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Religione, magia e scienza nel rinascimento italiano

Ultimo Aggiornamento: 16/08/2007 12:32
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L'Ermetismo


Il termine ermetismo deriva da un presunto autore chiamato Hermes Trismegisto. L'Hermes è il Mercurio latino e Trismegisto vuol dire "tre volte grande". Chi è ? Alcuni hanno costruito la leggenda che farebbe risalire il personaggio al Dio egiziano Thoth. In ogni caso la leggenda collocherebbe Hermes cronologicamente prima di Mosè. Queste leggende erano già state smontate intorno alla metà del 1600 da Isacco Casaubon al quale fa chiaro riferimento G. Vico circa un secolo dopo, ma il modo con cui le presunte opere di Hermes arrivarono nel dibattito culturale del '500 facevano di esse una vera e propria rivelazione. Ed il tutto a seguito di approfondite disquisizioni iniziate proprio dai Padri della Chiesa, come Lattanzio (3º/4º sec.) e Sant'Agostino (9º sec). Cerchiamo di capire i termini della questione.

Come iniziato ad insinuare da Isaac Casaubon (1559-1614) e dimostrato definitivamente nel 1949 da A. J. Festugière, i testi di Hermes Trismegisto (raccolti in due opere principali: "Corpus Hermeticum" e "Asclepius") risalgono al 1º/3º sec. dopo Cristo e non hanno un qualche contenuto di novità. Essi, realizzati non da uno ma da vari autori, probabilmente greci (i manoscritti di cui dispose Ficino erano in lingua greca), mescolano e sovrappongono vari contributi e consistono in una sorta di compendio della filosofia greca volgarizzata con particolare riferimento al pensiero platonico, neoplatonico e stoico. Naturalmente, data l'epoca in cui si presume siano stati elaborati, tali scritti leggono i contributi originali attraverso la lente di vari secoli trascorsi con intersezioni culturali molto forti tra cui elementi di cultura persiana, ebraica (con il potente influsso di motivi cabalistici) ed addirittura protocristiana. Il periodo in oggetto era del massimo splendore dell'Impero di Roma. La pace regnava ovunque (con scaramucce ai confini). La cultura, che si era alimentata di quanto i greci avevano in sommo grado prodotto ristagnava, risultando la filosofia una ripetizione pedissequa e sempre meno interessante dei temi svolti secoli prima, anche perché non sollecitata da questioni di tipo applicativo a seguito di quella ineluttabilità (riconosciuta sia da Aristotele che da Platone) della schiavitù. Proprio questa situazione di stallo del pensiero poneva i pensatori del tempo alla ricerca di qualcosa che rispondesse a ricerche che non erano tanto di ordine materiale quanto "spirituale". E così ebbero ampio sviluppo esoterismi, misticismi ed anche arti che oggi chiameremmo magiche ma con un significato da specificare (come vedremo). È una ricerca del posto dell'uomo nel cosmo.

Se ci spostiamo ora nel '500 ed osserviamo che vi è una analoga ricerca, che si ha una idea del mondo in cui occorre un ritorno verso le epoche in cui tutto era "meno corrotto" e la vita era più vicina agli ideali di perfezione e "salvezza dell'anima", scopriamo che vi è una enorme ricettività per scritti di tale genere.

È evidente che la questione della datazione delle opere di Hermes assume somma importanza perché se tali testi sono situati in un epoca che precede Mosè assumono il ruolo di libri in qualche modo profetici. Se situati nella loro vera epoca sono poveri compendi di fatti noti e mal digeriti.

Fu proprio Lattanzio che volle assegnare a tali testi una sorta di premonizione "pagana" del Cristianesimo ricercando in vari passi episodi accaduti e ritrovando le espressioni chiave del Cristianesimo (il Dio Padre, il Figlio di Dio, il Verbo). Stessa cosa, dal punto di vista della datazione, fece Sant'Agostino che però poneva delle riserve di tipo teologico. Anche qui, tentiamo di capire. Nei testi di Hermes si sviluppano dei dialoghi tra "iniziati" e aspiranti ad entrare nel mondo della sapienza, che non è fine a se stessa ma strumento indispensabile per la salvezza. Il maestro riesce sempre a creare situazioni in cui il discepolo raggiunge una sorta di estasi perché si avvicina a quella conoscenza che facilmente è assimilata da Lattanzio a Dio. Il discepolo, osservando il mondo attraverso il suo spirito, riesce a dominarlo e quindi a vincere le volgari forze terrene per aspirare a congiungersi con la divinità. È facile qui ritrovare la Resurrezione e la salvezza di tutti coloro che credono nel messaggio evangelico ed è altrettanto facile intendere come nell'epoca di Lattanzio servano argomenti a sostegno del Cristianesimo (ed in tal senso niente di meglio che trovare in pretesi profeti l'annuncio di ciò che poi si ritroverà nei Vangeli che, tra l'altro, vedevano la luce poco tempo prima ed alcuni in contemporanea).

La datazione interviene qui a sostenere una tesi di interesse. Tutto ciò che è antico è puro. Il tempo corrompe le cose. Occorre riconquistare la purezza attraverso la saggezza degli antichi che avevano possibilità molto superiori alle nostre di avvicinarsi alla perfezione di Dio. Inoltre tutti gli antichi sapienti greci avevano visitato l'Egitto che viene riconosciuto come fonte di ogni sapere e proprio in quel Paese viene situato Hermes. In questo i testi di Hermes erano perfetti perché, se da una parte parlavano di un Dio che creava l'uomo, dall'altro affermavano la possibilità dell'uomo di creare Dio (e qui nasceva il punto su cui Sant'Agostino mostrava completo disaccordo ma che non turbava Lattanzio che leggeva quei brani con differenti interpretazioni). Sarebbe lungo e complesso spiegare il tutto ma, ai nostri fini, basta osservare che, attraverso pratiche astrologiche, alchemiche ed in generale "magiche", gli antichi egiziani sarebbero stati in grado di dar vita a delle statue (statue di dei) infondendogli lo spirito attraverso una serie di pratiche che prevedono manipolazioni di erbe, pietre e aromi. Queste pratiche, che anticamente si svolgevano nei sotterranei dei templi, erano le pratiche di pochi, degli eletti, degli iniziati.

