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Il criminale divieto dei contraccettivi

Ultimo Aggiornamento: 06/08/2008 18:30
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02/08/2008 13:56
 
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Mi viene da pensare che i preservativi distribuiti gratuitamente siano quelli che non hanno passato il test e non potevano essere immessi sul mercato...

Lo sappiamo bene che in Italia si ricicla tutto, tranne la spazzatura!!!!! [SM=x789052]


[SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049]



La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Apocalisse Laica
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02/08/2008 17:15
 
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Il primo link non va...

Nell'ultimo link il medico riporta:

Oppure ‘A commonly held misperception is that latex condoms contain “holes” that allow passage of HIV. Although this may be true for natural membrane condoms, laboratory studies show that intact latex condoms provide a continuous barrier to microorganisms, including HIV, as well as sperm.’

Ma l'articolo del secondo link che ho postato io non parla di profilattici a membrana laturale ma quelli in latex...



Ah, le citazioni del medico sono del '99 non del 2008.

Devi provarmi che dal '94 al '99 le tecniche siano migliorate a tal punto da scongiurare i difetti citati.
E ne dubito visto la questione sopracitata che riguarda il disaccordo sui materiali ai quali fanno riferimento i due articoli.

Non mi fiderei, poi, della presa di posizione di un responsabile di una delle maggiori ditte che producono profilattici (fatta nel '94 ricordo...).

Devo spiegarti il perchè?

Ciao
Mauri


02/08/2008 20:17
 
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Lo sanno tutti che i preservativi a membrana naturale hanno poco effetto,gli scienziati hanno sempre consigliato quelli in lattice e di gomma sintetica, lo studio di Lelkens verteva sui profilattici in generale,non su un tipo particolare di profilattico.

Si parla sempre di nuove tecniche di purificazione del lattice,dei lubrificanti e degli spermicidi,addirittura al giorno di oggi (notizia di giugno 2008), intendono produrre preservativi a base di un ormone femminile estrogeno i cui effetti dicono che saranno ancora piu' protettivi,inoltre,la produzione di un preservativo raggiunge una tale qualita' che anche la reticolazione (oggetto della critica di Lelkens) ha un valore in nanomentri ancora piu' basso di quello citato nel 94 dal responsabile della Hatu (addirittura intorno ai 20 nanometri).

Bisogna per forza di cose prendere atto dei dati da chi ci lavora dentro,ovviamente,se poi si trova qualcuno oggi in grado di dire quale sia nella media la misura della reticolazione si faccia avanti.

Il problema e' che anche gente come Ferdinando Aiuti,grande immunologo italiano,non contesto' affatto all'epoca le affermazioni di Ulivi,a meno che tu non voglia dimostrare che Aiuti stesse mistificando per presunti interessi personali.
[Modificato da pcerini 02/08/2008 20:20]
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02/08/2008 23:03
 
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Mi permetto di fare alcune precisazioni su quanto scritto da Mauri.
Con questo non voglio mettere in discussione la scelta morale della chiesa (questo è un altro discorso).
Quello che scriverò è un pò palloso, vi consiglio di non leggerlo [SM=g27811] .

A presto!

MauriF, 01/08/2008 18.56:


Ma guarda, caro Bikky, l'AIDS è una delle spontanee reazioni della natura allo stupro che ne ha fatto l'uomo.

Forse ne è l'esempio più lampante.
Gli esperti credono che i primi contagi umani si siano avuti a seguito di amplessi fra uomini e primati.

