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L'infallibile

Ultimo Aggiornamento: 02/10/2012 01:51
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Padre Guardiano
21/02/2008 22:55
 
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Re x Maurif

Ho seguito tutto il giorno le tue arrampicate sugli specchi.
Sono arrivato sfinito a quest'ora e devo andare a letto ma prima non [SM=x1414702]
potevo esimermi di salutarti: ma vaff... [SM=x1414702] [SM=x1414702] [SM=x1414702]

cerca di essere più serio domani.... [SM=x1447668] [SM=x1447668] [SM=x1447668] [SM=x1447668] [SM=x1447668] [SM=x1447668] [SM=x1447668] [SM=x1447668] [SM=x1447668] [SM=x1447668]



omega [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]



O=============O===========O

Se la vita ti sorride,ha una paresi.(Paco D'Alcatraz)

Il sonno della ragione genera mostri. (Goya)

Apocalisse Laica

Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


Vivo fra lo Stato Sovrano della Fica e la Repubblica Popolare del Cazzo
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21/02/2008 22:58
 
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MauriF, 21/02/2008 22.43:


Eh, cara Franci...gli altri sbagliano sempre, vero?
Chissà perchè sono sempre gli altri a non capire niente... [SM=g27821]

Notte!

Mauri



[SM=x789051] [SM=x789051] ...Mauriiii...mi fai impazzire.... [SM=x789051] [SM=x789051]

[SM=x789048] ...pensa che proprio te...non hai capito che era una battuta, quella che ti ho detto sulla Scrittura....[SM=x789048] [SM=x789048] [SM=x789065] [SM=x789065] [SM=x789049] [SM=x789049]

Ma vai a dormire davveroooooooooooo [SM=g8143] [SM=g8143] [SM=g8298] [SM=g8298]




"un sorriso"........se qualche volta incontri qualcuno che non sa più sorridere....sii generoso, dagli il tuo....perchè, nessuno ha mai bisogno di un sorriso, quanto colui che non può regalarne agli altri....
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21/02/2008 23:18
 
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Fatti un giro qui, che mi sa che ti è sfuggito qualcosa:
www.rocciadibelpasso.it/OSSERVAZIONI.htm

Ah si?

www.rocciadibelpasso.it/OSSERVAZIONI.htm

Stiamo parlando di un PERFETTO RESULTATIVO.



Ma che è questa roba? Un sito devozionale che di scientifico non ha neppure il nome. Cerchiamo di citare fonti autorevoli e non spazzatura, che di quest’ultima il web trabocca.


LOL..non mi interessa la traduzione, come te lo devo dire?
La discussione che si sta facendo è "teologica" e quindi si deve guardare ai testi in lingua originale.



No, la discussione è di carattere linguistico-filologico e teologico. L’aspetto teologico in questo caso è secondario, in quanto non potendo raffrontare l’uso di qual participio perfetto con altri passi lucani, l’attenzione si concentra sulle proprietà sintatticho-grammaticali di quel passo lucano.


Vedi io non conosco il greco antico se non per quanto riguarda questo punto che mi è stato spiegato.
Il verbo essere rende forse meno participio perfetto passivo "sesôismenoi"? No...come non accade in italiano non accade nemmeno in greco (guarda che non sto provando ad indovinare, prima di scrivere qualcosa mi informo bene) ed il senso del quale stavamo parlando è il medesimo:



Ma che razza di discorso è questo? Per favore, lascia perdere, non conosci il greco antico e allora non puoi permetterti di dare lezioni di questa lingua a nessuno. Il participio + verbo essere, cambia radicalmente il senso della frase, perché nella traduzione si deve tenere conto della presenza dell’ausiliare. Perché tu in italiano per dire “sono stato salvato” in un azione passata dici solo “salvato” omettendo il verbo essere?


"The perfect tense expresses perfective action. Perfective action involves a present state which has resulted from a past action. The present state is a continuing state; the past action is a completed action.

Intensive Perfect

Remember that the perfect conveys the idea of a present state resulting from a past action. This use of the perfect emphasizes the present state of being, the continuing result, the finished product, the fact that a thing is..."

[The Language of the New Testament, Eugene Van Ness Goetchius, Chas. Scribner's Sons, N.Y., 1965, p. 293]



Senti, oltre che non conoscere il greco non conosci neppure l’italiano. Lo capisci che quello in Lc 1:28 non è un perfetto indicativo ma un perfetto participio con funzione sostantivata? Il modo indicativo è un'altra cosa rispetto al modo participio.

