pcerini, 11/08/2008 21.43]
E' tutto molto più semplice, Paolo.
L'ho gia' fatto,ma a quanto pare tu non lo hai letto: ecco cosa dicevo per esempio in un thread precedente:
"che ha a che fare proprio con una delle boiate' del Biagini relativamente alla coscienza e all'evoluzione della vita psichica (che secondo lui le teorie evolutive sarebbero campate in aria senza dati oggettivi"
Spero che adesso ti sia chiaro.
Non l'hai fatto e non lo stai facendo, mi spiace, Paolo. Tu non citi Biagini, ma l'impressione che tu ti sei fatta di lui. Dove parla Biagini di "evoluzione della vita psichica" ed in che termini?
Hai difficoltà a citare testualmente?
Citare testualmente è anche questione di coerenza e di serietà.
e ci scommetto le palle che non sa nemmeno dell'esistenza del paradigmna evolutivo di G.Liotti la cui applciazione ha dato dei successi che non si riuscivano ad ottenere con la tradizionale psicoterapia per esempio,e questo paradigma e' una delle applicazioni provenienti dai paradigmi della biologia evolutiva.
Mi spieghi cosa centri Liotti con Biagini ed in che cosa contrastino?
Liotti è oggi uno di quelli che, guarda caso, condivide in parte con la scuola degli analisti la convinzione di inattendibilità del concetto di "inconscio", o, almeno, Liotti ritiene che non sia poi così essenziale per curare ricorrere al concetto di inconscio e che si può agire anche a livello conscio. Questo concetto è stato da me espresso da almeno tre anni ripetute volte.
Di questo avviso, tengo a dirti, che la scuola degli analisti della parola, che tu conosci, è pioniera.
Articolo su Liotti:
"Alcune cose sembrano definitivamente acquisite, come l'identificazione delle varie forme di memoria e molti meccanismi della categorizzazione, della rappresentazione e del linguaggio. Soprattutto ci si rende sempre più conto che non è necessario invocare oscuri meccanismi inconsci, quando di molti fenomeni ci si può fare un quadro più che soddisfacente semplicemente esplorando i processi consci della memoria e dell'elaborazione dei ricordi e delle emozioni. Non di tutto ciò che ci accade siamo immediatamente consapevoli. Anzi, solo una minima parte dei nostri processi nervosi e mentali giungono con chiarezza alla coscienza. Ma questo non significa che i meccanismi che regolano il nostro comportamento siano intrinsecamente inaccessibili e perversamente relegati in una non meglio identificata regione inconscia della psiche. Il raggiungimento del livello della coscienza è una sorta di "gita premio" per molti processi psichici. Non tutti vi possono accedere, perché non c'è spazio sufficiente, non perché qualcuno o qualcosa li ricaccia indietro. La ricerca neuropsicologica e l'indagine strumentale ci portano anzi ad attribuire sempre maggior importanza ai processi di regolazione e controllo dei contenuti cognitivi e emozionali della nostra mente che possono essere studiati rimanendo tranquillamente al livello della coscienza.
La scienza cognitiva promette in sostanza di fornirci informazioni preziose sulle funzioni della nostra mente e sui moti del nostro animo e costituisce un superbo strumento di lavoro. Tutto bene allora? E' presto per dirlo. Dal punto di vista teorico non c'è dubbio che le nuove "spiegazioni" sono molto più comprensibili delle vecchie e del tutto compatibili con quanto sappiamo del mondo, del corpo e del cervello.
Ma dietro l'angolo c'è il rischio di smettere di ricercare e di riflettere, di contentarsi dei modelli interpretativi esistenti e di trasformare così la materia di studio in un movimento, una scuola o addirittura una confessione. In fondo un nome c'è già ed è uno di quelli che finiscono in ismo: cognitivismo. Un secondo rischio è quello di dare per scontato che un colloquio psicoterapeutico basato su questi nuovi principi si debba per forza rivelare più efficace e risolutivo di un trattamento basato su una delle numerose teorie psicodinamiche oggi in auge."
(Editoriale del Corriere della Sera - il grassetto è mio, è importante meditarci sopra)
Inoltre, caro Paolo, di correnti di pensiero analitico ce ne sono molte e le scuole all'uopo adibite sono al momento più di una trentina. Tutte si sono snodate da Freud.
Tuttavia continuo a ripetere che Biagini non entra, se vuoi, in rotta di collisione con Liotti.
Sono solo le sue conclusioni ad essere arbitrarie e faziose, non il discorso che conduce per giungere a quelle conclusioni.
E' un pò come Polymetis, che, per ovvie ragioni, deve ad un certo punto piegare tutto alle ragioni del dogma cattolico, non potrebbe fare altrimenti, ma non per questo tu puoi considerarlo un inesperto o uno sprovveduto.
Il concetto di anima introdotto da Biagini è arbitrario e fazioso, ma non per questo tutto ciò che afferma è luridume.
Io starei più attento.
E' un pò come Nicolotti, filologo come Frances1, che tira acqua al suo mulino, ma non per questo è disprezzabile quello che va affermando, tant'è che Frances1 ha evitato attentamente lo scontro con lui.
Biagini si pone su livelli simili.
Nel pretendere la semplicita' di esposizone dei risultati raggiunti dal paradigma di Liotti e' come pretendere la Luna.
E' una tua impressione perchè, in fondo, Liotti non dice nulla di così trascendentale che non sia stato già detto.
Saluti e buona notte
Pyccolo