Questa è la prima volta che sento proporre una tesi del genere. Veramente originale! Sarei curioso di conoscere il nome di chi afferma questo.
Quello che sò io è che il salto di specie è attribuito alla particolare variabilità genomica caratteristica di qualsiasi virus e particolarmente spiccata in HIV.
Stessa caratteristica che rende l'AIDS una malattia di così difficile eradicazione.
E' interessante notare che al capitolo 67 sui retrovirus della decima edizione di "Microbiologia medica" di La Placa per rimarcare il concetto si dice "... variabilità dimostrabile tra differenti stipiti virali isolati da diversi individui o, addirittura, tra gli stipiti virali isolati nello stesso individuo in diversi momenti dell'infezione...".
Il La Placa è il testo di riferimento nazionale della microbiologia medica sia nelle facoltà di M.C. che nelle scuole di specializzazione in malattie infettive.
Nel caso non ci si fidasse del Prof. La Placa possiamo interrogare i testi del premio Nobel Prof. Dulbecco... ma neanche lui cita amplessi zoofili.


Una delle vie di contagio preferite dal virus è l'atto contronatura, cioè l'atto omosessuale.
E' il veicolo più efficace perchè l'ano non è fatto per essere penetrato dal pene ma per espellere le feci.
Da un mal uso degli organi sessuali e dell'apparato escretore ci sono microorganismi che hanno trovato la "porta" giusta per poter insidiare l'umanità.

Il m.o. in questione non ha nessuna via preferenziale di infezione. Il contagio avviene per mezzo ematico o di altri liquidi biologici, punto.
Da quanto leggo sembrerebbe che il sangue emorroidale sia più infettivo.
Falso.
Poi, che si voglia considerare il sesso anale contro natura o meno è un altro paio di maniche. Liberissimi di pensare ciò che si vuole, però cercare di far credere che senza sesso anale non ci sarebbe stata epidemia è errato.


Un'altra delle vie di contagio preferite sono i rapporti occasionali...
Non a caso RIVERSARE VALANGHE DI PRESERVATIVI "NON SERVE A NIENTE".
Occorre fare una campagna di informazione e ESORTARE AD EVITARE RAPPORTI SESSUALI OCCASIONALI.


Su questa parte sono parzialmente in accordo con quanto scritto da Mauri.
Un' affermazione vera dovrebbe avere questa forma: "Il metodo più sicuro per evitare il contagio sessuale (e sottolineo SESSUALE perchè ci sono decine di altri meccanismi d'infezione) è, per ovvi motivi. l'astinenza.
Al secondo posto c'è l'utilizzo di profilattici in lattice o poliuretano. E' quindi falso affermare l'utilizza del condom "NON SERVE A NIENTE".
Ci tengo a precisare alcune cose:
ho letto in post precedenti che i profilattici (non si è specificato di quale materiale) presentano pori di dimensioni superiori al diametro del capside di HIV.
Anche questo è parzialmente vero. Spiego perchè:
i profilattici in materiale naturale presentano pori che, effettivamente, permettono il passaggio del virus. Quello che si omette è che i 2/3 della carica virale si trova contenuta nei linfociti Th CD4+ che non possono attraversare i pori.
Quindi, l'utilizzo degli obsoleti profilattici "naturali", nonostante non sia consigliato, abbassa di 2/3 la carica virale e quindi la possibilità di essere infettati.
L'utilizzo di profilattici in lattice o poliuretano, invece, non permette il passagio neppure del singolo capside, sempre che non si abbia la sfiga di rompere il palloncino...


Se la sessualità fosse vissuta e fosse stata vissuta entro una certa moralità, questo problema non solo sarebbe stato arginato sul nascere...ma probabilmente non avrebbe mai trovato occasione di fare il salto dai primati all'uomo.

Il virus se ne infischia se si tromba con le scimmie. Il virus nella sua semplicità è estremamnte efficace ed efficiente.
Ci sono non centinaia ma migliaia di virus che continuamente fanno il cosiddetto salto di specie a prescindere dalle abitudini sessuali di chicchessia.
Addirittura alcuni batteri, come le brucelle, pur essendo caratteristici di zoonosi infettano l'uomo.



Purtroppo non sono i se che fanno la storia...tuttavia l'efficacia di una vita sessuale regolata rimane al primo posto fra i metodi di prevenzione contro questa malattia.

