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I radicali dicono sì al Pd: nove seggi e Bonino ministro

Ultimo Aggiornamento: 23/02/2008 22:05
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21/02/2008 17:32
 
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Alla fine, i radicali accettano la proposta del Pd di far confluire loro candidati nelle liste del partito di Veltroni. La decisione è stata annunciata dalla segretaria del partito dei radicali italiani Rita Bernardini e dal segretario dell’Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, al termine di una riunione durata sette ore, con Goffredo Bettini, coordinatore del Partito Democratico.

Dopo l’accordo, la Bernardini e Cappato hanno diffuso il seguente comunicato: «Prendiamo atto che la nostra offerta di collegare la lista radicale al candidato Presidente del Consiglio Veltroni e al Partito Democratico si scontra con un pregiudiziale rifiuto, nonostante il sostegno che continua a giungere da personalità della cultura e della politica. Ci assumiamo - aggiunge il comunicato - la responsabilità di subire l’impostazione alternativa di inserimento di candidati radicali nelle liste del PD, nonostante continuiamo a ritenerla meno efficace per conquistare una maggioranza riformatrice in occasione delle prossime elezioni politiche. Comunichiamo perciò di accettare la base di partenza proposta dal Partito Democratico, che sarà ora necessario trasformare in un vero e proprio accordo politico-elettorale con il Segretario Veltroni. Abbiamo convocato - conclude il comunicato - per sabato e domenica prossimi la riunione Congiunta del Comitato di Radicali Italiani e del Consiglio Generale dell’Associazione Luca Coscioni».

La controproposta del Pd era arrivata per voce proprio del braccio destro di Veltroni, Bettini. Ad Emma Bonino e colleghi si propone un´alleanza dove, in cambio della rinuncia al simbolo dei Radicali, ci sarebbero un ministero per la stessa Bonino e altri nove posti in lista «in collocazioni sicure». Il tutto condito dal «riconoscimento di una parte del finanziamento pubblico in rapporto al numero dei parlamentari concordato», dal «10% degli spazi di informazione spettanti al Pd» e dalla «garanzia della presenza dei Radicali nelle trasmissioni di confronto politico più popolari».

Nel dibattito sull´ingresso dei Radicali, si era levata anche qualche voce fuori dal coro. Paola Binetti, senatrice teodem in quota Pd in un´intervista a Il Giornale ha dichiarato: «Il Partito democratico non ha bisogno dei radicali, la loro presenza strutturale dentro il Pd sarebbe destabilizzante, semplicemente per il loro stile e per le loro storie». «La presenza dei radicali comporta il rischio di far esplodere una conflittualità dentro il Pd - aggiunge - Ma non saremo noi ad andarcene». La pensa più o meno allo stesso modo Pierluigi Castagnetti: «Sono preoccupato - ha spiegato - perché ci sono alcune cose di questo eventuale accordo che non sono definite. Nessuno mette in discussione le qualità di Emma Bonino, che è stato un ottimo ministro e un ottimo commissario europeo, ma qui si tratta di un’operazione politica su cui ho delle riserve anche sul piano del consenso elettorale». Secondo lui, infatti, nelle elezioni del 2006 «ci fu un esodo da parte dell’elettorato cattolico a causa dell’ingresso dei Radicali nella coalizione».


Fonte: l’Unità.it

www.unita.it/view.asp?IDcontent=73109



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22/02/2008 22:46
 
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Veltroni: Emma ci fa crescere


[…]

Da due settimane - come racconta chi ci vive accanto - Walter Veltroni è gasatissimo, è convinto di averle azzeccate tutte e alla fin fine è stato proprio questo stato di grazia del leader a “piegare” i notabili del partito attorno ad una scelta che molti non condividono: quella di inserire i radicali nelle liste del Partito democratico. In queste ore pochissimi escono allo scoperto ma sotto traccia i malumori sono stati seri e trasversali, in via privata dubbi hanno espresso personaggi tra loro diversi come Piero Fassino e Francesco Rutelli, mentre dall’area degli ex popolari sono arrivati alle orecchie del leader anche dei rotondi no. Ma è stato Walter Veltroni che ha fortemente voluto l’accordo. E’ stato Walter Veltroni che due giorni fa ha dato il via libera all’offerta poi avanzata ai radicali, un “pacchetto” politico ed economico al quale era difficile dire di no. Un’offerta allettante perché Veltroni era convinto che fosse giusto farlo l’accordo.

Per tre motivi: «Perché Emma Bonino è una donna apprezzata non soltanto per le battaglie laiche, ma perché è stata un ottimo ministro come sanno tutti gli imprenditori italiani»; «perché dobbiamo essere un partito inclusivo e che non cerca esclusioni pretestuose». Ma alla fin fine - questo Veltroni lo ha spiegato soltanto ai suoi - il motivo più profondo della scelta è che «sul tema della laicità, il Pd deve avere un suo profilo e una sua coerenza», non deve scoprire il fianco (e dunque perdere voti) su questo versante, ma senza cavalcare tigri laiciste, perché nella concezione veltroniana il nuovo partito deve saper accogliere al suo interno sia Emma Bonino che Paola Binetti, proprio come fanno i grandi partiti anglosassoni, capaci di “contenere” confessioni, etnie e pulsioni spesso contrastanti. E a chi gli ha obiettato con forza - i radicali ci faranno perdere voti - Veltroni ha risposto anzitutto con un sondaggio che dimostra il contrario: con la Bonino in lista il Pd ha un valore aggiunto dell’1 per cento, mentre nel caso di un apparentamento o di una corsa solitaria del Pr, per il partito democratico il saldo non sarebbe mai positivo.

