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Sindone: ancora tu

Ultimo Aggiornamento: 09/07/2014 23:47
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Nonostante la datazione al carbonio dica il contrario, alcuni scienziati ancora affermano l'autenticità del telo
Nonostante la datazione al carbonio dica il contrario, alcuni scienziati ancora affermano l'autenticità del telo. Spingendosi fino a "dimostrare" la resurrezione di Cristo.

venerdì 13 luglio 2012 07:11

C'è da chiedersi come mai la Sindone continui a destare l'interesse di certa scienza, quella che si affanna a dimostrare che fu davvero il sudario del corpo di un uomo vissuto circa duemila anni fa in Galilea. Ma poi, a ben pensarci, la ragione c'è. Tralasciando il marketing religioso, che nelle occasioni dell'ostensione porta nelle casse del Vaticano una quantità inestimabile di denaro, la Sindone è il fulcro del Cristianesimo e la sua autenticità costituirebbe per molti la prova dell'esistenza della divinità cristiana giustificando dunque, agli occhi del mondo, la necessità dell'esistenza stessa della Chiesa cattolica - crociate, Santa Inquisizione e oscurantismo inclusi.
Sono i cattolici, infatti, a cercare pervicacemente di dimostrare la veridicità della Sindone; le altre confessioni cristiane sembrano sentirsi meno legate a simbologia, reliquie e miracolistica, forse perché non devono rendere conto dello smisurato potere economico e politico che l'essere portatori unici della parola di dio comporta da quasi duemila anni.

E così tra gli scienziati cattolici si afferma una certa forma di ragionamento deduttivo pilotato (una contraddizione in termini per chi abbia almeno i rudimenti della logica): se la Sindone avvolse davvero un uomo di duemila anni fa che viveva in quella zona del mondo, allora quell'uomo era Gesù. Ma c'è chi si spinge ancora oltre e cerca nel lenzuolo di lino anche la prova della resurrezione descritta nei Vangeli, partendo dal presupposto (il)logico che se la Sindone è autentica allora i Vangeli dicono il vero sulla morte di Gesù. E se sono affidabili sulla sua morte, lo sono anche sulla sua resurrezione.

È questo lo scopo del lavoro pubblicato a marzo 2012 da Giuseppe Baldacchini, un fisico che per anni è stato dirigente all'Enea di Frascati. Dopo un elenco di osservazioni dettagliate sul lenzuolo e sulle tesi che lo declassano a un falso medioevale (come per altro dimostra la datazione con il Carbonio 14), Baldacchini afferma: «Non potendo dare una spiegazione logica alle precedenti osservazioni, si arriva all'unica conclusione che la Sindone è stata realmente il lenzuolo utilizzato per coprire il cadavere di Gesù Cristo circa 2000 ani fa, dopo essere stato flagellato e crocifisso in una città della Galilea chiamata Gerusalemme, come è stato descritto nei Vangeli canonici». Chapeau!

Il fisico non è il primo ad affermare l'autenticità del telo in barba alla datazione scientifica, né il primo a spingersi ancora oltre cercando di "dimostrare" la resurrezione. Ossia come il cadavere di Gesù sia uscito dal sepolcro e dalla stessa Sindone che «al mattino dopo la Resurrezione era semplicemente distesa (afflosciata) sulla pietra del sepolcro». In sintesi, come fa un uomo a smaterializzarsi in un posto per poi materializzarsi in un altro.

Lasciando alla lettura del testo integrale la spiegazione dettagliata, così lo stesso Baldacchini dichiara a La Stampa: «L'unico fenomeno conosciuto in Fisica che conduca alla sparizione completa della massa con produzione di energia equivalente è il processo di annichilazione materia-antimateria (AMA), che oggi può essere riprodotto solo a livello subatomico nei laboratori di particelle elementari, ma che è stato invece dominante subito dopo il Big Bang, cioè negli istanti iniziali di esistenza del nostro universo [...] Solo una piccola parte della energia della massa a riposo è liberata, mentre il corpo si annichila completamente e riappare praticamente come era prima anche fuori della Sindone». Nella discussione finale, sempre nel suo studio, il fisico ipotizza che «morto o vivo non fa differenza per le leggi della Fisica che così non sono in contraddizione con i racconti evangelici che invece lo descrivono risorto e quindi vivo».