Tornando alla coppia sposata...
Non è la prima volta che, nella Chiesa, si discute sulla possibilità di approvare l'utilizzo dei preservativi all'interno del letto coniugale.
Il problema è che innanzitutto il preservativo NON E' UN METODO DI ARGINAMENTO SICURO DELL'HIV.
Diminuisce le probabilità di contrarre il virus ma rimane una certa probabilità, relativamente rilevante, di contrarlo lo stesso.

Messa in questi termini possiamo affermare che neppure l'astinenza è un "metodo di arginamento sicuro dell'HIV" dato che, come già detto, le modalità di infezione non sono ascrivibili strettamente all'atto sessuale.
Inoltre sarei curioso si sapere cosa si intende per "probabilità relativamente rilevante". Nella fantascientifica ipotesi che il profilattico protegga il 50% delle persone direi che data la gravità del morbo sarebbe già una bela cosa. Ma per fortuna la realtà è ben più rosea.


Poi restano le problematiche morali legate all'uso del preservativo e dei contraccettivi in genere...
Ergo...astinenza è la risposta morale della Chiesa.
Una croce da portare.
Non si riesce a portarla e si decide di fare uso dei preservativi?
La gravità del peccato è il Signore a stabilirla, non la Chiesa...
Ma la pastorale della Chiesa, per adesso, è contraria all'uso dei preservativi nel caso discusso.
E' qualcosa di discutibile, sicuramente...se ne può discutere.
Non è un dogma di fede.






++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

L'istinto del gregge è una potenza divenuta oggi sovrana... la somma degli zeri, dove ogni zero ha pari diritti, dove è virtù essere uno zero...

WzM n.53 W.F. Nietzsche
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04/08/2008 07:29
 
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Lo studio che ho riportato verteva sui profilattici in LATEX non quelli a membrana naturale.

Relativamente ai controlli andate sul sito della durex...poi leggete quanto segue (che è l'altra parte dell'articolo da me citato):


