Bravo Bik, interessante argomento. Anzi direi la base di tutte le diatribe tra me e chi sappiamo.
“molto spesso alcuni sostenitori dell'assoluto in campo religioso utilizzano il genere di argomentazioni proposto da pcerini per sconfessare la posizione relativista degli agnostici e degli atei.
In sostanza, rifacendosi a Platone, essi dicono che 'se la verità è relativa', allora è anche relativo che anche la verità è relativa. Ne conseguirebbe, a loro dire, che il relativismo si autoconfuta da solo. “
A tal proposito Bik ti consiglio di leggere “di nessuna chiesa “ del Prof. di filosofia della scienza alla statale di Milano Giulio Giorello. In quel testo è riportato anche ciò che tu stesso hai scritto poco sotto ! Difatti il “tutto è relativo” in realtà non si autoconfuta affatto giacché è una semplice constatazione fattuale e si colloca in una dimensione meta-linguistica al pari delle proposizioni che si occupano del linguaggio stesso.
“Peccato che tali sostenitori platoniani allo stesso tempo credano che non esistano fatti ma solo interpretazioni”
Esatto. La mia posizione, come quella di tutti gli scienziati (che se non la pensassero come me smetterebbero di investigare la natura) è la seguente:
è vero che esiste sempre una componente interpretativa, ma, come si è detto è una “componente” cioè non esiste solo quella, ma esiste anche il fatto. Dunque l'accadimento in se è avvenuto, il dato in se è stato rilevato, il fenomeno in se è stato osservato però esso è anche interpretato. Il problema è stabilire quanto ci sia di interpretazione e quanto di fatto in se. Ma già il voler stabilire tale percentuale implica che esista il fatto in se ! La scienza si occupa di ridurre al minimo la componente interpretativa tentando di essere il più possibile oggettiva. Il relativista razionale, cioè il contrario di quei relativisti dipinti dal pontefice, sono coloro che, come il sottoscritto, ritengono che non esista una verità assoluta o almeno non è raggiungibile dall'uomo, ma non pensano affatto che tutte le verità abbiano lo stesso valore veritativo, cioè il relativista serio non sostiene: “tutto va bene” ! Questo infatti è pari a sostenere “tutto non va bene” e siamo al nichilismo. Diciamo che il relativista è colui che accetta delle verità contingenti pur sapendo che queste potrebbero essere messe in discussione da ulteriori conoscenze. Questo atteggiamento oltre a permettere un continuo perfezionamento delle proprie conoscenze è anche la base della tolleranza e del dialogo, giacché essendo consapevoli di aver ragione ma anche di poter aver torto, si è aperti ad altre verità al contrario di chi non prevedendo nemmeno di poter essere nel torto, non accetterà mai nemmeno di fronte alle più schiaccianti evidenze, di essere nel torto.
“che poi il relativismo non è una confutazione dell'esistenza di un assoluto in sè ma semplicemente la banale constatazione dell'impossibilità della mente umana di poterlo conoscere e il consequenziale riconoscimento che esistano più verità parziali a seconda del punto di riferimento adottato”
Esattamente. A tal proposito vorrei anche affrontare l'altro baluardo dei platonisti-postgadameriani (coloro cioè che seguono al contempo Platone e l'assolutismo ermeneutico postgadameriano) cioè le cosiddette
dimostrazioni. Quando un relativista moderato come me parla di dimostrazioni da un'accezione molto precisa al termine che non è quella che viene invece sostenuta dagli assolutisti di cui sopra. Dimostrazione per me non significa aver messo definitivamente la parola fine sulla questione, quando scrivo infatti dimostrato intendo sempre implicitamente
fino a prova contraria. Cioè ciò che ho dimostrato non è affatto qualcosa di assolutamente conclusivo ora e per sempre ! Metto cioè in conto che qualcuno potrebbe portare prove a confutazione di tale dimostrazione, ergo, quest'ultima non è assoluta, definitiva omne tempore. Questo ovviamente però non implica che, visto che la dimostrazione non è assoluta, allora posso rifiutarla. No, sarebbe un atteggiamento irrazionale giacché se è vero che in linea teorica potrà essere confutata è anche vero che in linea teorica potrebbe non esserlo mai ! Dunque, avendo sufficienti evidenze oggi per ritenerla vera sarebbe irragionevole rifiutarla. Insomma il seguente ragionamento è palesemente illogico:
“poiché non esistono dimostrazioni assolute allora le rifiuto tutte a priori”
“Perciò la verità è relativa ma il fatto che io dica che è relativa non è a sua volta relativo perchè la mia affermazione proviene da un piano che trascende l'oggetto (la verità in questo caso) di cui io stesso sto parlando. “
Esattamente, è quello che intendevo io quando parlavo di meta-linguaggio. Giorello invece sostiene che se anche ponessimo l'affermazione “tutto è relativo” nello stesso piano del linguaggio, se ne uscirebbe ugualmente semplicemente sostenendo che anche quella proposizione è relativa. Relativa, infatti, non vuol dire falsa ma che si applica in relazione a qualcos'altro e dunque non si autoconfuta affatto perchè dire che è relativa non equivale a dire che è falsa giacchè il quantificatore “tutto”, proprpio perchè è relativo, non è inteso universalmente ma “relativamente” all'ambito d'applicazione.
Saluti
Andrea
"il punto essenziale non è se una teoria piaccia o non piaccia, ma se fornisca previsioni in accordo con gli esperimenti. Dal punto di vista del buon senso l'elettrodinamica quantistica descrive una Natura assurda. Tuttavia è in perfetto accordo con i dati sperimentali. Mi auguro quindi che riusciate ad accettare la Natura per quello che è: assurda. (da QED. La strana teoria della luce e della materia, traduzione di F. Nicodemi, Adelphi, 1989)