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Messaggio Iniziale
=omegabible=

02/07/2011 22:41


Lo studio che andrò a postare si intitola "Una critica dell'etica Cristiana".
L'autore è il Dott.Prof. Gerhard Streminger

Consiglio la lettura a persone con un forte senso critico e una conoscenza almeno a livello medio/alto delle Sacre Scritture.

Buona lettura

omega

ps. per Kelly- Suggerisco l'inserimento nel sito.
Ultime Risposte
kelly70

08/07/2011 02:08
Re: Per Kelly
=omegabible=, 07/07/2011 22.54:


Il lavoro è terminato.
Puoi procedere.Riapro la discussione.

Una buona serata. omega



Grazie omega, ottimo lavoro [SM=g27811]

Domani faccio le puntate per il sito.

Buona lettura a tutti!


Kelly

=omegabible=

07/07/2011 22:54
Per Kelly

Il lavoro è terminato.
Puoi procedere.Riapro la discussione.

Una buona serata. omega
=omegabible=

07/07/2011 22:50


neppure chi la pensa diversamente da loro, Gesú disquisisce amabilmente sui nemici dell'uomo ! Se qualcuno pensasse che non tutte le parole di Gesú siano da prendere sul serio, perché allora
bisognerebbe prendere Gesú alla lettera in altri passi, ad esempio quando Gesú parla della propria futura resurrezione? Le interpretazioni allegoriche sono piuttosto ingenue e per lo meno disperatamente soggettive. Gli esegeti infatti girano e rigirano i concetti fino a tirar fuori quello che vogliono al momento. Il
criterio più diffuso delle interpretazioni <in senso traslato> è quello secondo cui bisogna tener conto dello spirito del tempo. In questo modo il messaggio di Gesú non è più <il concime della Terra>, ma diventa piuttosto un adattamento a dei concetti morali già acquisiti.

(57) Luca 10.17.

(58) Giovanni 8.44.

(59) Giovanni 8.31. Questo passo esprime abbastanza bene l'antisemitismo (o meglio: l'antigiudaismo) di Gesú. Nei secoli seguenti gli <Ebrei> hanno potuto verificare sulla propria pelle, che il supposto Messia non ha corrisposto affatto alle loro aspettative: i diabolici giudei, gli assassini del figlio di Dio. Cfr. Buggle:
"Secondo Kasper e Lehmann ... nel nuovo testamento la parola <diavolo> compare 34 volte, mentre nello AT – che è da tre a quattro volte più voluminoso – solo una volta. La parola <satana> compare 36 volte (secondo Haag, addirittura 80) nel NT, 18 nello AT. La parola <demone> 64 volte nel NT, dove si parla anche 30 volte di spiriti malvagi ed impuri " (1992, p. 166).

(60) Giovanni 6.66.

(61) Matteo 11.20 s.

(62) Marco 13.17.

(63) Luca 22.29 s.

(64) 1 Corinzi 6.2.

(65) Giovanni 2.3 s.

(66) Cfr. Marco 6.3 .

(67) Matteo 10.5s. Comunque Gesu si recava anche nelle città pagane, ad esempio nella città ellenica di Gerrasa, purtroppo non per studiare filosofia, ma per gettare i porci nel precipizio.

(68) Matteo 6.7.

(69) Matteo 7.6.

(70) Marco 7.27 .

(71) Marco 7.28 .

(72) Matteo 25.41 s.

(73) Marco 12.31 .

(74) Giovanni 15.17 (m.e.).

(75) Nietzsche (Umano, troppo umano; p. 131).

(76) Il Dio onnipotente dovrebbe avere tutti i requisiti necessari, per realizzare simili condizioni.

(77) Matteo 19.24. Secondo una benevole interpretazione a favore dei benestanti, con <cruna di ago> si dovrebbe intendere non lo strumento per cucire, bensì una porta di Gerusalemme particolarmente stretta,
attraverso la quale riusciva a malapena a passare un uomo.

(78) Luca 19.8 s.

(79) Giovanni 12.8.

( 80) Matteo 20.1 s. Di solito questa parabola viene interpretata nel senso che, coloro che raggiungono la fede in tarda età, riceveranno da Gesú lo stesso trattamento di coloro che hanno avuto fede fin da
giovani. Ma se Gesú voleva esprimere proprio questo concetto, perché non lo ha detto chiaramente?
Cosa gli impediva di dire esattamente, ciò che voleva dire? E perché mai uno dei pochi passi in cui, apparentemente, si affronta un tema di giustizia sociale, questo tema deve venir travisato in maniera così
pesante?

(81) Matteo 25.26 .

(82) Luca 19.24 s. Anche volendo dare una interpretazione allegorica, non si riesce ad immaginare alcuna circostanza che possa giustificare un simile comportamento.

(83) Matteo 22.21; Marco 12.17; Luca 20.25.

(84) Deschner (1990, p. 524).

(85) Luca 17.7 s. (m.e.). Chi intravede in simili rapporti sociali qualcosa di <celestiale> è un pericolo per la democrazia.

(86) Luca 12.42 s.; Efesini 6.5; 1 Corinzi 7.20 s.; 1 Pietro 2.18 s.; Efesini 5.22 s.

(87) Marco 9.43 .

(88) Giovanni 8.7; Luca 23.34.

(89) Kaufmann (1965, p. 220).

(90) Giovanni 15.13 s.

(91) Luca 14.7s.

(92) Cfr. Streminger 1992 .



