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Dimostrare la verità.

Ultimo Aggiornamento: 06/08/2008 20:00
06/08/2008 18:29
 
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Re: Re:
bellezza appellandosi a dichiarazioni, mai riportare però ( ), di mammasantissimi letterati conoscitori indiscussi delle materie trattate, come se, in assenza di titoli accademici, non fosse possibile di discutere approfonditamente di alcunchè.


A chi ti riferisci?
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06/08/2008 18:41
 
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Re: Re: Re:
pcerini, 06/08/2008 18.29:

bellezza appellandosi a dichiarazioni, mai riportare però ( ), di mammasantissimi letterati conoscitori indiscussi delle materie trattate, come se, in assenza di titoli accademici, non fosse possibile di discutere approfonditamente di alcunchè.


A chi ti riferisci?





A persone che qui entrano a gamba tesa e, non avendo letto nulla con attenzione, si permettono di fare illazioni che poi non sono in grado di provare.
Chi ha seguito l'intero thread sa perfettamente come e in che modo si sono snodati i vari discorsi ... non c'è bisogno che aggiunga altro.

Stammi bene Paolo e grazie per esserti accorto di un particolare che mi ha riguardato.

Pyccolo


06/08/2008 18:54
 
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Re: Re: Re: Re:
pyccolo, 06/08/2008 18.41:





A persone che qui entrano a gamba tesa e, non avendo letto nulla con attenzione, si permettono di fare illazioni che poi non sono in grado di provare.
Chi ha seguito l'intero thread sa perfettamente come e in che modo si sono snodati i vari discorsi ... non c'è bisogno che aggiunga altro.

Stammi bene Paolo e grazie per esserti accorto di un particolare che mi ha riguardato.

Pyccolo






Se ti interessa,ho ritrovato la fonte dell'articolo che ho nel computer, di Luciano Faioni, filosofo del linguaggio e credo che sia anche uno psichiatra , insomma, un tipo poliedrico ---->

xoomer.alice.it/lucianofaioni/dimostrazione.html
[Modificato da pcerini 06/08/2008 18:55]
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06/08/2008 19:29
 
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Re: Re: Re: Re: Re:
pcerini, 06/08/2008 18.54:




Se ti interessa,ho ritrovato la fonte dell'articolo che ho nel computer, di Luciano Faioni, filosofo del linguaggio e credo che sia anche uno psichiatra , insomma, un tipo poliedrico ---->

xoomer.alice.it/lucianofaioni/dimostrazione.html




Il signore cui fai riferimento non ama che si dica di lui d'essere un luminare cui far riferimento per approdare alla verità.
Penso d'aver rispettato questo sua scelta ... lui non è dio di nessuno.
Egli semplicemente mostra, E NON E' COSA DA POCO O DA SOTTOVALUTARE, che tutti siamo dotati di un'immensa ricchezza, che è il linguaggio: IL NOSTRO PERSONALE LINGUAGGIO, linguaggio nel senso cui mi son spesso riferito.
E' da cinque anni che seguo i corsi della scuola degli analisti della parola. Ho anche accennato ad alcuni testi cui far riferimento per accrescere la propria conoscenza del linguaggio, cosa di cui si è anche accorto l'amico e grecista Polymetis, spesso, ma non sempre, a torto contestato.
Sono stato più di qualche volta personalmente sbeffeggiato per non aver fatto menzione di illustri accademici a sostegno delle idee che ho esposto, tuttavia non mi sono lasciato tentare dall'idea che un terzo, chiunque esso fosse stato, potesse ergersi a dio delle mie autonome capacità di pensiero e di sintesi ed io dipendente da lui.
Dobbiamo imparare a camminare da soli e non perchè c'è sempre qualcuno che ci guida e ci fa da faro.
Questo per dire che possiamo farcela anche senza Popper, Einstein, Nicolotti o Clementina Mazzucco i quali, senza mettere in discussione il loro apporto e le loro capacità intellettive, nè mettere in dubbio i loro preziosi apporti e la loro collaborazione, non possono costituirsi a punto di riferimento assoluto per ciascun essere umano.
Questo è ciò che io ho considerato e considero dipendenza scientifica, cosa che equivarrebbe esattamente a fede scientifica e, se tu hai letto l'articolo che citi, ti parrà chiaro come anche la scienza giochi sulla fede.

