Eleonora Gitto
“Ma ditemi, voi uomini, chi di voi è capace di amicizia?" - si domandava Nietzsche.
Cos'è diventata l'Amicizia? - ci domandiamo noi oggi.
E chi è l’Altro per noi? E’ solo “uno strumento da utilizzare”, un rivale o è davvero un Amico? Viviamo davvero una strana commistione di utilitarismo e di edonismo entrambi così esasperati da far trionfare l’indifferenza per l’Altro? Ma se è così dobbiamo rassegnarci ad essere individui solitari senza passioni né legami, assenti e inautentici?
Occorre tempo per costruire un'amicizia; ed occorrono luoghi, fisici e mentali, per farla vivere. Oggi i luoghi fisici, tempo e spazio, sono stati annullati dalla tecnologia. Ma che ne è dei luoghi mentali? C'e' da chiedersi se l'amicizia esiste ancora in una società dove il successo a scapito degli altri sembra essere l'unica rotta dominante dell'esistenza, e se essa è rimasta solo una prerogativa infantile o adolescenziale.
Forse è più che mai attuale Voltaire quando afferma, nel suo "Dizionario filosofico del 1764, che l'amicizia è "un tempio ormai poco frequentato" (Voltaire p. 435, Rizzoli).
Viviamo in una società dove le persone cercano con i paraocchi l' iperattivismo per raggiungere i nostri obbiettivi, certi di star cercando l'unica verità interiore, non accorgendoci che l’impegno eccessivo danneggia la capacità di rapporto, di relazione vera, di comprensione e di aiuto reciproco verso la crescita interiore.
Ma davvero possiamo essere convinti che l'assenza di legami sociali significhi più autenticità e più libertà? Non è piuttosto il trionfo dell'indifferenza ma, soprattutto, della banalità? Tutto è indistinto, tutto è uniforme.
Esiste un bisogno strumentale dell’altro innegabile. Un bisogno che nasce dalla consapevolezza che senza l’Altro, non siamo: non possiamo essere. Una dipendenza voluta dal nostro essere animali sociali. Ma siamo riusciti a trasformare questo istinto primitivo della socializzazione dettata dal senso di appartenenza e dalla solidarietà ad mero “utilizzo dell’Altro”.
Siamo riusciti, nei nostri rapporti, ad eliminare quella passione istintiva che rende capaci di darsi e di dare.
Un’autentica relazione di Amicizia richiede una profonda tolleranza e accettazione dell'altro anche negli aspetti meno piacevoli per noi, cosa non facile, perché il nostro “correre” quotidiano, ci impedisce di avere il tempo di “sentire” e “vedere” l’Altro, cui, inevitabilmente, prestiamo frettolose attenzioni. Sembra che l'unico interesse sia l'obbiettivo finale in cui ossessivamente ci identifichiamo, e più ci identifichiamo più paghiamo a caro prezzo. E il conto ci viene presentato dalle sempre più frequenti crisi esistenziali dovute, troppo spesso, all’isolamento per mancanza di rapporti interpersonali veri e solidali, in una parola, per mancanza di Amicizia. L’Amicizia, in quest'ottica, dunque, potrebbe offrire un fondamentale sostegno emotivo di superamento dello stress, ridando vigore alla nostra salute fisica e psichica.
Nietzsche ci ha lasciato una saggia indicazione per evitare le crisi esistenziali, l’amicizia dionisiaca: solo con l'amicizia dionisiaca scompaiono le proiezioni per identificazioni, scompaiono i disturbi ossessivi.
Nietzsche e il dionisiaco. Non è possibile spiegare che cosa è il diosiniaco. E’ indefinibile. Per percepirlo ci vuole una specie di sesto senso. E' uno stato d’animo melanconico-tragico con sentimenti ambivalenti, sorretto dalla volontà di potenza e legato all'amor fati.
Il dionisiaco è qualcosa di più e di diverso dalla libido freudiana. Scaturisce dall’inconscio. La posizione dionisiaca verso l’esistenza è per Nietzsche lo stato più alto che un filosofo possa raggiungere. Dionisiaco è l’uomo profondo nella superficie. E’ l’uomo che supera gli ostacoli. E’ l’uomo che comprende tutto e tutti. E’ l'eterno ritorno. Dionisiaco è colui che smaschera tutte le falsità presenti nelle cose.
L’uomo diventa dionisiaco dopo avere superato l’ostacolo della morale borghese cristiana, l’uomo pretesco, invidioso, cattivo, vendicativo, l’uomo del risentimento. "Gli ostacoli sono necessari per produrre il genio" (Umano troppo Umano pag. 325)". Il genio di Nietzsche sta nello smascheramento e nel superamento di tutto ciò che ostacola l’affermazione della vita e l’amicizia dionisiaca fra gli uomini.
All’amore del prossimo che Zarathrustra definisce come cattivo amore per se stessi, il superuomo sostituisce l’amicizia dionisiaca. "Io non vi insegno il prossimo – scrive Nietzsche in "Così parlò Zarathrustra" - ma l’amico che crea, che sempre ha da donare un mondo compiuto". All’altruismo del falso amore il superuomo sostituisce il sano egoismo dell’amicizia.
Nel falso altruismo c’è il "tu devi" del cammello, gli scompensi emotivi, l’invidia, la gelosia, il risentimento. Nel sano egoismo c’è "l'io sono del fanciullo". E poiché l’amico dionisiaco ha dentro un mondo compiuto e non ha bisogno di compensazione, è capace di vivere autenticamente, fedele a se stesso, nella dimensione dionisiaca.
Con l’amicizia dionisiaca scompaiono l’invidia, il risentimento, la colpa, l’incomprensione.
Viene riscoperto il valore dell’innocenza, dell’ingenuità, della meraviglia. Nessuno è più scompensato. Nessuno ha più paura dell’altro. L’amico non tradisce più l’amico. Ognuno ha realizzato un mondo compiuto da donare all’altro.
L’Amicizia, se non è dionisiaca, può creare scompensi emotivi, reattività, invidia, risentimenti, colpe. Con l'amicizia dionisiaca scompaiono le proiezioni per identificazioni, scompaiono i disturbi ossessivi. Ognuno si viene a trovare realizzato nella costruzione della propria strada e del proprio mondo. Non ci sarà più lo spirito emulativo e vendicativo. Si diventa superuomini.
Senza avere la pretesa di diventare superuomini, aspirazione massima cui dovrebbe tendere l’Umanità, basterebbe solo ricordare che parlare di Amicizia significa, non solo come ci insegna il filosofo tedesco, volgere uno sguardo a quell' immenso mondo del nostro essere, ma anche, e soprattutto, guardare a quell' aspetto dimenticato, o quasi sempre trascurato nella nostra quotidianità frettolosa ed egoista: la gratuità.
“Tutto ciò che è fatto per amore è sempre al di là del bene e del male”. (Friedrich Nietzsche)
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