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Sull' origine della religione

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    kelly70
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    00 28/03/2011 19:16

    Il fulmine di ZeusQuando si affronta, sul piano scientifico (e per quanto sia possibile), il problema dell' origine umana della religione, bisognerebbe fare un' importante distinzione preliminare, quella fra società antagonistiche e società collettive (tribali, claniche, comunitarie, ecc.). Tale distinzione permette subito di capire se un dato atteggiamento religioso (o mistico, irrazionale...) può essere strumentalizzato o no. Non è tanto, in effetti, il sentimento religioso in sé a costituire "problema", a destare il maggiore interesse (in un certo senso è irrilevante sapere come esso nasca), quanto piuttosto è l'atteggiamento della collettività nei confronti di tale sentimento, è lo sviluppo ch'esso assume in una determinata collettività.
     
    Facciamo un esempio. La dipendenza dell' uomo dalla natura, quand'era avvertita con angoscia, poteva determinare un comportamento cosiddetto religioso (del tutto spontaneo, istintivo), ma mentre in una società divisa in classi c'è sempre qualche forza sociale che pensa di utilizzare tale comportamento per un fine di potere (cioè per sottomettere altre forze sociali), viceversa, nelle società caratterizzate dal comunismo primitivo tale strumentalizzazione avrebbe avuto molte meno ragioni di affermarsi.In altre parole: il bisogno di usare la religione (cioè i sentimenti d' impotenza, d' angoscia e di dipendenza, relativi a certi fenomeni naturali o sociali) per sottomettere qualcuno, poteva nascere solo in una società dominata dalla presenza dello schiavismo o della soggezione servile. Proprio tale concreta, sociale, sottomissione comportava, di necessità, che ogni atteggiamento quotidiano venisse ricondotto, per essere giustificato, a una motivazione di tipo religioso (almeno formalmente religioso), poiché solo con questa motivazione si poteva legittimare il riprodursi di quella stessa sottomissione.

    Al contrario, nell' atteggiamento spontaneo dell' uomo primitivo la religione, al massimo, poteva costituire un aspetto della sua vita sociale e/o personale (se mai vi fosse stata una differenza tra i due ambiti), e neppure quello più significativo, in quanto relativo a particolari momenti di sconforto e di abbandono: il che poi non era così frequente, come in genere si crede, essendo la comunità, proprio in quanto "comunità", capace di supplire, relativamente, alla debolezza del singolo individuo nel suo rapporto con la natura.

    Quindi la vera, profonda contraddizione non è sorta quando gli uomini hanno cercato di dare delle spiegazioni fantastiche (appunto religiose, mitologiche) ai drammi della loro vita quotidiana, ma è sorta quando qualcuno ha preteso di regolare tutta la vita quotidiana (anche quella "naturale", priva di angoscia) sulla base di tali spiegazioni irrazionali. Una vita a stretto contatto con la natura è molto meno religiosa di quel che si creda. La religione, in sostanza, cominciò a diventare un freno allo sviluppo quando qualcuno (ad es. una classe sociale o una casta particolare) se ne servì per condizionare tutta la vita di una determinata società o comunità.

    La religione, al pari della superstizione, è senz'altro un prodotto dell' ignoranza, ma non necessariamente della malafede o del pregiudizio. Essa è potuta diventare uno strumento dello sfruttamento economico e della soggezione politica quando la comunità primitiva si era già divisa in classi antagonistiche, quando cioè il principio della proprietà privata aveva fatto sorgere interessi contrapposti. Nel suo Discorso sulla disuguaglianza ha scritto Rousseau: "Il peccato più grave non è stato quello di dire "questo è mio", dopo aver recintato un terreno, ma quello di credere nella verità di questa affermazione".

    Sotto tale aspetto però si potrebbe anche sostenere che l' uso strumentale della religione è già indice di un' affermazione di princìpi ateistici, benché in modo rozzo e volgare. Non sarebbe infatti possibile servirsi della religione in termini così spregiudicati se chi lo facesse non avesse da tempo abbandonato il sentimento religioso più genuino, più spontaneo e naturale. Certo, si può anche essere convinti che la realtà dello schiavismo sia frutto, più o meno, della volontà di dio, ma se si continua a credere in questo anche nel momento in cui lo schiavo pretende una propria libertà, allora ogni convinzione perde subito qualunque carattere di ingenua spontaneità.