Il test elettrico

A quanto pare dunque il test di permeabilità in uso per i preservativi non è abbastanza sensibile da rintracciare quei pori minimi che bastano a far passare i virus. L’apertura minima percepibile con il test di permeabilità è tra i 10 e i 12 micron, quindi cento volte piü grande del virus Hiv. Oltre al test di permeabilità ne esiste un altro, anch’esso di uso frequente: è un test elettrico, basato sulle capacità isolanti della gomma. Un preservativo viene infilato su una forma di metallo. Se gli viene avvicinato un elettrodo, dovrebbe passare corrente elettrica per quei punti in cui il preservativo presenta dei fori. Ma soltanto se ci sono aperture di una certa grandezza la resistenza non impedisce che si formi questa corrente; il che è escluso nel caso dei micropori. Anche questo test non è abbastanza sensibile e non serve quindi a rintracciare fori piccolissimi.
Costatato che i test in uso non riescono a scoprire aperture inferiori a 10 micron di larghezza, è importante studiare la natura di questi fori che si possono osservare nei preservativi e vedere se siano difetti inerenti al materiale usato, il latice. I preservativi di latice dell’albero della gomma hanno infatti da lungo tempo soppiantato quelli, piü cari, di intestino animale. È possibile produrli anche in gomma sintetica; ma non accade di frequente, perché la minore elasticità e altre caratteristiche li rendono meno attraenti per il consumatore.
La fabbricazione di preservativi di latice di gomma è abbastanza semplice. Si immerge una forma cilindrica di vetro in un serbatoio di latice liquido, che è una sospensione di particelle di gomma con un diametro variabile tra gli 0,1 e i 5 micron. Lo spessore dello strato di gomma che aderisce alla forma è determinato dalle sostanze solide contenute nella soluzione e dal tempo di immersione (generalmente si compiono due immersioni successive). Poi la forma viene tirata fuori e asciugata e vulcanizzata. La vulcanizzazione è un procedimento chimico durante il quale il latice di gomma, con l’aggiunta di zolfo e additivi minerali in soluzione, viene sottoposto a una temperatura di circa 140 °C per quattro o cinque ore. Da termoplastica la gomma diventa così elastica; la sua capacità di trazione aumenta e migliora la resistenza al calore. Successivamente il materiale viene lisciviato, in modo da eliminare sostanze idrosolubili. Alla fine il preservativo viene sfilato dalla forma. In pratica attualmente abbiamo fabbriche pressoché interamente automatizzate che immergono allo stesso tempo moltissime forme in enormi contenitori pieni di latice.
L’integrità strutturale del materiale di latice dipende dalla formazione di una pellicola di particelle di gomma saldate fra loro. Il materiale deve soddisfare a requisiti severissimi, se si vuole che formi una barriera per i virus, che sono incredibilmente piccoli. È possibile che talora la saldatura delle particelle di gomma sia impedita dalla presenza di sostanze idrosolubili, dando luogo, dope la lisciviatura, a strutture capillari. Per quanto l’intenzione dei produttori sia che queste strutture capillari dopo l’asciugatura della pehhicola si saldino tra loro, l’osservazione al microscopio elettronico dimostra che di fatto la pellicola continua a presentare, alla fine del processo, una grande quantità di pori.
Descrivendo questa ricerca in un articolo nella rivista specializzata Rubber World del 1993 (6), C.M. Roland, Capo della sezione «Proprietà dei polimeri» del Naval Research Laboratory di Washington, scrive: «Sulla superficie del preservativo la struttura onginale appare al microscopio come un insieme di crateri e pori. I crateri hanno un diametro di circa 15 micron e sono profondi 30 micron. Più importante per la trasmissione dei virus è la scoperta di canali del diametro medio di 5 micron, che trapassano la parete da parte a parte. Ciò significa un collegamento diretto tra l’interno e l’esterno del preservativo attraverso un condotto grande 50 voile il virus».
Questa scoperta portö Roland a scrivere una lettera allo Washington Post (7), nella quale raccomandava, come profilassi contro lo Hiv, di usare due preservatiVi, l’uno sopra l’altro.

