Sostenendo la disposizione scritturale della
disassociazione dimostriamo di amare la
giustizia e riconosciamo il diritto di Geova
di stabilire norme di condotta.
Già... chiediamoci veramente se Dio vorrebbe che una madre troncasse i contatti con un figlio perché questo è stato diassociato o si è dissociato, anche tenendo conto che quando i tdG parlano di praticare l'illegalità non necessariamente si tratta di peccati considerati gravi da altre denominazioni cristiane come adulterio, ladroneria e quant'altro, no ,assolutamente no, cioè è considerato operatore d'illegalità anche chi non riconosce più il corpo direttivo come l'unico canale di comunicazione tra Dio e gli uomini e si disssocia per questo, oppure chi ha praticato il brindisi senza pentirsi in quanto considerato un gesto pagano...insomma ditemi un po' voi cristiani e non, se questo mai potrebbe rispecchiare la volontà di Dio!
Qui non si tratta di riconoscere il diritto di Geova, ma il diritto del corpo direttivo!
Corpo direttivo che tempo fa aveva stabilito che anche il sottoporso ad un vaccino come ad un trapianto d'organo fosse una pratica illegale...e cosi oggi il contatto con i parenti, vale veramente la pena carissimi amici ex-fratelli miei di andare contro natura come madre come padre come sorella e di troncare i rapporti familiari d'affetto con chi amate, per una disposizione che oggi viene dichiarato volontà di Geova e domani magari non più?
"Ciò che tu eviteresti di sopportare per te, cerca di non imporlo agli altri" (Epitteto)
Col concetto cristiano della vita, l'amore non è una necessità e non si esercita su nulla; esso è una facoltà essenziale dell'anima umana. L'uomo ama, non perché ha interesse di amare questo o quello, ma perché l'amore è l'essenza dell'anima sua, perché egli non può non amare.
La dottrina cristiana insegna all'uomo che l'essenza dell'anima sua è l'amore, che la sua felicità non è di amare la tale o la tal altra entità, ma bensì il principio di tutto, Dio, ch'egli ha coscienza di contenere in sé. Ecco perché egli amerà tutti e tutto.
(Tolstoj)