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Il piano del nosto nemico molto riuscito

Ultimo Aggiornamento: 28/09/2010 10:27
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02/09/2010 11:37
 
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Re: Cosa credere?
!Freddie!, 02/09/2010 10.55:


Presto ti spiegherò.
Anticipo solo questo... non sei tu come persona che mi stai deludendo ma il tuo modo di ragionare,


Vorrei ben sperare che non ci sia nulla contro la mia persona, ciò non di meno il "mio" modo di ragionare - ritengo - sia quello di un cristiano che crede nell'evento della risurrezione, centro "vitale" della propria fede, piuttosto che nella speranza che essa sia avvenuta (la sfumatura non è di poco conto).

ma non sempre si può essere d'accordo, nemmeno tra cristiani, no?

Indubbiamente! Ma, capirai, non si sta dissertando se i Magi erano tre, quattro o venti; se i nonni di Gesù si chiamavano Anna e Gioacchino; se le Beatitudini furono pronunciate in montagna o in pianura. Il discorso riguarda IL PUNTO CENTRALE del cristianesimo, senza il quale il cristianesimo stesso non esisterebbe e vana sarebbe la fede di quanti si professano discepoli del Maestro. Scusa se è poco! [SM=g27818]


Un fraterno saluto. [SM=g27811]


A monte c'è un fraintendimento da parte tua, io non dubito affatto della resurrezione di Cristo, ma presto di più.

Freddie
-------------------
Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Il tuo volto, Signore, io cerco.



A monte c'è un fraintendimento da parte tua, io non dubito affatto della resurrezione di Cristo, ma io ci credo per fede non per prove storiche, per il resto presto di più.


[SM=x789061]
Veronika









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02/09/2010 12:26
 
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Ulteriori precisazioni...

A monte c'è un fraintendimento da parte tua, io non dubito affatto della resurrezione di Cristo, ma io ci credo per fede non per prove storiche, per il resto presto di più.

Anch'io credo nella resurrezione e ho fede che sia effettivamente avvenuta; quindi, che sia un evento storico di cui, ahimè, non ci sono prove certe ed inconfutabili. Qui entra in gioco la fede! [SM=g27823]


Un fraterno saluto. [SM=g27811]

Freddie
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[Modificato da !Freddie! 02/09/2010 13:14]
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02/09/2010 18:31
 
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Re: Ulteriori precisazioni...
!Freddie!, 02/09/2010 12.26:


A monte c'è un fraintendimento da parte tua, io non dubito affatto della resurrezione di Cristo, ma io ci credo per fede non per prove storiche, per il resto presto di più.

Anch'io credo nella resurrezione e ho fede che sia effettivamente avvenuta; quindi, che sia un evento storico di cui, ahimè, non ci sono prove certe ed inconfutabili. Qui entra in gioco la fede! [SM=g27823]


Un fraterno saluto. [SM=g27811]

Freddie
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Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Il tuo volto, Signore, io cerco.




Ricapitoliamo...

Carissimo Freddie, quale garanzie hai che Cristo sia risorto? Quale garanzie aveva Paolo?
Abbiamo ciò che le scritture ci dicono nonché ciò che la traditio aggiunge, non abbiamo nulla di concreto? Vero?
E qui come tu giustamente hai annotato subentra la nostra FEDE.

Ti ricordi certe tue parole?
...
"Veramente, ad affermare che il peccato entrò nel mondo ad opera di un sol uomo fu Paolo in Rm.5,12, ma egli si richiamava a ciò che la tradizione ebraica (non il dato scientifico) tramandava attraverso il Libro della Genesi (che non è un tratato scientifico)"

Hmmm... Paolo pure riguarda la resurrrezione richiama ciò che hanno visto e sentito i suoi fratelli, testimonianze, raccolte nei vangeli e nella traditio cristiana che non sono certo trattazioni scientifiche nonché prove storiche, perché dovrei credere in uno sì e nell'altro no???

Perché questo è ciò che tu ed alcuni altri credenti e teologi cattolici ( non certo la chiesa cattolica al livello ufficiale per ora) fate!


[SM=x789061]



[Modificato da Cristianalibera 02/09/2010 18:58]



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02/09/2010 19:28
 
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Re: Re: Ulteriori precisazioni...
Cristianalibera, 02/09/2010 18.31:





Perché questo è ciò che tu ed alcuni altri credenti e teologi cattolici ( non certo la chiesa cattolica al livello ufficiale per ora) fate!


[SM=x789061]






www.vatican.va/archive/catechism_it/p1s2c1p6_it.htm

PARTE PRIMA
LA PROFESSIONE DELLA FEDE

SEZIONE SECONDA:
LA PROFESSIONE DELLA FEDE CRISTIANA

CAPITOLO PRIMO
IO CREDO IN DIO PADRE

ARTICOLO 1
«IO CREDO IN DIO, PADRE ONNIPOTENTE,
CREATORE DEL CIELO E DELLA TERRA»

Paragrafo 6
L'UOMO

355 « Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò » (Gn 1,27). L'uomo, nella creazione, occupa un posto unico: egli è « a immagine di Dio » (I); nella sua natura unisce il mondo spirituale e il mondo materiale (II); è creato « maschio e femmina » (III); Dio l'ha stabilito nella sua amicizia (IV).

I. «A immagine di Dio»

356 Di tutte le creature visibili, soltanto l'uomo è « capace di conoscere e di amare il proprio Creatore »; 459 « è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa »; 460 soltanto l'uomo è chiamato a condividere, nella conoscenza e nell'amore, la vita di Dio. A questo fine è stato creato ed è questa la ragione fondamentale della sua dignità.

« Quale fu la ragione che tu ponessi l'uomo in tanta dignità? Certo l'amore inestimabile con il quale hai guardato in te medesimo la tua creatura e ti sei innamorato di lei; per amore infatti tu l'hai creata, per amore tu le hai dato un essere capace di gustare il tuo Bene eterno ». 461

357 Essendo ad immagine di Dio, l'individuo umano ha la dignità di persona; non è soltanto qualche cosa, ma qualcuno. È capace di conoscersi, di possedersi, di liberamente donarsi e di entrare in comunione con altre persone; è chiamato, per grazia, ad un'alleanza con il suo Creatore, a dargli una risposta di fede e di amore che nessun altro può dare in sua sostituzione.