    Queste osservazioni per dire che l' ateismo è la vera dimensione della coscienza umana: quanto più tale coscienza è sviluppata tanto più l' ateismo vi sarà radicato. Il vero sentimento religioso non è che una breve tappa dell' ingenuità, riscontrabile, nelle moderne società occidentali, soltanto nei preadolescenti. Si potrebbe anzi definire col termine di "inconsapevole" l' ateismo primitivo, a causa delle sue perplessità di fronte a certi fenomeni naturali e biologici, come la vita, la morte, la malattia, la riproduzione ecc., mentre quello delle tre epoche antagonistiche (schiavismo, servaggio e capitalismo) può essere ritenuto "consapevole", ma solo da parte delle classi egemoni, che si servono appunto della religione (e di altre illusioni) per conservare il loro potere: si tratta quindi di un ateismo agnostico, ambiguo, superficiale, volgare... Il vero ateismo, quello scientifico, umanistico, coerente, è quello socialista, cioè quello che riflette un rapporto sociale democratico, egualitario, non alienato, un rapporto che non ha bisogno di false rappresentazioni per poter sopravvivere e riprodursi.

    Occorre inoltre fare una precisazione sul concetto di "ignoranza". Gli uomini primitivi senza dubbio lo erano, ma certo non nel senso che non avevano le capacità o le possibilità di conoscere la realtà. Essi avevano una capacità proporzionata ai loro mezzi e alla loro esigenza di conoscere, cioè alla loro effettiva autocoscienza. Se fossero stati completamente vittime di concezioni mistiche o irrazionali, non si sarebbe verificato alcun progresso scientifico, tecnico, speculativo, alcun mutamento nei loro strumenti di lavoro, alcun cambiamento nelle loro società.

    L'ignoranza quindi è un concetto molto relativo. Già Socrate, amando il paradosso, diceva di poter soltanto "sapere di non sapere". Oggi, ad es., sappiamo tantissime cose sulla natura della materia, ma sappiamo anche che tantissime altre ci sfuggono: la stessa ignoranza circa l' origine dell' universo e dello stesso uomo (o del processo d' invecchiamento) angoscia certo più noi di quanto potesse farlo centomila anni fa. Il peso dell'ignoranza è tanto più avvertito quanto più è forte l'esigenza del conoscere, che è a sua volta correlata al livello di autoconsapevolezza umana e al livello di strumentazione tecnica a disposizione. Entrambe le cose sono indispensabili, poiché, ad es., ci sono voluti più di duemila anni prima di dimostrare che i ragionamenti filosofici dei greci sull'atomo non erano del tutto astratti. Il che poi non significa che l'uomo non sia destinato a raggiungere un tipo di esperienza in cui l'ignoranza venga avvertita senza angoscia. In fondo l'innocenza dell'uomo primitivo, che sicuramente non conosceva la malizia dell'uomo moderno, andava esente da molte di quelle frustrazioni e di quei complessi che oggi sono di ordinaria amministrazione.

    Quel che è certo è che la soddisfazione dell' esigenza intellettuale di conoscere non risolve, di per sé, il sorgere delle false rappresentazioni su di sé e sulla realtà circostante (sociale e naturale), altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui tantissimi intellettuali sono (o si dichiarano) "credenti". Le false rappresentazioni sono anzi un fenomeno più intellettuale che primitivo, in grado di condizionare molto meno la vita di un uomo semplice, spontaneo, istintivo. Sono gli intellettuali che, restando legati a certe false rappresentazioni della realtà, compiono azioni deleterie ai fini degli interessi sociali. L' intellettuale alienato (con idee religiose, mitologiche o comunque irrazionali) sa distinguere, come il primitivo, la finzione dalla realtà, ma, a differenza del primitivo, attribuisce a certe finzioni (ovvero a certe "idee fisse") un peso di molto superiore a quello della realtà. La finzione per lui non è un "gioco" ma una cosa seria, che può portare anche alla follia (vedi Kierkegaard, Nietzsche...)..

    Ecco perché il fenomeno religioso deve sempre essere esaminato in rapporto al contesto storico-sociale in cui si forma e si sviluppa. Bisogna, in particolare, esaminare l'alienazione che domina a livello di rapporti di proprietà, di lavoro e di socializzazione. Peraltro, oggi, al posto della religione le classi egemoni usano altri "oppiacei" per tenere sottomesse le classi produttive, prive di proprietà. Essendo maturato il livello di autoconsapevolezza, cioè il livello di coscienza materialistica, storica, ateo-scientifica, il potere borghese ha bisogno di strumenti che tengano conto di questo habitus mentale.

    Tratto da: http://www.homolaicus.com/teoria/ateismo/ateismo9.htm



    Di spunti per riflettere ce ne sono...




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    00 28/03/2011 19:40
    Certo Kelly, come non essere d'accordo con l'articolo?

    Ma il fatto è che ci sono decine di milioni di persone che credono a dio come credevano in dio i poveri ignoranti sottomessi dell'antichità. Leggi cosa scrivono la cristianalibera e la santapazienzauno e dimmi cos'è cambiato nelle loro menti rispetto a millenni orsono. Nulla!

