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Eluana Englaro, sì del giudice "Interrompere l'alimentazione"

Ultimo Aggiornamento: 08/01/2009 12:13
13/07/2008 11:39
 
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Re:
Rainboy, 12/07/2008 19.35:

L'amico Rain ti assicura che uno stato vegetativo di sedici anni riduce il cervello dell'individuo all'ombra di sé stesso. Il non uso delle aree superiori ne causa la totale atrofia... cosa che sappiamo ormai da molto tempo e che, se qualcuno avesse dubbi, può verificare cercando i risultati (taciuti dalla stampa naturalmente) dell'autopsia di Terry Schiavo, il cui cervello risultò pesare LA META' di quello che aveva prima dell'incidente.

All'autore/autrice di quel commento dovrei dire: non ti è venuto in mente che se tutti i medici del pianeta equiparano, dal punto di vista intellettivo (non da quello fisiologico) lo stato vegetativo permanente alla morte cerebrale, magari è per una buona ragione?




Purtroppo,c'e' anche chi afferma il contrario anche dal mondo della medicina stessa,per esempio,c'e' questo commento del neurologo Giuliano Dolce che prendo da www.piforum.it/b.aspx?i=2349625&m=2354653


Intervista al professore Giuliano Dolce, un luminare nella cura degli stati vegetativi. La giovane lecchese, spiega, morirà di fame e il dolore fisico in questi pazienti è dimostrato in maniera scientifica.
Questo, conclude, E' OMICIDIO.


«L'agonia di Eluana sarà lunga e dolorosa»
Il neurologo che ha visitato la giovane: sta bene, per spegnersi impiegherà almeno 15 giorni

E luana non morirà in fretta. Ci vorranno almeno due settimane, dal momento della sospensione dell'alimentazione con il sondino, prima che la sua vita si spenga. Il corpo della giovane è infatti in buone condizioni grazie alle cure ricevute in questi 16 anni dalle Suore Misericordine della clinica lecchese «Talamoni» . E per lei saranno giorni di sofferenza fisica.

Lo assicura Giuliano Dolce, 80 anni, direttore scientifico della clinica Sant'Anna di Crotone, scienziato di fama internazionale, uno dei luminari italiani nella cura degli stati vegetativi. Il quale precisa: «Non parlo per sentito dire. Ho visitato Eluana lo scorso gennaio, d'accordo con la famiglia e i legali. Ho visto che è stata curata bene e con molto affetto dalle suore. Per questo affermo che, quando le verrà tolto il sondino per l'alimentazione, ci vorranno almeno due settimane prima che arrivi la morte. Il suo sarà un viaggio lungo, come accadde per la povera Terry Schiavo negli Stati Uniti qualche anno fa».

Una persona in coma soffre se le viene tolta l'alimentazione?

«Si, la sofferenza fisica è scientificamente provata nei pazienti in stato vegetativo. L'incredibile sentenza del tribunale di Milano presenta comunque diversi aspetti contraddittori dal punto di vista medico».

Quali?

«A mio avviso la contraddizione scatta nel punto in cui viene comunque imposta, oltre che un'indispensabile umidificazione frequente delle mucose con l'ovatta bagnata sulle labbra, anche una somministrazione di ' sostanze idonee ad eliminare l'eventuale disagio da carenza di liquidi'. Tradotto, la paziente deve essere idratata per evitarle sofferenza. Quindi non morirà di sete, ma di fame. E voglio vedere dove troverà un posto che la ospiterà pr morire. Non è un caso di eutanasia, perché, ad esempio, in Olanda si essa viene praticata su un malato che soffre molto e negli ultimi giorni della sua esistenza e ne fa richiesta. Questo è un omicidio e dal punto di vista deon tologico per un medico è inaccettabile».

Il punto è: alimentazione e idratazione sono o no un atto terapeutico?