154. The Perfect Participle is used of completed action. Like the Perfect Indicative it may have reference to the past action and the resulting state or only to the resulting state. The time of the resulting state is usually that of the principal verb. HA. 856; G. 1288. (Burton, Mood and Tenses, The Tenses, 1997, § 154”).

Lo capisci che il participio perfetto sostantivato comporta che l’azione è già stata completata e la durata dell’azione è assunta non dal participio sostantivato ma dal verbo principale dell’azione?

“Occasionally in biblical Greek one will find a form of the verb eivmi, combined with a participle, producing a compound verbal expression. This construction should cause little difficulty since it is so similar to certain English constructions. For example, “I was teaching” can be expressed with the imperfect tense of dida,skw: evdi,daskon. But it might also be expressed with the imperfect tense of eivmi, and a present participle: h;mhn dida,skwn. Such constructions are called periphrastic. Several different combinations of eivmi, and the participle are possible. Periphrastic participles are found most often as substitutes for the imperfect and perfect tenses.” (Croy, A Primer of Biblical Greek, Eedermans, 1999, pp. 118-119).

Ora capisci qual’è il valore del passo Ef 2:8? E’ un participio perfetto perifrastico. In questo caso, la durata dell’azione è espressa direttamente dal verbo “eimi” + participio, ed è passata e durativa, ed esplica gli effetti attuali di un’azione passata.

Aiuuuuutooooo! Questo è proprio duro di comprendonio! [SM=x789075]
[Modificato da Frances1 21/02/2008 23:31]



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21/02/2008 23:21
 
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MauriF, 21/02/2008 21.57:



Caro Spirito Libero, adesso finalmente ho tempo di risponderi.
Poi mi quoterò almeno 7 volte così farò contenti tutti gli ansiosi del forum... [SM=g27827]

Rispondo in ordine (segui l'ordine delle tue domande):

1) Dio ha redento ogni uomo in Cristo, Maria in particolare è stata redenta prima della sua concezione in vista di Cristo.
Infatti la macchia originale avrebbe dovuto essere presente in Cristo se era presente in Maria. Cosa che gli avrebbe impedito di essere nuovo Adamo e lo avrebbe reso schiavo degli effetti del peccato, cioè della concupiscenza.Pertanto Maria è stata redenta prima della concezione affinchè da lei, nuova Eva, potesse nascere un nuovo Adamo senza alcun legame con il peccato e senza traccia della ferita originale (con il peccato originale i nostri progenitori e tutti noi, abbiamo perso in particolare il dono dell'integrità).

La risposta, quindi, è che non c'era motivo di redimere noi prima della concezione...e se avessere redento prima della concezione altre partorienti, i loro figli, come adamo, ci avrebbero paradossalmente potuto portare...con la loro scelta...a reiterare il peccato originale e le sue conseguenze.
Ma anche qui il discorso si complica ed andrebbe inquadrato meglio.
Leggi questo, quindi, inserito nel discorso generale che sto facendo.

Era cosa alquanto insensata, anche dal punto di vista teologico.


[SM=x789075] [SM=x789075] [SM=x789075] ....non commento l'assurdità!
Mi limito alla contraddizione con quanto scritto qui....


MauriF, 17/02/2008 14.35

Andiamo per ordine:

l'Immacolata concezione di maria

testo tratto da: G. ROSCHINI O.S.M., Maria Santissima nella storia della salvezza, vol. III, Isola del Liri: Pisani, 1969, pp. 9-21.

Preliminari

Il primo privilegio mariano in ordine di tempo, ossia, la prima perla scintillante incastonata dalla mano stessa di Dio Padre nella corona di gloria della Madre del suo Figlio, è l'immacolato concepimento, vale a dire, la preservazione dalla colpa originale.
Questo privilegio iniziale della Vergine si inserisce anch'esso vitalmente, nella storia della salvezza. Il Concilio Vaticano II, infatti, ha rilevato con estrema chiarezza l'appartenenza di Maria o stirpe adamitica, bisognosa di salvezza. Anch'Essa è «figlia di Adamo» (Lumen Gentium, n° 56), in quanto anch'Essa «è congiunta nella stirpe di Adamo con tutti gli uomini bisognosi di salvezza dal Figlio, ossia, «redenta», quantunque «in modo più sublime in vista dei meriti Figlio» (n° 55), vale a dire, fu preservata (non già liberata) da colpa originale. E fu redenta - si noti bene! - con redenzione preservativa proprio, perché fosse in grado di cooperare alla redenzione liberativa di tutti gli altri, e perciò in funzione de salvezza. L'Immacolata Concezione perciò, più che un ornamento personale della Vergine, va considerata come una preparazione immediata della medesima alla missione salvifica ch'Ella doveva esercitare nella storia della salvezza.




