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Caso, proiezione o evoluzione? All'origine dell'homo religiosus

Ultimo Aggiornamento: 09/05/2008 23:17
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Il filosofo della scienza Massimo Gigliucci racconta come procede l'indagine sulle radici biologiche della credenza dell'essere superiore
S. V


Una cosa è studiare la musica, altra cosa studiare la religione: si può fare ricerca sul linguaggio, ma la religione è un altro paio di maniche. A un primo sguardo, il profano potrebbe vederla così: sembra difficile restare imparziali di fronte a un oggetto di studio che divide l'umanità in due. Ci sono le persone religiose e ci sono gli atei (e, tra l'altro, la maggior parte degli scienziati rientra in questa seconda categoria): come possiamo pensare che chi studia il fenomeno religioso possa essere del tutto imparziale? «Il problema non è così grave come può sembrare. - spiega Massimo Pigliucci, docente di evoluzionismo e filosofia alla università di Stony Brook, a New York - Ci sono scienziati religiosi e atei, e ci sono filosofi, addirittura esperti di religione, che sono religiosi, e altri che non lo sono. Comunque i risultati di uno studio devono essere confermati ed esaminati da diversi gruppi di ricerca, prima di essere accettati dalla comunità scientifica».

Chi ha cominciato a studiare perché l'uomo è religioso?
La questione ha diversi secoli. Hanno cominciato a porsela i filosofi: dai presocratici fino a David Hume e agli illuministi. Recentemente è stata affermata con particolare insistenza da alcuni filosofi, Daniel Dennett e da certi scienziati, come David Sloan Wilson, che hanno cominciato a produrre ricerca sistematica in questo campo.

Quali sono le principali ipotesi sul fenomeno religioso, oggi sul tavolo?
Alcuni, come Richard Dawkins, sostengono che si tratti di un prodotto accidentale dell'evoluzione di un cervello complesso come quello umano. Si può fare un'analogia con la matematica complessa: è possibile che una certa abilità di fare dei calcoli elementari sia stata vantaggiosa sin dalla preistoria, ma sicuramente la selezione naturale non ha niente a che fare con la capacità di alcuni esseri umani di risolvere le equazioni differenziali. Un'altra possibilità, proposta da Dennett, è che la religiosità derivi dalla tendenza umana a proiettare l'esistenza di agenti coscienti anche dove non ve ne sono. Più o meno quello che succede quando ci arrabbiamo con un computer e gli mandiamo gli accidenti, o come facevano i nostri antenati quando pensavano che terremoti, tuoni o fulmini fossero il risultato di capricci divini. Una terza possibilità, favorita da Wilson, è che la religione sia il risultato di una selezione naturale a livello di gruppo, perché i gruppi di individui religiosi, storicamente, sono spesso riusciti a sopraffare i gruppi meno devoti. Le tre ipotesi non si escludono l'un l'altra ed è possibile che ci sia un grano di verità in tutte e tre. Chiaramente, tutto questo non ci dice niente sull'esistenza di Dio.

Ma come si fanno a verificare delle ipotesi così? Cioè: come si può capire se davvero la religione è un prodotto di scarto dell'evoluzione?
In effetti è difficile, perché non abbiamo molte informazioni sul grado di religiosità delle popolazioni umane primitive. Al massimo possiamo studiare gli effetti della religione sulle società moderne, comprese quelle meno sviluppate e quindi verosimilmente più vicine allo stato umano precedente l'invenzione dell'agricoltura.

E con quali strumenti si fanno questi studi?
Con gli strumenti caratteristici delle scienze sociali, come la psicologia e l'antropologia culturale, principalmente con questionari ed esperimenti su volontari. Ma anche con la neurobiologia, nella ricerca su quali aree del cervello siano coinvolte nel pensiero religioso. Infine, si possono usare simulazioni al computer, tipo quelle usate per produrre modelli econometrici per la previsione del comportamento dei mercati finanziari. Anche per questo non è detto che queste ricerche siano influenzate dalla religiosità di chi le compie: la religione è un aspetto importante della cultura umana e la scienza ha un interesse legittimo nello studio di ogni aspetto della natura. Perché dovremmo fare un'eccezione per la religione?

www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/08-Maggio-2008/ar...



La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Apocalisse Laica
Le religioni dividono. L'ateismo unisce


Il sonno della ragione genera mostri (Goya)


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