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Studio religioso.

Ultimo Aggiornamento: 08/07/2011 02:08
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Padre Guardiano
02/07/2011 23:17
 
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nostro cristianesimo poggia su un inganno, poiché le aspettative escatologiche in esso contenute non sono state mantenute" (23).
((26)) Il giudizio di Karlheinz Deschner e Horst Herrmann, secondo cui Gesú "si é completamente sbagliato", contiene comunque una inesattezza. Sarebbe infatti più esatto dire che il Gesú biblico si è
sbagliato.
In effetti, non sappiamo cosa il Gesú storico abbia realmente detto. A questo proposito, disponiamo solo di resoconti ad opera suoi seguaci. Questi potrebbero aver riferito esattamente le parole
di Gesú, ma potrebbero anche non averlo fatto. Se i suoi seguaci hanno riferito fedelmente, allora Gesú si è sbagliato riguardo all'imminente fine del mondo.
Tuttavia, in generale, noi stessi siamo soliti accettare
con grande scetticismo – e giustamente – i resoconti dei fedeli seguaci, ad esempio degli stalinisti su Stalin o dei kennediani su J.F. Kennedy. Pertanto il Gesú biblico potrebbe essersi sbagliato, mentre il Gesú storico no. Forse il Gesú storico non ha compiuto alcun errore; forse non è neppure risorto, anzi forse non è neppure esistito.

(b) Le minacce d'inferno lanciate dal Gesú biblico

((27)) Dato che Gesú (24) viveva nell'attesa dell'imminente fine del mondo, i primi cristiani credettero che la fine del mondo stesse in relazione diretta con la sua morte. Invece, gli eventi soprannaturali profetizzati non sono accaduti, Gesú ed il Padre non sono tornati, i morti non sono resuscitati, il giudizio finale non è avvenuto, e le potenze demoniache non sono state sconfitte. Assieme a tutto questo è venuta anche a mancare la prova obiettiva della resurrezione di Gesú.
((28)) Ma ancora più problematico di quella errata previsione è il secondo motivo, che Gesú adduce, per indurre gli uomini ad ubbidire ai suoi comandamenti. Infatti uno che ammette l'esistenza dell'inferno e che fa leva sulla paura degli uomini al riguardo, non avverte certo la necessità di una <limpidità delle motivazioni >, che può sussistere solo facendo appello alla comprensione ed alla ragione umana.
Dato che l'Illuminismo su questo punto ha avuto – in una certa misura – successo, e dato che ognuno di noi conosce persone che, anche senza timore dell'inferno, conducono una vita moralmente ineccepibile, i pensatori cattolici liberali tendono in generale a sorvolare su quei passi del NT dove si parla di dannazione eterna (25). Ma perché rimuovere quei minacciosi passi, se si è convinti che Gesú sia l'inviato di Dio, se non Dio stesso? Se Gesú fosse colui sul quale l'Onnisciente avrebbe riversato tutta la propria predilezione, non avrebbe potuto sbagliarsi così spesso (di sicuro, non quando si tratta di motivare gli uomini ad ubbidire ai comandamenti divini !). Oltretutto, sta scritto: "Vi preoccuperete di mettere in pratica tutto ciò che vi comando; non vi aggiungerai nulla e nulla ne toglierai" (26).
((29)) Gesú parla dell'inferno non una volta, ma ben una ventina volte, facendo minacce esplicite di dannazione eterna in un inferno di fuoco "dove il verme non muore ed il fuoco non si estingue", in un
forno [!] di fuoco, dove ci sarà "pianto e stridor di denti" (27). Anche il <discorso della montagna> non è privo di minacce (28). Chiunque sostiene a chiare lettere che un crimine di dimensioni finite verrà punito con una pena di durata infinita, non può certamente essere <il più esemplare maestro morale di tutti i
tempi>, ma è piuttosto una persona propensa all'ingiustizia. Pochi sono infatti coloro che ritengono giusto, che un crimine di dimensioni finite venga punito con una pena infinita. Solo scuotendo il capo, e con avversione, la maggior parte delle persone può leggere della suddivisione degli uomini, secondo Gesú, in pecore o caproni, a seconda che siano, o meno, suoi seguaci. "Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano" (29).
((30)) Spesso da parte dei cristiani si sostiene che il NT è molto più <innocuo> dello AT, poiché Dio nel NT si mostra pieno d'amore, mentre nello AT si mostra geloso e vendicativo. In realtà è vero il contrario.
Nello AT Geova è colui che manda sofferenza e morte, mentre nel NT, lo stesso Dio, che nello AT viene immaginato stare al di sopra del mondo, si fa uomo ed è LUI che ci manda anche la sofferenza eterna.
Quindi nel NT il terrore fisico e psicologico sono ben più grandi ! Mentre il Geova dello AT punisce solo con la morte, il Dio del NT punisce anche con la dannazione eterna. Pertanto l'iracondo Geova è
relativamente meno pericoloso dell'<amoroso> Padre del NT. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui molti Giudei si sono tenuti alla larga dalla setta dei cristiani, preferendo non lasciarsi impressionare dalle minacce d'inferno. In fondo il Dio di Mosè manda sí la morte, ma non l'inferno eterno.
Riguardo al fatto che molti Ebrei rimasero scettici di fronte al messaggio dell'eroe del cristianesimo (e per questo vennero storicamente accusati di caparbietà e fu poi loro presentato il conto), non bisogna neppure dimenticare che Gesú – comunemente ritenuto tanto esemplare e carismatico – non è riuscito a
convincere in nessun modo una parte dei suoi ascoltatori.
((31)) Alcuni apologeti cristiani sostengono ripetutamente che le minacce dell'inferno, fatte da Gesú, dovrebbero venir inquadrate in quel determinato momento storico. Questa obiezione tuttavia è poco


-5-


[Modificato da =omegabible= 04/07/2011 22:01]



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Se la vita ti sorride,ha una paresi.(Paco D'Alcatraz)

Il sonno della ragione genera mostri. (Goya)

Apocalisse Laica

Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


Vivo fra lo Stato Sovrano della Fica e la Repubblica Popolare del Cazzo
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