[SM=x1468240] ...ma forse non capisco bene io... [SM=g8268]




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21/02/2008 23:22
 
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Frances1, 21/02/2008 23.18:



Aiuuuuutooooo! Questo è proprio duro di comprendonio!



[SM=x789051] [SM=x789051] [SM=x789051] ....te lo volevo scrivere prima... [SM=x789051] [SM=x789051] [SM=x789051]







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21/02/2008 23:48
 
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Re:



Ma che è questa roba? Un sito devozionale che di scientifico non ha neppure il nome. Cerchiamo di citare fonti autorevoli e non spazzatura, che di quest’ultima il web trabocca.




Vuoi che ti faccia parlare con un mio amico grecista che mi ha spiegato la questione prima che la andassi a riprendere dal link che ti ho dato?

Stai cercando di sminuire ciò che non conosci?

Intanto leggi qui....tanto per capire che non è legata a siti devozionali questa credenza nell'esistenza del perfetto resultativo:

it.wikipedia.org/wiki/Aspetto_verbale




No, la discussione è di carattere linguistico-filologico e teologico. L’aspetto teologico in questo caso è secondario, in quanto non potendo raffrontare l’uso di qual participio perfetto con altri passi lucani, l’attenzione si concentra sulle proprietà sintatticho-grammaticali di quel passo lucano.




Esatto, è per questo che non volevo farla scadere in una critica alle traduzioni...

Dicevamo:

Si tratta di un PERFETTO RESULTATIVO


2. Perfetto classico (dalla fine del V secolo in poi) transitivo – resultativo.

È la fase che qui ci interessa. A partire dalla fine del V secolo a.C. il perfetto incomincia ad avere un complemento oggetto, diventando transitivo. A questo punto esso acquista valore resultativo: indica, cioè, lo stato presente a cui è stato condotto l’oggetto, ma nel frattempo tende ad attribuire maggiore importanza all’azione anteriore che ha prodotto il risultato presente. Perciò, guarda pure verso il passato al contrario dello stativo che guarda più verso lo stato presente.

C’è da sottolineare, soprattutto, che dal primo secolo dell’era cristiana il perfetto resultativo comincia a diventare rarissimo.




Ma che razza di discorso è questo? Per favore, lascia perdere, non conosci il greco antico e allora non puoi permetterti di dare lezioni di questa lingua a nessuno. Il participio + verbo essere, cambia radicalmente il senso della frase, perché nella traduzione si deve tenere conto della presenza dell’ausiliare. Perché tu in italiano per dire “sono stato salvato” in un azione passata dici solo “salvato” omettendo il verbo essere?




Non sono io a dartene, ci mancherebbe anche...

Forse non hai capito che stiamo parlando del valore del perfetto che stiamo analizzando.
Ed il participio è sempre participio...verbo essere o meno.

"salvato" è in entrambi gli esempi che hai citato un "participio passato".

In greco il participio perfetto in oggetto ha valore resultativo.






Senti, oltre che non conoscere il greco non conosci neppure l’italiano. Lo capisci che quello in Lc 1:28 non è un perfetto indicativo ma un participio perfetto con funzione sostantivata?



LOL...ma chi lo ha mai negato? Stai cercando un appiglio per non affrontare la questione che ti ho posto davanti?
Possono non capirlo gli altri, ma io e te lo sappiamo benissimo.

In Lc 1:28 ci troviamo dinnanzi ad un participio perfetto con funzione sostantivata ed in particolare è un PERFETTO RESULTATIVO.



Lo capisci che il participio perfetto sostantivato comporta che l’azione è già stata completata e la durata dell’azione è assunta non dal participio sostantivato ma dal verbo principale dell’azione?



Stiamo parlando di Luca 1:28 ti ricordo, CHAIRE KECHARITOMENE...che cosa centra il verbo principale dell'azione?

C'è solo il participio perfetto! Che è un PERFETTO RESULTATIVO.




Ora capisci qual’è il valore del passo Ef 2:8? E’ un participio perifrastico, e funziona come un imperfetto o un perfetto. In questo caso, la durata dell’azione è espressa direttamente dal verbo “eimi” + participio, ed è passata e durativa, ed esplica gli effetti attuali di un’azione passata.