    Kelly, la religione è una deviazione della mente... un condizionamento orribile e criminale dal quale pochissimi riescono a liberarsi. Una deviazione come quella che hanno fior di imprenditori e di laureati che ad un certo punto gettano la loro cultura alle ortiche e vanno dai maghi e dalle fattucchiere. E' esattamente la stessa cosa. Identica. Forse un loro genitore ha inculcato nelle loro menti quando erano piccioli che la magia esiste. Una volta che la mente infantile è stata contaminata c'è ben poco da fare. Ad una certa ora in loro scatta la molla e l'orribile plagio da i suoi frutti. Esattamente come la religione, che se ci pensi bene è magia tutti gli effetti.

    Tu posti controinformazione offri ragionamenti logici. In un credente ciò non solo non ha nessun valore, ma anzi fa scattare la reazione. E' orribile, ma è così. vanno presi per il culo e dato loro ragione. Nessun ragionamentye intelliogente attecchisce in una mente plagiata dalla religione. Mai! da dio si guarisce solo spontaneamente. [SM=g2535979]
    [Modificato da Blumare369 28/03/2011 19:42]



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    kelly70
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    00 28/03/2011 20:24
    Blu, tu hai ragione, ma se qualcuno arriva a capire che la religione è un inganno ed esce da sette come i TdG, o la CC (che pure è una setta...) potrebbe anche arrivare a capire che anche l'idea di Dio è un inganno.

    Il primo passo è stato fatto, se ci siamo arrivati noi vuol dire che almeno c'è speranza, poi se proprio non vogliono capire...

    Certo, in me c'era già il senso critico e un atteggiamento fondalmente scettico verso quello che non si può dimostrare, ma i libri e le letture, e lo studio sono serviti a fare il resto. E poi, ultima ma non meno importante capacità, ci vuole il coraggio. E quello ahimè, è merce che scarseggia.

    Nella parrocchia dove vado a cantare comincia a spargersi la voce...persone che leggono quello che scrivo su FB sono rimaste scandalizzate, ma è quello che voglio. E dimostrerò con i fatti che sono loro a essere prevenuti e soprattutto discriminatori.

    Si sentono pii, buoni e santi...io atea...orroreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee

    E sono una massa di ipocriti. [SM=g27812]



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    Max Cava
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    00 28/03/2011 20:59
    Re: X Kelly:




    E sono una massa di ipocriti.



    Non ci andrei giù, anche se sostanzialmente hai ragione, così... duramente.

    I retaggi, come cercavo di descrivere sulla discussione sul giappone, millenari sono difficili da digerire.

    Più difficile é capire di esserne succubi.

    Ancor più lo é il liberarsene o, perlomeno, provarci.


    [SM=g2407711]



    Le religioni? Un'abbagliante strada a senso unico. (Max Cava)

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    spirito!libero
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    00 28/03/2011 21:47
    Avevo letto questo articolo, in alcune parti mi trova perfettamente d'accordo.



    "il punto essenziale non è se una teoria piaccia o non piaccia, ma se fornisca previsioni in accordo con gli esperimenti. Dal punto di vista del buon senso l'elettrodinamica quantistica descrive una Natura assurda. Tuttavia è in perfetto accordo con i dati sperimentali. Mi auguro quindi che riusciate ad accettare la Natura per quello che è: assurda. (da QED. La strana teoria della luce e della materia, traduzione di F. Nicodemi, Adelphi, 1989)
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    Blumare369
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    00 28/03/2011 22:08
    Kelly, io sono uscito dalla fede attraverso un percorso difficilissimo di lacerazioni interne fra la comodità di essere credente e il bisogno di essere realista. Mille volte mi sono detto di essere come quasi tutti i credenti, cioè non essere osservante, ma neppure antagonista. Quante volte nelle mie difficoltà ho sentito la mancanza di un dio a cui affidare le mie péne... quante volte nelle mie tante notti insonni ho sentito la mancanza di dio a cui tante volte mi ero rivolto in 50 anni di vita... ma poi sono andato alla finestra e il fresco della notte mi ha riportato alla realtà. Una sirena lontana magari portava un bambino innocente a morire in un ospedale. Laggiù a Sud, al termine del deserto, nelle savane, tre bambini muoiono ogni minuto di styenti, fame e malattie, immersi nella merda e ricoperti di mosche. Nelle favelas di Rio o di Bogotà, altrettanti vengono stuprati e uccisi per il commercio di organi. Negli ospedali, milioni di uomini muoiono in atroci agonie per devastanti tumori che fanno loro vomitare merda da orribili ferite putrefatte... e dové quel dio infame che lascia i suoi figli morire così? Dov'era quella tronfia e boriosa entità quando un imbianchino tedesco infilava nei forni 6 miolioni di ebrei e faceva bombardare città con milioni di essere impauriti? E dov'era quando il baffuto Stalin sterminava 20 milioni di russi, 3/4 dei quali ragazzi minorenni e vecchi ultresessantenni?