Letteratura



Le citazioni in tedesco sono prevalentemente tratte dalla Bibbia tradotta e rivista da Elberfelder (Brockhaus Verlag Wuppertal 1986), e le citazioni in italiano dalla Bibbia CEI 1974.

BUGGLE, S.: Denn sie wissen nicht, was sie glauben. Reinbek 1992.

DAHL, E. (Hrsg.): Die Lehre des Unheils. Fundamentalkritik am Christentum. Hamburg 1993.

DESCHNER, K.: Kriminalgeschichte des Christentums. Band III: Die alte Kirche. Reinbek 1990.

DESCHNER, K./HERRMANN, H.: Der Anti-Katechismus. 200 Gründe gegen die Kirchen und für die Welt.
Hamburg 1991.

FRICKE, W.: Standrechtlich gekreuzigt. Person und Prozeß des Jesus aus Galiläa [1986]. Reinbek 1988.

HERRMANN, H.: Die Caritas-Legende. Hamburg 1993.

HOLBACH, P.T.: Religionskritische Schriften (Das entschleierte Christentum, Taschentheologie, Briefe
an Eugénie). Berlin/Weimar 1970.

KAUFMANN, W.: Der Glaube eines Ketzers [1959]. München 1965.

MYNAREK, H.: Jesus und die Frauen. Das Liebesleben des Nazareners. Frankfurt 1996.

NIETZSCHE, S.: Menschliches, Allzumenschliches, in: Sämtliche Werke. Band II. München 1988.
–: Also sprach Zarathustra, in: Sämtliche Werke. Band IV, München 1988.

SCHMIDT-LEUKEL, P.: Berechtigte Hoffnung. Über die Möglichkeit, vernünftig und zugleich Christ zu
sein. Paderborn 1995.

SCHWEITZER, A.: Geschichte der Leben-Jesu-Forschung [1906]. Tübingen 1951.

STREMINGER, G.: Gottes Güte und die Übel der Welt. Tübingen 1992



F I N E



=omegabible=

07/07/2011 17:01


(21) Kaufmann (1965, p. 158).

(22) Deschner/Herrmann (1991, p. 138).

(23) Schweitzer (1951, p. 22).

(24) Nel seguito si intende sempre il Gesú biblico, anche se non viene detto esplicitamente.

(25) Nel nuovo catechismo della Chiesa cattolica compaiono ancora minacciosi richiami al diavolo ed all'inferno.

(26) Geova a Mosè, Deuteronomio 13.1 (m.e.).

(27) Marco 3.29; 9.43-48; Matteo 3.12; 5.22; 5.29 s.; 7.19; 8.12; 13.40 s.; 13.50; 16.18; 18.8; 22.13; 23.33; 24.21; 25.30; 25.41: "Poi dirà a quelli posti alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli..."; 25.46: " E se ne andranno, questi al supplizio eterno, ed i giusti alla vita eterna"; Luca 3.17; 12.5; 13.27s.; cfr. 2 Tessalonicesi 1.6s.

(28) Discorso della montagna: Matteo 5.1-7.29. Minacce d'inferno: Matteo 5.22 s.; 5.29 s. "Nell'indice della Bibbia di Lutero (ed. Bibelanstalt Stuttgart 1952), alla voce <dannazione eterna> vengono riportati 38 passi, tutti nel NT " (Buggle 1992, p. 103).

(29) Giovanni 15.6.

(30) Cfr. Holbach (1970, S. 78).

(31) I Sadducei si attenevano esclusivamente ai cinque libri di Mosé (Pentateuco), quindi non potevano ammettere un inferno eterno come <voluto da Dio>.

(32) Luca 10.20 .

(33) Matteo 25.45 s.; Giacomo 2.13; Daniele 12.2; Giovanni 5.29; Romani 2.7 s.

(34) Nietzsche (Zarathustra, p. 121).

(35) Attraverso questo sacrificio mortale, dove il Creatore del cielo e della Terra si è lasciato condurre come un agnello al macello, LUI si è conciliato con gli esseri fatti a propria immagine e somiglianza, e l'umanità è stata salvata. Un Dio buono, che lascia morire un Dio innocente, per placare un Dio giusto!
Ma chi ci capisce qualcosa?

(36) Sembra che nel Corano Allah faccia proprio questo. Nell'Islam non esiste alcun peccato originale, e quindi viene meno la necessità di salvare l'umanità attraverso il sacrificio del Figlio di Dio. Nell'antichità i <figli di Dio> erano del resto numerosissimi. Solo Zeus aveva generato, con donne mortali, un'intera schiera di figli – uomini, non semidei – come ad esempio Ercole.

(37) Matteo 10.28. Se avremo il timore di Dio, tremeremo anche di fronte ai suoi preti, ai quali è stato conferito il potere di <legare> e di <sciogliere>.

(38) "Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?... Chiedete e vi sarà dato " (Matteo 6.31; 7.7).

(39) Luca 18.22 .

(40) Cfr. Herrmann 1993.

(41) Matteo 5.38 s.

(42) Luca 14.26. In altri termini, l'uomo dovrebbe odiare ciò che più ama. Ma allora, nonostante questa esplicita richiesta di Gesú, perché si continua a parlare della <buona novella> e del <messaggio
d'amore> cristiano?

(43) Luca 12.22,29 s.; Matteo 6.34.

(44) Matteo 5.37. Di solito <maligno> viene tradotto con <diavolo>.

(45) Cfr. Mynarek 1996.

