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20/02/2008 07:26 | |
Riguardo a Kecharitomene:
KEKARITOMENE
PIENA DI GRAZIA O FAVORITA?
(κεχαριτωμένη)
Qualche motivo di polemica tra cattolici e protestanti viene ancora dalla traduzione di Luca 1,28 dove le bibbie cattoliche continuano a rendere κεχαριτωμένη con "piena di grazia", mentre le bibbie acattoliche preferiscono tradurre "favorita dalla grazia", "colmata di grazia", “favorita” o “molto favorita”. Ciò che lascia perplessi molti cristiani non sono tanto traduzioni letteralmente accettabili come: “favorita dalla grazia” (Riveduta, Nuova Riveduta, Diodati) o “colmata di grazia” (Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente) ma termini come: “favorita” (Young Literal Translation, Darby inglese, Revised Standard Version, New Revised Standard Version, New American Standard Bible, New American Bible [1]) e “molto favorita” (Nuova Diodati, King James, American Standard Version, New King James, New International Version, New World Translation), visto e considerato che l’espressione “favorita” fu (ed è tuttora) usata per identificare donne di dubbia virtù o di perduta fama.
Κεχαριτωμένη è il participio perfetto passivo (vocativo, femminile e singolare) del verbo χαριτοω che vuol dire "ricevere grazia, rendere aggraziato, affascinante, bello, piacevole, esaminare con grazia, circondare di favore, onorare con benedizioni, favorire, gratificare". Il prefisso Κε indica che il verbo è al tempo perfetto, mentre il suffisso μένη mostra che il verbo è usato in forma di participio passivo. La traduzione cattolica "piena di grazia" risale al "gratia plena" di Gerolamo, che nella Vulgata non intese certo rendere attivo un participio perfetto passivo [2] ma si limitò a cogliere una sfumatura sostantivata o aggettivale (piena di grazia, dotata di grazia, leggiadra, graziosissima, bellissima, prediletta) nel participio perfetto passivo (graziatissima, oggetto della grazia divina, colmata di grazia, onorata dalla grazia, benedetta dal favore divino, guardata con grazia, resa splendida dalla grazia, favorita dalla grazia, circondata dalla divina grazia) [3].
Occorre poi notare che, nel greco classico, il participio perfetto assume spesso valore "resultativo", “consecutivo", "stativo" e "durativo", investendo così sia lo stato presente che quello passato. Il gratia plena di Gerolamo rende pertanto con accurata precisione l'idea che la grazia di cui Maria è stata colmata è piena, stabile, completa e duratura. Volendo pertanto tradurre letteralmente in italiano il "kekaritomene" greco si dovrebbe dire "tu che sei stata, che sei e che rimani stabilmente colmata dalla grazia divina". Papa Giovanni Paolo II ha giustamente osservato che "Per rendere con più esattezza la sfumatura del termine greco, non si dovrebbe quindi dire semplicemente "piena di grazia", bensì "resa piena di grazia" oppure "colmata di grazia", il che indicherebbe chiaramente che si tratta di un dono fatto da Dio alla Vergine. Il termine, nella forma di participio perfetto, accredita l'immagine di una grazia perfetta e duratura che implica pienezza. Lo stesso verbo, nel significato di "dotare di grazia", è adoperato nella Lettera agli Efesini per indicare l'abbondanza di grazia, concessa a noi dal Padre nel suo Figlio diletto (Efesini 1,6)". [4]
Il “gratia plena” della Vulgata è peraltro condiviso dalle versioni Syriaca Peshitta, Arabica, Egiziana ed Etiopica.
Inoltre:
· la Wyclif's Version [1380] ha "full of grace";
· la Tyndale's Version [1534] ha "full of grace";
· la Cranmer's Version [1539] ha "full of grace";
· la Geneva Bible [1599] ha in nota a margine “might be rendered full of favour and grace”,
· la Douay Reims [1610] ha "full of grace";
· l’Authorized Version or KJV [1611] ha in nota a margine "much graced";
· la Revised Version [1881], l’American Standard Version [1901] e la Scofield Edition [1909, 1914] hanno in nota a margine “Or Endowed with Grace”.