«No. In Francia e Germania sono un atto dovuto per legge. In Italia la legge la sta facendo il tribunale di Milano e non il Parlamento e contrasta con quanto deciso dalla Commissione nazionale di bioetica. Eluana è come un neonato: se le togli il latte muore perché non è in grado di alimentarsi da sola. Come si può dire che nutrirla è un atto di cura? Clinicamente non è malata, è un paziente guarito con difetto».

Cosa significa?

«La ragazza è in coma per una cerebropatia grave causata da un incidente stradale. Dopo un anno in medicina chi sopravvive è considerato clinicamente guarito. Quindi non viene più curato, ma sottoposto a nursing, cioè alla nutrizione, alla riabilitazione passiva quotidiana e alle cure che prevengono, ad esempio, le piaghe da decubito. Ma è guarito con difetto, nel suo caso gravissimo, perché non ha ripreso coscienza. Quindi va considerata una disabile, probabilmente sulla frontiera estrema della disabilità. La sentenza si basa sulle teorie di chi sostiene che la vita in stato vegetativo sia peggiore della morte. Invece per me, che mi occupo di questi pazienti da molto tempo, è vita vera. Al momento la donna ha una sua vita sociale, è assistita da una suora che le vuole bene e che quando la ragazza se ne andrà probabilmente soffrurà moltissimo. La famiglia e gli amici la vanno a visitare, le fanno sentire affetto, non è sola. Non ci manda segnali, ma chi sa cosa prova in silenzio davanti a questo amore?».

Possono provare emozioni i pazienti nelle sue condizioni?

«Certo. A Crotone, in 12 anni abbiamo verificato le alterazioni provocate dall'ascolto della voce della mamma. In altri casi arrossiscono. Dipende dalle loro condizioni».

Eluana Englaro è in stato vegetativo da 16 anni. C'è un limite temporale oltre il quale non ci si risveglia?

«Non si può dirlo con cognizione scientifica. All'ultimo convegno mondiale sui danni cerebrali di Lisbona, in aprile, è stato citato il caso di un paziente statunitense che si è risvegliato dopo 18 anni. In letteratura ci sono molti esempi di persone risvegliatesi dopo molto tempo. Superati i primi due anni di coma, si può sopravvivere a lungo. È superato il termine di stati vegetativi ' permanenti' usato nella sentenza milanese, la definizione corretta è ' persistenti'. Perciò per la nostra professione l'esecuzione della sentenza è pericolosa, perché potrebbe lasciare a qualcuno, medico o giudice, il potere di stabilire quando finisce la vita, varcando frontiere etiche e di civiltà».

Quanti sono i pazienti in stati vegetativo in Italia?

«Diverse migliaia, impossibile stabilirlo in mancanza di una banca dati. Nel 2005 erano 2500, un terzo bambini. L'incidenza è di 1800 nuovi casi all'anno. La Lombardia ad esempio tre mesi fa ha approvato la creazione di 500 nuovi posti letto in hospice. Oltre ai pazienti in coma per trauma, ci sono quelli il cui cervello è rimasto danneggiato per mancanza di ossigeno, chi ha avuto un ictus, chi un infarto. Gli ultimi anni di vita dei malati di Alzheimer spesso vengono trascorsi in stato vegetativo. Dopo Eluana potrebbero verificarsi molti casi».

Lei fa parte di un'associazione di bioeticisti laici e cattolici, «Vi.ve», vita vegetativa. Cosa farete?

[ Mi viene il sospetto che possa essere un commento di parte]

«Prima di tutto faremo appello al procuratore generale della repubblica di Milano perché presenti ricorso contro la sentenza. Poi utilizzeremo tutti gli strumenti giuridici disponibili contro il medico che eseguirà la sentenza».

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13/07/2008 12:46
 
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Il neurologo che ha visitato la giovane: sta bene, per spegnersi impiegherà almeno 15 giorni

E luana non morirà in fretta. Ci vorranno almeno due settimane, dal momento della sospensione dell'alimentazione con il sondino, prima che la sua vita si spenga. Il corpo della giovane è infatti in buone condizioni grazie alle cure ricevute in questi 16 anni dalle Suore Misericordine della clinica lecchese «Talamoni» . E per lei saranno giorni di sofferenza fisica.