(46) Giovanni 8.7,11.

(47) Fricke (1988, p. 61). In alcune interpretazioni del pensiero degli Esseni viene messa in evidenza, non la loro socievolezza, bensì la loro aggressività. Come mostreremo in seguito, questo non è un motivo sufficiente per dubitare della affinità spirituale di Gesú con gli Esseni.

(48) Un'altra fonte, che i cristiani potrebbero aver utilizzato per accaparrarsi l'udienza mediante qualcosa di celebre, è questa: "Il babilonese Marduk ...., apprezzato come buon pastore, viene imprigionato, interrogato, condannato, e giustiziato assieme ad un delinquente comune, mentre un altro venne liberato." (Deschner / Herrmann 1991, p. 36; cfr. p. 139). Interessante è anche la vita del <Cristo pagano> Apollonio di Tiana, contemporaneo di Cristo, che è stato attivo ed influente in Oriente e nel Mediterraneo.

(49) Luca 10.25s. Si confronti il comandamento di Gesú dell'amore verso il prossimo – in realtà esteso, al massimo, ai nemici personali, non certo ai presunti nemici di Dio – con il passo: "Tu non devi fare vendetta nè danneggiare i figli del tuo popolo, ma devi amare il prossimo tuo come te stesso" (Levitico 19.18). Cosí pure con i passi: (Esodo 23.4s.) ed il Salmo di Salomone.

(50) Giovanni 17.1 s. (m.e.)

(51) 2 Giovanni 1.9 s.

(52) 1 Corinzi 16.22 .

(53) 96 Matteo 10.14 s.; 11.24; Marco 6.11; Luca 10.10 s.

(54) Marco 3.29.

(55) Matteo 10.21. Il padre darà morte al figlio ....!

(56) Matteo 10.34,36 (m.e.). I nemici dell'uomo ...! Mentre ai cristiani viene ordinato di non salutare


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=omegabible=

07/07/2011 09:54


Annotazioni:
*) Desidero ringraziare Georg Andree, Bernd A. Bayerl und Josef Buchegger per alcune preziose indicazioni.

(1) Gesú ha fondato la propria etica sulla metafisica (procedimento caratteristico di ogni filosofia morale teocentrica), ma ha tralasciato di precisare questo fondamento. Nella sua visione teocentrica del mondo (come pure in quella di molti suoi seguaci) si dà semplicemente per certa l'esistenza di una autorità divina.
Non si tratta di dimostrare l'esistenza di Dio; si tratta solo intendere la SUA volontà.

(2) Buggle (1992, S. 23). Questo libro contiene un classificazione sistematica di molti passi biblici controversi

(3) Giovanni 6.60.

(4) Marco 4.10s. (m.e.).

(5) Kaufmann (1965, p. 297).

(6) 15 Atti degli Apostoli 2.6.

(7) 1 Timoteo 1.2,20; 2 Pietro 2.12.

(8) Matteo 8.12.

(9) Matteo 16.28 (m.e.); 26.64; Daniele 7.13s.; Luca 23.42; Giovanni 1.50s.; Luca 9.27: "In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio"; Marco 9.1; Matteo 24.34:" In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada"

(10) Riguardo agli effetti deleteri della caotica morale cattolica, si veda il breve cenno nel libro di Streminger (1992, p. 247-63)

(11) Matteo 27.45,51s. Pertanto, non solo Gesú crocefisso, ma anche i morti sarebbero resuscitati in quell'occasione.

(12) Marco 16.9s. (m.e.).

(13) 1 Tessalonicesi 4.15,17.

(14) 2 Tessalonicesi 3.10.

(15) 2 Pietro 3.4. Nella seconda lettera di Clemente, la mancanza di fede viene messa in relazione diretta col ritardo della parusia. Alcuni studiosi pensano che, per salvare i cristiani da questo dubbio, dei seguaci di Gesú abbiano redatto il vangelo <spirituale> di Giovanni.

(16) 1 Corinzi 7.29s.

(17) 2 Corinzi 5.17.

(18) Giovanni 18.36.

(19) L'idea di una resurrezione dei morti viene elaborata per la prima volta durante la lotta fra i Maccabei ed i Seleucidi.

(20) Marco 12.26 s.; Matteo 12.40 . In un altro passo sembra che Gesú voglia richiamare l'attenzione degli scriba sulla differenza tra dottrina profetica ed apocalittica del Messia (Marco 12.35 s.).


