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Il mistero delle stimmate

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    00 29/03/2008 00:31


    Alzi la mano chi non si è mai chiesto cosa fossero.

    Quello che ruota intorno alle stimmate è un mistero così fitto che non ha mai smesso di punzecchiare la fantasia di studiosi o semplici curiosi. Il fatto è questo: prima di Francesco nessun santo le ha mai avute, malgrado secoli e secoli di crocifissi e icone. Negli ultimi anni di vita del poverello comincia a diffondersi la storia delle piaghe sanguinanti, alcuni frati dicono di averle viste sul suo corpo, ma nessuno è in grado di provare o smentire il fatto. Morto Francesco, la Chiesa fa un’operazione lampo unica per i tempi. Nel giro di appena due anni lo santifica e il giorno in cui Francesco viene elevato alla gloria degli altari, è il 16 luglio 1228, papa Gregorio IX posa la prima pietra di quella che diventerà a breve la grandiosa Basilica di Assisi. Sorpresa: nella bolla di canonizzazione, tra i prodigi compiuti dal santo, non ci sono le stimmate. La curia non ne vuole parlare; molti teologi, soprattutto gli eterni rivali domenicani, le osteggiano e papa Gregorio fa orecchie da mercante alle richieste dei frati.

    Passano appena dieci anni e il pontefice cambia idea; per volontà dello stesso Gregorio IX e dei suoi successori, dal 1237 le stimmate di Francesco vengono ufficialmente riconosciute dalla Chiesa e tutti coloro che ne negheranno la veridicità saranno considerati eretici. Non solo.
    Da quando Francesco le inventa –pardon! le riceve da Gesù Cristo- fioriscono come funghi decine e decine di stigmatizzati in tutta Europa –in Germania addirittura nel solo Duecento se ne contano 15.
    Che significa? I casi sono due; o ci rimettiamo alla versione ‘canonica’ e accettiamo devotamente che il pio esempio di Francesco servì da sprone a tanti pii uomini del Medioevo, oppure facciamo un po’ i maligni, mettiamo da parte un attimo la fede e andiamo a caccia di una soluzione meno edificante ma senz’altro più logica.

    Di sicuro, Francesco si è inventato un prodigio che prima non esisteva per fare più presa sui suoi fedeli. Alla Chiesa le stimmate, soprattutto nei primi tempi, non facevano affatto piacere, non fosse altro perché tutti i papi del Duecento si erano sforzati di assimilare la figura del pontefice a Cristo. Il primo della serie fu Innocenzo III, che introdusse la fortunata formula “Vicario di Cristo” per conferire al papa lo status di Dio in terra. Le stimmate di Francesco, insomma, al papa facevano ombra, ne oscuravano il prestigio; la Curia così nei primi anni cercò in tutti i modi di oscurarle.
    Chi era il vero Cristo da seguire: Francesco o il papa? Ci vuole poco a capire in tempo di ferventi eresie a favore di chi pendesse la bilancia. Il popolo della città era stanco della curia crassa e opulenta, e un uomo carismatico come Francesco, che sapeva fiutare la moda del momento, non aveva esitato a fare professione di povertà in mezzo ai patarini per accrescere il suo consenso.

    Ma perchè Francesco si procurò le ferite? Come gli venne in mente di piagarsi le mani quando, da oltre dieci secoli di cristianesimo, nessuno aveva mai avuto un’idea del genere?

    Al prossimo post per le risposte…

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    00 03/04/2008 16:08


    Eccoci tornati al nostro consueto appuntamento con il mistero…

    Le stimmate, come abbiamo già spiegato nel post precedente, furono una novità assoluta per il mondo cristiano quando Nostro Signore Gesù Cristo le concesse a Francesco –o, se vogliamo vederla più laicamente, quando Francesco decise di procurarsele.
    Eppure da quel dì gli stimmatizzati fiorirono in tutta Europa; alla fine del Duecento –per capirci, il secolo in cui visse Francesco- erano già alcune decine. E anche se il Catechismo di Santa Romana Chiesa ci ricorda che il MedioEvo fu un’epoca in cui vissero serafici uomini e pie donne, è davvero difficile credere che Francesco sia riuscito a elevare l’animo umano così in alto al punto da convincere Gesù Crocifisso a distribuire piaghe a destra e a manca come se fossero le tessere di un gazebo.

    Quindi, delle due l’una; o il MedioEvo fu un’epoca di impareggiabili asceti, ma in questo caso non possiamo indagare più a fondo i fatti, per evidente mancanza di fede. Oppure, più modestamente, quella delle stimmate fu una grande trovata pubblicitaria.
    E siccome, da buoni storici rompiscatole, siamo tutti fallibili peccatori, preferiamo scegliere la seconda strada, non avendo alcun documento che ci spiani la prima.

