Il Decalogo è concepito sulla proibizione
Otto comandamenti su dieci si fondano sulla logica del divieto, che del resto è presente anche nel precetto che si ascrive a Dio. Il Signore, nel temere le altre divinità (non avrai altri dèi), osteggia i concorrenti (non ti prostrerai a loro) e minaccia gli uomini (un Dio geloso, che punisce) mostrando implicitamente tutta la sua debolezza.
Dove non c'è l'esplicita proibizione, c'è comunque l'intimazione ("onora" il padre e la madre), cosa ben diversa dall'amore. Non a caso, quando la relazione tra genitori e figli è improntata alla saggezza educativa, fiorisce spontaneo il volersi bene reciproco, e di conseguenza svanisce l'imperativo "onora". Il quarto comandamento ha un risvolto addirittura crudele:
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La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Le religioni dividono. L'ateismo unisce
Il sonno della ragione genera mostri (Goya)