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07/07/2011 09:39


anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare" (85). Tenendo conto di queste parole del Signore non desta affatto meraviglia che dei cristiani si comportino spesso come schiavi, e che, per compensare questo oltraggio alla propria dignità, si vendichino appena ne hanno la possibilità.
((64)) Il rapporto tra schiavo e padrone viene utilizzato, ancora in modo più marcato, nelle lettere di Paolo come modello del rapporto tra uomo e Dio: "Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito, come a Gesú" (86). Le sofferenze degli schiavi vengono sdolcinatamente elevate sul piano spirituale: gli schiavi vengono dichiarati santi, ma si sorvola sullo
scandalo che sulla Terra esista la schiavitù. Gesú, Paolo, la Chiesa della prima era cristiana, il cristianesimo del medioevo, Lutero, non hanno riconosciuto il diritto di ogni uomo ad una vita rispettosa
delle elementari esigenze umane. Hanno sorvolato sulla miseria della gente e sui diritti umani, per dedicarsi al servizio di Dio. A questo proposito basterebbe semplicemente ricordare quanto Gesú stesso
ha detto che: è meglio entrare "monco" in cielo, " piuttosto che con due mani andare all'inferno, nel fuoco eterno" (87).
((65)) Tenendo conto delle citazioni come questa, il quadro che oggi la maggior parte della gente si fa dell'eroe del cristianesimo è addirittura grottesco. Oltretutto, la <buona novella> del cristianesimo vive soprattutto delle due sentenze : <Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra> e < Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno>. (88). Ma entrambe queste sentenze non compaiono nei manoscritti dei Vangeli apocrifi più antichi e più importanti dei Vangeli canonici ! Poiché Gesú non era affatto interessato in una società giusta in questo mondo, la maggior parte delle conquiste di una società civile e democratica hanno dovuto essere strappate con la forza, vincendo l'opposizione della gerarchia
della Chiesa. Per riassumere concisamente la posizione di Gesú e dei Vangeli su questo tema: " .. non si interessano delle ingiustizie sociali, ma concentrano la loro attenzione sul cielo e sul fuoco eterno" (89).

(e) Inconsistenza del messaggio di amore

((66)) Da notare che il concetto di amore, nonostante – come si suppone – giochi un ruolo centrale nella dottrina di Gesú, nei Vangeli non viene affatto precisato (come pure non vengono affatto chiariti i presupposti psicologici dell'amore verso il prossimo e verso i nemici). In realtà l'<amore> è un sentimento molto complesso, che andrebbe chiarito. Esso può comprendere cose come ricordi, associazioni, fantasie, partecipazione simpatetica, la felicità di essere un altro, il compito derivante da pretese di possesso e da convenzioni sulla libertà della intimità. E non esistono solo queste forme di amore. Esiste anche l'amore dei genitori per il figlio minorato, del nonno per il nipotino, dell'esule per la patria,
dell'artista per l'opera d'arte, dell'uomo per sè stesso, delle suore per Gesú, del filosofo per la verità.
((67)) In una etica dell'amore, tutte queste cose andrebbero precisate chiaramente. Ció nonostante Gesú si limita a dare una sola indicazione esplicita : "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando" (90).
((68)) Da un lato desta sorpresa – ma forse non più di tanto, dopo quanto abbiamo visto precedentemente – che gli amici di Gesú siano quelli che ubbidiscono ai lui, e dall'altro, che l'amore più
grande sia quello di colui che sacrifica la propria vita per i propri amici. Ma non è forse ancora più grande l'amore di colui che sacrifica la propria vita anche per coloro che non fanno ciò che lui vorrebbe? Uno che è sempre pronto a sacrificare la propria vita per i propri amici, finisce col turbare la felicità della maggior
parte delle persone, tranne forse la propria, che in fondo è già miserrima . L'amore è molto più che il sacrificio di sè stesso. Quest'ultimo, fra l'altro, è la cosa che tutti i tiranni pretendono dagli altri, per conseguire i propri fini disumani. l requisito minimo dell'amore è la disponibilità ad intrattenere rapporti di
fiducia con gli altri. Nella prima lettera ai Corinzi (cap. 13) si dicono delle cose certamente importanti.
Tuttavia non si dà certo una dimostrazione di amore, quando ci si abbassa col proposito di venir poi innalzati (91). Tutto sommato, l'<etica dell'amore> del NT vorrebbe che gli uomini nutrissero
vicendevolmente dei sentimenti d'amore, senza tener conto della psicologia umana.

C. Considerazioni finali

((69)) Ho cercato di mostrare che, nonostante l'evidente mancanza di sistematicità in quanto vien detto nei Vangeli, è comunque possibile estrarre da essi un'etica di Gesú. Se tre sono le componenti essenziali di una etica: i comandamenti o massime, il loro fondamento, e la motivazione, allora nei Vangeli si trovano soprattutto comandamenti e motivazione. Il fondamento dei comandamenti viene, al massimo,solo accennato, ma non esiste alcun dubbio in cosa debba consistere. Il merito di aver precisato meglio
questo punto spetta ai moralisti cristiani nei secoli successivi.
((70)) Per mancanza di spazio non sono entrato nel merito di questi tentativi di dare un fondamento all'etica cristiana. Sono stati fatti anche dei tentativi per dare una prova della supposta esistenza di Dio, come pure della sua supposta bontà (i comandamenti emanati da un Essere che, di per sè, è buono, non avrebbero bisogno di alcun altro fondamento per venir rispettati). La legittimazione di un'etica cristiana poggia su questi presupposti metafisici. Ma dato che non è possibile dimostrare l'esistenza di Dio, dato che ogni tentativo di teodicea è fallito, e dato che non è neppure possibile razionalmente provare l'esistenza di un'anima immortale, l'etica cristiana si trova priva di alcun fondamento. A mio parere (92), l'etica cristiana poggia su dei piedi di argilla.
((71)) Ho anche tralasciato di affrontare speciali precetti morali, come, ad esempio, la morale cristiana riguardo alla vita sessuale. Sarebbe stato facile farne una critica. Già esiste una ricca documentazione al riguardo, come, ad esempio, la critica dell'ostilità cristiana verso il corpo, fatta da Nietzsche. La morale
sessuale è quella parte dell'etica cristiana che soffre del maggior numero di contraddizioni (in parte giustificate dal fatto, che molte prescrizioni non possono fare riferimento alla parola di Gesú).
Nel mezzo di una minacciosa esplosione demografica, alcuni precetti della Chiesa cattolica sono di fatto – a dir poco – irresponsabili. Ma anche su questo problema la critica – perlomeno in molti paesi europei – va a sfondare delle porte aperte. Infatti tra i più feroci critici della morale sessuale cristiana troviamo molti dei
più fedeli sostenitori del patrimonio culturale cristiano. Anche quando il Papa Giovanni Paolo II torna a predicare su questo tema, a lui prediletto, molti membri della sue stessa Chiesa preferiscono tacere e non entrare nel merito.