Con simpatia

Pyccolo








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06/08/2008 19:32
 
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Re: Re: Re: Re: Re:
pcerini, 06.08.2008 18:54:




Se ti interessa,ho ritrovato la fonte dell'articolo che ho nel computer, di Luciano Faioni, filosofo del linguaggio e credo che sia anche uno psichiatra , insomma, un tipo poliedrico ---->

xoomer.alice.it/lucianofaioni/dimostrazione.html



Paoletto, a me interesserebbe quel famoso post sul gris che tanti guai ti arreco' nel cattobunker.

cl_cava@hotmail.com

Ciao
Claudio









“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer
06/08/2008 19:35
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Claudio Cava, 06/08/2008 19.32:



Paoletto, a me interesserebbe quel famoso post sul gris che tanti guai ti arreco' nel cattobunker.

cl_cava@hotmail.com

Ciao
Claudio








Aspè,mò te manno er linkeeee

[SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]
06/08/2008 19:36
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re:
pyccolo, 06/08/2008 19.29:




Il signore cui fai riferimento non ama che si dica di lui d'essere un luminare cui far riferimento per approdare alla verità.
Penso d'aver rispettato questo sua scelta ... lui non è dio di nessuno.
Egli semplicemente mostra, E NON E' COSA DA POCO O DA SOTTOVALUTARE, che tutti siamo dotati di un'immensa ricchezza, che è il linguaggio: IL NOSTRO PERSONALE LINGUAGGIO, linguaggio nel senso cui mi son spesso riferito.
E' da cinque anni che seguo i corsi della scuola degli analisti della parola. Ho anche accennato ad alcuni testi cui far riferimento per accrescere la propria conoscenza del linguaggio, cosa di cui si è anche accorto l'amico e grecista Polymetis, spesso, ma non sempre, a torto contestato.
Sono stato più di qualche volta personalmente sbeffeggiato per non aver fatto menzione di illustri accademici a sostegno delle idee che ho esposto, tuttavia non mi sono lasciato tentare dall'idea che un terzo, chiunque esso fosse stato, potesse ergersi a dio delle mie autonome capacità di pensiero e di sintesi ed io dipendente da lui.
Dobbiamo imparare a camminare da soli e non perchè c'è sempre qualcuno che ci guida e ci fa da faro.
Questo per dire che possiamo farcela anche senza Popper, Einstein, Nicolotti o Clementina Mazzucco i quali, senza mettere in discussione il loro apporto e le loro capacità intellettive, nè mettere in dubbio i loro preziosi apporti e la loro collaborazione, non possono costituirsi a punto di riferimento assoluto per ciascun essere umano.
Questo è ciò che io ho considerato e considero dipendenza scientifica, cosa che equivarrebbe esattamente a fede scientifica e, se tu hai letto l'articolo che citi, ti parrà chiaro come anche la scienza giochi sulla fede.

Con simpatia

Pyccolo












A proposito di linguaggio,non ho capito bene la grammatica generativa di Noam Chomsky..

Mi potresti dare qualche cenno rapido ed essenziale?

Con simpatia

Paolo
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06/08/2008 20:00
 
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Re: Re:

Chomsky è un teorico della comunicazione.
Questa è una sintesi:
"Poiché la conoscenza di una lingua è per Chomsky capacità di produrre e comprendere un numero virtualmente infinito di frasi, cioè anche frasi nuove, mai prodotte o udite prima, di questo deve dar conto una grammatica." (WP)


Egli dice cosa è possibile costruire con il linguaggio e gli strumenti che lo regolano. In fondo si avvicina molto al pensiero degli analisti della parola. C'è però una differenza sostanziale che va colta e sulla quale potremo parlare.

Qualcosa di simile avevo riferito anch'io con uno dei post di questo thread che qui riporto:





"Perfetto.