358 Dio ha creato tutto per l'uomo, 462 ma l'uomo è stato creato per servire e amare Dio e per offrirgli tutta la creazione:

« Qual è dunque l'essere che deve venire all'esistenza circondato di una tale considerazione? È l'uomo, grande e meravigliosa figura vivente, più prezioso agli occhi di Dio dell'intera creazione: è l'uomo, è per lui che esistono il cielo e la terra e il mare e la totalità della creazione, ed è alla sua salvezza che Dio ha dato tanta importanza da non risparmiare, per lui, neppure il suo Figlio unigenito. Dio infatti non ha mai cessato di tutto mettere in atto per far salire l'uomo fino a sé e farlo sedere alla sua destra ». 463

359 « In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo »: 464

« Il beato Apostolo ci ha fatto sapere che due uomini hanno dato principio al genere umano: Adamo e Cristo. [...] Il primo uomo, Adamo, – dice – divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Quel primo fu creato da quest'ultimo, dal quale ricevette l'anima per vivere. [...] Il secondo Adamo plasmò il primo e gli impresse la propria immagine. E così avvenne poi che egli ne prese la natura e il nome, per non dover perdere ciò che egli aveva fatto a sua immagine. C'è un primo Adamo e c'è un ultimo Adamo. Il primo ha un inizio, l'ultimo non ha fine. Proprio quest'ultimo infatti è veramente il primo, dal momento che dice: "Sono io, io solo, il primo e anche l'ultimo" ». 465

360 A motivo della comune origine il genere umano forma una unità. Dio infatti « creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini » (At 17,26): 466

« Meravigliosa visione che ci fa contemplare il genere umano nell'unità della sua origine in Dio [...]; nell'unità della sua natura, composta ugualmente presso tutti di un corpo materiale e di un'anima spirituale; nell'unità del suo fine immediato e della sua missione nel mondo; nell'unità del suo "habitat": la terra, dei cui beni tutti gli uomini, per diritto naturale, possono usare per sostentare e sviluppare la vita; nell'unità del suo fine soprannaturale: Dio stesso, al quale tutti devono tendere; nell'unità dei mezzi per raggiungere tale fine; [...] nell'unità del suo riscatto operato per tutti da Cristo ». 467

361 « Questa legge di solidarietà umana e di carità », 468 senza escludere la ricca varietà delle persone, delle culture e dei popoli, ci assicura che tutti gli uomini sono veramente fratelli.

II. «Corpore et anima unus» - Unità di anima e di corpo

362 La persona umana, creata a immagine di Dio, è un essere insieme corporeo e spirituale. Il racconto biblico esprime questa realtà con un linguaggio simbolico, quando dice: « Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita, e l'uomo divenne un essere vivente » (Gn 2,7). L'uomo tutto intero è quindi voluto da Dio.

363 Spesso, nella Sacra Scrittura, il termine anima indica la vita umana, 469 oppure tutta la persona umana. 470 Ma designa anche tutto ciò che nell'uomo vi è di più intimo 471 e di maggior valore, 472 ciò per cui più particolarmente egli è immagine di Dio: « anima » significa il principio spirituale nell'uomo.

364 Il corpo dell'uomo partecipa alla dignità di « immagine di Dio »: è corpo umano proprio perché è animato dall'anima spirituale, ed è la persona umana tutta intera ad essere destinata a diventare, nel corpo di Cristo, il tempio dello Spirito. 473

« Unità di anima e di corpo, l'uomo sintetizza in sé, per la sua stessa condizione corporale, gli elementi del mondo materiale, così che questi, attraverso di lui, toccano il loro vertice e prendono voce per lodare in libertà il Creatore. Allora, non è lecito all'uomo disprezzare la vita corporale; egli anzi è tenuto a considerare buono e degno di onore il proprio corpo, appunto perché creato da Dio e destinato alla risurrezione nell'ultimo giorno ». 474

365 L'unità dell'anima e del corpo è così profonda che si deve considerare l'anima come la « forma » del corpo; 475 ciò significa che grazie all'anima spirituale il corpo, composto di materia, è un corpo umano e vivente; lo spirito e la materia, nell'uomo, non sono due nature congiunte, ma la loro unione forma un'unica natura.

366 La Chiesa insegna che ogni anima spirituale è creata direttamente da Dio 476 – non è « prodotta » dai genitori – ed è immortale: 477 essa non perisce al momento della sua separazione dal corpo nella morte, e di nuovo si unirà al corpo al momento della risurrezione finale.

367 Talvolta si dà il caso che l'anima sia distinta dallo spirito. Così san Paolo prega perché il nostro essere tutto intero, « spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore » (1 Ts 5,23). La Chiesa insegna che tale distinzione non introduce una dualità nell'anima. 478 « Spirito » significa che sin dalla sua creazione l'uomo è ordinato al suo fine soprannaturale, 479 e che la sua anima è capace di essere gratuitamente elevata alla comunione con Dio. 480

368 La tradizione spirituale della Chiesa insiste anche sul cuore, nel senso biblico di « profondità dell'essere » (« in visceribus »: Ger 31,33), dove la persona si decide o non si decide per Dio. 481

III. «Maschio e femmina li creò»

Uguaglianza e diversità volute da Dio

369 L'uomo e la donna sono creati, cioè sono voluti da Dio: in una perfetta uguaglianza, per un verso, in quanto persone umane, e, per l'altro verso, nel loro rispettivo essere di maschio e di femmina. « Essere uomo », « essere donna » è una realtà buona e voluta da Dio: l'uomo e la donna hanno una insopprimibile dignità, che viene loro direttamente da Dio, loro Creatore. 482 L'uomo e la donna sono, con una identica dignità, « a immagine di Dio ». Nel loro « essere-uomo » ed « essere-donna », riflettono la sapienza e la bontà del Creatore.

370 Dio non è a immagine dell'uomo. Egli non è né uomo né donna. Dio è puro spirito, e in lui, perciò, non c'è spazio per le differenze di sesso. Ma le « perfezioni » dell'uomo e della donna riflettono qualche cosa dell'infinita perfezione di Dio: quelle di una madre 483 e quelle di un padre e di uno sposo. 484

«L'uno per l'altro» - «una unità a due»

371 Creati insieme, l'uomo e la donna sono voluti da Dio l'uno per l'altro. La Parola di Dio ce lo lascia capire attraverso diversi passi del testo sacro. « Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile » (Gn 2,18). Nessuno degli animali può essere questo « pari » dell'uomo. 485 La donna che Dio « plasma » con la costola tolta all'uomo e che conduce all'uomo, strappa all'uomo un grido d'ammirazione, un'esclamazione d'amore e di comunione: « Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa » (Gn 2,23). L'uomo scopre la donna come un altro « io » della stessa umanità.

372 L'uomo e la donna sono fatti « l'uno per l'altro »: non già che Dio li abbia creati « a metà » ed « incompleti »; li ha creati per una comunione di persone, nella quale ognuno può essere « aiuto » per l'altro, perché sono ad un tempo uguali in quanto persone (« osso dalle mie ossa... ») e complementari in quanto maschio e femmina. 486 Nel matrimonio, Dio li unisce in modo che, formando « una sola carne » (Gn 2,24), possano trasmettere la vita umana: « Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra » (Gn 1,28). Trasmettendo ai loro figli la vita umana, l'uomo e la donna, come sposi e genitori, cooperano in un modo unico all'opera del Creatore. 487

373 Nel disegno di Dio, l'uomo e la donna sono chiamati a dominare la terra 488 come « amministratori » di Dio. Questa sovranità non deve essere un dominio arbitrario e distruttivo. A immagine del Creatore, « che ama tutte le cose esistenti » (Sap 11,24), l'uomo e la donna sono chiamati a partecipare alla Provvidenza divina verso le altre creature. Da qui la loro responsabilità nei confronti del mondo che Dio ha loro affidato.