Lo assicura Giuliano Dolce, 80 anni, direttore scientifico della clinica Sant'Anna di Crotone, scienziato di fama internazionale, uno dei luminari italiani nella cura degli stati vegetativi. Il quale precisa: «Non parlo per sentito dire. Ho visitato Eluana lo scorso gennaio, d'accordo con la famiglia e i legali. Ho visto che è stata curata bene e con molto affetto dalle suore. Per questo affermo che, quando le verrà tolto il sondino per l'alimentazione, ci vorranno almeno due settimane prima che arrivi la morte. Il suo sarà un viaggio lungo, come accadde per la povera Terry Schiavo negli Stati Uniti qualche anno fa».




E fin qui è inoppugnabile.



«Si, la sofferenza fisica è scientificamente provata nei pazienti in stato vegetativo.



Che che cosa intende dire il professore, che ci sono riflessi nervosi se la pungi con un ago? Questa è prova che i nervi nocicettori "comunicano" ancora con il tronco cerebrale e che questo risponde, cosa che avviene perfino in molte forme di coma... ma non è una prova che esista alcuna forma di coscienza o di percezione del dolore. Se affermasse questo, il professore direbbe il falso (e lo sa, per questo ha tagliato corto sull'argomento).
Mi spiego per gli utenti. Semplificando, ci sono tre fasi nell'acquisizione dello stimolo doloroso: una prima fase è quando i nervi trasmettono il segnale al tronco e questo, "per conto suo", può innescare una reazione riflessa al di fuori della nostra volontà, ad esempio tirare via la mano da una pentola che scotta. Lo stimolo parallelamente innesca una seconda via, che porta alla diagnosi di dolore, vale a dire che alcune aree profonde dell'encefalo computano il segnale e gli attribuiscono un significato; diagnosticano che si tratta di dolore. Queste aree re-impacchettano lo stimolo e lo spediscono a quelle coscienti, che ne prendono atto percependolo.
Nei pazienti come Eluana che si trovano in stato vegetativo permanente da molto tempo e che mancano di tutte le loro facoltà superiori, il terzo passaggio non esiste più (e anche i primi due hanno serie limitazioni).



«A mio avviso la contraddizione scatta nel punto in cui viene comunque imposta, oltre che un'indispensabile umidificazione frequente delle mucose con l'ovatta bagnata sulle labbra, anche una somministrazione di ' sostanze idonee ad eliminare l'eventuale disagio da carenza di liquidi'. Tradotto, la paziente deve essere idratata per evitarle sofferenza. Quindi non morirà di sete, ma di fame. E voglio vedere dove troverà un posto che la ospiterà pr morire. Non è un caso di eutanasia, perché, ad esempio, in Olanda si essa viene praticata su un malato che soffre molto e negli ultimi giorni della sua esistenza e ne fa richiesta. Questo è un omicidio e dal punto di vista deon tologico per un medico è inaccettabile».



Beh, certo è ridicolo fare morire lentamente di fame Eluana. Se ci fosse un briciolo di spina dorsale in Italia, si approverebbe almeno una procedura rapida e indolore (sebbene nel caso di Eluana "indolore" sia del tutto relativo) per eutanasizzare i pazienti in questa condizione.
Una dose di morfina, ad esempio.


«La ragazza è in coma per una cerebropatia grave causata da un incidente stradale. Dopo un anno in medicina chi sopravvive è considerato clinicamente guarito. Quindi non viene più curato, ma sottoposto a nursing, cioè alla nutrizione, alla riabilitazione passiva quotidiana e alle cure che prevengono, ad esempio, le piaghe da decubito. Ma è guarito con difetto, nel suo caso gravissimo, perché non ha ripreso coscienza. Quindi va considerata una disabile, probabilmente sulla frontiera estrema della disabilità.



Giochiamo con i termini. Qui si discute della gravità della condizione e della volontà previamente espressa dalla paziente di non accettare tale condizione, il fatto che per la medicina lei sia un corpo "malato" o "guarito con disabilità" è irrilevante.


