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Sindone: ancora tu

Ultimo Aggiornamento: 09/07/2014 23:47
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La Sacra Sindone: una reliquia dei Templari?
“Notte drammatica, per i Templari di Francia, quella del 13 ottobre 1307. Il mattino di questa funesta giornata ben quindicimila Templari vengono arrestati, tra cui Jacques de Molay, il Gran Maestro dell’Ordine. A catturarlo ha provveduto Guillaume Imbert in persona, il grande inquisitore di Francia. L’arresto è avvenuto nel tempio di Parigi, che agli occhi di un uomo di Chiesa deve apparire come il covo dell’Anticristo: decorazioni pagane, squadre, compassi, e in una scatola di legno, un sudario, un cranio umano e due femori. Nella mente di Imbert cova una delle più sconcertanti vendette che un uomo possa architettare.
La notte è scesa, e de Molay attende nei sotterranei del tempio parigino, abbigliato come gli imputati di eresia: un camice grezzo, un capestro intorno al collo. Il Gran Maestro ha di fronte un uomo temibile, l’Imbert appunto, ma si rifiuta ugualmente di confessare i suoi delitti.
La vendetta sta per cominciare. È scandita da frammenti della Passione di Cristo, e ad essa s’ispira.
De Molay è incatenato alla parete, la schiena nuda e le braccia alzate, il viso verso il muro. Due uomini iniziano a fustigarlo con fruste dotate di doppie sfere di metallo. Il più inferocito dei fustigatori è quello di destra, che colpisce il Templare sul dorso e sulle gambe.
Terminata la flagellazione, a de Molay viene schiacciata sul capo una corona di spine, che fa sanguinare la fronte e il cuoio capelluto. Dopodiché una croce rudimentale è pronta per accogliere il Gran Maestro dei nemici del Cristianesimo. Questa è la vendetta che la mente acuta e crudele dell’Imbert ha concepito: fare provare a quell’Anticristo le pene subite da Gesù Cristo.
Dei chiodi a fusto quadrangolare vengono inseriti all’altezza dei polsi, e così facendo il pollice si schiaccia nel palmo della mano, a causa della slogatura dell’articolazione. Dopo i piedi vengono fissati al legno, sovrapposti in modo da usare un chiodo solo. Il prigioniero è cosciente, e qui inizia la vera sofferenza. Il peso del corpo, tendente verso il basso, costringe de Molay ad incurvarsi, mettendolo così di fronte ad un duplice, atroce dolore: quello delle braccia e delle gambe, trafitti dai chiodi, costretti a sopportare il peso di tutto il corpo, e il tragico terrore di non riuscire a respirare. Il risultato di questa situazione drammatica è l’incremento del tasso metabolico, e una marcata carenza di ossigeno.
Al de Molay, stremato, viene dato da bere dell’aceto, per rispettare il canovaccio biblico della vicenda. Sebbene il Templare sia ormai allo stremo, e sia pronto a confessare ogni sorta di delitti, l’Imbert non è soddisfatto. La rappresentazione della Passione non è ancora conclusa: l’inquisitore conficca un pugnale nel torace del crocifisso. È l’ultimo atto: de Molay confessa le sue colpe, cade in uno stato di “acidosi metabolica”, una contrazione dei muscoli dovuta alla sovrabbondanza di acido lattico nel sangue, ed infine è levato dalla croce.
Prima che il corpo quasi esanime del Gran Maestro sia portato via, l’Imbert ordina che venga avvolto nello stesso telo requisito alla vittima, che da oggetto di scherno verso Cristo diventa il sudario della sua personale “passione”.
Il corpo di de Molay viene portato in una cella sotterranea, fredda ed umida, dove gli umori delle ferite, ovvero sudore mescolato a sangue acidotico, avevano impregnato il tessuto, “dipingendo” l’immagine del Templare sul lenzuolo.”
Sarebbe questa la vera origine della Sacra Sindone.

L’immagine su quel tessuto, incredibilmente nitida, di un uomo di un metro e ottanta, dal lungo naso, i capelli lunghi, una folta barba, è dunque quella di Jacques de Molay? O è quella, come si sostiene da secoli, di Gesù Cristo?
La ricostruzione dell’incredibile vicenda occorsa a Jacques de Molay è stata presa dal libro di Christopher Knight e Robert Lomas “La Chiave di Hiram”, edito da Mondadori qualche anno fa, e che ebbe un clamoroso successo.
Sebbene io non sia un esperto della vicenda della Sindone, che tocca questioni ben più profonde di quelle legate al mito e alle leggende, cercherò di analizzare brevemente la vicenda.
Il racconto di Knight e Lomas, va detto, è colmo di inesattezze, ricostruzioni di comodo e paradossi. Ad esempio, Jacques De Molay subì l’atroce tortura all’età di 63 anni (essendo nato nel 1244). Si tratta di un’età, per l’epoca, di vecchiaia molto avanzata, e francamente sembra impossibile che una persona anziana possa superare quel genere di sevizie, rimettersi e morire (sul rogo) ben 7 anni dopo! Anche perché, a detta degli autori, la tortura della croce fu inflitta a de Molay per molte ore.

L’uomo della Sindone era un uomo in piena forma fisica, di un metro e ottanta circa e di peso tra i settanta e gli ottanta chili: de Molay poteva esserlo, ad una tale età?
Un altro elemento che fa vacillare la ricostruzione dei due studiosi britannici è la presenza di monete romane sugli occhi dell’uomo. Nella loro ricostruzione, Knight e Lomas non citano affatto monete romane, che venivano poste sugli occhi dei cadaveri ai tempi di Cristo. Poteva l’Imbert essere in possesso di monete romane? Certo, ma proprio dell’anno della morte di Cristo?
Uno dei problemi che è risaltato in questi anni, riguardo alla datazione del telo, è quello dei pollini compatibili o meno con quelli presenti in Terrasanta. Knight e Lomas sostengono che il telo facesse parte della tradizione qmranico /massonica, quindi sarebbe vecchio di due millenni, e fabbricato proprio in Palestina.

Il mistero legato alla Sacra Sindone, al suo aver attraversato i secoli, all’essere sopravvissuta a due roghi, tocca i tasti profondi della fede. Benché non è dall’autenticità di un telo che dipende la fede dei credenti (“Nessuno ha mai sognato di portare la Sindone come una prova della verità del Cristianesimo”, ha dichiarato l’Arcivescovo di Torino Giovanni Saltarini), quando l’enigma di questo straordinario sudario sarà finalmente svelato, sarà un momento cruciale per la scienza e per il Cristianesimo.

www.leggendemetropolitane.net/post/2005/02/27/La-Sacra-Sindone-una-reliquia-dei-Templ...



Resta un fatto incontrovertibile di cui quasi nessuno parla, come fosse un tacito consenso che altrimenti smonterebbe millenni di raffigurazioni cristiane: l'uomo della sindone non può essere un ebreo. Fatevene una ragione.



La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Apocalisse Laica
Le religioni dividono. L'ateismo unisce


Il sonno della ragione genera mostri (Goya)


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