Dunque, Cristo si sarebbe smaterializzato e rimaterializzato secondo una fenomeno che può essere riprodotto solo in laboratorio e solo a livello subatomico. E che dal Bing Bang, secondo quanto ci dice Baldacchini, non si è più ripresentato. Per rendere attendibile questa ipotesi è quindi necessario un (ulteriore) ricorso alla fede, perché solo questa può indurci a credere che dio ci abbia dispensato il processo dell'annichilazione solo quando ha generato il mondo e quando ha voluto far risorgere suo figlio.
E allora, visto che per dimostrare tutto ciò la scienza deve comunque cedere il passo alla credenza, perché scomodarla continuamente e non attenersi invece alle tranquillizzanti "verità" della fede? Almeno non c'è bisogno di dimostrazioni.

Cecilia Calamani

apocalisselaica.net/radar-laicita/cronache-laiche/sindone-a...



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Il fascino della fede,il rigore della logica!!!!


Io devo avere il rigore della fede!!!!! [SM=x789052] [SM=x789052] [SM=x789052] [SM=x789052] [SM=x789051] [SM=x789051] [SM=x789051] [SM=g2535979] [SM=g2535979] [SM=g2535979]

Cose da pazzi!!!![SM=p2456809]




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L'altra campana...




Nonostante la datazione al carbonio dica il contrario, alcuni scienziati ancora affermano l'autenticità del telo


Quando leggo simili affermazioni riguardo la Sindone precedute dalla congiunzione "nonostante" rimango sempre perplesso e mi viene da pensare che ci sono persone le quali pur sostenendo di non credere, credono...alla presunta infallibilità della datazione al radiocarbonio C14 quasi fosse la panagea, un totem che risolva da solo ogni problema di datazione di un reperto archeologico. Premetto che non critico la validità del metodo nella sua oggettività, ne contesto - invece - l'infallibilità (presunta). Ovviamente, non sulla base di mie semplici dichiarazioni, ma su affermazioni di scienziati competenti ed esperti nell'applicazione, nell'uso di tale esame di laboratorio che al netto di ogni entusiastica adesione o denigratoria critica rimane pur sempre solo un semplice esame di laboratorio e come tutti gli esami, soggetto a precise regole da rispettare affinchè i risultati ottenuti siano soddisfacenti e non inquinati dal dubbio (quando addirittura non si tratta di clamorosi strafalcioni a cui tale datazione è incorsa negli anni).
Sulla base dei discutibili risultati (non del metodo, lo ripeto), la Sindose sarebbe un falso "al di là di ogni ragionevole dubbio". Sono a dir poco stupefatto di così tanta sicurezza; una tale certezza sembrerebbe buttare via gli anni di duro lavoro, il tempo e le fatiche che scienziati, esperti in varie discipline e studiosi hanno dedicato - e dedicano, tutt'oggi - al famoso sudario nel tentativo di dare delle risposte. Quanto spreco di risorse umane! Potrebbero starsene comodamente casa o dedicarsi a ben altro perchè l'oggetto del loro interesse è un falso al di là di ogni ragionevole dubbio come ha stabilito il totem!
Per quanti sostengono in modo assoluto il carattere incontestabile, incontrovertibile, sempre certo e definitivamente conclusivo dei risultati scientifici questo è sufficiente; peccato che nell'ambiente scientifico è d'uso ritenere quanto meno sciocco, superficiale, inattendibile lo scienziato che adotti un simile ragionamento. Giusto per fare un unico esempio tra i molteplici che si possono citare è quello che vide opposte la conclusioni di Luigi Galvani a seguito del famoso esperimento sulla rana e quelle di Alessandro Volte circa l'elettricità:

Per Galvani, il muscolo della rana, oltre ad essere un rivelatore sensibilissimo era dunque un "serbatoio" di elettricità. Questa idea fu accolta con entusiasmo da molti fisiologi, ma incontrò la ferrea opposizione di altri colleghi, come Alessandro Volta, all'epoca stimato professore di fisica presso l'Università di Pavia.

