Non esiste condizionamento senza una predisposizione ad esserlo.
Alcune persone , per loro scelta, per una diminutio mentis, per retaggio sociale o familiare sono propense a rivolgersi a fedi per loro natura talmente folli da suscitare comunque interesse ed accettazione.
D’altra parte non si può spiegare altrimenti la singolarità nelle azioni dei primi cristiani che si offrivano volontariamente come pasto alle belve piuttosto che offrire un pugno di incenso all’imperatore.
Il regno dei cieli era vicinissimo, predicava Paolo, la generazione non sarebbe passata e la parusia era imminente.
Masse di diseredati, affamati di riscatto sociale ed impossibilitati a recepire altri valori in un contesto storico a loro sfavorevole si abbandonavano all’ìdea folle di una morte riparatrice della condizione terrena per un’aldilà di pace e di giustizia.
Una religione di schiavi propensi ad una schiavitù ancora più subdola, quella metafisica, che spostava nel futuro prossimo il riscatto dalla triste condizione dell’umanità agli albori della sua civiltà.
Anche ai nostri tempi, benché ormai decisamente instradati verso un avanzato miglioramento sociale, economico e tecnico- scientifico gruppi di persone, non molte per la verità, si sentono attirati da fedi la cui assurdità è direttamente proporzionale alla loro predisposizione mentale.
Cosa li spinge? Solo uno psichiatra può rispondere.
Sicuramente li spinge la paura del quotidiano, l’avidità sempre insita nell’uomo di accorciare i tempi per un miglioramento personale.
Persone che anziché lavorare con passione e sviluppare con il loro contributo la condizione umana dedicano buona parte del loro tempo a passeggiare di casa in casa e distribuire allucinazioni religiose.
Sono i moderni schiavi di una dipendenza mentale, uno zero virgola dell’universo statistico che arrecano più fastidio che danno, soprattutto quando continuano imperterriti a piangere sulla loro dabbenaggine a volte troppo tardi avvertita.
Babila