Ritorniamo di nuovo nel '500 e trasferiamo lì questa ansia di riscoperta di un mondo migliore, della perfezione, dell'avvicinamento a Dio, del ritorno al Paradiso Terrestre e troviamo Cosimo dei Medici (il vecchio) che incarica Ficino di tradurre prima Hermes (opera portata in Italia dalla Macedonia per merito del frate Leonardo da Pistoia che la affidò a Poliziano) e solo dopo l'opera di Platone, pur disponibile (solo questo dovrebbe essere un indice dei livelli di priorità che si avevano in pieno Rinascimento all'interno di una delle corti più evolute culturalmente).

Hermes irrompe quindi come un sacerdote o dio egiziano, un profeta realmente esistito e preannunciante, dall'alto della sua sapienza, la "vera" religione, quella cristiana. Anche tutte le cose meravigliose che risorgevano dalle traduzioni di opere greche erano all'interno del Corpus Hermeticum che, come detto, solo raccoglieva ciò che era conoscenza diffusa nell'epoca in cui era stato scritto ma che suonava come una cultura molto più antica che aveva raggiunto estremi gradi di perfezione. Gli stessi Platone ed Aristotele avevano attinto da lì !

Ficino doveva stare però attento a non andare su una traiettoria che si scontrasse con Sant'Agostino e quindi mette molta cura nell'introduzione che egli fa al Corpus insistendo molto sul fatto che Hermes fosse un profeta, anche perché, per Ficino, in tale opera sembra risplendere la luce divina e con essa possiamo pensare di riuscire ad avvicinarci allo stesso Dio. È questo il percorso che in realtà interessava, quello che avrebbe dovuto ricondurre alla perfezione del "prima della caduta" ed alla riappacificazione con Dio. L'opera di Hermes sembrava che permettesse questo cammino. Ma molte delle cose che erano contenute nell'opera di Hermes erano o sembravano oscure. Serviva una persona di elevate conoscenze e capacità per permettere queste letture con il conseguente avvicinamento sempre maggiore a Dio. Non era cosa per tutti ma solo per maghi, per persone cioè in grado di aiutare altre persone a fare quel cammino che altrimenti sarebbe stato loro negato. Ed ecco che nel Rinascimento la magia che per secoli era vissuta all'ombra di un sottobosco incolto con pozioni e sortilegi, acquista un aspetto colto che interessa non solo regnanti ma alte gerarchie della Chiesa fino ad arrivare allo stesso Papa. Ma nell'acquistare tale dignità prende con sé anche i metodi della magia tradizionale con la reintroduzione di riti dei seguaci di Zoroastro ed Orfeo.

Questa magia assunse il nome di magia naturale (o bianca) per distinguerla nettamente dalla magia nera (o negromanzia). Vedremo meglio più oltre che la prima prevedeva un percorso verso Dio utilizzando degli angeli come intermediari, mentre la seconda si serviva dei diavoli per ottenere un qualche beneficio terreno. Questo essere poi maghi naturali, l'aggettivo stesso, evocava un cammino che si sarebbe servito di ciò che la natura offre con l'ambizione di riunificarla con la fede; con questo si gettavano le basi per iniziare a porre attenzione alla natura, fermo restando che la conoscenza si può conquistare solo mediante la grazia o l'illuminazione divina o anche mediante delle esperienze sul mondo naturale che permettevano, sempre con l'aiuto di Dio, di avvicinarsi a comprendere l'essenza del mondo naturale che per poter glorificare il Creatore mediante la contemplazione della sua opera più grande (il moto delle sfere celesti, la loro armonia, l'organizzazione degli elementi, la diversità delle creature, ...). Come si vede vi è una apertura, che sarà varcata, verso l'attenzione al mondo naturale, per ora però una tale attenzione ed il conseguente studio di essa da parte di un saggio, il filosofo naturale, è al fine di glorificare Dio, avvicinarvisi, cercarlo.

Vi è anche un altro aspetto che sarà invece di ostacolo all'osservazione di quegli stessi fatti naturali. Secondo P. Pomponazzi (1462 - 1525) l'azione delle sfere celesti e delle intelligenze che le muovono insieme a quelle che risiedono sulla Terra, può produrre fenomeni apparentemente contrastanti con le ordinarie leggi della natura, come i miracoli. In tal senso, con queste sfere che determinano tutto è praticamente inutile ogni ricerca sul mondo naturale: non si può forzare il determinismo che ci impone la costituzione del mondo.

Carattere in ogni caso unificante è l'assoluta negazione del valore che la quantità possa avere sulla qualità. I numeri erano presi in considerazione per le simbologie che sottendevano ma non certo per essere associati ad un mondo fisico o almeno ad una elaborazione teorica. Questa è una qualche novità del neoplatonismo rispetto al platonismo che va tenuta in considerazione.


www.fisicamente.net/index-76.htm



La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Apocalisse Laica
Le religioni dividono. L'ateismo unisce


Il sonno della ragione genera mostri (Goya)


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