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Religione, magia e scienza nel rinascimento italiano

Ultimo Aggiornamento: 16/08/2007 12:32
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16/08/2007 01:09
 
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La Matematica

Esemplificativa in questo senso è proprio la matematica. Ancora nel XV secolo insigni educatori come Erasmo (1466 - 1536) e J. L. Vives (1492 - 1540) ritenevano non utile la matematica per la formazione delle persone poiché tendeva a distrarle dai fini pratici della vita. Gli stessi umanisti, che pure iniziarono a soffermarsi con interesse a guardare il mondo naturale circostante, si preoccuparono soprattutto della formazione morale dell'uomo aborrendo le dispute logiche che avevano luogo nelle prime università insieme agli insegnamenti della Scolastica.

La sua riscoperta ebbe un duplice effetto spesso contraddittorio. Da una parte si intuirono le enormi possibilità ad essa collegate per lo studio della natura ma dall'altra si individuò la via più facile della numerologia e della mistica dei numeri. Ma questo duplice aspetto riguardava ogni tema che entrava all'attenzione degli studiosi in quell'epoca. Già si era manifestata una tale tendenza nella tradizione della Scuola Pitagorica. Ora di nuovo tornava l'armonia delle figure e delle proporzioni che con i numeri a lato avrebbero permesso di scoprire una qualche cabala nascosta, ad esempio nella Bibbia, una qualche formula magica che avesse permesso all'uomo di salvarsi o di scoprire una qualche verità trascendente. Le armonie divine dovevano avere una qualche relazione con cerchi, triangoli, quadrati ed altre figure geometriche tra cui, naturalmente, i solidi regolari. La stessa creazione doveva avere una matrice di matematica "spirituale" che era studiata a tal fine dai pitagorici del Rinascimento.

Naturalmente su questo non vi era unità di pensiero. Coloro che ebbero approcci medici o chimici alla natura oscillavano tra la necessità delle chiavi matematiche di spiegazione delle osservazioni e la negazione di ogni influsso della matematica dei fenomeni. Un primo momento chiarificatore che servì a distinguere la matematica dalla numerologia si ebbe nella polemica tra Kepler e Rheticus. Secondo quest'ultimo l'astronomia copernicana non funzionava in quanto proponeva un mondo di 6 e non 7 pianeti (si ricordi che la Luna era considerata satellite e che il 7 era il numero perfetto dei pitagorici). Kepler, invece, distinse chiaramente le due cose rifiutando fermamente la numerologia (richiamandosi però ad una mistica che voleva la creazione del mondo come opera di Dio ed in quanto tale precedere la numerologia che era opera dell'uomo). Ciò che era in discussione era il primato di un principio esplicativo che molti individuavano nell'alchimia ed altri nella medicina. La matematica riuscì piano piano a farsi strada per la forte tradizione Platonica presente e per la sua immediata rapportabilità a temi mistici e religiosi. Resta comunque l'osservazione che per il suo stesso carattere e per la sua rappresentazione simbolica, la matematica restava limitata ad un ristretto numero di adepti che solo nel XVII secolo crebbe relativamente.

Ma la matematica dei "classici" (alla quale occorre aggiungere opere originali che pian piano venivano elaborate: quelle di algebra di Tartaglia (1500-1557), di Cardano (1501-1576) e Viete (1540-1603) e l'invenzione dei logaritmi di Napier (1550-1617)) da sola avrebbe potuto fare poco se non accompagnata da una miriade di testi di argomento vario che gradualmente erano riscoperti, tradotti e portati all'attenzione dei colti. Ma non tutti erano i canonici testi che oggi chiameremmo di argomento scientifico o quantomeno osservativo. Anzi, opere magiche, alchimistiche, astrologiche attrassero molto l'attenzione degli studiosi del tempo che spesso intrecciano loro conoscenze erudite in matematica con studi approfonditi nei vari rami suddetti.

Una delle opere riscoperte che ebbe maggiori influssi durante il Rinascimento fu certamente il "Corpus Hermeticum" di Hermes Trismegisto che Cosimo dei Medici fece tradurre da Marsilio Ficino (1433-1499) intorno al 1460 (si deve qui tener conto che da poco tempo era stata inventata la stampa a caratteri mobili - 1447 - e che essa fu decisiva al diffondersi di conoscenze ed anche alla messa in discussione di esse - caso clamoroso fu proprio quello della Bibbia che fu letta direttamente dai cristiani ed in tempi brevi portò alla Riforma) .

Prima però di passare all'argomento annunciato è di interesse osservare che la matematica ebbe un merito fondamentale, quello di iniziare ad unificare un linguaggio che sempre più era per iniziati nelle varie tradizioni. Dai concetti astratti, dalle similitudini, dalle analogie, dai sillogismi, dalle proprietà di colori, suoni ed odori, dalle cause ed accidenti si passava sempre più ad un qualcosa che aveva un linguaggio univoco al quale non si poteva sfuggire con sofismi di varia natura. Furono essenzialmente i meccanicisti ad usare la matematica ed i suoi metodi ma, soprattutto, il suo linguaggio. E fu proprio la potenza predittiva di questo "linguaggio", della sua univocità che permise, alla fine del Seicento l'affermarsi della tradizione meccanicista. Ma ciò non tragga in inganno: la scena era in gran parte occupata da altre vicende, da magia, alchimia ed astrologia (le controversie su tali problematiche erano, all'epoca, forse più importanti di quella tra geocentrismo ed eliocentrismo). La scienza che noi oggi vogliamo vedere laica e scevra da inquinamenti irrazionali nasceva immersa in questa cultura (quanto si ritiene oggi scientifico nasceva mescolato al mistico addirittura nello stesso autore) e se da una parte si può dire con l'aiuto dell'opera dei classici greci, dall'altro è necessario affermare che anche nonostante essi (per la loro visione statica ed in qualche modo già chiusa e determinata del mondo circostante).


www.fisicamente.net/index-76.htm
[Modificato da kelly70 16/08/2007 01:10]



La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Apocalisse Laica
Le religioni dividono. L'ateismo unisce


Il sonno della ragione genera mostri (Goya)


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