· la versione francese del Darby [1910] ha “toi que Dieu fait jouir de sa faveur”;
· la New American Standard Bible [1971, 1977] in nota riporta "Or, O woman richly blessed".
A conferma di questo è forse il caso di osservare che κεχαριτωμένω, corrispondente maschile di κεχαριτωμένη, si trova solo un'altra volta nella Bibbia (Siracide 18,17) e nella Vulgata fu tradotto da Gerolamo con “iustificato”, senza introdurre alcuna sfumatura attiva [5]. Nei Padri della Chiesa troviamo poi κεχαριτωμένον, corrispondente neutro di κεχαριτωμένη, usato per lo Spirito Santo che “ci fu donato per grazia” o che è "pieno di grazia" (Clemente Alessandrino, Stromata, I, 1, 14) [6].
Chiarito che grazia e favore vengono sempre e solo da Dio (1 Pietro 5:10) e ci rendono a lui graditi (Efesini 1,6), la traduzione "piena di grazia" nel senso di "graziosissima, prediletta e da sempre piena della grazia divina" [7] ci sembra senza dubbio corretta, accurata ed applicabile a Maria da tutti i cristiani, visto e considerato che non solo Gesù (Giovanni 1,14) ma anche il diacono Stefano (Atti 6,8) fu chiaramente detto πλήρης χάριτος cioè “pieno di grazia”. La pienezza di grazia di Maria è evidentemente diversa da quella di Gesù e da quella di Stefano; il titolo di “piena di grazia” è comunque più che legittimo, come più che legittimo era il titolo di “Figlio di Dio” applicato a Cristo, visto che perfino i giudici ebrei erano chiamati “dei” dalla Scrittura (Salmo 82,6 e Giovanni 10,34). L’opposizione mostrata dagli acattolici verso la traduzione “piena di grazia” sembra pertanto legata più a pregiudizi teologici (timore che Luca 1,28 possa essere citato per sostenere la devozione mariana, l’invocazione della Madonna ed il dogma dell’Immacolata Concezione) che a ragioni logiche, linguistiche, grammaticali ed estetiche (Cantico dei Cantici 4,7).
Dalle Sacre Scritture risulta poi che pieni di Spirito Santo furono Giovanni il battista (Luca 1,15), Maria (Luca 1,35), Zaccaria (Luca 1,67), Gesù Cristo (Luca 4,1), Pietro (Atti 4,8), Stefano (Atti 7,55), Barnaba (Atti 11,24), Paolo (Atti 13,9). La pienezza di grazia di Maria è pertanto più che legittima, in quanto legata alla particolare pienezza di Spirito Santo di cui fu colmata. Alla madre di Gesù l’angelo Gabriele disse infatti: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo” (Luca 1,35).
The Greek perfect tense denotes the present state resultant upon a past action (J. Gresham Machen, New Testament Greek for Beginners, p. 187).
" 'Highly favoured' (kecharitomene). Perfect passive participle of charitoo and means endowed with grace (charis), enriched with grace as in Ephesians. 1:6, . . . The Vulgate gratiae plena [full of grace] "is right, if it means 'full of grace which thou hast received'; wrong, if it means 'full of grace which thou hast to bestow' " (A.T. Robertson, Word Pictures in the New Testament, p. 14)
"It is permissible, on Greek grammatical and linguistic grounds, to paraphrase kecharitomene as completely, perfectly, enduringly endowed with grace." (Blass and DeBrunner, Greek Grammar of the New Testament).
However, Luke 1:28 uses a special conjugated form of "charitoo." It uses "kecharitomene," while Ephesians 1:6 uses "echaritosen," which is a different form of the verb "charitoo." Echaritosen means "he graced" (bestowed grace). Echaritosen signifies a momentary action, an action brought to pass. (Blass and DeBrunner, Greek Grammar of the New Testament, p.166). Whereas, Kecharitomene, the perfect passive participle, shows a completeness with a permanent result. Kecharitomene denotes continuance of a completed action (H. W. Smyth, Greek Grammar [Cambridge: Harvard University Press, 1968], p. 108-109, sec 1852:b; also Blass and DeBrunner, p.175).
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