Traduzione: Paolo Malberti (Zürich)



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06/07/2011 22:22


intollerabile poi è questo episodio: "Disse ai presenti: <toglietegli il talento e datelo a colui che ne ha dieci>. Gli risposero: <Signore, ha già dieci talenti!>. <Vi dico: a chiunque ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me>" (81). Come è possibile dedurre da una simile spazzatura spirituale una valida dottrina sociale?
((59)) Molte frasi di Gesú possono venir comprese solo tenendo presente che egli dava per imminente la venuta del regno dei cieli. Se uno è convinto che la fine del mondo sia imminente, è ovvio che non si occupi delle cose di questo mondo, e che si astenga dal fornire agli altri alcuna direttiva al riguardo.
Anche la mancata distinzione, dal punto di vista morale, tra impulso e azione, non è una dimostrazione di saggezza divina. Infatti se si minaccia la stessa punizione, ad esempio, sia per aver commesso un
adulterio e sia per aver semplicemente desiderato un'altra donna, si viola un principio basilare della moralità, ossia la fondamentale distinzione tra impulso ed azione. Uno sciagurato che desiderasse
compiere un'azione malvagia, non avrebbe più alcun motivo per non compierla, dato che – secondo Gesú – non esiste alcuna differenza tra desiderare una cosa e compierla. Ignorando questa differenza, la
religione lede la moralità. E' omai diventata una moda, anche negli ambienti conservatori, fare professione formale di fede nella predica della montagna, ma allo stesso tempo lavorare per, o essere
cliente di ditte la cui attività è esplicitamente quella di incrementare la frequenza degli sguardi voluttuosi.
Un simile comportamento ipocrita è quasi imbattibile.
((60)) Da quello che predica Gesú – nonostante l'opinione comune – non è possibile dedurre alcun concreto programma di riforma sociale. Fin troppo idilliaco – se non addirittura irresponsabile – è pensare
che, avendo abbastanza fede in Dio, i problemi che attanagliano gli oltre sei miliardi di uomini potranno risolversi da soli, e che Dio provvederà ai bisogni di tutti, come si presume succeda "ai fiori nel campo ed agli uccelli nel cielo" (tra l'altro, questa divina provvidenza non deve essere poi così poderosa, se si tien
conto del fatto che ogni dieci minuti una specie di pianta o di animale si estingue).
((61)) Senza dubbio, duemila anni fa esistevano già abbastanza problemi che avrebbero meritato maggiore attenzione e premura da parte di Gesú, come, ad esempio, la situazione degli schiavi, dei
tribolati e degli oppressi, nelle peggiori forme di sfruttamento. Invece di esortare gli schiavi a darsi da fare per cambiare la loro penosa situazione ed a ribellarsi ai loro oppressori, Gesú chiede loro di contentarsi della propria sorte terrena, perché la loro miserabile esistenza li renderà santi. L'abolizione della schiavitù
sarebbe stato il primo passo necessario per avviare un programma di riforma sociale. Ma quando si è convinti – come lo era Gesú – che la fine del mondo sia imminente, non c'è alcun motivo per sprecare
energie nel migliorare le condizioni di vita della gente, in un mondo destinato inesorabilmente a scomparire. Con una simile prospettiva, è ovviamente più sensato invitare la gente a provvedere per la
salvezza della propria anima ed a: "dare a Cesare ciò che è di Cesare" (83). Ma un'esortazione come questa, a quei tempi, non era altro che la legittimazione della società schiavista. Lo stesso imperatore Augusto, più volte glorificato, pare che abbia fatto crocifiggere uno schiavo che gli aveva mangiato una delle sue quaglie, campionessa di combattimento tra animali.
((62)) In realtà, secondo la dottrina cristiana, la libertà dell'uomo è un bene straordinario fintanto che serve a giustificare il male morale del mondo, discolpando così l'Altissimo dalle proprie responsabilità. Ma per il resto, non è poi un bene così grande.
Piú importante è la sottomissione alla suprema autorità divina
ed ai suoi rappresentanti sulla Terra. Col pretesto che il cristianesimo avrebbe senz'altro conferito agli schiavi una pari dignità sul piano religioso, nel medioevo cristiano la schiavitù non è stata affatto abolita.
Un esempio, tra i molti: " Lo stesso patrono di Francia (patrono anche dell'allevamento delle oche da foiegras), il famoso Martin de Tours, da soldato – come tutti sanno – ha donato ad un nudo mendicante metà del proprio mantello (perché poi non il mantello intero?). Ma non tutti sanno che, da vescovo (titolo guadagnato anche grazie alle sue miracolose resurrezioni di morti !) San Martino aveva alle proprie dipendenze ben ventimila schiavi" (84).
Probabilmente gli schiavi ed i ricchi condivideranno nella vita
futura il regno dei cieli, ma nella vita presente non condividono certo il regno della Terra. Ai suoi bei tempi la Chiesa prescriveva (amore per il prossimo !) di condividere tutto con i mendicanti ed ha reso quasi tutti mendicanti. In compenso delle privazioni terrene, il gregge di fedeli aveva però il diritto di assistere alla Messa, di ammirare gli edifici ed i paramenti del clero, di intonare inni sacri e di fare gratuitamente la santa Comunione !
((63)) Il fatto che la società in cui viveva fosse suddivisa in schiavi e padroni non ha particolarmente turbato Gesú. Tutt'altro ! Nella seguente parabola il rapporto tra schiavo e padrone viene esplicitamente indicato come modello del rapporto tra l'uomo e Dio. "Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il
gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai

-12-

=omegabible=

05/07/2011 18:13


rimanente parte". In questo – secondo Nietzsche (75) – consiste la morale della <predica della montagna>.
((55)) Oltretutto i comandamenti di Gesú non tengono conto del fatto che sono necessari innanzitutto diversi presupposti, affinché un uomo possa provare solidarietà nei confronti degli altri.
A questo proposito nell'etica cristiana non troviamo altro che una vaga indicazione: "prega e chiedi !", mentre, ad esempio, nell'etica di Schopenhauer troviamo un'indicazione ben precisa. Secondo Schopenhauer infatti, nel momento in cui comprendiamo che ogni essere è fatto della medesima volontà di vivere, creiamo le premesse per poter, all'occasione, negare la volontà del singolo individuo, la quale è costantemente orientata verso il proprio interesse personale. Tramite la compassione sorge la negazione della volontà individuale, l'amore per gli uomini, e la premura verso tutti gli altri esseri viventi. Solo sulla base di questi – e di analoghi – presupposti può nascere il rispetto per gli altri. Non bisogna prendere in considerazione gli altri secondo il loro stato e grado sociale, perché in questo modo si destano solo sentimenti di invidia,
disprezzo ed odio. Bisogna invece considerare gli altri secondo le loro sofferenze, necessità, paure e dolori.
Solo allora si potrà riconoscere in ogni altro il proprio stesso essere, sentire di avere qualcosa in comune, provare solidarietà e compassione.
((56)) La coscienza del comune stato miserabile dell'uomo, ossia del fatto che siamo tutti soggetti al bisogno, può far nascere dentro di noi la compassione. Gesú invece – perlomeno da quanto risulta nei
Vangeli – non fa altro che dettare dei comandamenti, che poi lui stesso solo parzialmente osserva, e motivare l'uomo in maniera del tutto inadeguata. Ma se, oltre a predicare, si volesse anche migliorare davvero la situazione umana, bisognerebbe anche saper individuare le condizioni necessarie affinché l'uomo possa rispettare quei comandamenti, e quelle che invece vi si oppongono (76).
Senza tener conto di queste condizioni, i bei comandamenti altisonanti diventano opprimenti ed ipocriti, nient'altro che una
sottile forma di ricatto. Non è affatto un caso che milioni di esseri innocenti siano rimasti vittima di quell'esperimento di moltiplicazione su larga scala dei sentimenti di amore, messo in atto da oltre 2000 anni.
((57)) Chi ama gli altri non per un impulso vivo e spontaneo, ma solo per dovere, non è altro che un servo. A volte non mostra semplicemente alcuna personalità, ma spesso può diventare anche un crudele tiranno. Molti missionari, che si limitano ad annunciare la loro verità per la salvezza delle anime, sono delle persone con poco rispetto degli altri e delle altre culture. In realtà sono dei piccoli tiranni, che non si rendono neppure conto di stare difendendo le istituzioni, a cui appartengono, dal cosiddetto mondo incolto ed apparentemente sempliciotto. . L'amore per il prossimo si manifesta innanzitutto nella disponibilità di comunicare con gli altri, più che nel desiderio di imporre loro una religione.
Chi non è portato, o non è pronto, ad instaurare un simile rapporto di fiducia, non dovrebbe dedicarsi al cosiddetto <aiuto allo sviluppo>. Invece di voler istruire o servire gli altri, è molto più importante volersi capire e piacere reciprocamente.

(d) Mancanza di una reale dottrina sociale

((58)) In molti ambienti cattolici e protestanti, cosiddetti <di sinistra>, Gesú viene visto come un riformatore della società, talvolta addirittura come un rivoluzionario. In effetti, nel NT si critica il desiderio dei beni terreni e si condanna la ricchezza. Il passo più famoso dice: "è più facile che un cammello passi
per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli" (77). Tuttavia Gesú non era affatto un sostenitore dell'uguaglianza sociale, perché a lui stava a cuore non una società giusta sulla Terra, ma la salvezza dell'uomo nell'altro mondo.
Questo risulta chiaramente da due punti:
– Innanzitutto, il comportamento di Gesú verso i ricchi non è affatto coerente. Gesú infatti chiede al giovane ricco di vendere tutto, ma non chiede la stessa cosa al corrotto Zaccheo, per il quale una
richiesta così radicale sarebbe stata più adeguata (78). Lo stesso Maestro, che chiede ai suoi giovani discepoli di dare ai poveri le proprie ricchezze, si lascia poi massaggiare con un costoso olio di nardo profumato. Quando Giuda gli fa notare che forse sarebbe stato meglio vender quel balsamo per darne il ricavato ai poveri, riceve dal capo una secca risposta: "Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me" (79).
Un qualunque ricco potrebbe in qualsiasi occasione replicare usando le medesime parole.
– Dalla parabola dei lavoratori della vigna traspare il disinteresse di Gesú verso la giustizia sociale. Il padrone della vigna, infatti, alla fine della giornata dà a tutti i lavoratori la medesima paga,
indipendentemente dal fatto che uno abbia lavorato fin dal mattino, oppure sia venuto a lavorare solo nel pomeriggio (80). In un'altra parabola Gesú si esprime come un cinico capitalista: "Servo malvagio e
infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso" (81). Decisamente