IV. L'uomo nel paradiso

374 Il primo uomo non solo è stato creato buono, ma è stato anche costituito in una tale amicizia con il suo Creatore e in una tale armonia con se stesso e con la creazione, che saranno superate soltanto dalla gloria della nuova creazione in Cristo.

375 La Chiesa, interpretando autenticamente il simbolismo del linguaggio biblico alla luce del Nuovo Testamento e della Tradizione, insegna che i nostri progenitori Adamo ed Eva sono stati costituiti in uno stato di santità e di giustizia originali. 489 La grazia della santità originale era una partecipazione alla vita divina. 490

376 Tutte le dimensioni della vita dell'uomo erano potenziate dall'irradiamento di questa grazia. Finché fosse rimasto nell'intimità divina, l'uomo non avrebbe dovuto né morire, 491 né soffrire. 492 L'armonia interiore della persona umana, l'armonia tra l'uomo e la donna, 493 infine l'armonia tra la prima coppia e tutta la creazione costituiva la condizione detta « giustizia originale ».

377 Il « dominio » del mondo che Dio, fin dagli inizi, aveva concesso all'uomo, si realizzava innanzi tutto nell'uomo stesso come padronanza di sé. L'uomo era integro e ordinato in tutto il suo essere, perché libero dalla triplice concupiscenza 494 che lo rende schiavo dei piaceri dei sensi, della cupidigia dei beni terreni e dell'affermazione di sé contro gli imperativi della ragione.

378 Il segno della familiarità dell'uomo con Dio è il fatto che Dio lo colloca nel giardino, 495 dove egli vive « per coltivarlo e custodirlo » (Gn 2,15): il lavoro non è una fatica penosa, 496 ma la collaborazione dell'uomo e della donna con Dio nel portare a perfezione la creazione visibile.

379 Per il peccato dei nostri progenitori andrà perduta tutta l'armonia della giustizia originale che Dio, nel suo disegno, aveva previsto per l'uomo.


[Modificato da Cristianalibera 02/09/2010 19:42]



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02/09/2010 19:31
 
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PARTE PRIMA
LA PROFESSIONE DELLA FEDE

SEZIONE SECONDA:
LA PROFESSIONE DELLA FEDE CRISTIANA

CAPITOLO PRIMO
IO CREDO IN DIO PADRE

ARTICOLO 1
«IO CREDO IN DIO, PADRE ONNIPOTENTE,
CREATORE DEL CIELO E DELLA TERRA»

Paragrafo 7
LA CADUTA

385 Dio è infinitamente buono e tutte le sue opere sono buone. Tuttavia nessuno sfugge all'esperienza della sofferenza, dei mali presenti nella natura – che appaiono legati ai limiti propri delle creature – e soprattutto al problema del male morale. Da dove viene il male? « Quaerebam unde malum et non erat exitus – Mi chiedevo donde il male, e non sapevo darmi risposta », dice sant'Agostino, 501 e la sua sofferta ricerca non troverà sbocco che nella conversione al Dio vivente. Infatti « il mistero dell'iniquità » (2 Ts 2,7) si illumina soltanto alla luce del mistero della pietà. 502 La rivelazione dell'amore divino in Cristo ha manifestato ad un tempo l'estensione del male e la sovrabbondanza della grazia. 503 Dobbiamo, dunque, affrontare la questione dell'origine del male, tenendo fisso lo sguardo della nostra fede su colui che, solo, ne è il vincitore. 504

I. «Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia»

La realtà del peccato

386 Nella storia dell'uomo è presente il peccato: sarebbe vano cercare di ignorarlo o di dare altri nomi a questa oscura realtà. Per tentare di comprendere che cosa sia il peccato, si deve innanzi tutto riconoscere il profondo legame dell'uomo con Dio, perché, al di fuori di questo rapporto, il male del peccato non può venire smascherato nella sua vera identità di rifiuto e di opposizione a Dio, mentre continua a gravare sulla vita dell'uomo e sulla storia.

387 La realtà del peccato, e più particolarmente del peccato delle origini, si chiarisce soltanto alla luce della rivelazione divina. Senza la conoscenza di Dio che essa ci dà, non si può riconoscere chiaramente il peccato, e si è tentati di spiegarlo semplicemente come un difetto di crescita, come una debolezza psicologica, un errore, come l'inevitabile conseguenza di una struttura sociale inadeguata, ecc. Soltanto conoscendo il disegno di Dio sull'uomo, si capisce che il peccato è un abuso di quella libertà che Dio dona alle persone create perché possano amare lui e amarsi reciprocamente.

Il peccato originale - una verità essenziale della fede

388 Col progresso della Rivelazione viene chiarita anche la realtà del peccato. Sebbene il popolo di Dio dell'Antico Testamento abbia in qualche modo conosciuto la condizione umana alla luce della storia della caduta narrata dalla Genesi, non era però in grado di comprendere il significato ultimo di tale storia, che si manifesta appieno soltanto alla luce della morte e della risurrezione di Gesù Cristo. 505 Bisogna conoscere Cristo come sorgente della grazia per conoscere Adamo come sorgente del peccato. È lo Spirito Paraclito, mandato da Cristo risorto, che è venuto a convincere « il mondo quanto al peccato » (Gv 16,8), rivelando colui che del peccato è il Redentore.

389 La dottrina del peccato originale è, per così dire, « il rovescio » della Buona Novella che Gesù è il Salvatore di tutti gli uomini, che tutti hanno bisogno della salvezza e che la salvezza è offerta a tutti grazie a Cristo. La Chiesa, che ha il senso di Cristo, 506 ben sa che non si può intaccare la rivelazione del peccato originale senza attentare al mistero di Cristo.

Per leggere il racconto della caduta

390 Il racconto della caduta (Gn 3) utilizza un linguaggio di immagini, ma espone un avvenimento primordiale, un fatto che è accaduto all'inizio della storia dell'uomo. 507 La Rivelazione ci dà la certezza di fede che tutta la storia umana è segnata dalla colpa originale liberamente commessa dai nostri progenitori. 508

II. La caduta degli angeli

391 Dietro la scelta disobbediente dei nostri progenitori c'è una voce seduttrice, che si oppone a Dio, 509 la quale, per invidia, li fa cadere nella morte. 510 La Scrittura e la Tradizione della Chiesa vedono in questo essere un angelo caduto, chiamato Satana o diavolo. 511 La Chiesa insegna che all'inizio era un angelo buono, creato da Dio. « Diabolus enim et alii dæmones a Deo quidem natura creati sunt boni, sed ipsi per se facti sunt mali – Il diavolo infatti e gli altri demoni sono stati creati da Dio naturalmente buoni, ma da se stessi si sono trasformati in malvagi ». 512

392 La Scrittura parla di un peccato di questi angeli. 513 Tale « caduta » consiste nell'avere, questi spiriti creati, con libera scelta, radicalmente ed irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo Regno. Troviamo un riflesso di questa ribellione nelle parole rivolte dal tentatore ai nostri progenitori: « Diventerete come Dio » (Gn 3,5). « Il diavolo è peccatore fin dal principio » (1 Gv 3,8), « padre della menzogna » (Gv 8,44).