Brava, e non è proprio l'elemento che continuo a ribadire?



Aiuuuuutooooo! Questo è proprio duro di comprendonio!



Demagogia a seguito dell tuo arrampicamento sui vetri? [SM=g27827]






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21/02/2008 23:50
 
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Interessante quanto scritto nel punto I della conclusione:


Ci troviamo dinanzi ad un termine ricercato ed appositamente studiato, visto che Luca scrive in un periodo storico (I sec. d.C.) in cui il perfetto resultativo comincia a diventare rarissimo.


Evidentemente l'evangelista voleva esprimere qualcosa di estremamente particolare relativamente a Maria.

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21/02/2008 23:53
 
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Re:



[SM=x1468240] ...ma forse non capisco bene io... [SM=g8268]



Perspicace... [SM=g27828]




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21/02/2008 23:58
 
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Re:
MauriF, 21/02/2008 22.52:

OSSERVAZIONI LINGUISTICO-INTERPRETATIVE SUL TERMINE "PIENA DI GRAZIA" NELLA NARRAZIONE EVANGELICA DELL’ANNUNCIAZIONE SECONDO LUCA NELL’ORIGINARIA VERSIONE IN LINGUA GRECA (Lc 1,26 – 32).

Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figlio dell’Altissimo[…]" (Lc 1,26 – 32).


Il passo sopracitato del Vangelo secondo Luca merita una nostra attenta riflessione riguardo ad un termine che l’evangelista ha scelto e all’aspetto del verbo con il quale ha voluto connotarlo inserendolo nel suo Vangelo.

Il termine in questione riguarda la locuzione "piena di grazia", desunto dal latino gratia plena, che a sua volta si rifà al termine greco kecariqome?ne che noi per comodità traslitteriamo con i nostri caratteri kecarithoméne e che sarà oggetto del presente studio.

Riguardo a questo termine bisogna fare due importanti osservazioni preliminari:

1. Esso è non un semplice sostantivo, ma un participio sostantivato, ossia un participio che funge da sostantivo, dal verbo carito?w (caritόo), che significa gratificare, favorire.

2. Questo participio è al perfetto (uno dei tempi verbali del greco antico) e in forma passiva.

Fatte queste premesse si cercherà di capire più in profondità quale incidenza ha questo termine sul senso del brano evangelico che abbiamo citato all’inizio.

Sappiamo che dato un verbo, per esempio nel nostro caso gratificare, in forma attiva fa rispettivamente gratificante al participio presente, gratificato al participio passato. La forma passiva dei due participi suddetti fa, invece, rispettivamente che è gratificante, che è stato gratificato. Quest’ultima traduzione è quella più vicina al termine greco del passo evangelico.

Tuttavia, bisogna fare delle ulteriori precisazioni per capire pienamente il significato del termine che stiamo analizzando. Per fare ciò è necessario addentrarci nella grammatica greca, in particolare nella morfologia verbale, un campo un po’ difficile per quei lettori non addetti ai lavori, tuttavia, con semplicità di termini e con qualche piccolo esempio cercheremo di guidarli in modo che non trovino difficoltà di comprensione.(1)

Nel greco i verbi più che porre l’attenzione sul tempo (presente, passato, futuro), come il latino ed anche l’italiano, si concentrano sull’aspetto, cioè il modo come il parlante vede ciò che è espresso dal verbo. Ci spieghiamo con degli esempi:

Il cavaliere attraversava la strada.

Il cavaliere attraversò la strada.

Nelle due frasi i verbi uno all’imperfetto "attraversava", l’altro al passato remoto "attraversò" (in greco si tratta dell’aoristo), descrivono sì azioni avvenute nel passato, ma nel primo esempio il greco descrive l’azione nel suo svolgimento (stava attraversando, ma non è detto che portò a compimento quell’azione, potrebbe essere tornato indietro, potrebbe essere caduto, ecc.), nel secondo esempio, invece, il greco descrive l’azione come già avvenuta e compiuta.

Quindi, il primo concentra l’attenzione sullo svolgimento dell’azione nella sua durata (aspetto durativo), il secondo si concentra sul punto in cui l’azione si trova ormai compiuta (aspetto puntuale). Da qui provengono i due fondamentali e contrapposti aspetti del verbo greco: l’aspetto durativo e l’aspetto puntuale. A questo se ne aggiunge un terzo: l’aspetto stativo, che viene espresso dal tempo che in greco si chiama perfetto che è a sé stante, almeno originariamente, ed è quello che qui più ci interessa.