Eluana Englaro è in stato vegetativo da 16 anni. C'è un limite temporale oltre il quale non ci si risveglia?

«Non si può dirlo con cognizione scientifica. All'ultimo convegno mondiale sui danni cerebrali di Lisbona, in aprile, è stato citato il caso di un paziente statunitense che si è risvegliato dopo 18 anni. In letteratura ci sono molti esempi di persone risvegliatesi dopo molto tempo. Superati i primi due anni di coma, si può sopravvivere a lungo.



Premesso che non mi stupirebbe se fossero casi mal diagnosticati (vedi sotto), il professore si dimentica di precisare in che stato si siano risvegliati questi pazienti che a sentir lui, erano in stato vegetativo da 18 anni; non lo commento perché chiunque può immaginarselo. In ogni caso, a meno che le informazioni trasmesse dai media sulle condizioni di Eluana non siano false, questo non è il suo caso!
Il professore infatti "trascura" di spiegare il fatto che ci sono molti tipi diversi di stato vegetativo: anche pazienti che mostrano ancora reattività spiccate (perfino capaci di intendere parzialmente le parole di un osservatore e di esprimere concetti elementari con semplici comunicazioni verbali) possono, per vari motivi fra cui spesso anche diagnosi errata o controversa, essere classificati come persone in stato vegetativo; giusto qualche mese fa ho letto uno studio che riportava come forse addirittura la metà dei pazienti dichiarati in stato vegetativo, potrebbe di fatto non soddisfare i reali criteri della diagnosi se fossero applicati con rigore. Perché? Perché questi pazienti per quanto fortemente disabili hanno ancora alcune capacità (poco evidenti e non sempre permanenti) che dimostrano l'esistenza di porzioni limitate di corteccia funzionanti e quindi, anche dopo molti anni, non subiranno l'atrofia e la regressione totale di tutte le loro facoltà, giacché non hanno mai smesso di usarle!
Altri pazienti invece fin da subito non mostrano nulla più di quello che basta a dare la definizione di stato vegetativo, magari appena un gradino sopra a quella del coma. Altri ancora, e sono pochi purtroppo, entro i primi mesi o al massimo entro un anno, riescono a riprendersi dal trauma abbastanza da uscire dallo stato vegetativo e da riacquistare funzioni cognitive superiori (il che non significa che tornino normali...).
Tutto ciò non deve stupirci e non deve neanche far pensare a enormi carenze nel sistema di classificazione neurologico: sempliciemente, oltre un certo limite siamo impossibilitati a classificare. La varietà e la gravità dei traumi che il cervello può subire è pressoché infinita, così come i fattori individuali che intervengono nella reazione che ha quest'organo al trauma.
L'insidia lessicale nel discorso di questo professore sta dunque nel fatto che alla voce "stato vegetativo" troviamo una categoria molto eterogenea di pazienti... e chi vuole fare morale, ha buon gioco a traslare sui casi estremi da un lato le caratteristiche dei casi estremi dall'altro.
Approcciarsi a questo drammatico problema umano con onestà, signfica invece considerare i pazienti uno ad uno e fare le dovute riflessioni. Se Eluana è in stato vegetativo permanente da addirittura sedici anni senza mostrare nulla se non minimi segni vitali del cervello, perfino senza i moderni supporti diagnostici qualsiasi medico sano di mente direbbe che è del tutto irragionevole aggrapparsi a false speranze.
Se poi, come è lecito sospettare, il padre ha preso misure più solide - ad esempio, far fare una RMN al cranio della figlia da portare in aula di tribunale per mostrare visibili regressioni dell'encefalo - allora esistono addirittura dei dati scientifici inconfutabili, e non c'è da stupirsi che perfino i giudici di questo paese "vegetativo" si siano dovuti svegliare dalla loro condizione di atrofia mentale.