La legge di Poisseulle

Alla luce della scoperta di questi canali fatta da Roland si può anche capire meglio perché mai questo test di permeabilità non sia affidabile. Infatti il test di permeabilità ha per oggetto il flusso di una certa quantità di liquido che, nel caso del preservativo, scorre attraverso un tubo breve e molto stretto. La legge di Poisseulle dice che la quantità «q» di liquido che fuoriesce è direttamente proporzionale alla quarta potenza del raggio «r» del tubo.
Se la differenza di pressione tra le estremità del tubo nmane uguale, come pure la viscosità del liquido e la lunghezza del tubo, è chiaro che se il tubo si restringe (=diminuzione del raggio «r») la sensibilità del test (=la quantità di liquido «q») diminuisce rapidissimamente (alla quarta potenza di «r») in tubetti dalle misure capillari, che cioè raggiungono rapidamente valori minori di 1 microlitro, che e il limite della percepibilità visiva. L’applicazione del test di permeabilità ai preservativi si fonda sulla supposizione erronea che preservativi che non lasciano passare l’acqua — per lo meno non in quantità visibili — impediranno anche il passaggio dello Hiv, dal momento che le molecole d’acqua sono più piccole del virus.
Il test di permeabilità, come lo si applica attualmente, riesce a rintracciare soltanto quelle perdite e rotture che sono così grandi che l’acqua fuoriuscitane è visibile a occhio nudo. A quanto pare l’hanno già capito i Centers for Disease Control (Cdc) americani, che hanno commissionato all’Università di Atlanta lo studio di un nuovo test per i preservativi. I canaletti individuati nelle pareti di preservativi e guanti di gomma sono vasi capillari; e nel passaggio di liquidi nei vasi capillari non agisce solo la pressione idrostatica, ma anche la tensione superficiale. Se si usano mezzi che riducono questa tensione superficiale, la permeabilità non farà che aumentare. È quello che succede quando i preservativi vengono bagnati con lubrificanti e spermicidi, che spesso sono composti di oli e grassi. Ecco perché alcuni produttori di preservativi raccomandano di usare per questo trattamento solo prodotti a base di acqua. Si sente talora obiettare che il virus Hiv non circola libero nello sperma ma si trattiene nei globuli bianchi (cellule «helper» Cd4); tutto dipenderebbe allora dalla risposta alla questione se queste cellule o linfociti, che sono piü grandi del virus, possano o no oltrepassare la parete del preservativo. La risposta è duplice. In primo luogo è vero che i virus contenuti nello sperma si trovano per lo più, come avviene pure nel sangue, rinchiusi in questi linfociti e non negli spermatozoi; ma solo per un tempo limitato. A un certo momento, infatti, le cellule ospitanti scoppiano e i virus si diffondono nel liquido seminale. In secondo luogo le cellule helper Cd4 sono fatte in modo tale da poter raggiungere qualsiasi punto del corpo, come i globuli rossi. Il loro diametro varia da 5 a 20 micron e possono quindi essere più grandi del diametro dei canaletti individuati in preservativi e guanti. Ma sono deformabili e possono passare pertanto attraverso le ramificazioni più sottili del sistema circolatorio, cioè vasi di diametro tra i 5 e i 10 micron; tali condizioni possono benissimo verificarsi pure nei preservativi.
Sara bene tener presente che tutte queste ricerche sono state eseguite su guanti e preservativi di recente fabbricazione, senza tener conto dello scadimento di qualità che sopravviene col passare del tempo. Per esempio la possibilità di lacerazioni aumenta dal 3,6% per i preservativi nuovi al 18,6% per i preservativi che hanno già un po’ di anni (8), e aumenta pure in ragione dell’aumento della temperatura ambientale; sbaglia pertanto chi pensa di combattere l’Aids in Africa stimolando l’uso del preservativo, dato che in molti Paesi di questo continente funestato dall’epidemia il clima è molto caldo.
Com’è la situazione di fatto? Questi risultati di ricerche di laboratorio trovano riscontro nel fallimento della prevenzione dell’Aids? Su questo argomento sono già state pubblicate molte statistiche e segnalate percentuali di insuccesso. Ma la maniera migliore per testare nella realtà la sicurezza offerta dai preservativi è lo studio della frequenza della trasmissione del virus tra coppie eterosessuali Hiv-discordi, cioè le coppie di marito e moglie nelle quali uno solo dei due è sieropositivo.