393 A far sì che il peccato degli angeli non possa essere perdonato è il carattere irrevocabile della loro scelta, e non un difetto dell'infinita misericordia divina. « Non c'è possibilità di pentimento per loro dopo la caduta, come non c'è possibilità di pentimento per gli uomini dopo la morte ». 514

394 La Scrittura attesta la nefasta influenza di colui che Gesù chiama « omicida fin dal principio » (Gv 8,44), e che ha perfino tentato di distogliere Gesù dalla missione affidatagli dal Padre. 515 « Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo » (1 Gv 3,8). Di queste opere, la più grave nelle sue conseguenze è stata la seduzione menzognera che ha indotto l'uomo a disobbedire a Dio.

395 La potenza di Satana però non è infinita. Egli non è che una creatura, potente per il fatto di essere puro spirito, ma pur sempre una creatura: non può impedire l'edificazione del regno di Dio. Sebbene Satana agisca nel mondo per odio contro Dio e il suo regno in Cristo Gesù, e sebbene la sua azione causi gravi danni – di natura spirituale e indirettamente anche di natura fisica – per ogni uomo e per la società, questa azione è permessa dalla divina provvidenza, la quale guida la storia dell'uomo e del mondo con forza e dolcezza. La permissione divina dell'attività diabolica è un grande mistero, ma « noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio » (Rm 8,28).

III. Il peccato originale

La prova della libertà

396 Dio ha creato l'uomo a sua immagine e l'ha costituito nella sua amicizia. Creatura spirituale, l'uomo non può vivere questa amicizia che come libera sottomissione a Dio. Questo è il significato del divieto fatto all'uomo di mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del male, « perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti » (Gn 2,17). « L'albero della conoscenza del bene e del male » (Gn 2,17) evoca simbolicamente il limite invalicabile che l'uomo, in quanto creatura, deve liberamente riconoscere e con fiducia rispettare. L'uomo dipende dal Creatore, è sottomesso alle leggi della creazione e alle norme morali che regolano l'uso della libertà.

Il primo peccato dell'uomo

397 L'uomo, tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia nei confronti del suo Creatore 516 e, abusando della propria libertà, ha disobbedito al comandamento di Dio. In ciò è consistito il primo peccato dell'uomo. 517 In seguito, ogni peccato sarà una disobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia nella sua bontà.

398 Con questo peccato, l'uomo ha preferito se stesso a Dio, e, perciò, ha disprezzato Dio: ha fatto la scelta di se stesso contro Dio, contro le esigenze della propria condizione di creatura e conseguentemente contro il suo proprio bene. Costituito in uno stato di santità, l'uomo era destinato ad essere pienamente « divinizzato » da Dio nella gloria. Sedotto dal diavolo, ha voluto diventare « come Dio » (Gn 3,5), ma « senza Dio e anteponendosi a Dio, non secondo Dio ». 518

399 La Scrittura mostra le conseguenze drammatiche di questa prima disobbedienza. Adamo ed Eva perdono immediatamente la grazia della santità originale. 519 Hanno paura di quel Dio 520 di cui si sono fatti una falsa immagine, quella cioè di un Dio geloso delle proprie prerogative. 521

400 L'armonia nella quale essi erano posti, grazie alla giustizia originale, è distrutta; la padronanza delle facoltà spirituali dell'anima sul corpo è infranta; 522 l'unione dell'uomo e della donna è sottoposta a tensioni; 523 i loro rapporti saranno segnati dalla concupiscenza e dalla tendenza all'asservimento. 524 L'armonia con la creazione è spezzata: la creazione visibile è diventata aliena e ostile all'uomo. 525 A causa dell'uomo, la creazione è soggetta alla schiavitù della corruzione. 526 Infine, la conseguenza esplicitamente annunziata nell'ipotesi della disobbedienza 527 si realizzerà: l'uomo tornerà in polvere, quella polvere dalla quale è stato tratto. 528 La morte entra nella storia dell'umanità. 529

401 Dopo questo primo peccato, il mondo è inondato da una vera « invasione » del peccato: il fratricidio commesso da Caino contro Abele; 530 la corruzione universale quale conseguenza del peccato; 531 nella storia d'Israele, il peccato si manifesta frequentemente soprattutto come infedeltà al Dio dell'Alleanza e come trasgressione della Legge di Mosè; anche dopo la redenzione di Cristo, fra i cristiani, il peccato si manifesta in svariati modi. 532 La Scrittura e la Tradizione della Chiesa richiamano continuamente la presenza e l'universalità del peccato nella storia dell'uomo:

« Quel che ci viene manifestato dalla rivelazione divina concorda con la stessa esperienza. Infatti, se l'uomo guarda dentro al suo cuore, si scopre anche inclinato al male e immerso in tante miserie che non possono certo derivare dal Creatore che è buono. Spesso, rifiutando di riconoscere Dio quale suo principio, l'uomo ha infranto il debito ordine in rapporto al suo ultimo fine, e al tempo stesso tutto il suo orientamento sia verso se stesso, sia verso gli altri uomini e verso tutte le cose create ». 533

Conseguenze del peccato di Adamo per l'umanità

402 Tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo. San Paolo lo afferma: « Per la disobbedienza di uno solo, tutti sono stati costituiti peccatori » (Rm 5,19); « Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato... » (Rm 5,12). All'universalità del peccato e della morte l'Apostolo contrappone l'universalità della salvezza in Cristo: « Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita » (Rm 5,18).