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05/07/2011 13:12


demonio dalla propria bambina, senti' uscire dalla bocca di Gesú queste sprezzanti parole: "Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini" (70).
E solo dopo che la donna si è umiliata, paragonando sè stessa e gli stranieri ai "cagnolini sotto il tavolo" (71) che si accontentano delle briciole, Gesú esaudisce la sua richiesta. Quella donna straniera ha quindi dovuto dichiarasi indegna e mostrarsi sottomessa come un cagnolino, per poter beneficiare della magnanimità
del Figlio di Dio.
((51)) Al contrario di questo comportamento di Gesú, i testi rabbinici di quel tempo – a quanto risulta – non stabilivano alcun divieto nell'aiutare gli stranieri. L'amore per i nemici, che dovrebbe addirittura surclassare l'amore per il prossimo, nel modo in cui lo praticava Gesú, non era poi così vivo, come lui invece pretendeva dagli altri.
Sembra poi che anche i peccatori (e chi, tra quelli che stiamo per citare, non è un peccatore ?) non rientrino, secondo Gesú, nella categoria dei <nemici da amare>: " Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno... ! Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato... E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna" (72).
Se compiere questo tipo di peccati fosse un motivo sufficiente per finire nel fuoco eterno, probabilmente in paradiso ci andranno ben poche persone. Anzi, il paradiso rimarrà assolutamente deserto, poiché anche per il Creatore dell'universo dovrebbe essere una cosa abbastanza facile dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati (ogni giorno, sul pianeta Terra, circa 40 mila
bambini muoiono di fame).

(c) L'etica del discorso della montagna

((52)) La storicità del <discorso della montagna> – intesa come predica compiuta ed effettivamente concepita e pronunciata da Gesú – è abbastanza controversa. Contro la sua storicità depone il fatto che
é una predica troppo breve. Con la velocità media di un oratore comune, sarebbe durata solo pochi minuti e gli ascoltatori, che probabilmente erano giunti da lontano, ne sarebbero rimasti più confusi che illuminati.
Forse il discorso è stato composto dagli evangelisti con delle frasi pronunciate da Gesú durante il consueto indottrinamento dei discepoli. La predica è riportata integralmente solo da Matteo (c. 5, 6 e 7); Luca la taglia (c.6, v.17-49); Marco e Giovanni non ne parlano affatto. Se questa predica fosse così importante per la comprensione della figura e del messaggio di Gesú – come la maggior parte dei cristiani ritiene – gli evangelisti avrebbero dovuto prestarle maggior attenzione. E non solo due degli evangelisti ignorano una presunta predica contenente il comandamento dell'amore per i nemici, ma anche Marco parla solo dell'amore verso il prossimo in una discussione tra Gesú ed uno scriba, dove i due convengono sull'importanza di questo tipo di amore, senza menzionare quello verso i nemici (73).
((53)) Non è forse questo comandamento – quello di amare anche i propri nemici – ciò che farebbe dell'etica di Gesú, nonostante tutto, qualcosa di straordinario e di sublime? In realtà questo
comandamento – indipendentemente dalla diversa rilevanza attribuitagli dagli evangelisti – è ben poco plausibile.
Da un lato l'amore per i nemici è troppo ristretto (gli esseri non umani sono – per lo meno, in maniera non esplicita – esclusi) e dall'altro troppo esteso, semplicemente irraggiungibile per la maggior
parte delle persone. Chi infatti riuscirebbe ad amare uno che, ad esempio, lo ha distrutto, disonorato e ferito nella propria dignità? Col pretendere qualcosa di irraggiungibile si destano solo dei sensi di colpa e si fa della morale una vuota fantasia, invece di qualcosa per la quale ogni singolo uomo dovrebbe seriamente impegnarsi, come pure pretendere che anche gli altri si impegnino. La maggior parte delle persone rimane perplessa di fronte ad un canone di virtù irraggiungibile come questa. Se i nostri sentimenti potessero venir influenzati positivamente attraverso un semplice comandamento, i cristiani, di fronte all'annuncio della <buona novella>, dovrebbero sentirsi tutti contenti come una Pasqua (ma non sembra che lo siano).
((54)) Per altri motivi, anche il comandamento : "Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri" (74), non ha senso. Ubbidire ad un simile comandamento, infatti, equivale a fare dell'insieme dei propri sentimenti un minestrone, nel quale le differenti tonalità e sfumature delle preferenze personali vengono tutte annacquate e mescolate. Oltretutto un amore di pari intensità, nei confronti di tutti, è ingiusto nei confronti delle persone che ci vogliono veramente bene. Non si può quindi auspicare che uno ami i propri nemici; tuttavia questo non significa che uno debba necessariamente desiderare di distruggerli. Tra <amare> e <distruggere> c'è un'ampia gamma di possibilità, di cui i seguaci di Gesú sembra che non debbano tener conto.
Invece di pretendere di amare i propri nemici, è molto più sensato chiedere a sè stessi di fare un onesto esame di coscienza, per verificare se le accuse, che i nemici muovono nei nostri confronti,
contengano effettivamente qualche nocciolo di verità.
Purtroppo l'uomo " si compiace di torturare sè stesso con delle pretese assurde, per poi quasi divinizzarle. In ogni morale ascetica, l'uomo tende a idolatrare una parte di sè stesso come qualcosa di divino, e necessariamente a demonizzare la