È superato il termine di stati vegetativi ' permanenti' usato nella sentenza milanese, la definizione corretta è ' persistenti'. Perciò per la nostra professione l'esecuzione della sentenza è pericolosa, perché potrebbe lasciare a qualcuno, medico o giudice, il potere di stabilire quando finisce la vita, varcando frontiere etiche e di civiltà».



E' superato nella testa di questo individuo, forse. In Italia (e non solo qui) vige ancora la distinzione fra uno stato vegetativo persistente, che viene convenzionalmente definito per i primi sei mesi, e uno stato vegetativo permanente, che di solito viene definito dopo i sei mesi se si è in assenza totale di miglioramenti.



Lei fa parte di un'associazione di bioeticisti laici e cattolici, «Vi.ve», vita vegetativa. Cosa farete?

[ Mi viene il sospetto che possa essere un commento di parte]




Ma tu guarda... [SM=g27829]
[Modificato da Rainboy 01/09/2008 13:54]
13/07/2008 14:09
 
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Mi sono accorto che la fonte originaria dell'articolo e' nientemeno che "Avvenire" ....

Che dire,quel giornale pubblica sempre articoli senza un reale contraddittorio...

[SM=x789048] [SM=x789048] [SM=x789048]
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13/07/2008 14:26
 
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pcerini, 13/07/2008 14.09:

quel giornale pubblica sempre articoli senza un reale contraddittorio...
[SM=x789048] [SM=x789048] [SM=x789048]





Ma neanche un contraddittorio falso, se è per questo... [SM=x789055]
[Modificato da Rainboy 13/11/2008 20:14]
14/07/2008 10:35
 
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da freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7668556&p=3

Sonnyp:"Eluana ha il diritto che venga rispettata la sua volontà, qualunque sia"

Polymetis:Ripeto: come puoi sapere che sia la sua volontà? Esprimere un parere anni prima non è la prova che quel parere sia attuale, o che a quel tempo fosse stato espresso in tutta convinzione. Inoltre, se anche avesse pensato che sarebbe stato meglio morire, avrebbe davvero fatto l'ultimo passo?

Questa affermazione cozza con il fatto che lo stato di Eluana,"attualmente",e' quello di non essere piu' consapevole,di non essere piu' in grado di decidere,a meno che tu non sia in grado di dimostrare scientificamente il contrario,fino ad ora gran parte della medicina asserisce il contrario di quello che tu pensi.Se da' fastidio che si pretenda di vedere rispettata una volonta' espressa anni prima,quando si era consapevoli e in salute,se i familiari affermano che la persona non ha mai cambiato idea in proposito,chi sei tu a dover dire che ha cambiato idea o potrebbe? Che prove hai per contestare la loro decisione? Cosa e' che conta di piu',la parola dei familiari o quella tua? Dovresti allora dimostrare che i familiari mentono o si sbagliano! Se una volonta' e' stata chiaramente manifestata,spetta ai familiari decidere cosa fare,non a te!


Polymetis:C'è molta gente che teoricamente vuole suicidarsi, e lo pensa, ma poi, arrivati sul cornicione del tetto, l'istinto di sopravvivenza prevale e rinunciano. Che ne sappiamo di cosa avrebbe scelto e deciso di fare la ragazza?

Di nuovo,tu che prova hai da poter dimostrare che Eluana "e' ancora consapevole",che sia in grado "di cambiare idea",etc.etc.etc?
Eppoi,parli di una situazione come il suicidio che non c'entra un'emerito nulla con uno stato di come vegetativo permanente,dovresti forse dimostrare che una persona che si trova in tale stato da decenni sia in grado di percepire e capire,tale da far sorgere i dubbi da te proposti.

Eppoi,se vogliamo stilare una statistica di coloro che nel mondo hanno deciso di farsi "eutanasizzare" oppure di ripristinare l'accanimento terapeutico (,per esempio,Welby che avrebbe potuto cambiare idea),mi devi trovare un solo caso in cui una persona in queste condizioni di particolare sofferenza (e non il caso del banale suicidio) abbia ad un certo punto cambiato idea,ma poi bisognerebbe vedere cosa gli ha fatto cambiare idea e che tipo di sollecitazione avrebbe ricevuto da indurre un simile cambiamento.

