Re: Re:
Agabo, 19/11/2010 9.43
Pensala come vuoi. Io le mie teorie le provo e le argomento. Le tesi non sostenute da prove non valgono niente. I "MA" i "SE" i "POTREBBE" li sappiamo usare tutti, allora SE Paolo è un personaggio fittizio portatene le prove.
Ripeto che Marcione è parte in causa, fu un credente e aveva fiducia nelle Scritture, ergo, non c'entra con questo discorso.
Chi afferma che il Personaggio "Gesù Cristo Salvatore" fu un'invenzione di Paolo deve innanzitutto dimostrare che costui è esisito, senza ricorrere agli scritti del Nuovo Testamento o a quelli apocrifi, sarebbe autoreferezazione.
Di Paolo abbiamo notizie unicamente dal NT e dai testi di Marcione indirettamente pervenutici.
Fino al presente non mi è capitato di inbattermi in testimonianze extraneotestamentarie che mettano a fuoco il personaggio Paolo di Tarso o Saulo che dir si voglia.
Anche gli storici che tu hai riportato sono in qualche modo credenti (negli dei, ma credenti)... non capisco, perciò, la preclusione di Marcione dal dire la sua su Paolo.
Marcione ha dalla sua testimonianze molto più solide rispetto a quelle frammentarie ed incerte su Paolo.
Le prove che si portano su Paolo e che inducono a dire che trattasi di personaggio non facilmente identificabile e, tantomeno, collocabile nella storia del cristianesimo sono quelle che tu rifiuti di discutere.
Tolte quelle, mi spiace, su Paolo non c'è null'altro che possa accreditare in qualche misura una sua sia pur marginale parvenza di collocazione nella storia.
Non sono io a dover portare le prove della sua esistenza, o presunta tale, ma il credente che a lui fa riferimento per le sue speranze e la sua fede.
Certo, tutto potrebbe essere, per questo motivo accusano i credenti di essere dei creduloni, per il fatto che credono in tante cose che, dicono, non possono provare.
Allora, ribaltiamo il discorso e vediamo che cosa riesci a provare tu a sostegno di queste tue tesi!
Non capisco il senso di questa tua richiesta.
Cosa dovrei provare io?
Questi non sono argomenti che tengono. Dal punto di vista critico letterario è stato detto tutto ormai, anche questo è diventato una questione di fede: c'è chi crede alle teorie di un esperto favorevole alla genuinità di uno scritto e chi no. Così è e così sarà sempre.
Ed allora?
Io non inveisco contro chi ha fede, tantomeno metto in discussione personali questioni di fede, salvo che in un'occasione: quando la fede altrui interferisce nelle mie libertà di scelta e di azione o nelle libertà di scelta e di azione degli stessi credenti, ovvero quando un numero non indifferente di credenti lamentano la loro emarginazione e pongono alla società civile un problema di discriminazione e di giustizia sociale.
Lo vedi? anche gli atei sono costretti a ricorrere a quel "mezzuccio" che si chiama "FEDE"!
Riguardo al "silenzio" di alcuni personaggi, dell'epoca apostolica non significa niente. Potrei farti una bella lista di ben altri personaggi che sarebbe considerata una pazzia negare che sono esistiti, eppure di essi nessuno ha mai scritto una sola riga: FEDE, FEDE E ANCORA FEDE! Occorre tanta fede per essere atei quanta ne occorre per essere credenti, questa è la verità.
Erri alla grande.
Confondi un'opinione, che puoi anche chiamare fede, con la fede del credente.
Esistono due tipi di fede: una che costringe condizionando, un'altra che non costringe e non condiziona.
Per il credente la fede è irrinunciabile e sacra, scandendo minuto dopo minuto la sua esistenza, obbligandolo a vivere in un certo modo e non in un altro o a rendere conto della sua vita ai superiori, chiunque essi siano (autorità terze).
La fede di un'evoluzionista, ad esempio, non è costrittiva, nè condizione moralmente o eticamente la sua esistenza. Non deve rendere conto a nessuno della sua fede (intesa più come opinione o convinzione che le cose stiano in un certo modo, ovvero come modo di concepire l'esistenza invece che come sistema di credenze che, in ubbidienza ad un ente trascendetale, scandirebbero lo scorrere della sua vita).
Mi pare che la differenza sia abissale.
Non occorre fede per essere atei o agnostici.
La fede dell'ateo o agnostico è una fede che egli costruisce a suo uso e consumo, perciò al suo servizio ed in vista dei suoi obiettivi. E' una fede che non lede l'autonomia di pensiero.
La fede del credente è precostituita, ereditata, costruita da terzi, ma a proprio uso e consumo.
Il peso dell'osservanza delle regole della fede dogmatica grava tutto sul credente, che lo deve portare volente o nolente, salvo poi venir meno ed essere emarginato e discriminato.
Ovviamente ci sono molte altre differenze che, se vuoi, possiamo elencare all'infinito.
Pyccolo