Se ci si fosse fermati alle conclusioni di Galvani - accolte da molti scienziati, fisiologi in particolare - col cavolo che Alessandro Volta avrebbe inventato la pila elettrica (o quanto meno, ci sarebbero voluti più anni del previsto per realizzarla). William Meacham, un archeologo statunitense dell'Università di Hong Kong che ha una lunga esperienza nell'applicazione del C14 afferma che: "Nessun archeologo ricercatore competente si affiderebbe a una sola data o a una serie di date su un solo punto, per definire una importante realtà storica, per stabilire un sito o una cronologia culturale". Queste sono parole affatto trascendentali o "confessionali" è il semplice buon senso a suggerirle oltre la notevole esperienza nel campo.
Un'altra archeologa statunitense Eugenia Nitowski precisa che se ci sono dieci prove di cui una è il C14 ed esso è in conflitto con le altre nove, l'archeologo non esita a respingere la datazione radiocarbonica come inesatta a causa della contaminazione imprevista. D'altronde - afferma ancora - non è sufficiente a definire l'età di un oggetto una data radiocarbonica isolata dal suo contesto archeologico (come nel caso della Sindone). Non è una semplice opinione personale, ma un "modus operandi" standard per chi si fregia dell'appellativo di scienziato!

Lo scrittore Richard Austin Freeman nel libro: L'impronta scarlatta, datato 1907, indirettamente mette in discussione proprio l'assoluta fiducia nel carattere conclusivo dei risultati scientifici. L'esame delle impronte digitali quale prova indiscussa in una indagine poliziesca era accettata già da alcuni anni da diversi dipartimenti di polizia; nel libro in questione, la presenza di una impronta sulla scena del crimine porta gli investigatori ad identificare il colpevole senza alcuna ombra di dubbio. Salvo, poi, scoprire che l'impronta era stata riprodotta con un calco in cera e messa appositamente sul luogo del delitto perchè venisse incolpata la persona sbagliata. La validità oggettiva di un risultato scientifico non ha impedito agli inquirenti di giungere ad una errata conclusione. Lo stesso è avvenuto per l'esame al C14; le parti esterne del lenzuolo sottoposte ad analisi erano le più inadatte allo scopo proprio perchè le più contaminate dall'incuria del tempo. Inoltre, nel libro di Emanuela Marinelli: La Sindone, analisi di un mistero l'autrice riporta che proprio il punto in cui furono prelevati i campioni di tessuto per l'esame al C14 era stato interessato da un precedente, quasi invisibile rammendo sulle fibre. "Secondo i calcoli della Beta Analytic, uno dei più grandi servizi di datazione radiocarbonica a livello mondiale, una mescolanza di 60% di materiale del 1500 con 40% di materiale del I secolo (così, come riscontrato sul punto interessato) porterebbe ad una datazione del 1200". Interessanti analisi, pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Thermochimica Acta nel 2005, sono state condotte da Raymond N. Rogers, morto di cancro, ma non senza aver lasciato prima un documento/testamento audiovisivo in cui perveniva alle stesse identiche conclusioni. Rogers disponeva di fibre provenienti sia dalla zona del prelievo per l'analisi al C14, sia da altre parti della Sindone. Senza contare che il famoso esame al radiocarbonio in diversi e clamorosi casi, tutti documentati, ha dato datazioni tali da compromettere in buona misura la fama di infallibilità che lo circonda. Se a tutto questo aggiungiamo che proprio i reperti tessili sono tra i più difficili da catalogare, vista la loro naturale predisposizione ad essere inquinati da fattori esterni (batteri, muffe ecc.) ci si rende conto di quanti dubbi legittimi possono sorgere in merito ai risultati ottenuti sulla Sindone con l'esame al C14!
Preciso che la mia fede non si basa su un lenzuolo, bensì su una persona: Gesù di Nazareth. Pertanto, anche se un domani si dovesse scoprire che la Sindone fosse un falso, la mia fede non ne sarebbe intaccata. Ciò che mi meraviglia di più è che l'archeologia ha portato alla luce oggetti e reperti appartenuti a persone vissute in epoche molto precedenti alla nascita del "figlio" del carpentiere di Nazareth e, francamente, non capisco perchè si neghi la possibilità che qualcosa appartenuta al protagonista dei Vangeli non possa essere arrivato fino a noi! Ma un falso, sia esso tratto da un originale o opera originale di per sè, presenta un fattore caratteristico che è la sua "riproducibilità". Ed io stento davvero a credere che un eventuale falsario medievale, per quanto geniale, sia riuscito a produrre un'opera che nessuno uomo del XXI secolo è stato ancora in grado di riprodurre perfettamente in ogni dettaglio, e con risultati ugualmente durevoli nel tempo nonostante le conoscenze ed i mezzi tecnologicamente avanzati di cui oggi si dispone. Ritenere la Sindone un manufatto medievale anzichè fornire risposte definitive crea nuovi, inquietanti interogativi: come potrebbe un ipotetico falsario medievale essere venuto a conoscenza di scoperte che solo secoli dopo si sono affermate come lo studio della circolazione arteriosa e venosa; come l'invenzione del microscopio e della macchina fotografica ecc.? Ciò che si può concludere al di là di ogni ragionevole dubbio è che sulla Sindone non è ancora stata scritta la parola: FINE...con buona pace di chi lo vorrebbe!