Una probabilità del 30%

Una sola ncerca (9) è stata fatta partendo da questo requisito e allo stesso tempo soddisfacendo alle condizioni che la sieropositività fosse stata costatata in base all’esame del sangue (test Elisa e Western Blot) e che i preservativi si usassero regolarmente nel corso di un anno. Furono esclusi dall’esperimento soggetti che si drogavano per via endovenosa e soggetti che avevano subito trasfusioni di sangue. I risultati hanno dimostrato che l’uso del preservativo diminuisce del 69% la probabilità di contrarre l’infezione da Hiv. Ma nei casi in cui entravano in gioco fattori come una notevole gravità delle condizioni del paziente, la pratica del coito anale, l’essere stati affetti da malattie a trasmissione sessuale, rapporti sessuali con un gran numero di partner diversi e l’uso della «spirale», non si poteva piü parlare di una diminuzione significativa del rischio per chi usava i preservativi (10). Quindi il preservativo diminuisce la possibilità di contrarre l’infezione da Hiv, ma non la esciude affatto. Quello che rende particolarmente significativa una tale ricerca, condotta su coppie di marito e moglie Hiv-discordi, è la certezza che due coniugi che sanno chi dei due è sieropositivo, il preservativo lo useranno con regolarità, per evitare che l’altro partner venga infettato.
Sara un caso, ma la probabilità di infezione del 30% che risulta da questa ricerca coincide con l’esito della prova anteriormente descritta fatta con le microsfere fluorescenti, in cui la terza parte dei preservativi esaminati risultò permeabile per queste palline delle stesse dimensioni del virus Hiv.
Di che sicurezza gode, allora, chi segue il consiglio dello slogan olandese «Faccio l’amore sicuro o non lo faccio per niente» o obbedisce al più secco e imperativo «Mettitelo!» della campagna pubblicitaria dei nostri vicini belgi? Vediamo un po’ di pareri autorevoli.
La Dr. Helen Singer Kaplan, sessuologa e direttrice dello «Human Sexuality Program» del Medical Center della Cornell University di New York, dcrive nel suo libro The Real Truth about Women and Aids (Simon and Schuster, 1987): «Counting on condoms is flirting with death» («Contare sui preservativi è far la corte alla morte»).
La «Rivista Medica Olandese», 135 (1991), n. 41: «La pratica dimostra che c’è un grande bisogno di un mezzo che prevenga tanto lo Hiv quanto la gravidanza. Purtroppo la gente non si è ancora resa ben conto che questo mezzo non può essere il preservativo».
In una lettera di un medico del Ministero della Sanità olandese, datata 26 maggio 1993 e indirizzata a un cittadino che aveva manifestato la sua preoccupazione, si legge: «Le norme qualitative in Olanda sono esigenti. Le ricerche effettuate hanno dimostrato che la probabilità di perdite e lacerazioni è tra l’1% e il 13%. Ciò significa che il preservativo diminuisce notevolmente la possibilità di contrarre per via sessuale un’infezione da Hiv».
Un fax del 14 giugno 1993 di una fabbrica danese a un importatore olandese dice che i consumatori di preservativi possono aspettarsi nei prossimi anni «uno scadimento di qualità pari al 36%, come conseguenza dell’equiparazione delle direttive di fabbricazion in ambito Cee: i requisiti sono infatti molto meno severi in Paesi come la Spagna, il Portogallo e l’Italia che da noi».
Si potrà a questo punto obiettare che l’insuccesso del preservativo nella prevenzione della gravidanza e dell’infezione da Hiv non è dovuto esclusivamente a perdite. Ci sono infatti anche altre cause come le lacerazioni, l’uso sconsiderato, lo sfilamento, ecc. Ma con tutto ciò sarebbe irragionevole prescindere dai risultati delle ricerche sulle perdite dei preservativi, condotte da esperti nel campo della gomma. Tanto più che la pubblicazione delle loro conclusioni è prova della loro obiettività, dal momento che tali risultati non si può certo dire che depongano a favore dei prodotti della loro stessa industria. Al contrario, voci maliziose insinuano che, pubblicando questi risultati, l’industria della gomma cerchi di mettere le mani avanti per prevenire eventuali richieste di risarcimento di danni da parte di consumatori di preservativi che abbiano contratto l’infezione da Hiv.
In netto contrasto con quesste dichiarazioni e pubblicazioni, il Consiglio olandese per la pubblicità (Nederlandse Reclameraad), interpellato da un esposto che sosteneva il carattere mistificatorio e scandaloso dello slogan «Faccio l’amore sicuro o non lo faccio per niente» ha emesso l’11 agosto 1993 una decisione che suona così: «A giudizio del Consiglio la frase “faccio l’amore sicuro” non può essere intesa nel senso assoluto che questa parola ha secondo l’autore dell’esposto e secondo il “Grande vocabolario Van Dale della lingua neerlandese”. La sicurezza assoluta in pratica non esiste. [...] Nel contesto in cui viene usata, la parola “sicuro” (“veilig”) non la si può intendere altrimenti che nel senso che un preservativo offre un grado elevato di sicurezza, per cui il pericolo di infezione da virus dell’Aids viene notevolmente ridotto».
Ma a prescindere dalla presunzione del Reclameraad di ritenersi piü autorevole del Van Dale come interprete della lingua neerlandese, lo slogan contro cui si è sporto il reclamo, alla luce delle ricerche di cui abbiamo parlato, risulta essere tutt’altro che un consiglio sicuro.
Soprattutto per i giovani, che non pare si preoccupino tanto di che cosa ci sia di vero in questa millantata sicurezza, un simile consiglio può essere piuttosto uno stimolo a «provarci» ogni tanto. proprio perché invogliati da questa propaganda del preservativo. Un’infezione da Hiv è tuttora una malattia mortale, ma a chi mette in giro questa pubblicità col finanziamento, in questo caso, del Ministero della Sanità non pare che importi molto di avere cadaveri sulla coscienza. Sarebbe ora che non solo queste persone, ma tutti noi cominciassimo a capire che soltanto il recupero di una visione cristiana della vita e della concezione monogamica della sessualità garantiscono una difesa contro la diffusione dello Hiv. La vera causa delI’Aids sta infatti nella «Acquired “Integrity” Deficiency Syndrome», cioè nella perdita di integrità morale che ci ha regalato l’ideologia della «libertà» sessuale. Chi non arriva a capirlo o fa finta di non vederlo sappia per lo meno che di sicurezza, il preservativo, ne offre tanta quanta il tamburo di un revolver nella roulette russa.