La verbalizzazione del pensiero non è mai identica al pensiero che l'ha originata, ma un tentativo, a volte felice, altre volte infelice, di far dire alle parole le intenzioni del pensiero.
E' come la musica.
Essa si origina nel pensiero e poi trasformata in note che, per quanto tentino di ripetere, una volta messe su carta, la sinfonia che si è originata nel pensiero, non trametteranno mai la musica che si intendeva far ascoltare.

Le note di uno spartito sono il corrispondente dell'alfabeta in una lingua. La lora miscela dà luogo ad un'infinità di musiche e di parole, senza soluzione, all'infinito, eterne.

Una nota di per sè non dice nulla, mentre più note originano un motivo, che noi possiamo scrivere e catalogare e risentire dopo secoli, ma non sarà mai la sinfonia che si era originata nel pensiero dell'autore, ma qualcosa di simile.

Una consonante o una vocale nell'alfabeta di per sè sono segni, non dicono nulla. Miscelate insieme producono parole, che, a loro volta miscelate, producono strighe linguistiche, proposizioni, che, messe insieme, produno trattati, racconti, libri, compresi i libri sacri.
Quante volte noi vogliamo esprime diversamente un pensiero e non troviamo parole adatte?
Per questo una stringa linguistica non è mai identica a sè, mai identica al pensiero che s'è composto nella mente ... è solo un tentativo di tradurre al meglio in parole un pensiero.
La difficoltà del mettere giù una poesia non sta nel pensarla, ma nel trovare il modo per trasmetterla, ovvero le parole adatte a renderla.

Le note musicali sono sette, ma fra una nota e l'altra c'è un bemolle o un diesis (le mezze note), rendendo la scala musicale complessivamente di 12 fra note e mezze note.
Se ci pensiamo bene fra una nota e l'altra ci sono infiniti suoni. Se però noi abbiamo un pianoforte è impossibile ricavare tutte le sfumnature di suoni intercorrenti fra una nota e l'altra.
Uno dei pochi strumenti musicali che si potrebbe prestare, come di fatto si presta, a rendere una gamma di suoni praticamente e teoricamente infiniti è il violino, che è uno strumento che può rendere il concetto di allegria, di pianto, di lamento, di rapidità etc., meglio di qualunque altro strumento.
Dicasi la stessa cosa delle parole. Il violino, in un certo senso, è il nostro vocabolario al quale, già ricco, vengono coniate e poi aggiunte sempre nuove parole, allo scopo di trasmettere sfumature diverse del pensiero.

Il problema è che, con le parole, il compito di trasmettere attraverso di esse un significato è più complesso che con la musica.
La musica si ascolta ed è universale, può essere gustata e condivisa da chiunque ed in chiunque può trasmettere sensazioni diverse.

Non così con le parole.
Esse sono come scatole vuote.
Han bisogno d'essere riempite di significato, di senso.
Accade che in una stessa scatola (parola), non avendone a disposizione altre vuote perchè non c'è la voglia di farle (coniarle), si immettono una molteplicità di significati, fino a stare stretti.
Pensate ai significati della parola "amore".
Per questo è necessario coniare nuovi termini.

La difficoltà più grossa è recepire il linguaggio altrui.
Per farlo gli alfabeti e le parole devono essere condivise da un certo numero di persone, qual'è, ad esempio, una nazione; ma, come si sa, all'interno di una stessa nazione, regione, fra paesi e paesi cambiano accenti e significati. Per non parlare fra nazione e nazione.
Per questo un insieme di parole possono dar luogo ad una lingua ed a più lingue, o, se vogliamo, ad infinite lingue.

C'è forse qualcosa, quant'anche di astratto, che non si identifichi con parole (a parte i gesti, che sono un'ulteriore modo di trasmettere il pensiero)?

Se le parole trovano la loro origine nella creatività umana, allora il linguaggio, inteso come struttura pensante (una specie di programma), è ciò che crea tutto, da uno spillo all'ambulanza, al concetto di amore e di odio, ma anche di sacro e di astratto.


Tanti saluti

Pyccolo



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