Un fraterno saluto. [SM=g27811]

Freddie
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Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Il tuo volto, Signore, io cerco.
[Modificato da !Freddie! 30/08/2012 11:27]
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La Sacra Sindone: una reliquia dei Templari?
“Notte drammatica, per i Templari di Francia, quella del 13 ottobre 1307. Il mattino di questa funesta giornata ben quindicimila Templari vengono arrestati, tra cui Jacques de Molay, il Gran Maestro dell’Ordine. A catturarlo ha provveduto Guillaume Imbert in persona, il grande inquisitore di Francia. L’arresto è avvenuto nel tempio di Parigi, che agli occhi di un uomo di Chiesa deve apparire come il covo dell’Anticristo: decorazioni pagane, squadre, compassi, e in una scatola di legno, un sudario, un cranio umano e due femori. Nella mente di Imbert cova una delle più sconcertanti vendette che un uomo possa architettare.
La notte è scesa, e de Molay attende nei sotterranei del tempio parigino, abbigliato come gli imputati di eresia: un camice grezzo, un capestro intorno al collo. Il Gran Maestro ha di fronte un uomo temibile, l’Imbert appunto, ma si rifiuta ugualmente di confessare i suoi delitti.
La vendetta sta per cominciare. È scandita da frammenti della Passione di Cristo, e ad essa s’ispira.
De Molay è incatenato alla parete, la schiena nuda e le braccia alzate, il viso verso il muro. Due uomini iniziano a fustigarlo con fruste dotate di doppie sfere di metallo. Il più inferocito dei fustigatori è quello di destra, che colpisce il Templare sul dorso e sulle gambe.
Terminata la flagellazione, a de Molay viene schiacciata sul capo una corona di spine, che fa sanguinare la fronte e il cuoio capelluto. Dopodiché una croce rudimentale è pronta per accogliere il Gran Maestro dei nemici del Cristianesimo. Questa è la vendetta che la mente acuta e crudele dell’Imbert ha concepito: fare provare a quell’Anticristo le pene subite da Gesù Cristo.
Dei chiodi a fusto quadrangolare vengono inseriti all’altezza dei polsi, e così facendo il pollice si schiaccia nel palmo della mano, a causa della slogatura dell’articolazione. Dopo i piedi vengono fissati al legno, sovrapposti in modo da usare un chiodo solo. Il prigioniero è cosciente, e qui inizia la vera sofferenza. Il peso del corpo, tendente verso il basso, costringe de Molay ad incurvarsi, mettendolo così di fronte ad un duplice, atroce dolore: quello delle braccia e delle gambe, trafitti dai chiodi, costretti a sopportare il peso di tutto il corpo, e il tragico terrore di non riuscire a respirare. Il risultato di questa situazione drammatica è l’incremento del tasso metabolico, e una marcata carenza di ossigeno.
Al de Molay, stremato, viene dato da bere dell’aceto, per rispettare il canovaccio biblico della vicenda. Sebbene il Templare sia ormai allo stremo, e sia pronto a confessare ogni sorta di delitti, l’Imbert non è soddisfatto. La rappresentazione della Passione non è ancora conclusa: l’inquisitore conficca un pugnale nel torace del crocifisso. È l’ultimo atto: de Molay confessa le sue colpe, cade in uno stato di “acidosi metabolica”, una contrazione dei muscoli dovuta alla sovrabbondanza di acido lattico nel sangue, ed infine è levato dalla croce.
Prima che il corpo quasi esanime del Gran Maestro sia portato via, l’Imbert ordina che venga avvolto nello stesso telo requisito alla vittima, che da oggetto di scherno verso Cristo diventa il sudario della sua personale “passione”.
Il corpo di de Molay viene portato in una cella sotterranea, fredda ed umida, dove gli umori delle ferite, ovvero sudore mescolato a sangue acidotico, avevano impregnato il tessuto, “dipingendo” l’immagine del Templare sul lenzuolo.”
Sarebbe questa la vera origine della Sacra Sindone.

