FLABOT:
P.S. A questo punto mi sembrerebbe più corretto dire, che non ci ha creati a sua "immagine e somiglianza", ma con potenzialità tali da poterlo diventare simili a lui, senza il corpo ovviamente.
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FREDDIE:
No, non è corretta questa definizione! Perché i "tratti genetici", il DNA "spirituale" è identico in ognuno di noi; dipenderà da noi essere, quanto più è possibile, immagine di Dio e rendere visibile agli altri la somiglianza con Lui.
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Il fatto stesso, che come sostieni tu: " dipenderà da noi essere, quanto più possibile...", mi sembra che implichi il fatto che lo siamo solo potenzialmente simili, in cosa precisamente continuo a chiedere io?
Il parlare di "tratti genetici" implica sempre una somiglianza fisica, che come abbiamo già detto non è possibile, essendo Dio un'entità priva di "corpo fisico", ho capito bene o no? Intendo sul fatto che Dio è senza corpo fisico.
Il DNA spirituale che è precisamente, o meglio com'è che lo intendi tu?
Un islamista, ha lo stesso DNA spirituale di un cattolico, e di un protestante? Ed un induista con un giainista, TDG ecc. ecc. ecc.
Quell'espressione:
" dipenderà da noi essere, quanto più possibile..." non sottintende una potenzialità, ma richiama il concetto di "
libero arbitrio"; ogni giorno siamo chiamati a scegliere la via della "vita" o quella della "morte"...e questa - al contrario di quel che si pensa - non si può ancora chiamare libertà, in senso assoluto (Scusa, sto divagando. Qui entriamo in altre problematiche che, al momento, possiamo sorvolare).
Tu mi chiedi in che cosa siamo simili a Dio...bèh, posso risponderti
quando noi siamo simili a Dio; però, per farlo dovrò "scomodare" i Vangeli e a qualcuno (troppo razionale) potrebbe storcersi il naso, non riconoscendone la validità. Ma visto che la domanda è rivolta ad uno che si definisce credente, è ovvio che è in ciò in cui credo che devo trovare "ragione della mia testimonanza"!
Tempo addietro mi lasciò perplesso il versetto in
Mt.5,48: "
Voi dunque siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste".
All'inizio credevo che Matteo ci proponesse un compito improbo: come potevamo noi, esseri limitati e imperfetti, raggiungere un benchè minimo livello di perfezione che potesse renderci - in qualche modo e molto lontanamente - perfetti quanto Dio. Lui, essere assolutamente perfetto, infinito ecc.ecc.? Poi, mi capitò di leggere il versetto in
Lc.6,36: "
Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro". E ancora in
EFESINI:4,32: "Siate invece benevoli gli uni verso gli altri,
misericordiosi, perdonandovi a vicenda
come Dio ha perdonato a voi in Cristo" (corsivo e sottolineatura del sottoscritto).
Fu una folgorazione! Vuoi vedere che la perfezione di cui parla Matteo passa per l'essere misericordiosi, come ci invita a fare Luca? In altre, parole: la misericordia (con i suoi corollari: compassione, amore, fraternità, condivisione...) è la misura per la vera perfezione? Nella mia condizione non posso essere perfetto, neanche lontanamente. Ma in qualche misura (nella misura in cui io mi farò misericordioso verso gli altri) posso essere misericordioso e, quindi, aspirare a quella perfezione che mi può rendere "
simile" (non identico o uguale) a Dio. Posto in questi termini, il compito di un credente non è cosi improbo, come ritenevo. Amare - e amare gratuitamente - è un obiettivo perseguibile, se lo si vuole. Quando amiamo rendiamo Dio visibile e riconoscibile; al riguardo, c'è un episodio che ha come protagonista Madre Teresa di Calcutta. Un giorno la suora si trovò ad assistere un vecchio indù che stava agonizzando ed era prossimo alla morte a causa dell'ultimo stadio della lebbra di cui era affetto. Erano diverse ore che Madre Teresa gli era accanto dandogli da bere, asciugandogli il sudore e confortandolo con parole d'amore quando il vecchio indù, in un momento di lucidità, le disse: "Ora so che un Dio esiste. Se il tuo è solo un piccolo riflesso del Suo amore". Questo vale per chi crede, ovviamente!!!
Carissimo, non fermarti più del dovuto sulle mie parole; esse sono solo lo strumento imperfetto per descrivere Colui che è perfetto! Forse ho usato impropriamente il termine: "tratti genetici"; se avessi usato la locuzione: "tratti caratteriali" saresti più soddisfatto? Diciamo che Dio è una realtà diversa che esula dal concetto nostro di "fisicità"; pertanto, anche la mia espressione di "DNA spirituale" và preso con le molle: è quel "soffio divino", quella "traccia di Dio", quell'"impronta trascendentale" che ogni uomo ha. Volente o nolente!
Così come nessuno si sceglie gli occhi blu o nocciola e i capelli biondi o castani: sono dati dai propri genitori e dai propri avi...così come il carattere (che non è una grandezza fisica, ma che "segna" la personalità di un individuo).
In quest'ottica è certo che un islamico, un protestante, un induista ecc...e perfino un ateo (o chi si professa tale) ha lo stesso DNA spirituale di un cattolico perchè proviene dall'unico Dio che ha creato e il cattolico e il protestante e l'induista e l'islamico...
la religione è solo un mezzo. Come ho già scritto, uno dei modelli più seguiti in tema di pace e dialogo a livello mondiale, anche dai cristiani e dai cattolici, è Ghandi: un indù che meglio di molti cristiani ha capito e messo in pratica l'insegnamento della non violenza e del dialogo insegnata da Gesù ai sui discepoli.
Un fraterno saluto.
Freddie
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Risplenda su di noi, Signmore, la luce del tuo volto. Il tuo volto, Signore, io cerco.
[Modificato da !Freddie! 30/08/2010 12:58]