403 Sulle orme di san Paolo la Chiesa ha sempre insegnato che l'immensa miseria che opprime gli uomini, la loro inclinazione al male e l'ineluttabilità della morte non si possono comprendere senza il loro legame con la colpa di Adamo e prescindendo dal fatto che egli ci ha trasmesso un peccato dal quale tutti nasciamo contaminati e che è « morte dell'anima ». 534 Per questa certezza di fede, la Chiesa amministra il Battesimo per la remissione dei peccati anche ai bambini che non hanno commesso peccati personali. 535

404 In che modo il peccato di Adamo è diventato il peccato di tutti i suoi discendenti? Tutto il genere umano è in Adamo « sicut unum corpus unius hominis – come un unico corpo di un unico uomo ». 536 Per questa « unità del genere umano » tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo, così come tutti sono coinvolti nella giustizia di Cristo. Tuttavia, la trasmissione del peccato originale è un mistero che non possiamo comprendere appieno. Sappiamo però dalla Rivelazione che Adamo aveva ricevuto la santità e la giustizia originali non soltanto per sé, ma per tutto il genere umano: cedendo al tentatore, Adamo ed Eva commettono un peccato personale, ma questo peccato intacca la natura umana, che essi trasmettono in una condizione decaduta. 537 Si tratta di un peccato che sarà trasmesso per propagazione a tutta l'umanità, cioè con la trasmissione di una natura umana privata della santità e della giustizia originali. Per questo il peccato originale è chiamato « peccato » in modo analogico: è un peccato « contratto » e non « commesso », uno stato e non un atto.

405 Il peccato originale, sebbene proprio a ciascuno, 538 in nessun discendente di Adamo ha un carattere di colpa personale. Consiste nella privazione della santità e della giustizia originali, ma la natura umana non è interamente corrotta: è ferita nelle sue proprie forze naturali, sottoposta all'ignoranza, alla sofferenza e al potere della morte, e inclinata al peccato (questa inclinazione al male è chiamata « concupiscenza »). Il Battesimo, donando la vita della grazia di Cristo, cancella il peccato originale e volge di nuovo l'uomo verso Dio; le conseguenze di tale peccato sulla natura indebolita e incline al male rimangono nell'uomo e lo provocano al combattimento spirituale.

406 La dottrina della Chiesa sulla trasmissione del peccato originale è andata precisandosi soprattutto nel V secolo, in particolare sotto la spinta della riflessione di sant'Agostino contro il pelagianesimo, e nel XVI secolo, in opposizione alla Riforma protestante. Pelagio riteneva che l'uomo, con la forza naturale della sua libera volontà, senza l'aiuto necessario della grazia di Dio, potesse condurre una vita moralmente buona; in tal modo riduceva l'influenza della colpa di Adamo a quella di un cattivo esempio. Al contrario, i primi riformatori protestanti insegnavano che l'uomo era radicalmente pervertito e la sua libertà annullata dal peccato delle origini; identificavano il peccato ereditato da ogni uomo con l'inclinazione al male (« concupiscentia »), che sarebbe invincibile. La Chiesa si è pronunciata sul senso del dato rivelato concernente il peccato originale soprattutto nel II Concilio di Orange nel 529 539 e nel Concilio di Trento nel 1546. 540

Un duro combattimento

407 La dottrina sul peccato originale – connessa strettamente con quella della redenzione operata da Cristo – offre uno sguardo di lucido discernimento sulla situazione dell'uomo e del suo agire nel mondo. In conseguenza del peccato dei progenitori, il diavolo ha acquisito un certo dominio sull'uomo, benché questi rimanga libero. Il peccato originale comporta « la schiavitù sotto il dominio di colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo ». 541 Ignorare che l'uomo ha una natura ferita, incline al male, è causa di gravi errori nel campo dell'educazione, della politica, dell'azione sociale 542 e dei costumi.

408 Le conseguenze del peccato originale e di tutti i peccati personali degli uomini conferiscono al mondo nel suo insieme una condizione peccaminosa, che può essere definita con l'espressione di san Giovanni: « il peccato del mondo » (Gv 1,29). Con questa espressione viene anche significata l'influenza negativa esercitata sulle persone dalle situazioni comunitarie e dalle strutture sociali che sono frutto dei peccati degli uomini. 543

409 La drammatica condizione del mondo che « giace » tutto « sotto il potere del maligno » (1 Gv 5,19) 544 fa della vita dell'uomo una lotta:

« Tutta intera la storia umana è infatti pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta incominciata fin dall'origine del mondo, che durerà, come dice il Signore, fino all'ultimo giorno. Inserito in questa battaglia, l'uomo deve combattere senza soste per poter restare unito al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche, con l'aiuto della grazia di Dio ». 545

IV. «Tu non l'hai abbandonato in potere della morte»

410 Dopo la caduta, l'uomo non è stato abbandonato da Dio. Al contrario, Dio lo chiama, 546 e gli predice in modo misterioso che il male sarà vinto e che l'uomo sarà sollevato dalla caduta. 547 Questo passo della Genesi è stato chiamato « protovangelo », poiché è il primo annunzio del Messia redentore, di una lotta tra il serpente e la Donna e della vittoria finale di un discendente di lei.

411 La Tradizione cristiana vede in questo passo un annunzio del « nuovo Adamo », 548 che, con la sua obbedienza « fino alla morte di croce » (Fil 2,8), ripara sovrabbondantemente la disobbedienza di Adamo. 549 Inoltre, numerosi Padri e dottori della Chiesa vedono nella Donna annunziata nel « protovangelo » la Madre di Cristo, Maria, come « nuova Eva ». Ella è stata colei che, per prima e in una maniera unica, ha beneficiato della vittoria sul peccato riportata da Cristo: è stata preservata da ogni macchia di peccato originale 550 e, durante tutta la sua vita terrena, per una speciale grazia di Dio, non ha commesso alcun peccato. 51

412 Ma perché Dio non ha impedito al primo uomo di peccare? San Leone Magno risponde: « L'ineffabile grazia di Cristo ci ha dato beni migliori di quelli di cui l'invidia del demonio ci aveva privati ». 552 E san Tommaso d'Aquino: « Nulla si oppone al fatto che la natura umana sia stata destinata ad un fine più alto dopo il peccato. Dio permette, infatti, che ci siano i mali per trarre da essi un bene più grande. Da qui il detto di san Paolo: "Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia" (Rm 5,20). Perciò nella benedizione del cero pasquale si dice: "O felice colpa, che ha meritato un tale e così grande Redentore!" ». 553

In sintesi

413 « Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi [...]. La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo » (Sap 1,13; 2,24).

414 Satana o il diavolo e gli altri demoni sono angeli decaduti per avere liberamente rifiutato di servire Dio e il suo disegno. La loro scelta contro Dio è definitiva. Essi tentano di associare l'uomo alla loro ribellione contro Dio.

415 « Costituito da Dio in uno stato di giustizia, l'uomo però, tentato dal maligno, fin dagli inizi della storia abusò della sua libertà, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di Dio ». 554

416 Per il suo peccato, Adamo, in quanto primo uomo, ha perso la santità e la giustizia originali che aveva ricevuto da Dio non soltanto per sé, ma per tutti gli esseri umani.

417 Adamo ed Eva hanno trasmesso alla loro discendenza la natura umana ferita dal loro primo peccato, privata, quindi, della santità e della giustizia originali. Questa privazione è chiamata « peccato originale ».

418 In conseguenza del peccato originale, la natura umana è indebolita nelle sue forze, sottoposta all'ignoranza, alla sofferenza, al potere della morte, e inclinata al peccato (inclinazione che è chiamata « concupiscenza »).