[Modificato da pcerini 14/07/2008 10:38]
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15/07/2008 14:20
 
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Si sveglia dopo 18 anni o no?


Su Avvenire del 12 luglio Paolo Lambruschi intervista Giuliano Dolce, «80 anni, direttore scientifico della clinica Sant’Anna di Crotone, scienziato di fama internazionale, uno dei luminari italiani nella cura degli stati vegetativi» («L’agonia di Eluana sarà lunga e dolorosa», pp. 4-5). A un certo punto il professor Dolce fa una rivelazione ai lettori del quotidiano della Cei:
Eluana Englaro è in stato vegetativo da 16 anni. C’è un limite temporale oltre il quale non ci si risveglia? «Non si può dirlo con cognizione scientifica. All’ultimo convegno mondiale sui danni cerebrali di Lisbona, in aprile, è stato citato il caso di un paziente statunitense che si è risvegliato dopo 18 anni».


Si tratterebbe naturalmente di un caso eccezionale e probabilmente unico; le conseguenze sul caso Englaro potrebbero essere forse meno scontate di quanto sembra implicare Dolce – che peso dare ad eventi che hanno probabilità quasi nulle di verificarsi? – ma certo andrebbero prese in seria considerazione.

È strano però, a pensarci bene, che la notizia non abbia avuto grande risonanza mediatica; ma questo può capitare. Mi sono messo dunque a cercare il convegno mondiale sui danni cerebrali di Lisbona. Trovarlo non è stato difficile: si tratta del Seventh World Congress on Brain Injury, organizzato dalla International Brain Injury Association. Ciò che invece si è rivelato veramente arduo da rintracciare è la comunicazione relativa al paziente risvegliatosi dopo 18 anni. Ho scaricato il programma (pdf) del convegno, e ho dato una scorsa al nutritissimo calendario degli interventi. Nessuna traccia del caso in questione; ma i papers presentati sono veramente tanti, e mi potrebbe essere sfuggito. Ho cercato allora nel testo un po’ di termini chiave: «recovery», «PVS», «vegetative», «18 years», svariate combinazioni con la radice «wake».

Niente. L’unica cosa che assomiglia a quanto dice Dolce è una comunicazione letta l’11 aprile 2008 da Joseph Giacino, e intitolata «The Man Who Slept 19 Years: Lessons Learned from Terry Wallis». Sembrerebbe quello che stiamo cercando: il paziente – di cui si è parlato abbondantemente su tutti i media mondiali – è statunitense, e si è risvegliato dopo circa 18 anni; ma non da uno stato vegetativo persistente.

Terry Wallis è stato per tutti questi anni in uno stato di minima coscienza (Minimally conscious state), una condizione ben diversa da quella di Eluana Englaro.
Naturalmente non posso pensare neppure per un attimo che un «luminare» come il professor Dolce abbia mal compreso o addirittura intenzionalmente alterato i fatti; può darsi che Avvenire ne abbia riportato male il pensiero, oppure che ci troviamo di fronte a una coincidenza e che la comunicazione fosse un’altra, contenuta in un intervento il cui titolo non era abbastanza perspicuo – almeno non per me.

Il punto chiave, qui, è che chi dà queste notizie all’opinione pubblica (e chi le ospita) ha il dovere di renderle verificabili. Non ci vuole molto: è sufficiente aggiungere il nome di chi ha fatto la comunicazione al convegno. In gioco non c’è la mezz’ora che ho perso cercando di venire a capo della notizia, ma le speranze (o le illusioni) che così si inducono in chi ha un familiare in stato vegetativo. Teniamone conto.

Aggiornamento: in questi giorni viene richiamata spesso in rete da personaggi senza scrupoli anche la storia di Jan Grzebski, un polacco che si sarebbe risvegliato pure lui dopo 19 anni (passando direttamente dal comunismo alla Nato e alla Ue). Dalle descrizioni del caso, tutte abbastanza confuse (si parla sempre impropriamente di «coma»), si capisce comunque facilmente che questa persona non si trovava affatto in uno stato vegetativo persistente, ma probabilmente in qualche forma di sindrome locked-in.

