Di solito chi ha la coda di paglia insorge a difesa.
FALSO ED ANTISCRITTURALE...
« Sappiamo bene che questa scelta della fede e della sequela di Cristo non è mai facile: è sempre, invece, contrastata e controversa. La Chiesa rimane quindi "segno di contraddizione", sulle orme del suo Maestro (Lc 2, 34), anche nel nostro tempo. Ma non per questo ci perdiamo d'animo. Al contrario,
dobbiamo essere sempre pronti a dare risposta (apo-logia) a chiunque ci domandi ragione (logos) della nostra speranza, come ci invita a fare la prima Lettera di San Pietro (3,15) [...]. Dobbiamo farlo a tutto campo, sul piano del pensiero e dell'azione, dei comportamenti personali e della testimonianza pubblica. [...] Questa rimane la strada maestra per l'evangelizzazione: il Signore ci guidi a vivere questa unità tra verità e amore nelle condizioni proprie del nostro tempo, per l'evangelizzazione dell'Italia e del mondo di oggi. »
(Papa Benedetto XVI, discorso ai partecipanti al IV Convegno Ecclesiale Nazionale, Verona, 19 ottobre 2006)
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Si può dire che il primo apologista fu Gesù Cristo stesso, il quale diede dei segni che dimostravano la verità della sua missione: come «se non volete credere a me, credete alle mie opere» (Gv 10,88), cioè ai suoi miracoli e alla sua condotta di vita, e anche al modo con cui adempì le profezie — come quella di Isaia, citata come una prova ai discepoli di Giovanni Battista (Mt11,4-5;Lc4,17-21). Questi segni di verità però assumono tutta la loro forza solo per chi ha volontà retta: «Se qualcuno vuoi fare la volontà di Dio, egli sarà...» (Gv 7,17).
Gli apostoli disposero la loro catechesi nella stessa inquadratura apologetica, basando la loro predicazione di "testimoni" sui miracoli e sull'adempimento delle profezie. Questo duplice tema ritorna e si associa benissimo (per esempio in Paolo di Tarso) con l'utilizzazione dei dati essenziali della teodicea, preparazione alla fede cristiana, o (in Giovanni evangelista) alla ripetuta affermazione che «Dio è amore» e allo stesso tempo è luce.
In generale, il Nuovo Testamento si propone — anche se non come obiettivo primario — di mostrare che Gesù Cristo, in quanto Messia promesso, è morto e risuscitato "secondo le Scritture", sottolineando il valore di prova costituito dalla risurrezione: i primi cristiani erano quindi forniti di elementi per non ricadere nel giudaismo e per sentire la loro fede come solidamente fondata.
« Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo » (1 Pietro 3,15-16)
Quindi, caro Eureka, Gesù e gli evangelisti ed i Padri della Chiesa non avevano "la coda di paglia" insorgendo a difesa della propria fede.
Lasciaci pure a noi, a Gesù, agli evangelisti e ad i Padri della Chiesa questa prerogativa...
LE FALSITA' delle quali parlava Gesù sono quelle che tu riporti.
Ciao
Mauri.
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Diceva Rabbi Yeudà in nome di Rav:"Dodici ore ci sono nel giorno: nelle prime tre il Santo, benedetto sia, si dedica alla Torà; nelle seconde tre giudica tutto il mondo e, quando vede che questo meriterebbe la distruzione, si alza dal trono del Giudizio e si siede su quello della Misericordia...(b'Avodà zarà 3b)