    Nella seconda ipotesi, se questo arguto pubblicitario, che risponde al nome di Francesco di Bernardone, non ha imitato alcun caso precedente della Chiesa piagandosi le mani, allora dove diavolo ha preso il prodigio delle stimmate?
    Che se lo sia inventato di sana pianta, infatti, non è impossibile, ma solo molto improbabile. Motivo? Beh, basta un po’ di logica per capire che se un uomo di marketing cerca l’idea giusta per vendersi al pubblico, e soprattutto se quest’uomo non dispone dei media del ventesimo secolo, ma ha intorno a sé solo tanti contadini e poveri pastori, cercherà di basarsi il più possibile sul loro immaginario e le loro credenze per far colpo, non andrà certo a cercarsi trovate che esulino dal loro mondo…

    È esattamente quello che ha fatto Francesco. Quando il frate di Assisi sale sulla Verna nel 1224 è reduce da un grosso insuccesso; non solo i frati sono riusciti a strappargli dalle mani la Regola e a convincerlo a firmare nel 1223 un documento che poco o nulla ha a che vedere con lo spirito della prima fraternitas. Francesco si era anche dovuto dimettere dal ruolo di Superiore al capitolo della Porziuncola due anni prima; dal braccio di ferro col papa è uscito sconfitto e ora, per non rischiare l’anonimato e finire nel dimenticatoio, ha un solo mezzo. Tornare dalla sua gente, quei montanari per cui lui ancora è e rimane il più grande degli stregoni, e compiere davanti a loro un prodigio che certifichi il suo stato di eletto. Adesso che ha rinunciato alla direzione dell’Ordine ha più libertà di movimento e può agire fuori dal controllo diretto del papa, per riprendersi quello che il papa stesso due anni prima gli aveva tolto. Francesco così torna dalla sua base elettorale, torna sulle montagne e lì comincia a operare prodigi incomprensibili al mondo cristiano ma che, agli occhi di un pastore pagano del Duecento, hanno un preciso significato. Sta a noi capire quale.

    Al prossimo post!

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    00 06/04/2008 12:11


    Ora qualcuno potrebbe ribattere: “Tu sostieni che quella delle stimmate fu una mossa escogitata da Francesco per riconquistare il consenso delle masse. Ma come è possibile una cosa simile se il povero di Assisi non mostrò mai le piaghe a nessuno?” È possibile. Basta studiare con più attenzione quello che dicono le fonti e scopriremo che le stimmate in sè non sono un segno della purezza di Francesco, ma furono inventate con il preciso scopo di destare clamore tra contadini e pastori. Infatti, è vero che Tommaso da Celano e gli altri agiografi precisano sempre nei loro resoconti che il popolo constatò la presenza delle stimmate sul corpo di Francesco solo dopo la sua morte, ma è vero anche che non appena Francesco riceve le stimmate dal serafino si rende subito protagonista di prodigi a dir poco clamorosi, come ci attesta San Bonaventura.

    « (…) nel territorio intorno al predetto monte della Verna, prima che il santo vi avesse soggiornato, di solito una violenta tempesta, provocata da una nube fosca che si alzava dalla montagna stessa, distruggeva i frutti della terra. Ma dopo quella beata apparizione, non senza ammirazione e gioia degli abitanti, la grandine consueta scomparve: anche l’aspetto stesso del cielo, divenuto sereno in maniera inusitata, dichiarava così l’eccellenza di quella visione celeste e la potenza delle stimmate, che proprio là erano state impresse. » Cfr. San Bonaventura, Legenda Minor, ff 1230.

    Il paradosso è evidente. Lo stupore per la magia compiuta da Francesco fa gridare di gioia i contadini, che così non devono più temere la minaccia della grandine per i loro raccolti; il prodigio dimostra con grande efficacia tutta la potenza delle stimmate, ma ovviamente nessuno prima della morte di Francesco ne sa nulla. Per capirci, è un po’ quello che Alejandro Jodorowsky nei suoi libri chiama «il sacro imbroglio»: tutto purché gli uomini credano. Ma è in un altro episodio della Legenda di Bonaventura che si capisce ancora di più cosa rappresenta quell’uomo dalle ferite sanguinanti per il suo popolo.

    « (…) Dio conferì all’acqua, che aveva toccato le sacre piaghe, tanta potenza che, aspersa anche in piccole quantità sulle greggi ammalate, debellava totalmente il contagio, e gli animali, ricuperato il vigore primitivo, correvano al pascolo come se prima non avessero provato proprio alcun malanno. » Cfr. ff 1380.

    Le guarigioni miracolose dopo l’impressione delle stimmate continuano ripetutamente; Francesco in breve diventa quello che gli antropologi ancora oggi chiamano medicine-man, e che i profani traducono con la parola ‘sciamano’.