L’aspetto stativo, che in greco viene espresso dal perfetto, non indica propriamente l’azione, ma lo stato che consegue ad essa e che soprattutto permane. Per esempio:

Sono libero (come conseguenza di essere stato liberato).

Non ci si può confondere tra l’aspetto stativo e quello puntuale. Infatti, se nel caso del cavaliere che attraversò il fiume non viene espresso uno stato permanente, ma momentaneo perché, dopo aver attraversato, il cavaliere ha fatto sicuramente qualcos’altro, nell’espressione "sono libero" viene indicato uno stato di fatto che permane, come dire ad esempio: sono vivo, sono un uomo, il latte è coagulato, ecc.

Ma il perfetto – al contrario del presente e dell’aoristo, che hanno conservato immutato il loro valore aspettuale fino al greco moderno – nel corso dei secoli si è profondamente modificato. In questa sua evoluzione storica possiamo cogliere due fasi:

1. Perfetto arcaico (da omero a quasi tutto il V secolo a.C.) intransitivo – stativo.

Nel perfetto arcaico si esprime, come abbiamo già accennato, lo stato in cui si trova il soggetto in conseguenza di un’azione passata. Indicando uno stato del soggetto, dunque, il verbo è intransitivo (2). Sul piano temporale, poi, si colloca nel presente, poiché attribuisce più importanza allo stato presente che all’azione passata che lo ha determinato. Come si è detto nell’esempio: Sono libero (come conseguenza di essere stato liberato).

2. Perfetto classico (dalla fine del V secolo in poi) transitivo – resultativo.

È la fase che qui ci interessa. A partire dalla fine del V secolo a.C. il perfetto incomincia ad avere un complemento oggetto, diventando transitivo. A questo punto esso acquista valore resultativo: indica, cioè, lo stato presente a cui è stato condotto l’oggetto, ma nel frattempo tende ad attribuire maggiore importanza all’azione anteriore che ha prodotto il risultato presente. Perciò, guarda pure verso il passato al contrario dello stativo che guarda più verso lo stato presente.

C’è da sottolineare, soprattutto, che dal primo secolo dell’era cristiana il perfetto resultativo comincia a diventare rarissimo.


Conclusioni (3)


Avendo sin qui analizzato in tutta la sua valenza morfologico-verbale la parola greca kecaritoméne usata dall’evangelista Luca, possiamo concludere quanto segue:

1. Ci troviamo dinanzi ad un termine ricercato ed appositamente studiato, visto che Luca scrive in un periodo storico (I sec. d.C.) in cui il perfetto resultativo comincia a diventare rarissimo.

2. Con questo participio perfetto passivo Luca sottolinea ciò di cui Maria è stata beneficiata, mettendo in risalto non solo lo stato presente ma anche l’importanza dell’azione anteriore che ha prodotto questo risultato, cioè che Maria è stata già da tempo favorita e gratificata da Dio, e bisognerebbe dire dall’eternità visto che Dio è eterno ed immutabile e lo stato in cui Maria si trova al momento dell’annuncio dell’angelo Gabriele è il risultato di un amore e di un favore che non può essere che eterno ed immutabile giacché viene da Dio.

Da ciò si spiega perché il termine è tradotto in latino con la locuzione gratia plena, perché si vuole rendere l’idea che la grazia di cui Maria è stata beneficiata è nella completezza, non tanto in senso quantitativo, ma semmai qualitativo-temporale, cioè in maniera compiuta da sempre e per sempre. E al momento dell’annunciazione viene comunicata una condizione di fatto costante, stativa appunto, si potrebbe dire connaturata con Maria stessa, come per dire che in Maria non vi è stato e non vi sarà nessun ostacolo alla perfezione della grazia e del favore divino nei suoi confronti. Possiamo raffigurare questo concetto come un cerchio senza soluzione di continuità, sulla circonferenza scorre perpetuamente la grazia divina senza che questa sia ostacolata da qualche interruzione, in altre parole dal peccato.