419 « Noi dunque riteniamo, con il Concilio di Trento, che il peccato originale viene trasmesso insieme con la natura umana, "non per imitazione ma per propagazione", e che perciò è "proprio a ciascuno" ». 555

420 La vittoria sul peccato riportata da Cristo ci ha donato beni migliori di quelli che il peccato ci aveva tolto: « Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia » (Rm 5,20).

421 Secondo la fede dei cristiani, questo mondo è stato « creato » ed è « conservato nell'esistenza dall'amore del Creatore »; questo mondo è « certamente posto sotto la schiavitù del peccato, ma liberato da Cristo crocifisso e risorto, con la sconfitta del maligno... ». 556

(501) Sant'Agostino, Confessiones, 7, 7, 11: CCL 27, 99 (PL 32, 739).

(502) Cf 1 Tm 3,16.

(503) Cf Rm 5,20.

(504) Cf Lc 11,21-22; Gv 16,11; 1 Gv 3,8.

(505) Cf Rm 5,12-21.

(506) Cf 1 Cor 2,16.

(507) Cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 13: AAS 58 (1966) 1034-1035.

(508) Cf Concilio di Trento, Sess. 5a, Decretum de peccato originali, canone 3: DS 1513; Pio XII, Lett. enc. Humani generis: DS 3897; Paolo VI, Discorso ai partecipanti al Simposio di alcuni teologi e scienziati sul mistero del peccato originale (11 luglio 1966): AAS 58 (1966) 649-655.
[Modificato da Cristianalibera 02/09/2010 19:40]



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04/09/2010 22:00
 
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Riflessioni...

PROLOGO

Prima di proseguire in risposta alle obiezioni fatte sul tema della risurrezione (che,a quanto pare, ha soppiantato il tema originario di questo post), confesso un mio peccato: quello di sentirmi a disagio ed essere piuttosto infastidito da chi, esterno al mondo cattolico, presuma di conoscerne ogni aspetto e la sua dottrina più e meglio di chi lo vive al suo interno. A volte capita che sia così; più spesso, invece, ci si limita a trasporre e a riportare brani di libri di ispirazione cattolica, di encicliche, di documenti vaticani, del catechismo della C.C. o a citare frasi e parole di personaggi del mondo cattolico o vicino ad esso sic et simpliciter, avulsi da ogni contesto in cui furono scritte o pronunciate e sganciate da ogni riferimento storico/dialettico e si ritiene di aver raggiunto lo scopo! [SM=g27825]
A mio parere, temo che gli ultimi due interventi di CRISTIANALIBERA siano solo un ennesimo tentativo in tal senso. Col sommergermi di brani riportati dal Catechismo della C.C. ritengo si sia voluto raggiungere questo scopo:

Perché questo è ciò che tu ed alcuni altri credenti e teologi cattolici ( non certo la chiesa cattolica al livello ufficiale per ora) fate!

...riferito alla mia affermazione che la risurrezione è un evento storico - o anche fatto storico, in senso lato. Con questo, non ho inteso dire che la mia fede si basa su un evento discusso e discutibile a causa di assenza di prove certe (ma sostenuto dalla presenza di fondati indizi e racconti, ma su questo ci torno dopo); la mia fede (e quella dei cattolici) si fonda sulla testimonianza degli apostoli che hanno creduto fermamente che Gesù è risorto anima e corpo; che l'evento raccontato e tramandato ai posteri è accaduto per davvero! La Risurrezione, in altre parole, non è un mistero attingibile solo per fede, essa è sostenuta anche da elementi tangibili di per sé non inconfutabili, ma che contribuiscono ad accrescere e fortificare la credibilità in quell'evento che è centrale, fondante, imprescindibile senza il quale vana sarebbe la nostra fede!!! [SM=g27829]

E ORA VENIAMO AL DUNQUE...

Ricapitoliamo...

Carissimo Freddie, quale garanzie hai che Cristo sia risorto? Quale garanzie aveva Paolo?
Abbiamo ciò che le scritture ci dicono nonché ciò che la traditio aggiunge, non abbiamo nulla di concreto? Vero?
E qui come tu giustamente hai annotato subentra la nostra FEDE.

Ti ricordi certe tue parole?
...
"Veramente, ad affermare che il peccato entrò nel mondo ad opera di un sol uomo fu Paolo in Rm.5,12, ma egli si richiamava a ciò che la tradizione ebraica (non il dato scientifico) tramandava attraverso il Libro della Genesi (che non è un tratato scientifico)"

Hmmm... Paolo pure riguarda la resurrrezione richiama ciò che hanno visto e sentito i suoi fratelli, testimonianze, raccolte nei vangeli e nella traditio cristiana che non sono certo trattazioni scientifiche nonché prove storiche, perché dovrei credere in uno sì e nell'altro no???

Perché questo è ciò che tu ed alcuni altri credenti e teologi cattolici ( non certo la chiesa cattolica al livello ufficiale per ora) fate!


Comincio col ribattere a quanto scritto in grassetto:
A me sembra un comportamento tipicamente geovista quello di estrapolare due affermazioni, due ragionamenti di un autore togliendoli dal contesto nel quale si inseriscono. [SM=g27818]
Nel primo caso, Paolo propone un parallelismo tra una figura simbolica: quella di Adamo (che, ripeto per l'ennesima volta: NON E' UN NOME PROPRIO, MA UN NOME COMUNE: ADAM), simboleggiante l'Umanità nella sua unità e Cristo che incarna e riunisce in sé tutta l'Umanità.
A Paolo serviva mettere a confronto due figure che comprendessero l'intero genero umano; che Adamo servisse allo scopo è sostenuto non solo dalla tradizione ebraica, ma anche da qui:

404 In che modo il peccato di Adamo è diventato il peccato di tutti i suoi discendenti? Tutto il genere umano è in Adamo « sicut unum corpus unius hominis – come un unico corpo di un unico uomo ». 536 Per questa « unità del genere umano » tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo, così come tutti sono coinvolti nella giustizia di Cristo.

Inoltre,se CRISTIANALIBERA avesse letto con più attenzione i brani che "gentilmente" ha riportato avrebbe notato una cosa evidentissima:

362 La persona umana, creata a immagine di Dio, è un essere insieme corporeo e spirituale. Il racconto biblico esprime questa realtà con un linguaggio simbolico, quando dice: « Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita, e l'uomo divenne un essere vivente » (Gn 2,7). L'uomo tutto intero è quindi voluto da Dio.

375 La Chiesa, interpretando autenticamente il simbolismo del linguaggio biblico alla luce del Nuovo Testamento e della Tradizione, insegna che i nostri progenitori Adamo ed Eva sono stati costituiti in uno stato di santità e di giustizia originali. 489 La grazia della santità originale era una partecipazione alla vita divina.