L’immagine su quel tessuto, incredibilmente nitida, di un uomo di un metro e ottanta, dal lungo naso, i capelli lunghi, una folta barba, è dunque quella di Jacques de Molay? O è quella, come si sostiene da secoli, di Gesù Cristo?
La ricostruzione dell’incredibile vicenda occorsa a Jacques de Molay è stata presa dal libro di Christopher Knight e Robert Lomas “La Chiave di Hiram”, edito da Mondadori qualche anno fa, e che ebbe un clamoroso successo.
Sebbene io non sia un esperto della vicenda della Sindone, che tocca questioni ben più profonde di quelle legate al mito e alle leggende, cercherò di analizzare brevemente la vicenda.
Il racconto di Knight e Lomas, va detto, è colmo di inesattezze, ricostruzioni di comodo e paradossi. Ad esempio, Jacques De Molay subì l’atroce tortura all’età di 63 anni (essendo nato nel 1244). Si tratta di un’età, per l’epoca, di vecchiaia molto avanzata, e francamente sembra impossibile che una persona anziana possa superare quel genere di sevizie, rimettersi e morire (sul rogo) ben 7 anni dopo! Anche perché, a detta degli autori, la tortura della croce fu inflitta a de Molay per molte ore.

L’uomo della Sindone era un uomo in piena forma fisica, di un metro e ottanta circa e di peso tra i settanta e gli ottanta chili: de Molay poteva esserlo, ad una tale età?
Un altro elemento che fa vacillare la ricostruzione dei due studiosi britannici è la presenza di monete romane sugli occhi dell’uomo. Nella loro ricostruzione, Knight e Lomas non citano affatto monete romane, che venivano poste sugli occhi dei cadaveri ai tempi di Cristo. Poteva l’Imbert essere in possesso di monete romane? Certo, ma proprio dell’anno della morte di Cristo?
Uno dei problemi che è risaltato in questi anni, riguardo alla datazione del telo, è quello dei pollini compatibili o meno con quelli presenti in Terrasanta. Knight e Lomas sostengono che il telo facesse parte della tradizione qmranico /massonica, quindi sarebbe vecchio di due millenni, e fabbricato proprio in Palestina.