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04/07/2011 22:48


((48)) Non esiste alcun dubbio – sebbene i teologi più liberali preferiscano non parlarne – che Gesú fosse convinto dell'esistenza di Satana, anzi, che ne fosse addirittura ossessionato.
Gesú parla di Satana come del suo nemico personale, e indica sè stesso come colui che è venuto per distruggerlo, per vederlo
"cadere dal cielo come la folgore"(57). Un drastico esempio della rozzezza del <principe della pace> e della sua credenza nei demoni, si trova nel Vangelo di Giovanni: "Voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio" (58). Da notare che Gesú lancia queste parole di dura condanna non a degli assassini, ma a dei Giudei che credevano, o avevano creduto, in lui (59).
((49)) Sulla base di episodi come questo, non sorprende affatto che molti Giudei ne ebbero abbastanza del presunto Messia e gli voltarono le spalle: "Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andarono più con lui" (60). Questo abbandono provocó nel Maestro la reazione tipica dei genii incompresi: "Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di
miracoli, perché non si erano convertite: Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. ... E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai ! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe ! Ebbene io vi dico: nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua !" (61). In un altro passo – che si commenta da solo – Gesú minaccia addirittura le donne incinte ed i lattanti: "Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni !" (62).
((50)) Esistono ben poche dottrine etiche così piene di minacce nei confronti di coloro che la pensano diversamente, e così ricche invece di allettanti promesse per i propri adepti: "Io preparo per voi un regno, come il Padre l`ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e sederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele " (63). Quale persona vanagloriosa ed ingenua non sarebbe pronta a sopportare qualche tribolazione sulla Terra, con la prospettiva di godere poi di simili benefici?
Questi passi, ed altri analoghi (" Non sapete che i santi giudicheranno il mondo? E se è da voi che verrà giudicato il mondo, siete dunque indegni di giudizi di minima importanza? Non sapete che
giudicheremo gli angeli? " (60) ), sono una delle radici della auto-legittimazione cristiana, che talvolta assurge fino a mania di grandezza. E ci sono ulteriori esempi dell'incomprensibile comportamento rozzo di Gesú:
– il comportamento nei confronti dei suoi familiari.
A quanto risulta, Gesú si rivolgeva alla propria madre senza manifestarle nè rispetto nè amore. Lei era per lui <la donna che lo aveva partorito espressione che poteva risultare alle orecchie di allora ancora più stridente che alle orecchie di oggi.
Ammettiamo pure che la vergine Maria, che stava diventando vecchia, potesse essere diventata anche pedante e permalosa.
Ma da un figlio così straordinario avrebbe certamente potuto aspettarsi maggior comprensione, in quella sua non facile situazione accanto a Giuseppe. Ed invece, nel rapporto di Gesú con la propria madre non troviamo neppure l'amore per il prossimo. Troviamo solo il solito tema della insofferenza di un figlio, che crede di essere un genio in religione ed i genitori, alle prese con dei banali
problemi quotidiani: "Che ho da fare con te, o donna? " (65).
Nella Chiesa di Roma la vergine Maria occupa un posto di straordinaria importanza. Tuttavia i suoi devoti non possono avvalersi di qualche citazione di Gesú, poiché le poche disponibili sono proprio le meno adatte per alimentare un culto della
Madre. Inoltre Gesú sarebbe solo uno dei figli di Maria – come riferisce l'evangelista Marco (66) – ma, perlomeno per i cattolici, risulta ancora oggi intollerabile pensare che la madre di Dio possa essere stata fecondata da qualcun altro, a parte lo Spirito Santo.
– il suo comportamento nei confronti del clero ebraico. Gesú era solito diffamare, talvolta addirittura maledire, di fronte a tutto il popolo gli anziani, i rabbini, gli scriba ed i farisei. Al tempo dell'occupazione romana, quando il clero ebraico era probabilmente l'unico punto di riferimento che potesse garantire al popolo una certa identità, Gesú invece lo insultava chiamandolo <stirpe di serpenti> e <covo di vipere>.
Senza dubbio, il fatto che Gesú non avesse alcuna esitazione nel denunciare i parecchi lati oscuri del clero, lo rende particolarmente simpatico a molti. Ma forse le autorità religiose di quel tempo non erano proprio una <depravata canaglia> solo perché non prendevano in considerazione, senza riserve, il minaccioso messaggio di Gesú e la sua presunzione di essere il Messia.
– il suo comportamento verso i pagani. Anche per i non-credenti Gesú non nutriva grande considerazione. Il problema della loro conversione non se lo poneva neppure. Nel suo progetto di amore non rientrava affatto la salvezza di coloro che non avevano la fede in Dio: "Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani. Rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele" (67). In un passo Gesú dice che i pagani sono solo dei chiacchieroni: " non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole " (68). Verosimilmente Gesú intendeva proprio loro quando parlava di <cani e porci>: "Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci"
(69). Da buon israelita, orgoglioso delle proprie origini, Gesú è arrivato fino al punto di porre dei limiti etnici all'amore per il prossimo. Quando una donna non-giudea lo supplicó di aiutarla a scacciare il

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