390 Il racconto della caduta (Gn 3) utilizza un linguaggio di immagini, ma espone un avvenimento primordiale, un fatto che è accaduto all'inizio della storia dell'uomo. 507 La Rivelazione ci dà la certezza di fede che tutta la storia umana è segnata dalla colpa originale liberamente commessa dai nostri progenitori.

Ogni volta che si fa riferimento ad Adamo ed Eva si parla di: simbolismo, linguaggio simbolico, linguaggio di immagini...mentre in altre parti si parla più genericamente di "uomo" (e non di Adamo, quasi che fosse il primo uomo accreditato). La C.C. non ha mai scientificamente affermato che l'Umanità è cominciata da due esseri viventi!!!
Del resto, perché dovrebbe essere credibile questa ipotesi a livello scientifico e non i sei giorni della Creazione indicati nello stesso Libro? [SM=g27817]

Nel secondo caso, quando parla della risurrezione, Paolo non fa alcun parallelismo, non trae spunto da alcuna fonte tradizionale ebraica; egli riporta la testimonianza degli apostoli, dei discepoli, di gente comune riguardo un evento accaduto pochi anni addietro, che essi attestavano con parole e testimoniavano con fede essere vero! E non si può parlare ancora di Tradizione, in quanto non ancora affermatasi né fare riferimento ai Vangeli ancora in via di stesura o, per alcuni di essi, diffusi limitatamente in poche comunità, se già circolanti.
Come ha sostenuto Mons. Bruno Solages: "La testimonianza degli Apostoli (su cui si basa la fede cristiana, aggiungo io) non è di fatto la testimonianza della fede della comunità cristiana primitiva, ma la testimonianza degli Apostoli a questa comunità. Lungi dall'essere la sorgente di questa testimonianza, la fede della comunità ne è prima di tutto la conseguenza".
Aggiunge André Feuillet: "Sostenere che la Risurrezione di Gesù non è in alcun modo un avvenimento della storia significherebbe alla fine scalzare le fondamenta in cui si basa fin dalle origini la fede cristiana e cattolica".
Tuttavia è chiaro ed evidente che, malgrado le loro intenzioni dottrinali, gli evangelisti intendono narrarci avvenimenti realmente accaduti prima ancora di presentarci delle costruzioni teologiche e simboliche scaturite dalla fede pasquale della comunità.
A questo punto, mi soffermo sulla parte in corsivo dello scritto da cui è partita la mia riflessione che pone alcune domande:

Carissimo Freddie, quale garanzie hai che Cristo sia risorto? Quale garanzie aveva Paolo?
Abbiamo ciò che le scritture ci dicono nonché ciò che la traditio aggiunge, non abbiamo nulla di concreto? Vero?


Come ho già scritto in precedenza, non ci sono prove certe e tangibili che dimostrino un evento - la Risurrezione - che è davvero avvenuto. Nessuna garanzia se non la testimonianza di coloro che furono i protagonisti di quanto accadde dopo le prime ore del mattino del primo giorno successivo il sabato. La fede cristiana si fonda su questa testimonianza che a sua volta si basa su due pilastri (a prescindere dal diverso significato che altri ne possono dare): il sepolcro vuoto (col corollario della disposizione delle bende e del sudario che avvolgevano il corpo del Maestro) e le apparizioni di Gesù. Sono questi due punti che rendono la Risurrezione più credibile di Babbo Natale! [SM=g27823]
A questo proposito, CRISTIANALIBERA sembra...liberamente dimenticarlo. [SM=g27829]
La fede degli Apostoli non proviene dalle Scritture, dalle profezie, ma da questi due capisaldi (termine mio). Illuminante è il capitolo 20 del Vangelo di Giovanni; al riguardo, riveste notevolissima importanza la visita di Pietro e Giovanni al sepolcro. Il punto centrale di questo racconto evangelico, così vivo, accurato e minuzioso, sta nel nesso fra quanto i due Apostoli trovarono, videro, osservarono nel sepolcro e la fede nella Risurrezione del Cristo, formulata esplicitamente qui per la prima volta, prima di qualsiasi apparizione: "Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto prima al sepolcro, e vide e credette".
Nessuno degli Apostoli pensava alla risurrezione; ancor dopo le prime apparizioni non ci pensano i due discepoli di Emmaus, non ci crederà Tommaso se non dopo l'invito di Gesù: "Poni qui il tuo dito e guarda le mie mani..." (tutto molto concreto, quindi). Non ci pensano nemmeno le pie donne e la Maddalena quando notano la pietra rotolata e l'assenza del cadavere;tant'è vero che il primo pensiero fu che avevano rubato il corpo di Gesù e questo sostenne quando dette l'annunzio agli Apostoli. La fede nella Risurrezione non fu un fatto automatico, ma si fece strada pian piano in persone che erano abituate ad essere pratici, pragmatici e poco inclini a spiegazioni di tipo spirituale; questo è evidente leggendo con attenzione il N.T.
Pietro e Giovanni osservano attentamente: il sudario stava avvolto, così come era stato avvolto intorno al capo di Gesù e le fasce col lenzuolo erano state legate, così come era costume presso gli Ebrei, in modo da fare aderire il lenzuolo stretto intorno al corpo, dai piedi alle spalle. Giovanni (che presumibilmente assistette alle fasi della sepoltura, dato che fu l'unico dei Dodici ad essere presente sotto la croce) li vide ancora posizionati come per avvolgere il corpo...solo che non stringevano più nulla; giacevano - le fasce ed il sudario - come se il corpo di Cristo si fosse volatilizzato.
La descrizione sottolinea con estrema esattezza ogni cosa e mette in rilievo il fatto meraviglioso, nuovo, importantissimo, constatato dagli Apostoli e che fu causa dell'atto di fede della Risurrezione. [SM=g27835]
Era umanamente impossibile spiegare altrimenti l'assenza del corpo di Cristo; era fisicamente impossibile che qualcuno lo avesse sottratto e comunque toccato, senza slegare le fasce, smuoverle, senza svolgere il sudario (non ci ricorda una delle tesi riguardante un famoso lenzuolo conservato nel Duomo di Torino?). L'evangelista ha la dimostrazione fisica della Risurrezione di Gesù. La fede nella Risurrezione, in lui come in Pietro, ha come fondamento ed origine non le profezie dei Libri sacri (come espressamente ricorda Giovanni nel versetto 9), ma questa esperienza, questa constatazione. E' il fatto storico da essi constatato e null'altro!!!! [SM=g27828]
Mi accorgo di aver scritto più del dovuto, ma l'argomento merita una riflessione che mi sono sforzato di articolare in modo esaustivo ed esauriente...con la consapevolezza che forse non ho raggiunto lo scopo! [SM=g27824]
Molto si potrebbe scrivere sulle apparizioni di Gesù, ma mi limiterò a brevi flash.
Le apparizioni di Cristo fanno, per così dire, il paio col sepolcro vuoto; rappresentano un'esperienza che gli Apostoli vogliono sottolineare come concreta, vera. Lo scopo delle apparizioni di Gesù, è stato scritto, oltre a mostrare la Risurrezione è quella di raccogliere intorno a sé i discepoli dispersi. Questo vale per la seconda apparizione agli apostoli, presente Tommaso, ma ancor più per le altre avvenute nello stesso giorno della Risurrezione (i discepoli di Emmaus, per esempio). Questi sono rilievi facilmente deducibili dai testi!
Gesù si mostra anzitutto alle pie donne, ma le più importanti apparizioni sono quelle avvenute agli Apostoli, la cui testimonianza costituirà il fondamento della fede (la sottolineatura è mia). E' ciò che Pietro proclama fin dal giorno della Pentecoste: "Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni" (ATTI 2,32).
Al contrario delle apparizioni di Gerusalemme, il cui scopo è di convincere i discepoli della Risurrezione, le apparizioni in Galilea sono in relazione con il completamento della fondazione della Chiesa. Le apparizioni ai discepoli confermano, poi, ulteriormente quelle che concernono gli Apostoli in seguito riprese e ricordate da Paolo. Queste testimonianze non si riferiscono e al Cristo della storia e al Cristo della fede; riguardano entrambe il Cristo della storia e in tutti i casi la fede interviene in quanto riconosce che la realtà sensibile, oggetto della storia, è espressione di un'azione divina, oggetto della fede. La certezza che gli Apostoli hanno della Risurrezione deriva da una constatazione: "Non possiamo infatti non parlare a tutti delle cose che abbiamo visto e udito" (ATTI 4,20). Eppure, solamente nella luce dello Spirito Santo essi comprenderanno pienamente il significato salvifico della Risurrezione. [SM=g27835] [SM=x789048]