Anche se alla fin fine il ragionamento - più subliminale che esplicito - da parte di Veltroni, è stato una sorta di “fidatevi di me”. Dice il ministro della Pubblica Istruzione Beppe Fioroni, uno dei capofila della corrente cattolica nel Pd: «Il rapporto di forza e di presenza tra i cattolici e i radicali in lista è di uno a dieci, come dimostrerà il convegno che abbiamo organizzato per mercoledì prossimo e che vedrà la presenza di autorevoli personalità del mondo cattolico».
[…]

L’articolo completo di Fabio Martini è presente sul sito de La Stampa
www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200802articoli/30345gi...



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23/02/2008 06:18
 
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RE

Mi fido di Veltroni come mi fido dei famosi "Padri" della Chiesa Cattolica!!!! [SM=x789051] [SM=x789051] [SM=x789051] [SM=x789052] [SM=x789052] [SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049]


omega [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]



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Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


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Pannella si arrende e deride Veltroni: “Sono inopportuno”


È lui stesso, il leader storico dei Radicali, a tirarsi fuori. «Se si segue il criterio dell’opportunità - dice Marco Pannella - è in nome di questo che occorre valutare anche una mia eventuale candidatura nelle liste Pd, in quota radicale. Per mio conto, la ritengo assolutamente non necessaria e sinceramente e gioiosamente non opportuna».

C’è dell’ironia, nel «passo indietro» pannelliano, e una certa distaccata irrisione di quelle «regole» che il Pd sventola per arginare una presenza politicamente ingombrante come la sua. Regole che ieri pure Piero Fassino (che naturalmente sarà ricandidato, anche se di legislature sulle spalle ne ha quattro) ricordava severamente: «La regola dei tre mandati vale anche per Pannella». Il quale si è fatto due conti, tanto per ricordare che difficilmente qualcuno potrebbe contestargli attaccamenti alle poltrone e ai ruoli istituzionali, e che, alla luce dei fatti, il diktat delle tre legislature applicato al suo caso ha poco senso: dal ‘76 ad oggi, il leader radicale è stato in Parlamento per soli 114 mesi, «equivalenti a due sole legislature». La regola radicale, infatti, prevedeva la rotazione dei parlamentari, e Pannella la ha sempre applicata a se stesso, dimettendosi a metà mandato. E dal Parlamento italiano manca da dieci anni.

Dunque, il Pd dovrà dire chiaro e tondo perché, fatto l’accordo con i radicali, ora non vuole il loro leader in lista. «Non possiamo accettare veti», ha ricordato ieri la Bonino a Veltroni, nel faccia a faccia che ha sancito l’intesa, che nel fine settimana dovrà passare, in un’assemblea a porte aperte, al vaglio del Comitato dei radicali italiani.
Durante l’incontro, il leader del Pd si è lamentato per l’atteggiamento negativo di una parte dei radicali. «Servono convinzione ed entusiasmo. Se invece dite di “subire” questo accordo, lasciamo perdere». A Veltroni non sono piaciute né le ironie sul Pd di Pannella, l’altra sera al Tg3, né il comunicato di Bernardini e Cappato, fautori della linea anti-accordo, secondo i quali i radicali stanno «subendo» l’impostazione data dal Pd all’intesa elettorale.

«Immagino - ironizza un parlamentare della Rosa nel pugno - che chi è così contrario all’ingresso dei radicali nelle liste Pd non si candiderà…». Lo si capirà nei prossimi giorni, quando si deciderà sui nomi. Per ora l’unica certezza è sulla Bonino, che sarà capolista al Nord e che Veltroni vuole impegnare in prima linea nella campagna elettorale. Non ci sarà invece, con ogni probabilità, Sergio D’Elia, il leader della campagna per la moratoria sulla pena di morte ha alle spalle una condanna scontata per banda armata: lui stesso si è detto «pronto a lasciare» per evitare un caso sul suo nome.

Intanto sulla testa degli estremisti cattolici alla Binetti, dopo l’accordo con i radicali, è piombata ieri la tegola della candidatura di Umberto Veronesi, luminare della medicina, che sarà capolista in Lombardia e che, per le sue posizioni laiche sui temi etici, è visto come un altro segnale di quella che le associazioni cattoliche vicine al centrosinistra denunciano come «deriva libertaria». «Temo che non ci sia più spazio nel Pd per le nostre posizioni», lamenta Costalli, del Movimento cristiano lavoratori.



L’articolo di Laura Cesaretti è tratto dal sito del Giornale

www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=243227



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