    Ma quei due criminali della storia non sono niente di fronte ai credenti, che pur di non abbattere dalle loro menti dio, lo giustificano dicendo che in fondo lui ha lasciato decidere all'uomo. Due uomini hanno potuto decidere la vita di 50 milioni di altri uomini morti, soltanto nellì'ultima guerra mondiale. Ma altri miliardi di uomini credono e pregano un dio impotente che ha consentito tutto ciò. Lo adorano e lo venerano... nell'oblio delle coscienze.
    [Modificato da Blumare369 28/03/2011 22:15]



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    Max Cava
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    00 28/03/2011 23:41

    Kelly, io sono uscito dalla fede attraverso un percorso difficilissimo di lacerazioni interne fra la comodità di essere credente e il bisogno di essere realista.



    Blu,

    non volermene ma...

    dopo tanto tempo che ti leggo ho l'impressione che tu sia ateo per ripicca, delusione (chiamala come vuoi), piuttosto che per convinzione.

    Posso anche sbagliarmi eh!!!

    [SM=g2407711]




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    kelly70
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    00 29/03/2011 00:15
    Re:
    Max Cava, 28/03/2011 23.41:


    Kelly, io sono uscito dalla fede attraverso un percorso difficilissimo di lacerazioni interne fra la comodità di essere credente e il bisogno di essere realista.



    Blu,

    non volermene ma...

    dopo tanto tempo che ti leggo ho l'impressione che tu sia ateo per ripicca, delusione (chiamala come vuoi), piuttosto che per convinzione.

    Posso anche sbagliarmi eh!!!

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    E' stata la prima cosa che gli ho detto, dopo averlo conosciuto un pò sul forum. Io capisco la sua sofferenza, ma questa è esattamente l'impressione che dà.




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    Blumare369
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    00 29/03/2011 07:32
    Assolutamente si! ma dirò di più: io credo che la religione sia una vera malattia indotta. Una contaminazione della mente. Siamo di fronte a una possessione che non si manifesta in maniera aggressiva e letale, ma subdola e lenta. Porta l' uomo a fare un percorso sbagliato e di rinuncia. Va combattuta in ogni modo.

    Certo, la Kelly usa metodi meno aggressivi dei miei, ma né i miei né i suoi porteranno mai anessuna conversione all'ateismo. L'ateismo non è una dottrina che si impara a memoria. E' un percorso molto sofferto... come un tortuoso e impervio sentiero pieno di pericoli ma che poi sfocia in una tranquilla vallata.

    Io non mi riprometto di fornire tracce da seguire, ma di aggredire con virulenza un nemico mortale per l'uomo. Nessun alcolista è mai guarito con una pacca sulla spalla o con un cucchiaio di Antabuse. A volte servono gli schiaffoni, la violenza, il rifiuto, la berlina, l'umiliazione. Io ho letto molti testi e gli schiaffi che ho ricevuto mi hanno tolto dalla stupida convinzione della religione. Mi hanno fatto capire come la religione non sia una scelta, ma un giogo infame che renfe tutti gli uomini liberi... di essere schiavi. L'uomo rinasce dopo aver toccato il fondo. L'uomo deve scontrarsi con la realtà così come un'auto con alla guida un ubriaco impazzito deve trovare un muro sul suo percorso per fermarsi. Questo ubriaco, se si salverà, è probabile che non bevrà più prima di mettersi alla guida.

    Io non posso essere indifferente al martirio gratuito dell'uomo. Io odio chiunque usi la sottile persuasione occulta per far leva sul senso di colpa e la paura.

    Nessuna democrazia mai si è conquistata con la pace. Nessuna libertà è mai venuta col sorriso e nessuna delle due cosae la si difende con la bontà. Lebertà e democrazia le si difendono in armi, perché il nemico -dio e gli assassini che lo rappresentano- sono sempre all'erta e sorvegliano il gregge di agnellini... che tyra qualche giorno sgozzeranno semza pietà solo per un rito buffonesco e schifoso.
    [Modificato da Blumare369 29/03/2011 07:51]



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    Blumare369
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    00 29/03/2011 07:54
    Re:
    Max Cava, 28/03/2011 23.41:


    Kelly, io sono uscito dalla fede attraverso un percorso difficilissimo di lacerazioni interne fra la comodità di essere credente e il bisogno di essere realista.



    Blu,

    non volermene ma...

    dopo tanto tempo che ti leggo ho l'impressione che tu sia ateo per ripicca, delusione (chiamala come vuoi), piuttosto che per convinzione.






    Non per ripicca, ma con astio verso chi ha tenuto per tanti anni la mia mente assoggettata.





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