Joannes P.M. Lelkens

(1) J. TRUSSEL - K. KOST, Contraceptive Failure in the United States: a Critical Review of the Literature, in «Studies of Family» 18 (1987), pp. 237-283.
(2) FDA, Letter to U.S. Condom Manufacturers, 7 aprile 1987.
(3) JOHN HOPKINS UNIVERSITY, «Population Reports», vol. XVIII, n. 3, serie H, n. 8, 1990; «American Journal of Nursing», ottobre 1987, p. 1306.
(4) G.B. DAVIS - L.W. SCHROEDER, in «Journal of Testing and Evaluation», 18 (1990) 352.
(5) R.F. CAREY e altri, Sexually transmitted Diseases, 19 (1992), p. 230.
(6) C.M. ROLAND, The Barrier Performance of Latex Rubber, in «Rubber World», giugno 1993, p. 15.
(7) «Washington Post», 39 (1992), 3 luglio, p. 22.
(8) M. STEINER e altri, Contracception, 1992. pp. 46,279.
(9) SUSAN C. WELLER, A Meta-Analysis of Condom Effectiveness in reducing sexually transmitted Hiv, in «Soc. Sci. Med.», vol. 36 (1993), n. 12, pp. 1635-1644.
(10) EUROPEAN STUDY GROUP, Risk Factors for Male to Female Transmission of Hiv, in «British Medical Journal», 298 (1989), pp.411-415.



x paolo,

"per forza di cose" prendi per buono tu ciò che vuoi...a me basta rilevare come i famigerati "test" dei quali parla tale responsabile della HATU non permettono di fare quelle verifiche che tanto osanna...


x secutores, appena ho 5 min ti rispondo.

Ciao!
Mauri


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04/08/2008 09:36
 
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re x Maurif

E naturalmente per il nostro bene suppongo che in Vaticano intere schiere di preti stiano in pratica controllando la veridicità di queste asserzioni!!!! [SM=x789051] [SM=x789051] [SM=x789051] [SM=x789052] [SM=x789052] [SM=x789052] [SM=x789050]



omega [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]



O=============O===========O

Se la vita ti sorride,ha una paresi.(Paco D'Alcatraz)

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Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


Vivo fra lo Stato Sovrano della Fica e la Repubblica Popolare del Cazzo
06/08/2008 12:12
 
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Re:
re x Maurif

Casso,allora sei proprio di coccio, ripeti pallosamente sempre le stesse cose.

