Colgo un pensiero espresso dall'amico Cava pochi giorni fa tipo "A proposito, ti sei finalmente stancato delle legnate sul forum dell' UAAR?" per avviare una dissertazione sulla quale, ultimamente, in UAAR si è parecchio discusso, con risultati molto interessanti.
Intanto è con piacere che rilevo l'accresciuta sensibilità del moderatore Xabax999, con il quale mi complimento, e non solo, in rapporto alla richiesta di qualche forista di stare alla larga da un certo forumista, definito da "guazzabuglio psichiatrico".
Vorrei dire all'amico Cava che l'esperienza da me corsa in UAAR non è dissimile da diverse altre colà vissute.
C'è, dunque, da chiedersi che cosa si frapponga nel dialogo con alcuni atei o se tutti gli atei ragionino allo stesso modo. Che tutti non ragionino allo stesso modo è evidente, da qualche tempo, per chi ha seguito l'argomento su "l'origine del caso", definito da più di qualcuno interessante.
E' chiaro che la scienza non può chiudersi all'interno del recinto del metodo scientifico, ponendo, in questo modo, il metodo a salvaguardia della fortezza in cui verrebbero confinate e sacrificate le menti che si definiscono scientifiche.
Ci sono molte domande a cui risulta impossibile dar risposte con il metodo scientifico che, per questo, non può che risultare insufficiente nel dipanare molteplici matasse teoriche del sapere umano, apparentemente senza capo e senza coda tipo "l'origine del caso", esistenza o realtà.
Cosa pensate, in conclusione, del metodo scientifico per dare spiegazioni su questioni come quelle cui ho appena accennato?
Per un'analisi più accurata:
forum.uaar.it/viewtopic.php?f=17&t=9747&start=870
[Modificato da pyccolo 13/02/2011 15:27]