Il mistero legato alla Sacra Sindone, al suo aver attraversato i secoli, all’essere sopravvissuta a due roghi, tocca i tasti profondi della fede. Benché non è dall’autenticità di un telo che dipende la fede dei credenti (“Nessuno ha mai sognato di portare la Sindone come una prova della verità del Cristianesimo”, ha dichiarato l’Arcivescovo di Torino Giovanni Saltarini), quando l’enigma di questo straordinario sudario sarà finalmente svelato, sarà un momento cruciale per la scienza e per il Cristianesimo.

www.leggendemetropolitane.net/post/2005/02/27/La-Sacra-Sindone-una-reliquia-dei-Templ...



Resta un fatto incontrovertibile di cui quasi nessuno parla, come fosse un tacito consenso che altrimenti smonterebbe millenni di raffigurazioni cristiane: l'uomo della sindone non può essere un ebreo. Fatevene una ragione.



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Le ultime parole famose...


Resta un fatto incontrovertibile di cui quasi nessuno parla, come fosse un tacito consenso che altrimenti smonterebbe millenni di raffigurazioni cristiane: l'uomo della sindone non può essere un ebreo. Fatevene una ragione.


E chi affermerebbe questo? O su quali basi si arriva ad una simile conclusione?.


Un fraterno saluto. [SM=g27811]

Freddie
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Re: Le ultime parole famose...
!Freddie!, 30/08/2012 14.29:



Resta un fatto incontrovertibile di cui quasi nessuno parla, come fosse un tacito consenso che altrimenti smonterebbe millenni di raffigurazioni cristiane: l'uomo della sindone non può essere un ebreo. Fatevene una ragione.


E chi affermerebbe questo? O su quali basi si arriva ad una simile conclusione?.


Un fraterno saluto. [SM=g27811]

Freddie
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Le ricostruzioni del volto dell'uomo della sindone. O il vostro Gesù era un alieno, oppure quello della sindone non è un ebreo. Scegli. [SM=x789054]

Ad fanculum [SM=g2535979] [SM=g2535979]



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Forse sei...


Le ricostruzioni del volto dell'uomo della sindone. O il vostro Gesù era un alieno, oppure quello della sindone non è un ebreo. Scegli.

Ad fanculum


...Un'esperta di antropologia? Forse sei una fine conoscitrice nel campo fisiognomico? Magari sei una studiosa di antiche culture semitiche?

O il tutto è solo una tua personale considerazione?


Un fraterno saluto. [SM=g27811]

Freddie
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Re: Forse sei...
!Freddie!, 30/08/2012 15.09:



Le ricostruzioni del volto dell'uomo della sindone. O il vostro Gesù era un alieno, oppure quello della sindone non è un ebreo. Scegli.

Ad fanculum


...Un'esperta di antropologia? Forse sei una fine conoscitrice nel campo fisiognomico? Magari sei una studiosa di antiche culture semitiche?
O il tutto è solo una tua personale considerazione?


Un fraterno saluto. [SM=g27811]

Freddie
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Perchè tu no? Eppure mi sembrava che fossi tanto istruito... Bah, mi sarò sbagliata...

Ad fanculum [SM=g2535979] [SM=g2535979]



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E io che pensavo che Sindona e Sindone fossero la stessa cosa!!!!! [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=g2535979] [SM=g2535979] [SM=g1666967]






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Re: Forse sei...
!Freddie!, 30/08/2012 15.09:



Le ricostruzioni del volto dell'uomo della sindone. O il vostro Gesù era un alieno, oppure quello della sindone non è un ebreo. Scegli.

Ad fanculum


...Un'esperta di antropologia? Forse sei una fine conoscitrice nel campo fisiognomico? Magari sei una studiosa di antiche culture semitiche?

O il tutto è solo una tua personale considerazione?


Un fraterno saluto. [SM=g27811]

Freddie
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Non bisogna di certo essere esperti di antropologia per stabilire che Gesù non era certo alto 1,81 (1,87 secondo il prof.Cinquemani), un gigante per quei tempi. Le stesse fattezze, poi, non lo collocano certo fra le razze semitiche; piuttosto fra i bizantini medioevali del dodicesimo secolo.
Poi con la fantasia è possibile tutto...



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