Come devo dirtelo che quello studio e' vecchio,superato,obsoleto..etc..etc.etc ?

Se lo disse gia' a suo tempo (nel '95) il dottor Ulivi che lo studio da te citato fa delle affermazioni sballate sulla reticolazione dei condom in lattice,a maggior ragione,perche' credi che oggi(a distanza di ben 14 anni) la reticolazione debba essere piu' grande delle dimensioni del virus dell'HIV?
E' assurdoo credere che la reticolazione oggi dei condom in lattice permettano il passaggio del virus a meno che qualcuno non lo dimostri.

Eppoi,guarda che cosa ti ha risposto secutores:

"L'utilizzo di profilattici in lattice o poliuretano, invece, non permette il passagio neppure del singolo capside, sempre che non si abbia la sfiga di rompere il palloncino..."


"per forza di cose" prendi per buono tu ciò che vuoi...a me basta rilevare come i famigerati "test" dei quali parla tale responsabile della HATU non permettono di fare quelle verifiche che tanto osanna...

Rilevato? E dove?
[Modificato da pcerini 06/08/2008 12:12]
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06/08/2008 12:23
 
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Gli esperti credono che i primi contagi umani si siano avuti a seguito di amplessi fra uomini e primati.



Una delle vie di contagio preferite dal virus è l'atto contronatura, cioè l'atto omosessuale.



Se la sessualità fosse vissuta e fosse stata vissuta entro una certa moralità, questo problema non solo sarebbe stato arginato sul nascere...ma probabilmente non avrebbe mai trovato occasione di fare il salto dai primati all'uomo.



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Oddio tenetemi che cado dalla sediaaaaaaaa [SM=x789051] [SM=x789051]

Il prossimo passo sarà dire che ebola è nato perché degli uomini hanno trombato con dei pipistrelli infetti, e quello successivo che l'aviaria potrebbe contagiare l'uomo solo se le anatre trombassero con dei maiali che poi trombassero con l'uomo...




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Piuttosto: Secu, mi fa piacere che anche tu faccia uso del La Placa, è il mio testo di riferimento per il corso di microbiologia [SM=g27822]


[Modificato da Rainboy 06/08/2008 14:21]
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06/08/2008 12:39
 
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assemblealegislativa.regione.emilia-romagna.it/biblioteca/pubblicazioni/MonitorEuropa/2003/Monitor17/Flash/hiv_...

www.ministerosalute.it/faqGenerale/faqGenerale.jsp?id=7&area=aids&paginaprovenienza=null&nume...

www.cittadellascienza.it/news_dal_mondo/index.cfm?ID_LANCI=4196&ID_CAT...

Ho avuto modo di parlare dell'argomento con il mio Prof. di virologia/malattie infettive.
Si è messo a ridere e mi ha detto di stare tranquillo (bella figura di merda...).
Vorrei sottolineare che lui è un mormone e quindi poteva benissimo infinocchiarmi con studi del 1923.
Fortunatamente è intellettualmente onesto.
[Modificato da secutores 06/08/2008 15:12]




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L'istinto del gregge è una potenza divenuta oggi sovrana... la somma degli zeri, dove ogni zero ha pari diritti, dove è virtù essere uno zero...

WzM n.53 W.F. Nietzsche
06/08/2008 17:49
 
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Comunque,su una cosa ha ragione MauriF,e cioe',che non si riescono a trovare articoli scientifici seri e documentati che descrivano in dettaglio il procedimento (e le misure specifiche) degli esperimenti della permeabilita' del lattice (latex membrane permeability) in relazione all'HIV,quello che trovo sono solo quisquilie senza senso,al di la' dell'esperimento di Lelkens.

Ho cercato qualcosa sugli esperimenti condotti dalle case produttrici,ma nisba,solo citazioni incontrollabili a destra e a sinistra da parte di siti cattolici e non.
[Modificato da pcerini 06/08/2008 17:53]
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