loro modello democratico dentro il terzo millennio, senza discriminazioni.

In fondo, Papa Ratzinger ha fatto ricorso a Tocqueville soprattutto per spiegare a chiunque abbia voglia di sentirlo che la fede cristiana non può essere identificata in alcuna sintesi politica concreta, né tanto meno la contiene. E che la sua ricchezza, e le sue conseguenze, per ogni tipo di attività, sono riassunte nelle parole libertà e coerenza. Quasi il 70% dei cittadini di New York sono convinti che la prossima visita del Pontefice al Palazzo di Vetro avrà una buona risonanza nel dibattito in corso, negli Usa e all’interno dell’organizzazione internazionale, sui diritti e la democrazia. Non a caso il sondaggio riguarda gli abitanti della metropoli, un contesto in cui, ancora prima dell’11 settembre, da più di un decennio, si è parlato tanto, e a lungo, di «conflitto di civiltà». Anche a coloro che subiscono ancora l’onda d’urto della grande paura del 2001 appaiono molto razionali le analisi e gli incoraggiamenti del Pontefice a non dimenticare che nella Costituzione americana esiste anche il principio che impedisce di affidare solo a soluzioni di tipo economico e politico la definizione di «bene comune». E nessuno grida all’ingerenza.


www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=4406&ID_sezione=29&...



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Le religioni dividono. L'ateismo unisce


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