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Chi ordina prete una donna finisce a giudizio nei tribunali del Sant'Uffizio

Ultimo Aggiornamento: 09/07/2010 22:58
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09/07/2010 22:58
 
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LE NUOVE LEGGI DEL VATICANO:
Insieme all'eresia, all'apostasia e allo scisma, sarà tra i delitti più gravi.
Inasprimento anche sui preti pedofili.

MILANO - L'ordinazione sacerdotale delle donne, l'eresia, l'apostasia e lo scisma.
Nuovi delitti del foro ecclesiastico saranno contenuti nell'aggiornamento del Delicta graviora, il documento che accompagnava il Motu proprio «Sacramentorum sanctitatis tutela», firmato nel 2001 da Giovanni Paolo II.
Il nuovo documento conterrà anche procedure più restrittive sulla pedofilia.
Secondo fonti informali - per ora non confermate nè smentite dal Vaticano - l'aggiornamento cui sta lavorando la Congregazione per la Dottrina della Fede e che sarà reso pubblico la settimana prossima, prevederà che coloro che conferiranno l'ordinazione sacerdotale a esponenti del sesso femminile potranno essere giudicati dai tribunali dell'ex Sant'Uffizio.

SCOMUNICA - L'ordinazione sacerdotale di donne è già proibita dal Vaticano.
Il 29 maggio del 2008 l'Osservatore Romano ha pubblicato un decreto firmato dal prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card. William Jospeh Levada, che disponeva la scomunica «latae sententiae» cioè automatica per chi ordina donne prete e per le donne che ricevano l'ordinazione.
Ora, secondo le indiscrezioni raccolte, con l'aggiornamento dei Delicta graviora, l'ordinazione delle donne dovrebbe essere«elevata a delitto più grave».
I delitti contro la fede più gravi contemplati dal Delicta graviora attualmente previsti sono essenzialmente tre: l'attentato contro l'eucaristia, l'attentato contro la santità della confessione e l'abuso sessuale su un minore.

SPRETATI PER DECRETO - Rispetto agli abusi sessuali su bambini commessi da preti, il Vaticano sottoporrà a una revisione anche la legge che li riguarda, inasprendo uno statuto di limitazioni e introducendo sanzioni sulla pornografia infantile.
Lo hanno riferito oggi fonti della Chiesa cattolica.
I cambiamenti giungono in un momento in cui Papa Benedetto XVI si sta battendo per contenere i danni causati all'immagine della Chiesa cattolica dagli abusi sessuali negli Stati Uniti ed in diversi Paesi europei.
Le revisioni renderanno effettive come norme globali delle procedure legali sui casi di abusi conosciute come «facoltà speciali», che erano consentite solo in circostanze eccezionali.
«Le facoltà speciali sono state trasformate in legge. Sono state scritte sulla pietra», ha detto un prelato che conosce le nuove norme, che si prevede saranno rese pubbliche giovedì prossimo.
Lo statuto di limitazioni per i casi di abusi sessuali varrà per 20 anni dopo il 18° compleanno della vittima, rispetto agli attuali dieci anni, cosa che significa che le vittime potranno sporgere denuncia sino all'età di 38 anni.
Questo è significativo perché molte persone che hanno subito abusi da preti da bambini non trovano il coraggio o il supporto legale e morale per procedere sino a quando non sono adulti.
Le revisioni consentiranno anche ai vescovi locali di spretare sacerdoti di fronte ad abusi sessuali con prove «chiare e gravi» senza processi canonici (ecclesiastici), che possono essere lunghi e costosi.
La Chiesa sarà in grado di spretare sacerdoti in questi casi per decreto.
I cambiamenti rappresentano un aggiornamento del Motu Proprio (espressione latina per «di sua propria intenzione») emesso da Papa Giovanni Paolo II nel 2001 per fronteggiare casi di abusi sessuali.
È stato preparato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, che Papa Ratzinger ha guidato quand'era cardinale per 25 anni prima della sua elezione nel 2005.
La revisione prevede inoltre che i preti trovati in possesso di pornografia infantile, stampata o sui loro computer, siano considerati responsabili di gravi trasgressioni passibili di azione disciplinare anche se non hanno commesso abusi.
Cinque vescovi europei si sono già dimessi in seguito allo scandalo.
Uno ha ammesso gli abusi, un altro è sotto inchiesta e tre si sono ritirati in seguito al modo in cui avevano trattato casi di abusi.


Corriere



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