Un fraterno saluto. [SM=g27811]

Freddie
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Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Il tuo volto, Signore, io cerco.
[Modificato da !Freddie! 04/09/2010 22:06]
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05/09/2010 12:58
 
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Stamattina non ho molto tempo per risponderti a tutto ma ... occhio a questo, forse soprattutto tu dovresti far attenzione a ciò che leggi:

375 La Chiesa, interpretando autenticamente il simbolismo del linguaggio biblico alla luce del Nuovo Testamento e della Tradizione, insegna che i nostri progenitori Adamo ed Eva sono stati costituiti in uno stato di santità e di giustizia originali. 489 La grazia della santità originale era una partecipazione alla vita divina.


Lì parla di progenitori ADAMO ED EVA e non dell'umanità prima di noi!

Chiaro il concetto????? [SM=g27819]



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05/09/2010 20:33
 
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La lettera uccide, lo Spirito vivifica...

Stamattina non ho molto tempo per risponderti a tutto ma ... occhio a questo, forse soprattutto tu dovresti far attenzione a ciò che leggi:

375 La Chiesa, interpretando autenticamente il simbolismo del linguaggio biblico alla luce del Nuovo Testamento e della Tradizione, insegna che i nostri progenitori Adamo ed Eva sono stati costituiti in uno stato di santità e di giustizia originali. 489 La grazia della santità originale era una partecipazione alla vita divina.


Lì parla di progenitori ADAMO ED EVA e non dell'umanità prima di noi!

Chiaro il concetto?????


Per nulla!!! Tu leggi solo ciò che vuoi vedere. La seconda frase va letta alla luce della prima: Adamo ed Eva sono i nostri progenitori secondo il simbolismo biblico; non basta leggere letteralmente l'appellativo a loro riconosciuto, occorre anche capire il senso che si dà a tale appellativo! [SM=g27829]
Eppoi, ripeto, perchè dovrei credere al primo uomo e alla prima donna e non ai sei giorni della Creazione riportati entrambi dallo stesso Libro? [SM=g27833]
Invece di trascrivere sterilmente ciò che è scritto nel Catechismo della C.C. Fatti una bella chiacchierata con un qualsiasi parroco...avrai delle sorprese in merito alla questione!!!!!!! [SM=g27818]


Un fraterno saluto. [SM=g27811]

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05/09/2010 21:15
 
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Re: La lettera uccide, lo Spirito vivifica...
!Freddie!, 05/09/2010 20.33:


Stamattina non ho molto tempo per risponderti a tutto ma ... occhio a questo, forse soprattutto tu dovresti far attenzione a ciò che leggi:

375 La Chiesa, interpretando autenticamente il simbolismo del linguaggio biblico alla luce del Nuovo Testamento e della Tradizione, insegna che i nostri progenitori Adamo ed Eva sono stati costituiti in uno stato di santità e di giustizia originali. 489 La grazia della santità originale era una partecipazione alla vita divina.


Lì parla di progenitori ADAMO ED EVA e non dell'umanità prima di noi!

Chiaro il concetto?????


Per nulla!!! Tu leggi solo ciò che vuoi vedere. La seconda frase va letta alla luce della prima: Adamo ed Eva sono i nostri progenitori secondo il simbolismo biblico; non basta leggere letteralmente l'appellativo a loro riconosciuto, occorre anche capire il senso che si dà a tale appellativo! [SM=g27829]
Eppoi, ripeto, perchè dovrei credere al primo uomo e alla prima donna e non ai sei giorni della Creazione riportati entrambi dallo stesso Libro? [SM=g27833]
Invece di trascrivere sterilmente ciò che è scritto nel Catechismo della C.C. Fatti una bella chiacchierata con un qualsiasi parroco...avrai delle sorprese in merito alla questione!!!!!!! [SM=g27818]


Un fraterno saluto. [SM=g27811]

Freddie
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Mi sembra che ora tu voglia dare una personale interpretazione del catechismo... il catechismo parla di ADAMO ED EVA come i nostri progenitori non dice affatto che questi due personaggi simboleggiano l'umanità in genere.
Da quale frase l'hai dedotto?

Questo per primo, secondo, il catechismo fa un chiaro riferimento alla scrittura di Paolo, e non lo nega dicendo che Paolo ingenuamente ha richiamato un fatto mai avvenuto.





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05/09/2010 21:36
 
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Re: Re: La lettera uccide, lo Spirito vivifica...
Cristianalibera, 05/09/2010 21.15:




Mi sembra che ora tu voglia dare una personale interpretazione del catechismo... il catechismo parla di ADAMO ED EVA come i nostri progenitori non dice affatto che questi due personaggi simboleggiano l'umanità in genere.
Da quale frase l'hai dedotto?

Questo per primo, secondo, il catechismo fa un chiaro riferimento alla scrittura di Paolo, e non lo nega dicendo che Paolo ingenuamente ha richiamato un fatto mai avvenuto.






Intendi dire che alla TDG credi siano esistiti realmente Adamo ed Eva?


Al parroco qui da me, l'ho chiesto e mi ha risposto di no, è un mito, certo che all'interno dei catt. ci sarà sicuramente chi lo crederà storicamente accaduto.
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