    In realtà, tutta la strategia ordita da Francesco alla Verna è ricalcata sull’antico rito di iniziazione degli sciamani. Se il povero di Assisi vuole essere venerato come l’unto di Dio deve seguire per filo e per segno il rito di passaggio alla nuova vita lasciato in eredità dai suoi predecessori, i veri medicine-man. Ma Francesco non è un ingenuo né uno sprovveduto; il suo piano basato sulle stimmate e sulla divulgazione del loro potere, prevede una diffusione capillare dei prodigi, ma anche l’accettazione della Minorità davanti alla Chiesa. Questo «sacro imbroglione» sa molto bene che senza una solida base popolare non si diventa santi, ma sa anche che senza il tacito appoggio del papa si finisce molto presto sul rogo. Francesco sa anche che non bisogna prestare il fianco alle critiche compiendo magie troppo lontane dall’immaginario cristiano; i censori sono dietro l’angolo, a cominciare dai rivali domenicani che già guardano con sospetto alla crescita del suo Ordine. Il segreto per essere accettato dalla Chiesa come un santo ed evitare persecuzioni, quindi, sarà piegare simboli e personaggi del mondo sciamanico al nuovo Verbo cristiano.

    Nel prossimo post vedremo come Francesco riuscì nell’impresa.

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    00 10/04/2008 20:21
    Il mistero delle stimmate


    « Dappertutto nel mondo imparare il linguaggio degli animali e, per primo, quello degli uccelli, equivale a conoscere i segreti della Natura e, pertanto, ad esser capaci di profetizzare. (…) Questi animali possono rivelare i segreti dell’avvenire perché vengono concepiti come il ricettacolo delle anime dei morti o come epifanie di dei. Impararne la lingua, imitarne le voci, equivale a poter comunicare con l’aldilà e coi Cieli. » Cfr. Mircea Eliade, Lo sciamanismo e le tecniche dell’estasi, Edizioni Mediterranee, Roma, 1974, p. 120.

    Parola di Mircea Eliade, il massimo studioso di storia delle religioni del Novecento. Eliade nel suo saggio sugli sciamani pubblicato nel 1974 dedica un intero capitolo alla lingua segreta degli uccelli, spiegando come saper comunicare con gli animali rappresenti per le comunità primitive il primo segno dell’investitura divina. Nel Medioevo in tutta Europa questa credenza era ancora molto diffusa nelle campagne; gli indovini e i ciarlatani che giravano tra i pagi per persuadere i contadini dei loro poteri magici si sprecavano. Spesso a parlare con gli uccelli erano proprio gli esponenti del basso clero, cioè i preti di campagna, alla ricerca di un consenso popolare che per la Chiesa tra i contadini tardava ancora a venire. Potrei mostrare di nuovo i manoscritti giudiziari che agli inizi del Duecento punivano con la scomunica quei chierici sorpresi a parlare con gli uccelli, ma siccome nel mio primo libro ho già parlato diffusamente di questi misfatti con tanto di miniature, e siccome ho l’interesse venale che voi ne acquistiate almeno una copia, torniamo alla Verna…

    [ ma se proprio non potete acquistare il libro o vi volete togliere subito lo sfizio di vederle queste miniature, no problem, ciccate sul primo video di youtube che ho messo nel blog, la cultura è povera, ahimé…]

    Infatti, la prima cosa che fa Francesco una volta giunto alle pendici del monte, è proprio parlare agli uccelli.
    Dove? Non certo in un luogo qualunque ma sotto le fronde di una quercia che da quel momento in poi diverrà sacra, al punto che quando nel 1602 i frati saranno costretti ad abbatterla perché troppo vecchia, al suo posto erigeranno una cappella tuttora fonte di venerazione, appunto la Cappella degli Uccelli. Vedere le foto per credere… [ le immagini ovviamente si trovano nel libro, ma per il discorso di cui sopra –mecenatismo, amore disinteressato per la cultura e altre palle galattiche- clicca sul secondo video di youtube qui a fianco! ]

    Da questo momento inizia l’investitura sciamanica di Francesco. La discesa degli uccelli è un segno propizio non tanto per il nostro santo –che gli uccelli, quando ne aveva voglia, non si faceva scrupolo di chiederli in pasto a Nostro Signore da perfetto animalista, come raccontano le fonti (ff 857)–quanto per quei montanari che attendevano da lui il segno miracoloso.

    Quello che a noi importa è sapere che l’epifania celebrata nella Cappella della Verna non ha nulla a che vedere con la Chiesa, i Vangeli e il monoteismo in genere. Infatti, coloro che ancora nel XVII secolo si recavano lì per prostrarsi dinanzi a ciò che rimaneva della Sacra Quercia su cui Francesco aveva ricevuto la visita degli uccelli, non ci andavano certo per venerare il santo cristiano per antonomasia, ma piuttosto per rendere omaggio all’ultimo degli sciamani.

    Quella gente ancora credeva fermamente al culto degli alberi sacri e alla lingua segreta degli uccelli. Ma quale passo successivo avrebbe compiuto Francesco per diventare lo sciamano più deviato della storia cristiana? Seguiamo le indicazioni nel libro di Eliade, e come per magia troveremo la fine della storia…

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