3. Da alcuni il passo viene tradotto "Ti saluto o favorita dalla grazia", ma ciò va a discapito del senso pieno del termine greco kecaritoméne, e se ne allontana sotto certi aspetti in quanto non rende il senso del favore eterno e compiuto di cui Maria gode. Invece, non potrebbe essere altrimenti, perché se Maria non fosse stata favorita da Dio sin dall’eternità (il che già contraddirebbe l’essenza di Dio che è immutabile ed eterno nelle sue promanazioni di grazia, di amore, nella fedeltà al suo patto, ecc.), non ci sarebbe ragione che spieghi come mai l’evangelista preferisca, anzi dovremmo dire si ingegni, di inserire nella sua narrazione un termine come kecaritoméne, forma rarissima, piuttosto che un altro più consueto e meno ricercato. Ma Luca lo ha inserito proprio per dire che da una parte Dio, eterno ed immutabile, come ha amato ed ha favorito dall’eternità con la sua grazia Maria, così l’amerà e favorirà per l’eternità in modo perfetto, dall’altra Maria, a sua volta, mai ha allontanato da sé questo favore da quando è nata e così sarà per sempre.

4. Luca sottolinea ulteriormente questa valenza di completezza ed immutabilità nel tempo riferendo due altre espressioni:

1. "il Signore è con te" (letteralmente "il Signore con te" perché nella versione latina e in quella greca il verbo è assente).

2. "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio". (letteralmente "…infatti hai trovato grazia presso Dio").

Riguardo al punto (a), l’espressione indica la presenza costante ed eterna di Dio con Maria. Potremmo dire addirittura che Lei era nella mente di Dio ancor prima che nascesse e dall’eternità visto che la mancanza del verbo dà proprio un senso non temporale come è Dio stesso, cioè oltre il tempo e la storia, eterno appunto.

Riguardo al punto (b), l’espressione resa col verbo greco all’aoristo "hai trovato", eùres (ευ̔ρες), e per influsso del precedente termine kecaritoméne col quale è legata concettualmente tramite la congiunzione "infatti", gàr (γαρ), assume un valore resultativo o perfettivo, sicchι non si riferisce al solo tempo attuale, ma si delinea come risultato presente ed immutabile di un’azione giΰ stabilita ed attuata. In altre parole e volendo invertire il discorso, Maria ha trovato grazia presso Dio perchι non vi θ stato nulla in Lei che puς aver ostacolato né ostacolerà il completo, perfetto ed eterno favore di Dio.

Inoltre, Dio ha tenuto e terrà sempre Maria nella sua grazia, è stato e sarà sempre con Lei, in visione e come conseguenza della sua maternità divina. Infatti, il successivo avverbio esplicativo "ecco" conclude la prima parte del discorso in onore di Maria e come esito naturale e culminante lo lega con la seconda parte, cioè con l’annuncio della sua prossima maternità di origine divina. Infatti, la maternità è per se stessa un segno del beneplacito divino per una donna soprattutto del popolo ebreo, se poi questa maternità riguarda il Figlio di Dio, essa viene vista come una benedizione incommensurabile e straordinaria: "Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figlio dell’Altissimo[…]".


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1. A tale scopo ci avvaliamo di un buon testo di grammatica greca, dai quali desumiamo liberamente tutte le spiegazioni di morfologia verbale che seguiranno in questo articolo: Carmelo Restifo, Aurelio Pappalardo, Corso di Lingua greca, 1989, Le Monnier, Firenze.

2. Per facilitare tutti i lettori ricordiamo che il verbo transitivo esprime un’azione che compie il soggetto, ma che transita verso un complemento oggetto (persona, animale o cosa) direttamente, cioè senza preposizioni (di, a, da, in, con, su, per, tra, fra), es.: Giovanni (soggetto) guarda (verbo transitivo) il cielo (complemento oggetto). Il verbo intransitivo, invece, non ha complemento oggetto, ma si riferisce a ciò che il soggetto stesso fa; es.: Marco (soggetto) esce (verbo intransitivo); Matteo (soggetto) parla (verbo intransitivo).

3. Per questa sezione desidero ringraziare sin d’ora la gentile consulenza del Prof. Antonino Grasso, docente di Mariologia presso la Facoltà teologica di Sicilia - Istituto superiore di Scienze religiose "San Luca" - Catania.




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LOL...ma chi lo ha mai negato? Stai cercando un appiglio per non affrontare la questione che ti ho posto davanti?
Possono non capirlo gli altri, ma io e te lo sappiamo benissimo.




Frances non cascarci....è un provocatore nato....prendila alla leggera altrimenti ti innervosisci te!

Anzi....prendilo a legnate [SM=x789074] [SM=x789074] [SM=x789074] [SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049]







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