Bioetiche
www.resistenzalaica.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1244&Itemid=...



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19/07/2008 13:48
 
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Il proseguo di questa discussione, in quanto off topic rispetto all'argomento del thread, è stato scisso e posto in un nuovo thread qui:

freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7694503&p=1

Questa discussione viene temporaneamente chiusa per evitare postaggi OT inavvertiti. Sarà riaperta domani.


--------

RIAPERTA
[Modificato da Rainboy 21/07/2008 01:24]
22/07/2008 14:56
 
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ELUANA: CASSAZIONE, MAI TRAVALICATO COMPITI ISTITUZIONALI
da www.cybermed.it/index.php?option=com_content&task=view&id=19014&It...

La Corte di Cassazione "non ha in alcun modo travalicato il proprio specifico compito istituzionale di rispondere alla domanda di giustizia del cittadino, assicurando la corretta interpretazione della legge, nel cui quadro si collocano in modo primario i principi costituzionali e la Convenzione di Oviedo". E' quanto precisa il primo presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone, in relazione al caso di Eluana Englaro.
La Corte di Cassazione "che si trova a Roma e non e' una Corte di Milano come un quotidiano erroneamente ha riportato', puntualizza Carbone, "ritiene opportuno precisare che la sentenza n.21748/07 sul caso in questione, che risale ormai all'ottobre del 2007, costituisce espressione della Corte di Cassazione nella sua funzione giurisdizionale. La Corte, con tale pronuncia si e' limitata ad affermare un principio di diritto sulla base dell'interpretazione costituzionalmente orientata della legislazione vigente'. Il principio affermato dalla Suprema Corte, ricorda il primo presidente, e' quello per cui 'senza il consenso informato l'intervento del medico e', al di fuori dei casi di trattamento sanitario per legge obbligatorio o in cui ricorra uno stato di necessita', sicuramente illecito, anche quando e' nell'interesse del paziente'. Il consenso informato, aveva sancito la Cassazione, "ha come correlato la facolta' non solo di scegliere tra le diverse possibilita' di trattamento medico, ma altresi' di eventualmente rifiutare la terapia e di decidere consapevolmente di interromperla, in tutte le fasi della vita, anche in quella terminale". Nel "consentire al trattamento medico o nel dissentire dalla prosecuzione dello stesso sulla persona dell'incapace, la rappresentanza del tutore - stabilirono gli 'ermellini' - e' sottoposta a un duplice ordine di vincoli: egli deve, innanzitutto, agire nell'esclusivo interesse dell'incapace, nella ricerca del 'best interest' deve decidere non al posto dell'incapace ne' per l'incapace, ma con l'incapace: quindi, ricostruendo la presunta volonta' del paziente incosciente, gia' adulto prima di cadere in tale stato, tenendo conto dei desideri da lui espressi prima della perdita della coscienza, ovvero inferendo quella volonta' dalla sua personalita', dal suo stile di vita, dalle sue inclinazioni, dai suoi valori di riferimento e dalle sue convinzioni etiche, religiose, culturali e filosofiche". In applicazione di tale principio, conclude Carbone, "la Corte d'appello di Milano, nella sua autonomia e valutando nel concreto le circostanze di fatto e le prove raccolte, ha deliberato che potessero essere sospesi alla Englaro i presidi che tuttora ne prolungano il riconosciuto stato vegetativo permanente".
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24/07/2008 22:13
 
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venezia63jr scrive:

24 Luglio 2008 alle 18:43

Su DonnaModerna di luglio Fabrizio Rondolino intervista il prof Carlo Alberto Defanti,neurologo e fondatore della consulta bioetica e dice ” lo stato vegetativo in natura non esiste.E’ una delle tragedie provocate dall’evoluzione della medicina e delle tecniche rianimatorie”.
quando si dice che ne approffittano e ne usurpano i meriti della tecnologia.

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